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Il segmento testuale Giava è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 18Analitici , di cui in selezione 2 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Tibor Mende, Riflessioni in margine agli avvenimenti indonesiani in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]00 chilometri, é il quinto tra i paesi più popolosi del mondo, con più di 80 milioni di abitanti. Fatta eccezione per gli Stati Uniti, il Canadà e forse il. Brasile, nessun altro paese é benedetto da una maggiore abbondanza di ricchezze naturali. Se la sua superficie fosse sovrapposta alla car
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ta geografica dell'Europa, Sumatra si stenderebbe dall'Irlanda a Marsiglia, la punta orientale di Giava raaggiungerebbe l'Albania; Borneo toccherebbe il Baltico; Celebe si troverebbe in Ucraina e la lunga coda delle isole minori continuerebbe al di là di Ankara.
Quando, nel 1947, questo arcipelago dichiarò la sua indipendenza — come quando, nel 1950, tale indipendenza fu riconosciuta — il complesso di isole vulcaniche che lo formano erano unite politicamente da poco più che una naturale reazione contro la dipendenza dall'uomo bianco e da una certa vaga, ma inconfondibile consapevolezza di un destino comune.
Dopo il crollo dell'occupazione Giapponese, gli Olandesi tornarono a stabilire la loro[...]

[...]i piloti che guidavano gli apparecchi delle linee aeree interne, la maggior parte dei professori universitari, i tecnici e gli esperti, i « managers » delle piantagioni, come pure il personale ; che dirigeva le compagnie di esportazione e importazione, erano Olandesi.
L'Indonesia indipendente ereditava un territorio che presentava delle gravissime difficoltà eo rafiche, non essendo certamente in grado di far fronte ad esse. Il personale scarseggiava, le scuole per addestrarlo erano insufficienti, e gli Indonesiani non poterono mai acquistare l'esperienza amministrativa di cui avrebbero avuto bisogno per conservare in condizioni efficienti ciò che avevano ereditato.
Era da prevedersi che le prime incrinature apparissero molto
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presto. La cattiva amministrazione o addirittura la mancanza di amministrazione allentò i legami che mantenevano le isole sotto
gli ordini di Batavia — ora ribattezzata Giacarta e l'unità creata
dall'Olanda fu messa a dura prova, quando l'Indonesia indipendente si trovò a dover affrontare i grossi[...]

[...]le solite generalizzazioni riguardo alla natura autolesionista dei movimenti di indipendenza, sarebbe bene esaminare fino a che punto gli Indonesiani sono responsabili di ciò che hanno fatto.
Le librerie erano piene di dettagliate descrizioni del colonialismo olandese. Prima della guerra era di moda descriverlo come un modello nel suo genere. In effetti, da un punto di vista puramente fisico, gli amministratori olandesi fecero un buon lavoro. A Giava, dove erano concentrate le loro attività e i loro investimenti, essi avevano creato una struttura agricola efficientissima e l'isola — la più popolosa — era ben amministrata. Lo sviluppo era meno evidente nelle 'altre isole, fatta eccezione per due o tre regioni di Sumatra dove le piantagioni e il petrolio avevano attratto e giustificato investimenti su vasta scala. Il colonialismo olandese si basava sulla presunzione di essere eterno. Per questa ragione, praticamente non venne fatto il minimo sforzo per formare una élite locale e nel complesso l'istruzione fu totalmente trascurata.
Poche ci[...]

[...] di persone istruite, potesse cercare di creare l'ordine dal caos lasciato da tre anni di occupazione Giapponese, seguiti da più di tre anni di distruttiva guerriglia, é meglio rivolgere l'attenzione al secondo maggior problema dell'Indonesia: le forze centrifughe nascenti dalla sua particolare situazione geografica.
Infatti, la storia e la diversa densità della popolazione hanno creato due Indonesie. Una, il centro vero e proprio, é l'isola di Giava. Essa é occupata dal 65% di tutti gli Indonesiani — circa 54 milioni di persone, il cui numero aumenta ogni anno di un altro milione su una superficie che é solo un quindicesimo di quella totale di tutto il paese. In altre parole, Giava da sola deve

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mantenere una popolazione che supera di dieci milioni di persone quella francese, ma su un territorio che è meno di un quarto della Francia, e praticamente senza altre risorse che le piantagioni. di riso. Dall'altro lato una popolazione con una densità per chilometro quadrato che è trenta o quaranta volte inferiore, vive nelle « altre isole » che costituiscono il resto del paese: Sumatra, Borneo, Celebe in primo luogo, e poi centinaia di altre. È comprensibile quindi come questo solo fatto farà si che un abitante di Sumatra.
o di Celebe veda il mond[...]

[...]isorse che le piantagioni. di riso. Dall'altro lato una popolazione con una densità per chilometro quadrato che è trenta o quaranta volte inferiore, vive nelle « altre isole » che costituiscono il resto del paese: Sumatra, Borneo, Celebe in primo luogo, e poi centinaia di altre. È comprensibile quindi come questo solo fatto farà si che un abitante di Sumatra.
o di Celebe veda il mondo e i suoi problemi con occhi molto differenti da quelli di un Giavanese. Inoltre un numero di altri fattori — non ultimo fra questi la stessa politica del passato regime coloniale è intervenuto ad accentuare questa differenza. Il risultato è stato una netta distinzione tra l'Indonesia « affollata » e quella « vuota » — fatto basilare, che spiega la storia del movimento nazionalista del paese e anche il ruolo preponderante di Giava. nel suo sviluppo.
L'Indonesia « affollata » — soprattutto Giava — è abitata da persone consapevoli di una eredità comune, appartenenti in gran parte alla stessa razza. Nell'Indonesia « vuota », invece, accanto a una minoranza di immigrati di origine Giavanese, vivono più di una dozzina di razze che parlano moltissime lingue e dialetti differenti. Per di piú, mentre la produzione di riso di Giava è insufficiente a nutrire la popolazione in rapida espansione e l'isola non ha altre risorse degne di nota, le altre isole posseggono notevoli ricchezze di minerali, miniere e giacimenti petroliferi, nonché piantagioni i cui prodotti esportati rimpinguano le entrate dell'Indonesia con la maggior parte del danaro straniero necessario a pagare le importazioni essenziali.
Non c'era appello contro la sovranità olandese esercitata da. Batavia. Ma contra l'indebolito potere che le successe, esercitato dalla stessa capitale (Giacarta), sorsero svariati oppositori, ciascuno invocando pretese locali,[...]

[...]parte del danaro straniero necessario a pagare le importazioni essenziali.
Non c'era appello contro la sovranità olandese esercitata da. Batavia. Ma contra l'indebolito potere che le successe, esercitato dalla stessa capitale (Giacarta), sorsero svariati oppositori, ciascuno invocando pretese locali, individuali o separatiste. Le gelosie etnia che e regionali acquistarono forza attraverso la convinzione che. « mantenendo » il livello di vita di Giava, essi venivano privati di vantaggi che le ricchezze naturali o esportabili della loro regione
o isola avrebbero potuto fornire. Logicamente, una volta rimossa
RIFLESSIONI IN MARGINE AGLI AVVENIMENTI INDONESIANI 61
l'autorità olandese, queste forze centrifughe avrebbero chiesto una autorità federale meno forte, che lasciasse alle « altre isole » la loro autonomia. Così, durante la guerra contro i guerriglieri Indonesia
ni, l'Olanda cosa comprensibilissima — incoraggiò le tendenze
separatiste, di modo che il Governo dell'Indonesia indipendente si vide costretto ad esercitare una autorità c[...]

[...]cosa comprensibilissima — incoraggiò le tendenze
separatiste, di modo che il Governo dell'Indonesia indipendente si vide costretto ad esercitare una autorità centrale anche più forte per contrastare queste tendenze. E il forte « Stato Unitario », sotto ,l'influenza del capo del movimento di indipendenza, il Presidente Sukarno stesso, non fece che accentuare la rivolta regionale contro la preminenza accentratrice e « parassitica » dell'inesperta Giava.
Fin dal principio questa resistenza assunse una forma militare. La più importante era un'organizzazione ortodossa Musulmana, la DarulIslam, opposta alla Stato secolare e decisa ad organizzare l'Indonesia sulla base delle prescrizioni Coraniche. In un paese Musulmano al 90% non poteva mancare di avere una considerevole influenza. Già nei primi anni dell'indipendenza essa si era insediata in vaste zone occidentali di Giava, e aveva simpatizzanti a Borneo, Celebe e nel Nord di Sumatra. Ma accanto alla DarulIslam, c'erano anche capi locali che, profittando della debolezza del Governo centrale, cominciavano ad assumere il ruolo che, in passato, avevano in Cina i « Signori della guerra»; imponevano le loro tasse, amministravano importanti regioni e riconoscevano l'autorità di Giacarta solo quando conveniva ai loro interessi. L'ambizione personale di questi capi militari locali era in realtà sostenuta dalla possibilità di commerciare le materie prime delle loro regioni direttamente con Singapore, le Filippine e altr[...]

[...]nvece, mentre gode di un notevole prestigio nel paese, è un uomo freddo e pratico, totalmente privo del dono di Sukarno di saper trascinare le folle. Per di più, mentre l'individualismo di Sukarno è molto malvisto dalle correnti conservatrici Musulmane, il dott. Hatta è considerato un rappresentante moderato delle forze .religiose del paese e può, in questo modo, contare sul loro efficiente sostegno. Al di sopra di tutto questo, mentre Sukarno è Giavanese, il dott. Hatta proviene da Sumatra e si identifica perciò con i sentimenti della popolazione delle « altre isole », scontente della predominanza di Giava.
L'incompatibilità di carattere dei due uomini, la sempre maggiore differenza di opinioni sulle questioni politiche di tutti i giorni, come pure le pressioni dei partiti politici sorte dietro i loro nomi, in diverse occasioni hanno messo a dura prova la difficile collaborazione tra loro. A Giacarta erano frequenti le voci di un conflitto tra il Presidente e il VicePresidente, e nessuno in realtà fu sorpreso quando, dopo le ultime elezioni generali, essi furono costretti a separarsi. Il dott. Hatta dette le dimissioni e Sukarno rimase da solo al timone. Tuttavia, il potere incontrastato aggiu[...]

[...] musulmana con 45 seggi) dall'altro. I Comunisti, quarti in ordine di forza, ottennero nel nuovo Parlamento 39 seggi sul totale di 257. Ma i due principali partiti musulmani il Masjumi e il Nahdatul Ulama — formavano una specie di blocco religioso e si imponevano come una potente forza anticomunista nella politica Indonesiana.
Il risultato inevitabile fu che si ebbero governi di coalizione, nessuno di essi sufficientemente stabile, che si appoggiavano sempre
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di più sulla forza equilibratrice di piccoli e discordi partitini. Di fronte a una tale instabilità di Governo — benché i Nazionalisti avessero ottenuto mezzo milione di voti in più dei loro principali avversari, i Masjumi — inevitabilmente venne a formarsi un blocco di sinistra sotto forma di una collaborazione sempre più stretta tra i Nazionalisti e il Partito Comunista. Il Presidente Sukarno, fidandosi della sua popolarità personale nel paese, si convinse che i Comunisti gli sarebbero serviti come strumento per vincere il blocco religioso. Secondo l'opinione di di[...]

[...]e Sukarno, era relativamente facile convincere l'altra parte, altrettanto grossa e anticolonialista che tale opposizione non era che l'espressione di interessi personali da parte di stabili posizioni occidentali.
***
Sulla sfondo particolare dell'opposizione latente fra l'Indonesia « affollata » e quella « vuota », le discussioni per la formazione del Consiglio Nazionale non potevano fare a meno di rafforzare la rivalità tra la « sinistroide » Giava e le altre isole « conservatrici », in particolare la più ricca fra queste: Sumatra. Il primo risultato concreto fu quello di confermare le paure di coloro che in tutta « l'idea » della « democrazia guidata » non vedevano altro che un subdolo mezzo per aumentare l'influenza politica dei Comunisti.
Nel luglio 1957 ci furono a Giava le elezioni regionali e municipali che rivelarono la straordinaria avanzata dei Comunisti. In alcune regioni della più importante isola dell'Indonesia, i voti comunisti aumentarono, rispetto alle elezioni generali del 1955, del 2025%. Sia i Nazionalisti che i Masjumi registrarono delle perdite. Nella stessa Giacarta, le elezioni municipali di giugno, mostrarono che i Comunisti erano passati dal quarto al secando posto, ottenendo 137.000 voti rispetto ai 96.000 delle elezioni generali del 1955. Nella seconda grande città, Surabaya, un forte centro rosso, i Comunisti hanno ottenuto il doppio de[...]

[...]. Nella stessa Giacarta, le elezioni municipali di giugno, mostrarono che i Comunisti erano passati dal quarto al secando posto, ottenendo 137.000 voti rispetto ai 96.000 delle elezioni generali del 1955. Nella seconda grande città, Surabaya, un forte centro rosso, i Comunisti hanno ottenuto il doppio dei voti dei Nazionalisti, Masjumi e Nabdatul Ulama insieme.
Contro voglia, il mondo prese nota che la stella rossa stava sorgendo sulla popolosa Giava. Gli osservatori si affrettarono a predire che nelle prossime elezioni generali, nel 1960, l'Indonesia potrebbe votare per un regime comunista. Nella stesso tempo, il preesistente contrasto economico tra Giava e le altre isole fu messo ancor più in evidenza da questo sviluppo politico e uno stato di allarme all'estero si accompagnò con l'intensificazione di rivalità interne tra Giava
RIFLESSIONI IN MARGINE AGLI AVVENIMENTI INDONESIANI 67
e le altre isole;. tra gli elementi progressivi e quelli conservatori della vita politica indonesiana; e, infine, ma non ultimi, tra Sukarno e Hatta stessi. Evidentemente la situazione era matura per ulteriori e decisivi sviluppi. La scintilla che li provocò fu fornita dalla vecchia disputa sull'avvenire della Nuova Guinea Occidentale.
La Nuova Guinea é l'isola più a est tra quelle che formano le Indie Olandesi. E anche di gran lunga la più vasta. È stata divisa in due parti; quella orientale che appartiene all'Australia, e quella occi[...]

[...]oro, sostenevano che il Governo centrale, con la sua violenta lotta antiolandese, metteva in pericolo il futuro economico del Paese, che subiva l'influenza dei Comunisti preparando l'assorbimento nel blocco comunista, che riceveva aiuti militari sovietici e che, comunque, aveva perso il controllo e la fiducia della maggior parte del paese.
Il Governo ribelle si installò nella centrale Sumatra, in una regione nota per i suoi forti sentimenti antigiavanesi. I suoi leaders sono un exgovernatore della Banca di Indonesia e un exministro delle Finanze, nonché alcuni notissimi capi militari. L'exaddetto militare d'Indonesia a Londra a Washington tornò a Sumatra per dare una mano ai ribelli. Per quanto riguarda gli avvenimenti militari, essi erano piuttosto confusi e osservatori dalla vicina Singapore inviarono descrizioni contraddittorie. Sembra comunque che le forze governative abbiano inflitto gravi perdite ai ribelli, forniti solo di armi leggere e il cui numero oscillava tra i 5000 e gli 8000, costringendoli ad abbandonare le loro forti posi[...]

[...]mile senza l'appoggio americano.
Per concludere, la lezione maggiore é forse che — in Asia — l'Occidente non ha più modo di « interferire », ma può solo cercare di venire incontro alle giustificate aspirazioni dei popoli; e in primo luogo di aiutarli nella propria emancipazione economica con un aiuto materiale sufficiente ed efficiente.
is TIBOR MENDE
Cosi, finché su 85 milioni di indonesiani solo 50 continueranno a vivere nella sovrapopolata Giava, monopolizzando così la maggior parte delle ricchezze del paese — prodotte principalmente a Sumatra e nelle altre isole periferiche —, ci saranno crisi e scompensi economici nella fragile giovane repubblica. Per lenire le sue tensioni interne la soluzione non è bombardarla in nome degli insorti che favoriscono gli occidentali, quanto aiutarla a risolvere i propri problemi economici politici e amministrativi. E se ciò é vero per l'Indonesia, lo é altrettanto per un gran numero di paesi sottosviluppati.
Se il tentativo fallito di rovesciare il governo legale indonesiano con l'aiuto dei governi[...]



da (Mito e civiltà moderna) Vittorio Lanternari, Frammenti religiosi e profezie di libertà fra i popoli coloniali in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 3 - 1 - numero 37

Brano: [...] rituale fondato su canti religiosi desunti dalla Bibbia. Ma il culto dei
(8) Andersson, 4960.
(9) Andersson. 62.
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTÀ FRA I POPOLI COLONIALI 61
morti restava come elemento tradizionale nel nuovo culto kimbangista. La sua azione, sincretistica nel contenuto, ma chiaramente polemica verso i colonizzatori e volta all'emancipazione religiosa dei Negri, favoriva un'atmosfera sempre più ostile ai bianchi, vagheggiava la fondazione di una « chiesa nativa » (10). Ormai perseguito dall'autorità amministrativa, Kimbangu veniva arrestato, fuggiva, ma poco dopo si sottometteva volontariamente all'arresto, anche in ciò esprimendo il suo atteggiamento di « imitatore di Cristo ». Moriva più tardi in carcere a Elisabethville nel 1950 (11).
Al di là della intransigente polemica antibianchi, il Kimbangismo rappresenta un momento notevolmente avanzato, e nello stesso tempo dimostra quale sia il preciso, inderogabile limite nel processo di rinnovamento della cultura religiosa aborigena al contatto con la cultura crist[...]

[...]o effettivamente portato alla realizzazione dei loro postulati millenaristici e di redenzione sociale: ciò a causa della intransigente opposizione e della resistenza organizzata ed armata delle potenze colonialiste dominatrici. In un caso estremamente ammonitore ed attuale il « millennio », almeno nel suo senso di liberazione sociale, culturale, politica, si è realmente avverato: il caso é quello dell'Indonesia. Anche in Indonesia, con centro in Giava e irradiazioni nelle altre isole, i moti rivoluzionari antieuropei ebbero il loro crogiolo in una serie molteplice di culti messianici di liberazione, sorti fra le popolazioni indigene rurali, imbastiti su temi mitici e millenaristici comuni alla maggior parte dei culti d'altre regioni fin qui esaminati. Sboccati nell'aperta lotta antiolandese, essi portavano nel 1949 alla conquista dell'indipendenza (59).
Dal panorama fin qui esposto si scorge che gli intensificad contatti tra bianchi e indigeni dell'ultimo secolo, sollecitati in particolar modo dai due grandi conflitti mondiali, hanno prom[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Giava, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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