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Il segmento testuale Heidegger è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 189Analitici , di cui in selezione 4 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Claudio Magris, Saggi e studi. Quando è il presente? Rilke di fronte alle parole in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]la, non le affida una sua essenza ma svanisce dal mondo. « Noi siamo forse gli ultimi che abbiano ancora conosciuto tali cose », scrive Rilke; tali cose sono semplicemente la vita — la casa, la fontana, la vite — che precipita nell'invisibile. Questa trasformazione, di cui tutti — anche e particolarmente i poeti — sono responsabili, è la grande alienazione dell'occidente, il suo nichilistico destino che lo vota all'oblio del senso e dei valori — Heidegger direbbe all'oblio dell'essere. Tale trasformazione è « tremenda », come l'angelo che l'annuncia, ma Rilke, conscio che « questi trasformatori della terra siamo noi », considera un dovere accettare il tremendo e far fronte a questo compito di trasformazione, cui l'esistenza ormai « abilita » l'intellettuale ed il poeta.
L'ultima fase della vita di Rilke è tutta votata, come indicano specialmente le lettere da Muzot, all'eroica dedizione a questo unico scopo, a ridurre la vita e a trasformarla in lavoro. Piú volte egli ribadisce, nell'epistolario, di « appartenere tutto a una sola cosa: al suo[...]

[...]tro e dietro » le parole, com'egli dice in una lettera. Caparbiamente egli cerca di mantenersi invece « di fronte alle parole » e di maneggiarle senza chieder loro dei segreti; afferma di essere « del tutto senza curiosità di fronte alla vita » e di coltivare « libertà e schiettezza verso ciò ch'è morto ». Tutto ciò, ancora una volta, è lavoro, è la trasformazione tecnica della vita in oggetto. Se la poesia di Rilke può dialogare col pensiero di Heidegger, ciò accade perché essa pone in opera quel dominio della tecnica, quella trasformazione della vita in tecnica che Heidegger scorge nella svolta storica dell'occidente. Ma il lavoro vuol essere sempre lavoro già compiuto, non è gioia di fare ma smaniosa ansia di aver già fatto, di avere già l'opera — cioè la vita, se l'opera riassume tutta la vita — alle proprie spalle. La dedizione al lavoro è desiderio segreto di morte, di aver già esaurito la vita, cosí come il suicida compie talora il suo gesto per il desiderio di aver il più presto possibile già dietro a sé, compiuta e non piú temibile, la morte che lo spaventa. Nel lavoro il presente non è mai; c'è soltanto il futuro, la corsa nel futuro per
QUANDO È IL PRES[...]



da Bertrand Hemmerdinger, recensione su Luciano Guerci, Libertà degli antichi e libertà dei moderni, Sparta, Atene e i «philosophes» nella Francia del settecento, Napoli, Guida, 1979, pp. 284 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: 486 RECENSIONI
accuse di irrazionalismo avanzate da Lukács. Bortolotto ripensa infatti e verifica in chiave musicale gli schemi interpretativi che da Heidegger giungono fino a Deleuze, valendosi del fatto che il rigetto del mondo eticopolitico e della gerarchia dei valori è compiuto da Nietzsche anche, o meglio, soprattutto « in nome della musica ». Considerando quella di Nietzsche una critica essenzialmente profetologica, Bortolotto coglie in essa il filo rosso del « destino » della musica e osserva come esso conduca — se pur non a Cage o a Kagel, come vorrebbe invece il Lyotard — alle composizioni telluriche e alla parodia neoclassica di Strawinski. È dalla parodia infatti, dal riso e dall'operetta, oltre che dalla musica « mediterranea » di Bizet[...]



da (Mito e civiltà moderna) Remo Cantoni, Mito e valori in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 3 - 1 - numero 37

Brano: [...] bensì come richiesta di fondamenti e di valori, di connessioni vitali che non mettano in forse l'avvento della ragione ma diano, caso mai, alla ragione stessa un valore metatecnico. Tra l'uomo e i suoi simili, l'uomo e la natura, l'uomo e la società, l'uomo e la storia — così come essa si profonda nelle dimensioni ricche e incognite del passato e del futuro — esistono nessi e rapporti diversi da' quella condizione di Geworfenheit descrittaci da Heidegger. La Geworfenheit é uno dei modi esistenziali di essere nel mondo, uno dei modi più angosciati e squallidi. Al di lá di questo essere scagliati o gettati in un mondo divenuto privo di senso, c'é il problema esistenziale di recuperare i significati, di ricreare una teleologia, di ritrovare una Sinngebung. Il recupero di una partecipazione consiste nel senso di essere nel mondo come in una realtà non più ostile ed estranea, bensì familiare e aperta all'investitura del senso. Alla condizione esistenziale della Geworfenheit generatrice di angoscia, il mito oppone la fede in una diversa condizione [...]



da Recensione di Anna Giubertoni su Friedrich Nietzsche, Scritti su Wagner, traduzione italiana di Sossio Giametta e Ferruccio Masini, con un saggio introduttivo di Mario Bortolotto, Milano, Adelphi, 1979, pp. 266 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]sentato dalle emicranie di Madame Verdurin.
Dalla matrice manniana — ed anche proustiana — l'analisi di Bortolotto si sviluppa e si evolve inserendosi nel filone della piú recente esegesi nietzschiana, quella che riscatta il filosofo tanto dalla indebita appropriazione nazifascista, quanto dalle
486 RECENSIONI
accuse di irrazionalismo avanzate da Lukács. Bortolotto ripensa infatti e verifica in chiave musicale gli schemi interpretativi che da Heidegger giungono fino a Deleuze, valendosi del fatto che il rigetto del mondo eticopolitico e della gerarchia dei valori è compiuto da Nietzsche anche, o meglio, soprattutto « in nome della musica ». Considerando quella di Nietzsche una critica essenzialmente profetologica, Bortolotto coglie in essa il filo rosso del « destino » della musica e osserva come esso conduca — se pur non a Cage o a Kagel, come vorrebbe invece il Lyotard — alle composizioni telluriche e alla parodia neoclassica di Strawinski. È dalla parodia infatti, dal riso e dall'operetta, oltre che dalla musica « mediterranea » di Bizet[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Heidegger, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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