Brano: [...] funzionante; privo tuttavia della capitale, Alba, cui gli uomini di Mauri (v.) si avvicinavano sempre più. I due presìdi nemici, una formazione tedesca e una formazione di brigatisti neri, nel mese di settembre del 1944 furono sostituiti da truppe fasciste del battaglione « Cadore », appartenente ai « Cacciatori degli Appennini » e comandato dal tristemente noto colonnello Languasco. Quando il Comando partigiano, attraverso il comandante della II Divisione Autonoma « Langhe » Piero Balbo (Poli), intimò nell’ottobre del 1944 ai repubblichini di abbandonare la città, grazie alla mediazione del vescovo di Alba, mons. Luigi Grassi, le due parti giunsero a un accordo: il battaglione fascista accettò di sgomberare Alba e di ritirarsi al di là del Tanaro, e i partigiani assunsero l’impegno di non ostacolare
l’operazione con atti ostili. Scoccato il mezzogiorno del 10.10.1944, gli ultimi militi fascisti oltrepassarono il Tanaro e le brigate autonome « Belbo, « Canale » e « Alba », con il distaccamento di Michel della VI Divisione Garibaldi, entrarono ad Alba[...]
[...] Domodossola, i fascisti si concentrarono in forze verso Bra e Torino, poi fecero pervenire il loro ultimatum ai difensori di Alba: « Sgomberate Alba o vi annienteremo ». Il Comando partigiano rispose con uno sdegnoso rifiuto.
La battaglia
In previsione dell’imminente battaglia, il capitano Enzo Bramardi (Fede) assunse il comando delle forze schierate a difesa della città; il tenente Renzo Cesale, comandante la Brigata « Castellino » deiia I Divisione Autonoma « Langhe », giunse con il rinforzo di un centinaio di uomini; il tenente Bologna, della IV Divisione Autonoma « Alpi », giunse dalla vai Tanaro con una sezione di mortai da 81 mm; e sui colli di Alba venne a prendere posizione il reparto di manovra mortai e mitragliere da 13,2 del tenente Nino Di