Brano: G auguin : Mostra all' Orangerie, 1949. Si era in molti ad attendersi, ormai, una mostra ci del grande, geniale Seurat, ed è venuta in contratte questa del dubbio Gauguin. Quasi completa, e perciò m utile, s’intende, anche perchè fornita di un catalogo a ratissimo del bravo Leymarie. Ma della prefazione fluen di M. Huyghe, che cosa dire? Conosciamo questa innog fia. Gauguin fondatore della pittura moderna. L’abbiam sentito dire di tanti altri che, finalmente, si vorrebbe c a il cuor netto’ (per dirla alla francese). A p. xxvi della prefazione si legge, per l’appunto, c a force et la grandeur de Gauguin’ sta nel non averMOSTRE
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concesso che il contenuto facesse aggio sulla forma e vice Gauguin versa. ‘Et c’est pourquoi sa peinture, quoique nourrie de sens [qui, per ‘contenuto3] n‘est jamais littéraire (ce qu’il avait en particulière exécration!) et, quoique hantée de plastique, n’ est jamais décorative5. Chi è convinto anche oggi che proprio la definizione più esatta di Gauguin sia per eccellenza quella di ‘pittore letterariodecorativo5 (e il trattino non fa sintesi dialettica) può esimersi dalla discussione.
Non sarebbe invece stato più utile stendere una storia esatta del gusto per Gauguin, partendosi dai contemporanei, già preparatissimi? Jean Paulhan pone Gauguin fra le scoperte critiche di Fénéon; ma, a vero dire, Fénéon avvista Gauguin giovine, quand’era morbido impressionista; nell5 ’86 (passo citato da Leymarie) si mantiene in attesa e si restringe a notare i toni poco distanti e la conseguente ‘harmonie sourde’; nell5 58g poi (passo non riprodotto dal Leymarie), e cioè dopo la fase di PontAven, lo riduce anche più nettamente: ‘La réaliténe lui fut qu’un prétexte à creations lointaines : il réordonne les matériaux qu’elle lui fournit, dédaigne le trompePoeil, futce le trompeFoeil de Patmosphère, accuse les lignes, restreint leur nombre, les hiératise; et dans chacun des spacieux cantons que forment leurs entrelacs, une co[...]
[...]ère, accuse les lignes, restreint leur nombre, les hiératise; et dans chacun des spacieux cantons que forment leurs entrelacs, une couleur opulente et lourde s5enorgueillit mornement sans attenter aux couleurs voisines, sans se nuer ellemème...’
Per chi sa leggere, chiara lezione. Ma si può schiarirla ancora con le righe che seguono poco più sotto, dove ci si augura che i pittori Bernard e Lavai ‘ s’affranchiront de Festampille de ce peintre [Gauguin], dont Foeuvre est trop arbitraire ou du moins résulte d’un trop spécial état d5esprit pour que les nouveaux venus y puissent utilement prendre leur point de départ’.
Questa saggia interpretazione è la stessa che ritorna, più acuminata, nel critico Bianche (19281931) dove è tutto il necessario per giustificare la scarsa impressione che anche oggi viene dalla mostra delFOrangerie. Blague letteraria e metasofica, scivoloni intellettualistici, improvvisazioni culturali dove i problematici selvaggi e i veri primitivi sono in combutta: decadentismo alla deriva, insomma.
E quando si pensi che[...]
[...], nel critico Bianche (19281931) dove è tutto il necessario per giustificare la scarsa impressione che anche oggi viene dalla mostra delFOrangerie. Blague letteraria e metasofica, scivoloni intellettualistici, improvvisazioni culturali dove i problematici selvaggi e i veri primitivi sono in combutta: decadentismo alla deriva, insomma.
E quando si pensi che dall5 586 il ‘douanier5 espone agli Indipendenti; che nel ’go i ‘Nabis5, pur sapendo di Gauguin, preparano le vive soluzioni di Vuillard e di Bonnard ; che, poco oltre il *900, scoppiano i ‘fauves5 e, sùbito dopo, il cubismo, è lecito domandarsi dove siano i meriti, in Gauguin, di iniziatore della pittura moderna. (Non sarà un caso che pròprio ieri sia sopraggiunta anche la definizione del vecchio Natanson, che ha una memoria di ferro: ‘un Messie, ma éphémère, Gauguin’). Veramente, sembra di sognare. s. i.