Brano: Venegoni, Fratelli
tra il Centro del partito e il Comitato di Zona, finché nel giugno 1944 il Comitato di Zona decise all’unanimità di sciogliersi, cessando le pubblicazioni del “Lavoratore” e passando al P.C.I. tutti i fondi e i mezzi tecnici, comprese le macchine di stampa, e invitando tutti i compagni a mettersi a disposizione del partito per qualunque incarico fosse loro affidato.
Ormai in contatto diretto col Centro del partito, Carlo Venegoni continuò la propria attività, finché nell’agosto 1944 fu arrestato nella tipografia dove si stampava l'Unità e deportato nel campo di concentramento di Bolzano. Qui rappresentò il P.C.I. nel C.L.N. del campo e collaborò con la rappresentante del P.S.I. Ada Buffulini, che dopo la Liberazione sarebbe diventata sua moglie.
Evaso dal campo di Bolzano, fu inviato dal partito a Genova, dove come responsabile delle S.A.P. di Genova Centro ebbe un ruolo di rilievo nell’insurrezione.
Nei mesi successivi [...]
[...]e parlamentare comunista fece parte della Commissione d'inchiesta sulle condizioni dei lavoratori. Alla Camera, attivo sostenitore di un rinnovamento della legislazione riguardante il mondo del lavoro, fu il primo firmatario della legge di riforma del trattamento pensionistico in favore dei mutilati del lavoro, il primo provvedimento che introdusse il meccanismo automatico di rivalutazione delle pensioni.
Nel 1953 fu presidente nazionale dell’I.N.C.A. e dal 1955 al 1958 segretario generale della Camera del iavoro di Milano. Dal 1964 al 1970 fu consigliere comunale a Milano. Membro del Comitato federale della Federazione comunista milanese ininterrottamente dal 1947, vi portò il suo contributo di comunista saldo nei principi, ma sempre critico contro il conformismo. Fino alla morte fu, a Milano, dirigente del
l'Associazione nazionale ex perseguitati politici antifascisti (A.N.P. P.I.A.).
Mauro
N. a Legnano il 4.10.1903, m. a Busto Arsizio il 31.10.1944; lattoniere. Come il fratello Carlo, cominciò a lavorare in fabbrica a 12 anni e[...]
[...]unale speciale.
Liberato nel 1929, emigrò clandestinamente in Francia. Lavorò a Parigi alla Renault come operaio e collaboro col partito nell’emigrazione. Venne poi inviato a Mosca all'Università leninista (v.) e vi rimase due anni. In Russia assistette alle deportazioni dei kulaki e cominciò ad avere gravi dubbi sullo stalinismo.
Ritornato in Francia, vi riprese la sua attività politica fra gli emigrati e, dopo la “svolta” del 1930, venne incaricato di missioni in Italia per ricostruire l’organizzazione del partito. Nel 1932 venne arrestato a Villa San Giovanni, mentre iniziava il lavoro clandestino, destinato alla Calabria e Sicilia. Deferito al Tribunale speciale, I’8.6.1933 fu condannato a 5 anni di reclusione.
Al ritorno dal carcere, riprese il lavoro alla Caproni e ristabilì i contatti col movimento antifascista. Il 10.6.1940 fu nuovamente arrestato e internato a Istonio (Chieti), poi confinato nelle isole Tremiti. Nelle vivaci discussioni che si svolgevano tra i confinati, divenne sempre più evidente la sua posizione antis[...]