Brano: Pajetta, Gian Carlo
morale e materiale ai condannati del Tribunale Speciale e alle loro famiglie. Nonostante ìa stretta vigilanza poliziesca cui era soggetta, svolse importante opera di collegamento e di informazione per il Partito comunista a Torino. Evacuata a Romagnano Sesia (Novara), prese parte attiva alla Guerra di liberazione, svolgendo opera di assistenza al movimento partigiano e affrontando con grande coraggio la dura prova della morte in combattimento del figlio minore Gaspare (febbraio 1944).
Rientrata a Torino dopo la Liberazione, assunse nel Consiglio comunale la carica di assessore ai proble[...]
[...]na esigua pattuglia, si impegnarono per coprire la ritirata dei superstiti. Accerchiati, non avendo altra alternativa che consumare le residue munizioni o arrendersi, i partigiani si raccolsero intorno al comandante e spararono fino all’ultimo, cadendo sul campo. (Si veda la voce Megolo, Battaglia di).
M. Gì.
Pajetta, Gaspare
Sergio. N. a Taino (Varese) il 27.
6.1925, m. a Megolo (Novara) il 13.2.1944; studente.
Fratello minore di Gian Carlo (v.) e di Giuliano Pajetta (v.), perciò cresciuto in una famiglia in cui le idealità democratiche e antifasciste, tradotte in una fermissima militanza comunista, ebbero espressione integrale e di immediata consapevolezza, trasse daH’insegnamento della madre Elvira (v.), anch’essa militante comunista, e daH'esempio dei fratelli, una precoce maturità intellettuale e politica. Allievo di un istituto privato (presso il quale insegnavano parecchi docenti esclusi dalle pubbliche cattedre in quanto antifascisti dichiarati, tra gli altri Ludovico Geymonat), nel 193940, all’approssimarsi dell’entrata [...]
[...]el 193940, all’approssimarsi dell’entrata in guerra dell’Italia, progettò insieme a due altri compagni antifascisti un giornaletto scolastico, meditando di farvi apparire, sotto forma di innocenti divagazioni studentesche, articoli di scherno verso i personaggi del regime. Il foglio, dattiloscritto in poche copie dagli stessi redattori, uscì in alcuni numeri.
Entrato nelle file del P.C.I., subito dopo I'8.9.1943 Gaspare si impegnò
Pajetta, Gian Carlo
Nullo, Luca, Mare. N. a Torino il 24.6.1911; pubblicista, dirigente politico.
Educato in un ambiente familiare antifascista, a 14 anni entrò a far parte, a Torino, dell’organizzazione giovanile comunista clandestina e nel 1925, per aver svolto tra i compagni di studio attività contro il regime, fu espulso da tutte le scuole del regno. Persistendo nella sua attiva militanza, nel 1927 fu arrestato, deferito al Tribunale Speciale e condannato a 2 anni di reclusione (1928).
Lo stesso G.C. Pajetta così parla dei suoi esordi nella lotta politica: « La mia era una famiglia piccoloborghese. [...]
[...]ro generale di Torino, i 40 giorni del 1920. Facevo la quarta elementare e scioperavo per solidarietà con i miei genitori che scioperavano. A 14 anni seppi che potevo iscrivermi alla Federazione Giovanile Comunista. I miei genitori mi dissero: ”Te lo sconsigliamo, però fa’ quello che vuoi". Alla prima riunione cui assistetti ci venne comunicato che la Federazione entrava nell 'i l legai ita. Venni arrestato la prima volta a 15 anni. [...] Fui
Gian Carlo Pajetta da ragazzo
escluso per tre anni da tutte le scuole del regno. Qualche mese più tardi venni arrestato di nuovo. Stavolta conobbi non solo la questura, ma il carcere. [...] Continuai a fare sempre più attivamente il militante e mi cacciai sempre più nei pasticci. Nel '27 fui di nuovo arrestato ed ebbi due anni di galera dal Tribunale Speciale. I poliziotti mi avevano definito, con una certa ammirazione, un giovanotto speciale. Ma avevo anche una madre particolare [...]. Dimesso dal carcere, ripresi a studiare. Mi presentai alla maturità come privatista. Il mio compito d’italiano fu g[...]