Brano: [...]bertà che gli sia concessa è quella di trovare il modo di muovere determinati affetti in un senso anch'esso determinato.
La Natività, la Passione, la Resurrezione sono temi della libertà cristiana; il Sacro Cuore, la Madonna Addolorata, le virtù esemplari dei Santi della controriforma sono oggetti della devozione cattolica. Così, i temi della rivolta si trovano spontanei in tutta la letteratura e l'arte del secolo XIX, da Stendhal a Tolstoi, da Goya a Van Gogh, e non hanno bisogno di esser classificati « socialisti » per nutrire quel rifiuto del mondo « così com'è » che è uno dei grandi motivi della coscienza moderna. Ma l'Operaio, la Costruzione Socialista, la Pace, il Popolo, eccetera, sono gli oggetti (mutevoli, per giunta) della devozione comunista. Il comunismo stesso, per trovarlo visto, descritto, amato, odiato, vissuto come esperienza e come tema, bisogna ricorrere ai libri degli excomunisti: Malraux, Silone, Koestler, Orwell. Se l'ideocrazia comunista avesse potuto ammettere altro che la retorica edificante, la propaganda e la b[...]
[...]olo decimonono, sommariamente interpretatá e definita. Ma l'equivoco non potrebbe essere maggiore. Usata a tal fine, la tradizione naturalistica (dato che corrisponda a qualcosa di preciso) si trasforma immediatamente in «poncif », e non può servire che alla produzione di « bestsellers ». La ragione é che é impossibile ridurre a un qualsiasi denominatore comune una «tradizione» che comprende Balzac e Gogol, Dickens e Manzoni, Tolstoi e Melville, Goya e Courbet, Delacroix e Renoir, Daumier e Van Gogh. Il solo punto d'incontro di artisti così diversi, dato che sia lecito formularlo, non è né nello «stile» né nel (( soggetto», ma nella temeraria avventura del reale, nella libera interrogazione, nel rifiuto preliminare delle forme stabilite, nella solitaria ricerca del (( significativo». Formulare questo in una «regola» qualsiasi, estetica, sociale o morale, significa rendere obbligatori i postulati del filisteismo, elevare a dignità di modello i (( valori» formali e sostanziali dell'arte borghese della fine del secolo: l'imitazione amorfa, i[...]
[...]no illimitata di punto di vista che, poniamo, l'arte estetizzante, sensuale, o formalistica. Naturalmente, è vero il contrario. Negare, in senso autentico, non significa inveire; negare significa vivere la negazione e patirla; soffrire la nausea e l'orrore del reale; cercare, nel mondo così com'è, un senso e non trovarlo; sentirsi prigioniero ¿lell'incubo e del grottesco, vittima. di una libertà intollerabile, ossesso: solo. Insomma, i mostri di Goya sono veri mostri, e l'universo di Kafka una spaventosa assenza; ma l'inferno dei Padri Gesuiti, per paura che faccia ai ragazzi, rimane profondamente scemo.
Se poi si parla di «realismo» nel senso in cui è lecito dire che Omero, Velazquez e Tolstoi sono dei grandi realisti, allora siamo lontanissimi da ogni passione negatrice o polemica, in una: zona che è forse la zona suprema dell'arte: quella dell'armonia spontanea fra gli oggetti del mondo e la pienezza del significato.
INCHIESTA SULE ARTE E IL COMUNISMO
Comunque la si giri e rigiri, la questione dell'arte e del comunismo appare senza [...]