Brano: [...]ia italiana in una posizione particolarmente difficile di fronte alla grande crisi (v.) scoppiata negli Stati Uniti dopo il crollo di Wall Street dell'ottobre 1929.
Nel periodo 192934 continuò in Italia la politica di deflazione: furono imposte per legge ulteriori riduzioni di salari e stipendi, caddero ancora i prezzi, si acuirono le contraddizioni, si favorì il processo di concentrazione monopolistica agli industriali e agli agrari (con le limitazioni poste al sorgere di nuovi impianti, l’istituzione dei consorzi obbligatori, la « battaglia del grano », ecc.). Dal punto di vista strettamente monetario, finanziario e dell’azione della Banca d'Italia, questo periodo è caratterizzato dai « salvataggi » di alcune grosse imprese, nonché dalla creazione dell’I.M.I. e dell’I.R.I., che prelude alla legge bancaria del 1936.
Innestandosi in Italia nella pesante situazione determinata dai provvedimenti di stabilizzazione monetaria, la grande crisi mondiale del 1929 provoca conseguenze drammatiche: tra il 1930 e il 1932 si hanno fallimenti di piccole e medie banche e di medie industrie, che creano forti malumori politici e una vivace ripresa di attività antifascista. Con la riduzione della produzione industriale e la continua caduta dei prezzi, la crisi non risparmiò le grandi concentrazioni industriali che, sotto l’egida delle banche e con l’appoggio del [...]
[...]i di piccole e medie banche e di medie industrie, che creano forti malumori politici e una vivace ripresa di attività antifascista. Con la riduzione della produzione industriale e la continua caduta dei prezzi, la crisi non risparmiò le grandi concentrazioni industriali che, sotto l’egida delle banche e con l’appoggio del governo fascista, si erano attuate tra il 1926 e il 1930 (nei settori idroelettrico, armatoriale, cantieristico, minerario, chimico, elettrico, telefonico, ecc.). Queste grandi concentrazioni èrano state sostenute — e qualche volta promosse — dalle maggiori banche (Comit, Credito Italiano, Banco di Roma) che avevano agito come banche « miste », cioè concedendo anche credito industriale a medio termine e appesantendo il proprio portafoglio di titoli industriali. La crisi avrebbe determinato un vero e proprio collasso finanziario e dell’industria, che avrebbe scosso politicamente il regime; d’altra parte il capitale finanziario premeva: attraverso la creazione deH’I.M.I. e dell’I.R.I. la Banca d’Italia dovette per
La s[...]
[...]lche volta promosse — dalle maggiori banche (Comit, Credito Italiano, Banco di Roma) che avevano agito come banche « miste », cioè concedendo anche credito industriale a medio termine e appesantendo il proprio portafoglio di titoli industriali. La crisi avrebbe determinato un vero e proprio collasso finanziario e dell’industria, che avrebbe scosso politicamente il regime; d’altra parte il capitale finanziario premeva: attraverso la creazione deH’I.M.I. e dell’I.R.I. la Banca d’Italia dovette per
La sede della Banca d’Italia a Tripoli, capitale della Libia (1936)
tanto organizzare la colossale operazione di salvataggio, addossandosene il costo. Quest’ultimo fu valutato a circa 15 miliardi di lire del tempo, per un valore corrispondente ai tre quarti dell’intero bilancio dello Stato. L’esposizione nei bilanci della banca era naturalmente molto inferiore e si consolidò poi in
4 miliardi e 700 milioni.
La necessità di scindere il credito di esercizio da quello a medio termine, il crescente processo di concentrazione monopolistica e [...]
[...]azione al capitale, sottoscritte esclusivamente da Casse di risparmio, da altri istituti di credito di diritto pubblico, da banche di interesse nazionale, da istituti di previdenza e assicurazione; le azioni intestate a privati vennero rimborsate.
Dato che l’istituto non è mai stato nazionalizzato, neppure dopo la seconda guerra mondiale, e per quanto non possa più compiere operazioni bancarie dirette (ma solo operazioni di risconto e di ben limitate anticipazioni), esso è rimasto In sostanza la banca delle banche; formalmente autonoma, la Banca d’Italia rappresenta perciò una leva di potere economico di grande importanza, in grado di modificare con la sua azione le decisioni di politica economica prese dal governo. Durante il regime fascista, l’acquiescenza del governatore della Banca d’Italia Azzolini alle decisioni più reazionarie fu incondizionata. Nel quadro della politica di autarchia (v.), mentre le democrazie occidentali seguivano una politica di moneta manovrata e di svalutazione, nel
1934 fu decretato il monopolio delle d[...]
[...]bblica di Salò un contributo mensile che si tradusse in un aumento di circolazione pari, nei 20 mesi di occupazione, a 180 miliardi di lire. Al Sud furono invece gli Alleati a emettere le cosiddette Amlire, durante Io stesso periodo, per un importo di circa 100 miliardi (l’emissione continuò poi fino all'1.2.1946, regolata da un accordo col governo italiano, e la somma totale ascese a 136 miliardi).
La Banca d’Italia è ancora oggi uno dei massimi centri di potere; dopo la Liberazione ha continuato a essere dominata da elementi conservatori, fautori della politica tradizionale, imperniata sulle restrizioni creditizie e sulla deflazione.
A.Pe.
Banca Italiana di Sconto
Le vicende della Banca Italiana dr Sconto costituiscono un validissimo esempio della disinvoltura con cui il giovane capitale finanziario italiano andava aH’arrembaggio dei risparmi, per trasformarli in capitale investito nelle speculazioni più azzardate, certo di non dover pagare mai per le sue colpe.
La sorta in clima di guerra,
il 30.12.1914, dalla fusion[...]