Brano: VARIETÀ E DOCUMENTI
SEMIOTICA, NARRATOLOGIA E RETORICA
UNA RASSEGNA BIBLIOGRAFICA 19751979
La vasta eco suscitata dai piú recenti sviluppi della semiotica, la sua istituzionalizzazione in associazioni nazionali ed internazionali e in congressi periodici e, in ultimo, il suo affacciarsi in alcune strutture accademiche hanno sanzionato una collocazione precisa di questa disciplina nel panorama culturale di questi anni.
È noto come il fascismo da un lato ed il crocianesimo dall'altro abbiano tenuto la cultura italiana, per circa trent'anni, lontana dalle ricerche linguistiche e letterarie di punta del nostro secolo. Solo negli anni Ses[...]
[...]i classici della linguistica (Saussure nel 1967, Hjelmslev nel 1968, Sapir nel 1969 ecc.) proseguita poi nel decennio successivo, mentre a soli tre anni di distanza dall'edizione francese venivano riproposti in Italia i Saggi di linguistica generale di Jakobson (1966) e, poco dopo, nel 1971, i Problemi di linguistica generale di Benveniste (1966). Nello stesso tempo la traduzione di Erlich (1954, tr. it. 1966) e la riedizione italiana dell'antologia di Todorov (1965, tr. it. 1968) diffondevano in Italia alcuni pezzi classici del formalismo (e con la raccolta di Faccani e Eco, 1969, dei loro continuatori). Unica eccezione a questa ritardata apertura verso macroscopici fenomeni della cultura internazionale è la precoce traduzione, nel 1956, di Theory of Literature di Wellek e Warren (prima ed. 1949), solo di recente scoperta in Francia.
Gli anni Settanta hanno assistito ad una vera esplosione e quasi ad una inflazione di studi di linguistica e semiotica, che tuttavia trovano sensibile solo una piccola fetta del mondo accademico. Nel 1974 [...]
[...]uni lavori magari importanti. Non è perciò mia intenzione essere esauriente (esistono ottime bibliografie e riviste che annoterò in seguito); ma vorrei solo offrire una veloce panoramica su alcuni sviluppi di questa disciplina relativamente recente: saranno utilizzate solo le pubblicazioni italiane o straniere apparse in volume in Italia dal 1975 ossia dall'anno successivo al primo Congresso dell'iAss (per il periodo precedente si veda, oltre al già ricordato n. 8/9 di « VS », la Biblioteca di « Strumenti critici » dedicata ai piú recenti studi semiotici).
Lavori di carattere generale e divulgativo sono apparsi anche recentemente: va innanzitutto citata la facile e buona sintesi di Calabrese & Mucci (1975), Caprettini (1976), il volumetto di Casetti (1977), il Segno di Eco (1973), la recente traduzione della Semiologia di J. Martinet (1979); per quanto riguarda la situazione in Italia fino al 1976 (con buona bibliografia) si veda il volume antologico di Ponzio (1976). Notizie bibliografiche abbastanza recenti si trovano pure in Gambarara (1979). Nel 1979 Eco ha inaugurato una nuova collana, « Espresso Strumenti », di divulgazione scientifica e in cui finora sono apparsi diversi volumi. Un quadro sommario per argomenti riguardanti anche la letteratura, con esauriente bibliografia, si trova in Raimondi e Bottoni (1975). Un panorama internazionale relativo alle aree di ricerca, ai problemi e alle teorie semiot[...]
[...] tuttavia notevoli lacune bibliografiche per la non motivata decisione degli autori di operare un appiattimento cronologico del materiale esaminato; infine è da ricordare quello di Marchese (1978), piuttosto insoddisfacente e lacunoso in molti lemmi.
Da quando Peirce e Saussure, ciascuno per conto proprio, scoprivano il valore « segnico » degli oggetti, questa disciplina, chiamata ormai indifferentemente, dopo varie polemiche e proposte, semiologia o semiotica, si è sviluppata
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ed allargata fino al punto che gli stessi semiologi non sono concordi all'unanimità sulla sua definizione. Essa è straripata dagli originari margini strettamente filosofici
o linguistici per andare ad indagare, prima con strumenti strutturali e poi più specificamente semiotici, altri oggetti come l'antropologia (LeviStrauss), le pratiche culinarie e la moda (Barthes), l'araldica (Mounin), il fumetto (FresnaultDeruelle), la musica (Pagnini, Stefani), l'architettura (De Fusco, Scalvini), la comunicazione animale (Sebeok), il cinema (Metz, Bettetini), il teatro (Ruffini), la psicanalisi (Lacan, Verdiglione) ecc.
La semiotica, come è considerata da qualche decennio, riconosce come propri ascendenti sia Peirce, che sul versante logicofilosofico scopriva, alla fine del secolo scorso, l'esistenza di « una dottrina quasi necessaria o formale dei segni », sia Saussure, che sul versante linguistico, agli ini[...]
[...]attaccata da Mounin (1970, tr. it. 1972).
Innegabili e notevoli sono i contributi della grammatica trasformazionale (Chomsky), della « Textlinguistik » (Dressler, Petöfi ecc.), della teoria degli atti linguistici (Austin, Searle), della logica (Quine, Linsky) alla semiotica, ma basti qui solo una menzione.
Linguista di ascendenza saussuriana è Prieto, il cui ultimo volume apparso in Italia è Pertinenza e pratica (1975, tr. it. 1976). La semiologia di Prieto può essere considerata uno sviluppo ed estensione della scuola fonologica di Praga e, in particolare di Trubeckoj. Prieto, in dura polemica con il neopositivismo e con ogni concezione che ammetta l'esistenza di una lingua naturale, oggettiva
e che goda di vita autonoma, sostiene che la lingua, avendo come fine principale,
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secondo l'insegnamento di Saussure, la comunicazione, è un prodotto sociale. Il sistema di equivalenze e di opposizioni attraverso il quale II parlante riconosce i suoni della propria lingua viene determinato dal fatto che egli si serve d[...]
[...]ativo di concepire un oggetto, l'altro modo di concepirlo che viene presupposto da quel primo è sempre un modo (de)notativo di concepire l'oggetto in questione. Si avrebbe cosí connotazione quando si ha a che fare con una concezione di un oggetto che si può dire `sussidiaria' nei confronti di un'altra concezione dello stesso oggetto » (p. 58).
Per Prieto la costruzione di ogni conoscenza della realtà materiale è legata ad una pratica. Una ideologia è un discorso tendente a far dimenticare questo legame tra conoscenza e pratica e cioè a « naturalizzare » le conoscenze. Ciò interessa in particolare II gruppo sociale egemone che riesce ad imporre le pratiche per esso privilegianti tramite la « naturalizzazione » delle conoscenze che ne derivano. Prieto quindi, conciliando le posizioni marxiste con la concezione saussuriana della lingua, riesce ad elaborare un sistema ricco di conseguenze teoriche e pratiche anche di ordine sociopolitico.
Sullo stesso filone marxista, ma di ascendenza morrisiana si pone RossiLandi. Già nei lavori precedenti (1968 e 1972), analizzando il concetto di discorso ideologico, RossiLandi aveva affermato che esso « usa privilegiare se stesso, cioè autodichiararsi piú importante, piú fondato, piú obiettivo, piú rappresentativo di tutti gli altri discorsi che riguardino lo stesso tipo di situazioni » (1968, p. 152). L'autore sostiene che è possibile una omologia tra merci e segnali linguistici in quanto ambedue presentano lo stesso tipo di « alienazione ». In altri termini il parlante viene espropriato dalla classe egemone, che possiede i mezzi di produzione e di comunicazione, dei mezzi di comunicazione propri e della sua comunità attraverso la proposta di modelli linguistici e il controllo della formulazione grammaticale e lessicale delle sue espressioni fino a fargli produrre espressioni « corrette » del messaggio.
Afferma RossiLandi (1975) che tra struttura e sovrastruttura, tra modi di produzione ed ideologia esiste un elemento mediatore (il si[...]
[...]ni il parlante viene espropriato dalla classe egemone, che possiede i mezzi di produzione e di comunicazione, dei mezzi di comunicazione propri e della sua comunità attraverso la proposta di modelli linguistici e il controllo della formulazione grammaticale e lessicale delle sue espressioni fino a fargli produrre espressioni « corrette » del messaggio.
Afferma RossiLandi (1975) che tra struttura e sovrastruttura, tra modi di produzione ed ideologia esiste un elemento mediatore (il sistema semiologico) che permette un'analisi piú articolata e completa della realtà: « l'elemento mediatore consiste nel complesso dei sistemi segnici, verbali come non verbali che sono presenti in ogni comunità, `costituiscono' il sociale... Se tale ipotesi è corretta, i `pezzi del gioco' sono pertanto non già due ma tre: ai modi di produzione ed alle ideologie è necessario aggiungere i sistemi segnici » (p. 206). Evidente
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risulta l'importanza della pubblicità, dei massmedia per la formazione e vitalità di una ideologia, Su questo argomento si veda anche Foucault (1970, tr. it. 1972).
Recentemente sono apparsi due volumi della Kristeva (1969, tr. it. 1978 e 1974, tr. it. 1979). Nel primo EriµrLwti.xrj, Ricerche per una semanalisi, viene avanzata la proposta di parlare di semanalisi piuttosto che di semiologia. La Kristeva osserva che il lavoro (in senso marxiano) della lingua consiste nel produrre senso e, in questa produzione, subisce un processo di trasformazione che viene, ogni volta, fissato nel testo; l'autrice propone quindi di parlare di una « semanalisi che studia nel testo la significanza e i suoi diversi tipi, [e che] dovrà perciò attraversare il significante con il soggetto e il segno, come pure l'organizzazione grammaticale del discorso per raggiungere la zona dove si adunano i germi di ciò che significherà la presenza della lingua » (p. 20). Per l'autrice il significante assume un val[...]
[...]Jakobson (1963, tr. it. 1966, cap. 11), che costituirebbe la « messa a punto rispetto al messaggio in quanto tale, cioè l'accento posto sul messaggio stesso » (p. 191). Il linguaggio letterario sarebbe quindi il linguaggio in cui la funzione poetica è predominante sulle altre funzioni, ma su questo argomento si rimanda al volume di Di Girolamo (1978). Questo settore di interessi è giustificato dal motivo che compito della semiotica, come abbiamo già detto, è anche lo studio della significazione, del linguaggio come capacità espressiva e, quindi, del codice, dei modelli culturali e sociali che lo determinano. Numerosi sono i lavori teorici ed applicativi in questo ambito di studi: basterà sfogliare qualche numero di « Strumenti critici » per rendersene conto.
Lo studio del testo letterario come oggetto semiotico, ossia come sistema di segni polivalenti, è stato il tema dell'ultimo volume miscellaneo di Segre (1979) che prende a prestito, elaborandoli, alcuni concetti di linguistica testuale, i « modelli culturali secondari » della scuola[...]
[...]tici » per rendersene conto.
Lo studio del testo letterario come oggetto semiotico, ossia come sistema di segni polivalenti, è stato il tema dell'ultimo volume miscellaneo di Segre (1979) che prende a prestito, elaborandoli, alcuni concetti di linguistica testuale, i « modelli culturali secondari » della scuola di Tartu (uxss), sistematizzandoli nel discorso filologico che è l'unico punto di ancoraggio per qualsiasi analisi testuale: « la filologia aiuta a superare il soggettivismo e il solipsismo di certe posizioni moderne della critica e, ahimé, della semiotica » (p. 20). La partita quindi si gioca sul testo, il solo punto di incontro e terreno valido per verificare qualsiasi modello teorico. Nella tesi proposta da Segre il formalismo si innesta
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su una base storica piú robusta, per la quale i modelli semiologici, che sono anche storici e culturali, subiscono una verifica rigorosa su un supporto piú concreto: il testo filologicamente corretto. La presenza di tali modelli non deve spingere il semiologo a presta[...]
[...]lica con rigore sistematico le tecniche semiotiche soprattutto a testi medievali (1975 e 1977); mentre la Corti nei Principi della comunicazione letteraria (1976) presenta un accurato discorso di sintesi sul fenomeno del funzionamento del linguaggio letterario inserito nel sistema socioculturale ed ideologico della società in cui vive l'autore (si vedano soprattutto i capitoli riguardanti i generi letterari). L'autrice, approfondendo un concetto già enunciato nel volume precedente (il testo è un segno polisemico e dinamico suscettibile di letture diverse), propone, con la metafora del Viaggio testuale (1978) un'indagine del testo come « viaggio dell'autore verso il testo e quello del testo verso il profondo della propria legge costruttiva; e poi viaggio di ogni lettore nel testo e del testo nella realtà o nella storia » (p. 5): in questo modo saggi su Dante e su Bonvesin da la Riva si trovano accanto a saggi sul neorealismo, sulla neoavanguardia e su Calvino. Sul concetto di letteratura e letterarietà si veda anche il buon manualetto di [...]
[...]entale che dia conto di tutte le possibili forme di significazione.
Un altro grosso filone della semiotica fa capo al formalismo russo degli anni Venti e si è sviluppato per conto proprio. Il discorso sulla tradizione sovietica, scoperta in Italia solo negli anni Sessanta, si fa piú complesso, poiché queste
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ricerche abbracciano ambiti e settori di indagine tra i piú disparati, come la filosofia del linguaggio, la tipologia della cultura, la metrica, la narratologia, l'analisi letteraria, il folklore ecc. Si possono, in ogni caso, distinguere almeno due fasi: il formalismo degli anni 19151930, in cui studiosi di diversa estrazione, ma con prevalenti interessi letterari, si raccolgono intorno al Circolo di Mosca
e all'oPoJAz di Leningrado. I maggiori rappresentanti di questo periodo sono Sklovskij, il giovane Jakobson, Ejchenbaum, Tomasevskij, Tynianov che cercano di analizzare, in ambiti diversi, i procedimenti della « Jetterarietà » indipendentemente dai fattori esterni ed ambientali che la determinano. In una seconda fase, il formalismo russo si innes[...]
[...]orma il lettore su tutto ciò che è stato tradotto in Italia, dagli anni Sessanta, dei lavori dei formalisti russi e degli strutturalisti e semiotici sovietici del dopoguerra. Aggiungerò solo due volumi apparsi recentemente: Prevignano (a cura di) (1979) e Bachtin (1979).
La riflessione della semiotica letteraria sul testo comporta anche la considerazione di un tipo particolare di testo, che è il racconto. Per l'analisi del racconto,
o narratologia, bisogna risalire alle « lezioni » dei formalisti russi (contributi vengono dagli americani Forster, 1927, tr. it. 1963, Frye, 1957, tr. it. 1969): Veselovskij (1977), Propp (1928, tr. it. 1966), Sklovskij (1925, tr. it. 1966 e 1976; 1959, tr. it. 1969), Tomasevskij (1928, tr. it. 1978) e Todorov (1965, tr. it. 1968) e alle piú recenti ricerche francesi: il n. 8 di « Communications » tradotto in volume (AA.VV., L'analisi del racconto, 1969), Barthes (1970, tr. it. 1973), Bremond (1973, tr. it. 1977), Greimas (1966, tr. it. 1969). A Tomasevskij e a Sklovskij siamo debitori dei concetti di intr[...]
[...]i personaggi, abbastanza vasta, ma anche semplice, è sorretta dal materiale semantico e da 7 verbi modali e/o descrittivi (volere, potere, sapere, fare; avere, essere, sembrare) che si combinano tra loro in varie misure. Il tutto è tenuto su dai fili dell'isotopia, ossia dal piano di coerenza semantica di un testo.
Bremond (1966, tr. it. 1969 e 1973, tr. it. 1977) individua in ogni tipo di racconto un'organizzazione ternaria (principio ternario già descritto nella Poetica di Aristotele) dell'azione narrativa: virtualità, attualizzazione (o mancata), scopo raggiunto (o mancato). Egli si propone, seguendo una linea di tipo logico, di tracciare una grammatica dei comportamenti dei personaggi, individuando i punti in cui questi, costretti dalle circostanze, devono « scegliere ». Per questo motivo i personaggi sono divisibili in categorie tipo: agentepaziente, influenzatore, produttore di miglioramento o di peggioramento, retributore ecc. e ciò comporta che in ogni racconto l'eroe agisce in modo da ottenere un miglioramento o evitare un pegg[...]
[...]l contributo italiano in questa area di ricerca e nel periodo qui esaminato, e quantitativamente molto scarso: ai due volumi di Ruffinatto sul Lazzarillo de Tormes (1975 e 1977) si aggiunga il volume di Avalle (1977a) che analizza il tema della « fanciulla perseguitata » attraverso la vita di Santa Uliva, la novella n, 7 del Decameron fino alla Justine di Sade. Nel 1975 esce Semiotica, storia e cultura di Segre che mette a punto delle intuizioni già accennate nel 1974. Segre propone di ridurre le complesse analisi dei formalisti russi e della scuola francese e suggerisce una lettura del testo almeno secondo quattro tagli descrittivi: il discorso, l'intrigo, la fabula, il modello narrativo cui corrispondono rispettiva
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mente: la lingua (retorica, metrica ecc.), tecniche dell'esposizione, materiali antropologici, concettichiave e logica dell'azione.
Per Segre questi tagli « hanno un grado di mobilità e di complessità decrescenti. Uno stesso sistema, concettuale e logico si realizza attraverso molteplici temi, miti[...]
[...]orso dell'Enciclopedia Einaudi) « tra intreccio e fabula da un lato, e modello narrativo dall'altro, sussiste una differenza fondamentale: nell'intreccio e nella fabula le azioni vengono indicate metalinguisticamente con termini generali sullo stesso asse semantico di quelli usati nel discorso; nel modello narrativo le categorie coinvolgono campi semantici vari, comprendenti azioni diverse che possono svolgere la stessa funzione entro un modello già definito di narrazione » (vol. Iv, p. 1072). Siamo ancora lontani dal postulare una grammatica generale del racconto, ma questo, di Segre, forse è già un tentativo apprezzabile.
Anche l'ultimo volume di Eco (1979) affronta queste problematiche. Il discorso di Eco è piú complesso perché si pone al crocevia di diversi settori di indagine, proprio perché un testo, essendo un ipersegno polivalente, può essere analizzato su molteplici livelli. Eco infatti considera il testo narrativo come un insieme di blocchi semantici, linguistici, logici, pragmatici, retorici ecc. che devono essere analizzati dagli strumenti delle discipline corrispondenti. Il nodo centrale ed anche il punto di partenza del discorso di Eco è che il testo, per essere compreso[...]
[...]nzi (1979). Una raccolta di saggi di diversa provenienza metodologica, sempre su problemi di narrativa, è apparsa nell'ultimo Quaderno della rivista « Lingua e Stile » redatto a cura di E. Raimondi & B. Basile: Dal « Novellino » a Moravia (1979).
La riflessione sul linguaggio e sui meccanismi che lo regolano hanno risvegliato un interesse per la retorica da parte della semiotica che ha tentato un recupero straordinario di questa antica scienza. Già il Florescu (1960, tr. it. 1971) notava che il recupero del « retorico », nella storia della cultura, si verifica ogni volta che si medita sugli oggetti linguistici o letterari. Spesso essa è stata confusa con la poetica o è stata ritenuta « ancilla » della poetica. Di fatto si è verificato che durante i secoli da Quintiliano (Inst. orat. ni, 34) in poi, fino a Ramus, Du Marsais, Fontanier, Kant, Hegel e Croce è stata progressivamente sfrondata delle 5 parti in cui si costituiva (inventio, dispositio, elocutio, memoria e actio) fino ad essere in pratica identificata solo con la « elocutio » o[...]
[...]to formalistico di « scarto » da una norma come misura per cercarvi lo spazio del poetico e del linguaggio letterario. Lo stesso Gruppo µ, fondandosi sulle dicotomie saussuriane significante/significato, sintagma/paradigma, ripropone il medesimo schema tassonomico delle figure retoriche, secondo l'antica consuetudine anche se vestite a nuovo. Le figure (metabole) sono infatti il risultato di mutazioni parziali o complete che riguardano la morfologia (metaplasmi), la sintassi (metatassi), la semantica (metasememi), la logica (metalogismi). L'imperialismo della metafora sulle altre figure è giustificata, secondo gli autori, dal fatto che essa « è la figura centrale di ogni retorica » ed è il prodotto di due sineddochi. Gli autori, presi a discutere formalmente sulle « figure della comunicazione » spesso dimenticano il contesto e la competenza del destinatario che, in fin dei conti, è il solo giudice che può stabilire il tasso di figuralità di un enunciato. Quest'ultima osservazione vale anche per l'altro volume Rhétorique de la poésie (197[...]
[...]ce che può stabilire il tasso di figuralità di un enunciato. Quest'ultima osservazione vale anche per l'altro volume Rhétorique de la poésie (1977) di prossima pubblicazione in Italia.
Ma forse tutto il discorso di una fondazione scientifica della retorica sta proprio nello stabilire lo statuto di una figura e se essa debba essere considerata in termini di scarto da una norma. Su questo punto si è cominciato a discutere, una volta consacrato il già citato sopravvento della « elocutio », fin da Du Marsais, Fontaniér e poi, piú recentemente, ma per altri fini, con Sklovskij (ostranenie: « straniamento ») e con le ricerche di Toma"sevskij e di Tynianov sulla norma e sullo scarto. Spesso si è creduto di poter risolvere il problema operando una equazione tra norma = linguaggio denotativo e scarto = linguaggio connotativo (Barthes, 1957, tr. it. 1974; 1964, tr. it. 1966 e van Dijk, 1972, tr. it. 1976), ma questo si è rivelato scarsamente operativo (Todorov, 1972, tr. it. 1972, p. 301 e Di Girolamo, 1978, pp. 1123) proprio perché bisognerà def[...]
[...]te, Il campo dell'argomentazione (1970, tr. it. 1979) che costituiscono l'uno un abbozzo, l'altro un parziale sviluppo delle tesi del Trattato. Un'applicazione al comico dello stesso Trattato è il Comico del discorso della OlbrechtsTyteca (1977, tr. it. 1977).
Sulla stessa scia della neoretorica di Perelman, ossia della rivalutazione di tutte le parti della retorica si pone Barilli (1979) che, dopo un lungo excursus storico della retorica, appoggia le tesi del Perelman in quanto la retorica « è l'occasione in cui si usa il discorso nel modo piú pieno e totale, dove cioè le componenti fisiche del parlare non cedono rispetto a quelle intellettuali » (p. 1): e per « componenti fisiche vanno intese anche le modalità del porgere, gli atti di pronuncia, la mimica facciale, i gesti» (ibid.). Interessante è l'ultimo lavoro di Ducrot apparso in Italia (1979) che insiste sull'uso delle implicazioni logiche del discorso e sulle strategie comunicative. Di retorica si è interessato anche Eco in alcuni capitoli dei suoi già citati volumi ed insiste s[...]
[...]cioè le componenti fisiche del parlare non cedono rispetto a quelle intellettuali » (p. 1): e per « componenti fisiche vanno intese anche le modalità del porgere, gli atti di pronuncia, la mimica facciale, i gesti» (ibid.). Interessante è l'ultimo lavoro di Ducrot apparso in Italia (1979) che insiste sull'uso delle implicazioni logiche del discorso e sulle strategie comunicative. Di retorica si è interessato anche Eco in alcuni capitoli dei suoi già citati volumi ed insiste sull'uso che si è fatto della retorica sia come mezzo per la manipolazione ideologica sia come pratica di ipercodifica espressiva. L'unico lavoro organico che esiste sulle tecniche della memoria è quello della Yates (1966, tr. it. 1972). In Italia, per gli studi di retorica, è molto attivo il Circolo filologico linguistico padovano diretto da G. Folena, che ha dedicato, in alcuni dei convegni che tiene ogni anno a Bressanone, molto spazio
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a questa scienza: Attualità della retorica (1973), Retorica e politica (1974), Retorica e poetica (1975),[...]
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[...]i, 1972 (19792); BREMOND, Claude 1966: La logique des possibles narrati f s. « Communications » 8 (1966), 6071. Tr. it. La logica dei possibili narrativi, in AA.vv. L'analisi del racconto, 97122,
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320 VARIETÀ E DOCUMENTI
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MARCHESE, Angelo 1978: Dizionario di retorica e di stilistica, Milano, Mondadori; MARTINET, Jeanne 1973: Clefs pour la sémiologie, Paris, Seghers, tr. it. La semiologia, Firenze, Sanson, 1979; MORIER, Henri 1961: Dictionnaire de poétique et de rhétorique, Paris, PUF; MORRIS, Charles W. 1939: Foundations of the Theory of Signs, Chicago, tr. it. Lineamenti di una teoria dei segni, di F. RossiLandi, Torino, Paravia, 1954; 1945: Signs, Language and Behavior, New York, tr. it. Segni, linguaggio e comportamento, di S. Ceccato, Milano, Longanesi, 1949 (19632); MOUNIN, Georges 1970: Introduction d la sémiologie, Paris, Minuit, tr. it. Introduzione alla semiologia, di N. Colecchia, Roma, Ubaldini, 1972; OLBRECHTSTYTECA, Lucie 1977: Le comique du discours, Bruxelles, [...]
[...]1: Dictionnaire de poétique et de rhétorique, Paris, PUF; MORRIS, Charles W. 1939: Foundations of the Theory of Signs, Chicago, tr. it. Lineamenti di una teoria dei segni, di F. RossiLandi, Torino, Paravia, 1954; 1945: Signs, Language and Behavior, New York, tr. it. Segni, linguaggio e comportamento, di S. Ceccato, Milano, Longanesi, 1949 (19632); MOUNIN, Georges 1970: Introduction d la sémiologie, Paris, Minuit, tr. it. Introduzione alla semiologia, di N. Colecchia, Roma, Ubaldini, 1972; OLBRECHTSTYTECA, Lucie 1977: Le comique du discours, Bruxelles, Editions de l'Université, tr. it. Il comico del discorso. Un contributo alla teoria generale del comico e del riso, di A. Serra, Milano, Feltrinelli, 1977. PEIRCE, Charles Sanders 1960: Collected Papers, Cambridge, Massachussets, Harvard Univ. Press; PERELMAN, Chaim 1952: Rhétorique et Philosophie, Paris, PUF, tr. it. Retorica e filosofia, Bari, De Donato, 1979; 1970: Le champ de l'argumentation, Bruxelles, Presse Universitaire de Bruxelles, trad. it. Il campo dell'argomentazione. Nuova ret[...]
[...]ondamenti teorici, Bari, Dedalo; PREVIGNANO, Carlo (a cura di) 1979: La semiotica nei paesi slavi, Milano, Feltrinelli; PRIETO, Luis 1975: Pertinence et pratique. Essai de sémiologie, Paris, Minuit, tr. it. Pertinenza e pratica. Saggio di semiotica, di D. Gambarara, Milano, FeltrinelliBocca, 1976; PRODI, Giorgio 1977: Le basi materiali della significazione, Milano, Bompiani; PROPP, Vladimir Ja. 1928: Morfologija skazki, Leningrad, tr. it. Morfologia della fiaba, a cura di G. L. Bravo, Torino, Einaudi, 1966 (19712); RAIMONDI, Ezio & BASILE, Bruno 1979: Dal «Novellino» a Moravia. Problemi della narrativa. Bologna, Il Mulino; RAIMONDI, Ezio & BOTTONI, Luciano (a cura di) 1975: Teoria della letteratura, Bologna, Il Mulino; ROSSILANDI, Ferruccio 1968: Il linguaggio come lavoro e come mercato, Milano, Bompiani; 1972: Semiotica e ideologia, Milano, Bompiani; 1975: Charles Morris e la semiotica novecentesca, Milano, Feltrinelli; RUFFINATTO, Aldo 1975: Struttura e significazione del «Laxxarillo de Tormes ». I. Costruzione del modello operativo. Dall'intreccio alla fabula, Torino, Giappichelli; 1977: Struttura e significazione del «Laxxarillo de Tormes ». II. La fabula. Il modello trasformazionale, Torino, Giappichelli.
SAUSSURE, Ferdinand de 1916: Cours de linguistique générale, publié par Ch. Bally & A. Sechehaye, Paris, Payot (19312), tr. it. Corso di Linguistica generale, a cura di T. De Mauro, Bari, Laterza, 1967 (19702); SEBEOK, Thomas 1976: Contributions to the doctrine of signs, Indiana University, Bloomington, tr. it. Contributi alla dottrina dei segni, Milano, FeltrinelliBocca, 1979; SEGRE, Cesare 1969: I segni e la critica. Fra strutturalismo e semiologia, Torino, Einaudi; 1974: Le strutture e il tempo. Narrazione poesia modelli. Torino, Einaudi; 1977: Semiotica storia e cultura, Padova[...]
[...]AUSSURE, Ferdinand de 1916: Cours de linguistique générale, publié par Ch. Bally & A. Sechehaye, Paris, Payot (19312), tr. it. Corso di Linguistica generale, a cura di T. De Mauro, Bari, Laterza, 1967 (19702); SEBEOK, Thomas 1976: Contributions to the doctrine of signs, Indiana University, Bloomington, tr. it. Contributi alla dottrina dei segni, Milano, FeltrinelliBocca, 1979; SEGRE, Cesare 1969: I segni e la critica. Fra strutturalismo e semiologia, Torino, Einaudi; 1974: Le strutture e il tempo. Narrazione poesia modelli. Torino, Einaudi; 1977: Semiotica storia e cultura, Padova, Liviana; 1978: Discorso, « Enciclopedia Einaudi », Vol. Iv: CostituzioneDivinazione, Torino, Einaudi; 1979: Semiotica filologica. Testo e modelli culturali, Torino, Einaudi; SKLOVSKIJ, Viktor 1925: 0 teorii proxy, Moskva, tr. it. Una teoria della prosa, di M. Olsoufieva, Bari, De Donato, 1966; Teoria della prosa, trad. di C. De Michelis e R. Oliva, Torino, Einaudi, 1976; 1959: Chudozestvennaja proza, Moskva, tr. it. Lettura del «Decameron ». Dal romanzo d'avve[...]