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Il segmento testuale Gauguin è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 36Analitici , di cui in selezione 3 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Appunti-Mostre. s.i.[appunti di], Gauguin: Mostra all'Orangerie, 1949 in KBD-Periodici: Paragone. Arte 1950 - 1 - 1 - numero 1

Brano: G auguin : Mostra all' Orangerie, 1949. Si era in molti ad attendersi, ormai, una mostra ci del grande, geniale Seurat, ed è venuta in contratte questa del dubbio Gauguin. Quasi completa, e perciò m utile, s’intende, anche perchè fornita di un catalogo a ratissimo del bravo Leymarie. Ma della prefazione fluen di M. Huyghe, che cosa dire? Conosciamo questa innog fia. Gauguin fondatore della pittura moderna. L’abbiam sentito dire di tanti altri che, finalmente, si vorrebbe c a il cuor netto’ (per dirla alla francese). A p. xxvi della prefazione si legge, per l’appunto, c a force et la grandeur de Gauguin’ sta nel non averMOSTRE

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concesso che il contenuto facesse aggio sulla forma e vice Gauguin versa. ‘Et c’est pourquoi sa peinture, quoique nourrie de sens [qui, per ‘contenuto3] n‘est jamais littéraire (ce qu’il avait en particulière exécration!) et, quoique hantée de plastique, n’ est jamais décorative5. Chi è convinto anche oggi che proprio la definizione più esatta di Gauguin sia per eccellenza quella di ‘pittore letterariodecorativo5 (e il trattino non fa sintesi dialettica) può esimersi dalla discussione.

Non sarebbe invece stato più utile stendere una storia esatta del gusto per Gauguin, partendosi dai contemporanei, già preparatissimi? Jean Paulhan pone Gauguin fra le scoperte critiche di Fénéon; ma, a vero dire, Fénéon avvista Gauguin giovine, quand’era morbido impressionista; nell5 ’86 (passo citato da Leymarie) si mantiene in attesa e si restringe a notare i toni poco distanti e la conseguente ‘harmonie sourde’; nell5 58g poi (passo non riprodotto dal Leymarie), e cioè dopo la fase di PontAven, lo riduce anche più nettamente: ‘La réaliténe lui fut qu’un prétexte à creations lointaines : il réordonne les matériaux qu’elle lui fournit, dédaigne le trompePoeil, futce le trompeFoeil de Patmosphère, accuse les lignes, restreint leur nombre, les hiératise; et dans chacun des spacieux cantons que forment leurs entrelacs, une co[...]

[...]ère, accuse les lignes, restreint leur nombre, les hiératise; et dans chacun des spacieux cantons que forment leurs entrelacs, une couleur opulente et lourde s5enorgueillit mornement sans attenter aux couleurs voisines, sans se nuer ellemème...’

Per chi sa leggere, chiara lezione. Ma si può schiarirla ancora con le righe che seguono poco più sotto, dove ci si augura che i pittori Bernard e Lavai ‘ s’affranchiront de Festampille de ce peintre [Gauguin], dont Foeuvre est trop arbitraire ou du moins résulte d’un trop spécial état d5esprit pour que les nouveaux venus y puissent utilement prendre leur point de départ’.

Questa saggia interpretazione è la stessa che ritorna, più acuminata, nel critico Bianche (19281931) dove è tutto il necessario per giustificare la scarsa impressione che anche oggi viene dalla mostra delFOrangerie. Blague letteraria e metasofica, scivoloni intellettualistici, improvvisazioni culturali dove i problematici selvaggi e i veri primitivi sono in combutta: decadentismo alla deriva, insomma.

E quando si pensi che[...]

[...], nel critico Bianche (19281931) dove è tutto il necessario per giustificare la scarsa impressione che anche oggi viene dalla mostra delFOrangerie. Blague letteraria e metasofica, scivoloni intellettualistici, improvvisazioni culturali dove i problematici selvaggi e i veri primitivi sono in combutta: decadentismo alla deriva, insomma.

E quando si pensi che dall5 586 il ‘douanier5 espone agli Indipendenti; che nel ’go i ‘Nabis5, pur sapendo di Gauguin, preparano le vive soluzioni di Vuillard e di Bonnard ; che, poco oltre il *900, scoppiano i ‘fauves5 e, sùbito dopo, il cubismo, è lecito domandarsi dove siano i meriti, in Gauguin, di iniziatore della pittura moderna. (Non sarà un caso che pròprio ieri sia sopraggiunta anche la definizione del vecchio Natanson, che ha una memoria di ferro: ‘un Messie, ma éphémère, Gauguin’). Veramente, sembra di sognare. s. i.



da Appunti-Libri. r.l.[appunti di] Thadee Natanson, Peints à leur tour, Paris, Albin Michel, 1949 in KBD-Periodici: Paragone. Arte 1950 - 1 - 1 - numero 1

Brano: [...]sistere con le citazioni. Ritratti fisici, psicologici, come si vede (quello di Vuillard, biologico addirittura) ; ed è quasi confortante che non contengano nessun tratto esplicito di critica d’arte. Salvo l’arrischiata, ma sottile definizione di Van Gogh (‘mais Van Gogh n’est pas un grand peintre, c’est un accident pathétique’), la critica è piuttosto sottintesa nella scelta, nella graduazione sottile, in certi titoli (‘Un messie mais éphémère, Gauguin’; ‘Plus spirituel que personne, Forain’), in qualche strappata ironica come questa, ancora su Gauguin: tf A la brasserie, vidait, et c’était assez souvent, un doublé à la fa$on d’un hanap et j’ai le souvenir d’un geste pour donner du feu, dont l’ampleur eùt suffi pour brandir une torche’; oppure l’altra, più smorzata, sul ritorno da Tahiti di un Gauguin un po’ triste ma ‘assagi’ e l’evocazione del suo racconto di una salita in pieno sole dietro l’efebo isolano in cerca di un rosaio selvaggio; per concluderne: ‘C’est un des plus heureux Gauguins de Tahiti que je me rappelle’.

Mondano, ma sempre sottile, il ‘détour’ usato per far intendere come la fase ritrattistica ’8ogoo porti cggi il nome di Renoir; immaginando cioè che un vecchio galante, sessantanni dopo, si sforzi di dimostrare agli increduli delle nuove generazioni come Carolus Duran, ritrattista della società di allora, non fosse, ah no ! meno celebre dei suoi famosi contemporanei, Ernest Meissonier, William Bouguereau, Léopold Flameng e JeanPaul Laurens; e, pronunciandoli, si accorge che anche questi nomi non dicono più nulla a nessuno.

O leggere la serata al bar dei N[...]



da Roberto Longhi, Un disegno per la Grande-Jatte e la cultura formale di Seurat in KBD-Periodici: Paragone. Arte 1950 - 1 - 1 - numero 1

Brano: [...]ancese dell’Ottocento, le varie riprese del disegno ‘arcaistico5 all’italiana : prima nel gruppo di Ingres e dei contemporanei ‘Nazarener’; poi nella generazione degli allievi di Ingres, Mottez soprattutto che, verso il 546, negli affreschi di Saint Germain l’Auxerrois, s’ispira non già a Raffaello ma al Quattrocento italiano e forse a Fouquet; poi nella nuova generazione arcaizzante di Puvis de Chavannes che sbocca ormai ai tempi di Seurat e di Gauguin e dei Nabis, tutti anch5essi arcaizzanti e, quel che più preme, c italianisants \ 6 A cette époquelà (pourquoi?), un des sarcasmes que nous adressions à un peintre intellectuel, c5était: « il fait du Quattrocento rammenta altrove Bianche; e l’impiego della parola italiana, così raro in Francia, significa molto, già esso solo, per il richiamo di quella cultura.

Ma, per venire a Seurat e alla sua disperata serietà di ricerca, Taggancio col precedente di Puvis, già complicato con un impoverimento di classicismo Poussiniano, si sente poco portante. Ci si provò, di fronte alla GrandeJatte, il F[...]

[...]harles Blanc, dal pittore Loyeux, e che dovrebbero trovarsi ancora nella Chapelle dell’École des BeauxArts, sarebbe molto importante ricercare se su di esse non abbia forse meditato il giovine Seurat che molto frequentò quelle aule d’accademia. Verrebbe così a indicarsi una fonte molto più solenne che non sia Puvis de Chavannes per il « neoimpressionismo » e per il « sintetismo ». Non ne scapiterebbe il genio di Seurat, ma la mediocre Oceania di Gauguin, rischierebbe, com’era da aspettarsi, di ridiventare un cavallaccio di ritorno dal contado aretino5.

La indicazione è stata subito rilevata ed accolta con favore in Inghilterra sia dal recensore del Burlington Magazine che ha persino voluto accertarsi che le copie di Piero sono sempre a rue Bonaparte, sia dal Kenneth Clark che ha pienamente ripreso l’ipotesi nel suo libro affascinante sul ‘Paesaggio nell’arte5 (Londra 1949). Non sembra invece ancora raccolta in Francia e perciò la ripeto qui in una rivista di più facile comunicazione.

Si trattava dunque d’intender meglio quali precisame[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Gauguin, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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