Brano: [...]costa. Forse era a casa, adesso, e rideva dello scherzo che aveva fatto a lui e a Nino...
Antonio scelse fra le asticciole che coprivano il tavolaccio un pezzo di legno greggio e cominciò ad assottigliarlo. Ad ogni colpo di pialla, indugiava a lisciarlo con la palma. Spontaneamente, Marco tese la mano a raccogliere uno dei riccioli chiari che cadevano a lato: ma quando l'ebbe preso non osò carezzarlo col dito svolgendolo, come faceva sempre: lo gettò, e senti dentro una specie di singulto.
Ora Teresa si era messa a parlare, con veloce monotonia appena rallentata dai gesti che stava compiendo per scolare l'insalata, riempire d'acqua la pentola della pasta, ravvivare il fuoco. Parlava di Luigi, che era stanco, povero ragazzo, e non era giusto che al cantiere gli. dessero ancora la paga d'apprendista, e della figlia di quelli di sopra che non si capiva come facesse ad avere tanti vestiti, e di Giacomo Cataldo, che se c'era un Dio certe cose non avrebbero dovuto accadere. Parlava a sbalzi, con una aggressività stanca eppure continuamente rav[...]
[...]iato sul letto. Più tardi, sul colle, lui aveva visto Michele singhiozzare, il viso premuto a terra. Ma udendo Marco avvicinarsi — le erbe scricchiolavano sotto il piede come sterpi : « Va via! » aveva gridato,
164 LILIANA MAGRINI
fuggendo subito più in lá. Quando era riapparso, dopo, s'era messo a giocare al pallone con lui senza dir niente.
Costanza Cataldo usci, venne vivacemente incontro a Giacomo, e lo prese a braccio. A Filippo Bertolli gettò un « Buonasera » squillante,
quasi di sfida, poi si mise a parlare con Giacomo : aveva un viso scherzoso, ma il suo sorriso era così in contrasto con l'aria tetra del suo compagno che finiva col sembrare forzato.
« Come fa, poi... Eccola lá. Sempre allegra! » disse Filippo, con un tono di untuosa e stupita riprovazione, quando furono scomparsi.
Sempre allegra. Anche Teresa lo diceva spesso, di Costanza, e con la stessa aria di biasimo. Un tempo, la domenica mattina, partivano tutt'e due sulla bicicletta di Giacomo, Costanza seduta sul ferro. I bambini li aspettavano sulla strada: ogni volt[...]
[...]Bertolli parlava, il suo volto sembrava appesantirsi : l'alta fronte stempiata si raccoglieva in due rughe tra le sopracciglia, e due pieghe più fonde gli scavavano gli angoli della bocca. Guardo infine verso Costanza, con un'espressione dolorosa e quasi incredula, mentre
IL SILENZIO 171
la sua destra, in modo quasi insensibile, s'alzava verso la tasca. Ma subito la lasciò ricadere, e abbassò gli occhi. Marco vide le sue dita contrarsi piano.
Gettò finalmente uno sguardo su Costanza. Appoggiata con i gomiti alla credenza, il volto racchiuso tra le mani, sembrava un'estranea che quasi non si occupasse di quello che gli altri dicevano.
Marco s'accorse a un tratto che lo sguardo di Nino cercava i suoi occhi. Tutti gli sguardi erano su di lui. Capì che gli avevano fatto una domanda che non aveva udita, e quasi non se ne preoccupò, gli pareva che almeno suo padre e Costanza ormai sapessero tutto. Fu quasi stupito di sentir dire da Nino: « Come può averlo visto, se siamo stati insieme tutto il pomeriggio? ».
Ma Costanza alzò il viso, girò s[...]
[...]sonno. Il ragazzo sarebbe magari rimasto in giro fino a mezzanotte. Andasse lui, se due lagrime di Costanza lo avevano tanto commosso.
« Ma no », disse Antonio. « Pensavo d'andare se venivi anche tu ».
Mente, si disse Marco. Gli conosceva quel viso spento, quella voce rassegnata. Ma almeno oggi, che si trattava di Michele, avrebbe potuto non mentire. Che cosa li faceva dunque tacere, tutti, per paura o per pietá? che cosa nascondevano?
Teresa gettò con violenza le posate in un cassetto.
Finirono per andare. Marco pensare che avrebbe pianto, quando fosse rimasto solo. Ma non poté. Chiuse gli occhi: non sopportava più di vedere le cose, e la cucina, e il bricco del caffè, e gli ultimi piatti sulla credenza, e i rigidi fiori intagliati sulle asticciole, né se stesso, quelle mani che stringevano le ginocchia e poi s'alzavano inquiete.
Si sdraiò sul letto senza svestirsi. Gli pareva che si sarebbe assopito subito, stordito com'era. Ma appena ebbe posata la testa sul cuscino, si senti lucido e desto, col peso degli occhi brucianti contro il[...]
[...]Nino, a quelle braccia viscide di fango, mentre gli altri, tutti, potevano difendersi, accusare?
S'era alzato dal letto, vagava inquieto per la stanza: come sempre, i fondi di caffè nella pentola, e i piatti, e la brillantina che Luigi si metteva in testa la sera, ne restava nell'aria un odore dolciastro; e di nuovo i rigidi, stupidi fiori pazientemente incisi da Antonio. Prese in mano una delle asticciole, stette a guardarla un momento, poi la gettò bruscamente sul tavolo.
Si decise a uscire. Trovò d'improvviso la notte: cosi lieve di brezza, e intera tutt'intorno, come se dalla sorgente scura dei colli s'inarcasse, intrisa di polverii luminescenti, fino a quella voce piena e segreta che ritmicamente saliva oltre il groviglio di case, appena mascherate da lumi. Il mare. Un'oscurità piana e fonda. Al limite, la città allineava i fanali del porto, che non proiettavano al di là luce alcuna.
Il cigolio solitario di un tram gli riportò all'improvviso l'odore caldo dei pomeriggi domenicali nella vettura diretta allo stadio, e l'immagine viva[...]
[...]ione stamattina. Per Michele, dice ».
Marco s'alzò di scatto dal letto e gli venne vicino.
« Dovrai confessarti ».
Ancora non l'aveva mai fatta, lui, la comunione. Guardò fisso Nino. Bisogna dire tutto, no? »
Nino sfuggi con imbarazzo il suo sguardo.
« Anche quello?... » insisté Marco.
« Non c'é mica peccato », disse Nino con voce dura. « Ho detto una bugia, é tutto ».
Mai Marco aveva provato, prima, l'ira che in quel momento l'assalì. Si gettò su Nino che non resisteva, inerte, e lo colpi furiosamente, alla cieca, con un gusto come di sangue nella bocca serrata. Il corpo di
180 LILIANA MACRINI
Nino cedeva, scrollandosi sotto i colpi e arretrando, il gomito a schermo del viso. Si fermò con le spalle al muro.
« Ma sei pazzo ? » balbettò.
Marco si scostò di colpo. Lo guardò un momento in viso, poi si lasciò cadere su una sedia.
« Non c'è peccato, vero ? » ripeté con voce strozzata. Che Michele sia morto, che noi non siamo stati attenti, che tu... tutti... Non c'è peccato! « Va via! » mormorò poi guardando fisso Nino. Nino tentò d[...]
[...] istante,. gli pareva di afferrarne una linea, isolata: le sopracciglia schiarite dal sole sugli occhi mobili, l'orecchio un po' sporgente sul collo esile. Ma subito lo perdeva.
Pensò vagamente che i questurini sarebbero venuti, e che forse li avrebbero arrestati per aver taciuto; ma senza paura, piuttosto con un'acre soddisfazione.
Fu solamente il ritorno di sua madre a farlo muovere. Teresa mise subito sul fuoco la pentola per il brodo, e vi gettò dentro un pezzo di carne che aveva nella borsa. « Potrà servire anche per loro » disse, con tono quasi di scusa, incontrando lo sguardo di Marco, e accennò con la testa alla casa dei Cataldo. « Non avranno di sicuro la testa per pre
IL SILENZIO 181
pararsi da mangiare, oggi ». Quando vide che Marco s'avviava ad uscire, gli raccomandò con aria inquieta di non allontanarsi.
Dall'andito, udì dei passi nella strada, e la voce di Filippo Bertolli. Si nascose dietro la porta. « Porto Nino a fare la comunione », diceva Filippo. « Che almeno ci sia chi prega per quel povero figioeu... ».
S'allont[...]
[...]olo s'aperse piano. Qualcuno si avvicinava, si fermava incerto sulla soglia : poi entrò. Antonio. Evitando di guardare Marco, si diresse verso la seggiola accanto al letto. Sedette con pesante lentezza.
« Ecco », disse questa volta Caterina.
Per un attimo, il respiro di lei parve più rapido. Una lieve contrazione degli zigomi fece risaltare più duramente, nel viso scarno, il suo naso affilato. Poi si rilassò.
« Fa lo stesso », disse.
Antonio gettò di sfuggita sul figlio uno sguardo quasi timoroso. Si coperse gli occhi con la mano, il gomito appoggiato al ginocchio: le sue dita tormentavaño piano le tempie. Lentamente, posò l'altra mano su quella della malata, e la tenne ferma; i tendini sporgenti mostravano un'intensa, crescente pressione. Ad un tratto, con uno spasimo della bocca, Caterina dibatté adagio la testa sul cuscino, su e giù, in modo uguale, quasi calmo. I capelli le s'incollavano alle guance madide. Marco non osava guardare il padre. Quando essa si fermò, aveva lo stesso viso inerte, lo stesso sguardo immobile.
Antonio ave[...]