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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 704

Brano: G.U.F.

Mussolini indica visivamente ai giovani dei G.U.F., convenuti nella Capitale per i Littoriali, la parola d’ordine fascista « Libro e moschetto! » (Roma, 1935)

o accademie militari e provenienti dalla organizzazione giovanile fascista (v. O.N.B.) ; dai 21 ai 28 anni, gli iscritti alle università o istituti superiori o accademie militari e membri del Partito nazionale fascista; fino ai 28 anni, i laureati

o gli ufficiali usciti da un’accademia militare e iscritti al P.N.F.; dai 21 ai 28 anni, gli iscritti al P.N.F. in possesso di diploma di un istituto medio superiore.

Quantunque l'iscrizione al G.U.F. non fosse formalmente obbligatori[...]

[...]
o accademie militari e provenienti dalla organizzazione giovanile fascista (v. O.N.B.) ; dai 21 ai 28 anni, gli iscritti alle università o istituti superiori o accademie militari e membri del Partito nazionale fascista; fino ai 28 anni, i laureati

o gli ufficiali usciti da un’accademia militare e iscritti al P.N.F.; dai 21 ai 28 anni, gli iscritti al P.N.F. in possesso di diploma di un istituto medio superiore.

Quantunque l'iscrizione al G.U.F. non fosse formalmente obbligatoria, il regime mirava a generalizzarla tra gli studenti, per controllare attraverso di essa ogni fermento di opposizione della gioventù studiosa. In armonia con i principi « eugenetici » del fascismo, l’iscrizione era tuttavia subordinata al conseguimento di un « brevetto sportivo ». Potevano far parte del G.U.F. anche le donne, raccolte però in una apposita « Sezione femminile », il cui compito era quello di prepararle « al compito che il fascismo attribuisce alla donna italiana ».

A capo dei G.U.F. era, nazionalmente, il segretario del P.N.F., coadiuvato da un vicesegretario ai G.U.F.. In ogni capoluogo di provincia il gruppo locale era diretto da un segretario (nominato dal P.N.F., su segnalazione del segretario federale), da un vicesegretario e da un direttorio di 5 membri. Per rendere più capillare l’organizzazione, doveva sorgere un gruppo in ogni città nella quale risiedessero almeno 25 studenti universitari. Presso ogm

G.U.F. provinciale venivano istituite una sezione laureati e diplomati (con compiti prevalentemente assistenziali e di tutela professionale) e una sezione studenti stranieri. Nel 1927 i G.U.F. dichiararono 12.560 iscritti. Questi salirono a 30.803 nel 1931 e a 82.004 nel 1937.

La Federazione dei G.U.F. aderì alla Confederazione internazionale degli studenti, partecipando ai relativi incontri e congressi con delegati che avevano il compito di far propaganda fascista tra i giovani degli altri paesi; ne uscì, clamorosamente, nel 1938.

La politica dei G.U.F.

Nel suo complesso, la politica dei G.U.F. rispecchiava pedissequamente quella del regime, pur non mancando qualche tentativo di elaborazione autonoma, come apparve, per esempio, in taluni organi di stampa universitari, o nelle rubriche « Vita dei G.U.F.» e «Pensiero dei G.U.F.» della rivista Gerarchia (v.), tra il 1934 e il 1940.

A dirigere l’organizzazione, sempre alle dirette dipendenze del Partito fascista nelle varie istanze, potevano essere designati solo elementi fidati. Ai segretari provinciali e ai loro diretti collaboratori (fiduciari di Facoltà e capi corso) era infatti richiesta una certa collaborazione con la squadra politica della Questura, specialmente per la sorveglianza degli studenti stranieri. Nell’ambito più strettamente « culturale », il fascismo guardava ai G.U.F. come a vivai da cui sarebbe dovuto uscire il quadro dirigente del partito. L’a[...]

[...]ere l’organizzazione, sempre alle dirette dipendenze del Partito fascista nelle varie istanze, potevano essere designati solo elementi fidati. Ai segretari provinciali e ai loro diretti collaboratori (fiduciari di Facoltà e capi corso) era infatti richiesta una certa collaborazione con la squadra politica della Questura, specialmente per la sorveglianza degli studenti stranieri. Nell’ambito più strettamente « culturale », il fascismo guardava ai G.U.F. come a vivai da cui sarebbe dovuto uscire il quadro dirigente del partito. L’azione « culturale e artistica » doveva quindi esplicarsi prima di tutto « nello studio dei principi della dottrina fascista », sviluppandosi poi in specifiche attività « teatrale, cinematografica, editoriale e giornalistica ». Queste attività, culminanti nei Littoria!i della cultura e dell'arte che venivano organizzati dal Ministero della cultura popolare, trovavano infine la loro « espressione concreta » nella Scuola di mistica fascista di Milano (intitolata a Sandro Italico Mussolini), nel teatro sperimentale del [...]

[...] « nello studio dei principi della dottrina fascista », sviluppandosi poi in specifiche attività « teatrale, cinematografica, editoriale e giornalistica ». Queste attività, culminanti nei Littoria!i della cultura e dell'arte che venivano organizzati dal Ministero della cultura popolare, trovavano infine la loro « espressione concreta » nella Scuola di mistica fascista di Milano (intitolata a Sandro Italico Mussolini), nel teatro sperimentale del G.U.F. a Firenze, nel controllo di tutta l’attività cinedilettantistica nazionale, nella pubblicazione di vari periodici studenteschi locali nonché di dispense universitarie.

Significativo, in senso classista, era il compito affidato agli studenti di « organizzare » i Littoriali del lavoro, riservati agli operai dai 18 ai 28 anni iscritti ai sindacati fascisti, e consistenti in prove tecnicoprofessionali e gare pratiche. A questo

incarico si accompagnava quello di « controllare » i corsi di preparazione politica per giovani lavoratori istituiti presso le Federazioni fasciste.

L’attività dei[...]

[...]se universitarie.

Significativo, in senso classista, era il compito affidato agli studenti di « organizzare » i Littoriali del lavoro, riservati agli operai dai 18 ai 28 anni iscritti ai sindacati fascisti, e consistenti in prove tecnicoprofessionali e gare pratiche. A questo

incarico si accompagnava quello di « controllare » i corsi di preparazione politica per giovani lavoratori istituiti presso le Federazioni fasciste.

L’attività dei G.U.F. si esplicava infine nel campo dell’assistenza (attraverso Case dello studente, mense studentesche, ambulatori medici ecc.) e in quello sportivo, con l’organizzazione di eliminatorie provinciali (Agonali) e nazionali (Littoriali dello sport), campi invernali, «settimane alpinistiche » o « marinare ». Nonostante la grande aspirazione dei fascisti di vedere applicato negli atenei il motto mussoliniano « Libro e moschetto fascista perfetto », e ciò attraverso l’istituzione della Milizia fascista universitaria, i corsi preliminari obbligatori e l’adozione dell’uniforme per gli universitari fascist[...]

[...] marinare ». Nonostante la grande aspirazione dei fascisti di vedere applicato negli atenei il motto mussoliniano « Libro e moschetto fascista perfetto », e ciò attraverso l’istituzione della Milizia fascista universitaria, i corsi preliminari obbligatori e l’adozione dell’uniforme per gli universitari fascisti (stivali e pantaloni alla cavallerizza, sahariana nera con cinturone e pugnale, berretto goliardico), bisogna dire che — in generale — i G.U.F. non diedero gli attesi risultati. Certi giovani per ostentazione di goliardica furberia, altri per un più consapevole rifiuto, e la massa per genuina indifferenza, dovuta a un totale distacco dalla politica (del resto presente nell’università solo nelle forme di grossolana propaganda), rimasero sordi a queste sollecitazioni.

A poco servivano privilegi e blandizie. Quantunque, come scriveva il console Aldo Marchesei, comandante la 2a Legione Universitaria « Benito Mussolini », « frequentando i corsi preliminari allievi ufficiali della Milizia Universitaria, sostanzialmente il giovane viene [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 705

Brano: G.U.F.

sta, dalla narrativa alla pittura.

Dopo il collaudo fatto a Firenze nel 1934, il regolamento dei Littoriali venne precisandosi nel senso che ogni università avrebbe potuto inviare alla selezione finale un numero di concorrenti proporzionale agli iscritti ai corsi e scelti attraverso gare provinciali (Prelittoriali). Ogni concorrente poteva partecipare, come massimo, a due gare. Queste si articolavano in « concorsi » (prove scritte) e « convegni » (dibattiti su relazioni orali). Le commissioni giudicatrici erano generalmente presiedute o comunque controllate da un esponente politico, aff[...]

[...]e la realtà che stava davanti agli occhi non poteva non impressionare il giovane che fosse pur minimamente in grado di formarsi un giudizio politico autonomo. Dalla prima reazione di denuncia di quello che veniva ancora ingenuamente considerato come un tradimento delle « premesse etiche » della « rivoluzione fascista », era breve il passo verso più consapevoli posizioni antifasciste (v. Antifascismo giovanile e studentesco) .

Antifascismo nei G.U.F.

A Firenze, attorno al teatro dei G.U.F. e al periodico studentesco Rivoluzione, sorse un movimento di ispirazione bottaiana (v. Bottai, Giuseppe), con tendenze culturali di avanguardia.

A Roma, negli anni 194142 un gruppo di studenti (Eugenio Scalfari, Enzo Forcella, Vincenzo Apicei la, Pietro Sagona e altri) condusse dalle colonne del periodico del G.U.F. Roma fascista una vivace polemica da posizioni liberali di sinistra. Anche il movimento fondato da Ruggero Zangrandi con i suoi amici e che, nonostante si intitolasse Centro giovanile per il Fascismo universale, muoveva da posizioni di fronda, si interessò ai «G.U.F., organizzando una sua partecipazione ai Littoriali degli anni 193637.

A Napoli, un gruppo di giovani orientati al comuniSmo riuscì a impadronirsi del periodico del G.U.F. intitolato 9 maggio (data di fondazione dell’« Impero »). Trasformato il foglio fascista in una tribuna di agitazione, quei giovani giunsero a pubblicare, accanto a poesie d'avanguardia e a saggi critici, addirittura brani di classici del marxismo firmandoli col proprio nome.

Tra i premiati e i classificati ai Littoriali vi furono decine di giovani antifascisti militanti, da Antonio Amendola (fratello di Giorgio), littore per la critica letteraria nel 1935, a Giaime Pintor che nel 193940 gareggiò con saggi dichiaratamente anticonformisti.

Scriss„ Rosario Assunto: « Ai Littoriali io e al[...]

[...] nell’anno successivo, si palesarono correnti antifasciste già alquanto definite, ben al di là dei limiti tollerati dalle impostazioni ufficiali. A Napoli si rivelarono numerosi giovani poi passati alla cultura antifascista militante: Antonello Trombadori, Renato Guttuso, Raffaele De Grada, Bruno Zevi,

Il ministro dell’Educazione nazionale Cesare Maria De Vecchi inaugura a Ca’ /oscari i Littoriali. Parla (a destra) il segretario nazionale dei G.U.F. Fernando Mezzasoma (Venezia, 1936)

705



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 364

Brano: [...]parte, a fianco della Siria e dell’Egitto, della Confederazione delle Repubbliche Arabe, avente per capitale Il Cairo.

Negli ultimi anni il distacco dall’Egitto si è accentuato però in modo crescente. fì.Mu.

"Libro e moschetto”

Il binomio compendia il senso « austero e virile » che le organizzazioni giovanili del partito fascista, la Opera Balilla, i Fasci giovanili di combattimento, ma soprattutto i Gruppi dei fascisti universitari (v. G.U.F.] intendevano dare ai giovani.

« ” Libro e moschetto " è, pertanto, la divisa del giovane fascista, come sintesi morale di cultura e di azione, nella viva realtà di una pedagogia intesa non alla formazione deM’intelletto, ma dell’uomo » [Giuseppe Marchello, « La morale eroica del fascismo », Torino 1934).

Sembra che l’espressione sia venuta fuori dalla fertile mente dì Leo Longanesi (v.). II primo uso pubblico è di Augusto Turati, nel novembre del 1926 (era allora segretario del P.N.F.), quando la federazione fascista di Ferrara gli fece dono di un fucile e di un « Orlando furioso » in e[...]

[...]34).

Sembra che l’espressione sia venuta fuori dalla fertile mente dì Leo Longanesi (v.). II primo uso pubblico è di Augusto Turati, nel novembre del 1926 (era allora segretario del P.N.F.), quando la federazione fascista di Ferrara gli fece dono di un fucile e di un « Orlando furioso » in edizione settecentesca. Poi Mussolini firmò l’autografo « Libro e moschetto fascista perfetto. Roma 1 gennaio 1927V », che diverrà Io slogan del foglio del G.U.F. di Milano, dalla testata omonima. È celebre anche una fotografia del duce che, a un’adunata di studenti, s’affaccia dal balcone di palazzo Venezia alzando un libro con una mano e un moschetto con l’altra.

Quinto Navarra ebbe la ventura di assistere all'episodio e ne ha fatto la descrizione: « Mi accadde per caso di essere nella sala del Mappamondo nel preciso istante in cui Mussolini creò il celebre simbolo de! " libro e moschetto ”. Giù nella piazza rumoreggiava una manifestazione di studenti che acclamavano il duce a! balcone perché parlasse. Il duce guardava soddisfatto da dietro la vet[...]

[...]aprire per farlo uscire a parlare; disse, senza togliere gli occhi dalla folla dei giovani: " No, no... non ho nulla da dire... ”. Ma ad un tratto, ecco che Mussolini decisamente si avvia a una parete della stanza a cui era appeso un moschetto: lo prende, va al tavolo, afferra un libro qualsiasi, corre al balcone e si affaccia alzando le braccia ». (Q. N., « Memorie del cameriere di Mussolini », Longanesi, Milano 1972, p. 124).

I giornali del G.U.F. facevano spesso, com’è noto, la fronda, non però Libro e

Moschetto: « Tra I giornali del G.U.F., Il più allineato, quello che, per I suoi rapporti con la federazione del Fascio, raggiunge quasi sempre l'ovvietà dei fogli ufficiali, è ” Libro e Moschetto ”, giornale dei G.U.F. di Milano. A farcelo comprendere basterebbe un’osservazione che purtroppo non è umoristica, ma che rivela lo spirito del tempo e del regime: nel giugno del 1940, allo scoppio della guerra, nel titolo di testata la parola ” libro " è cancellata da una croce in modo che la parola ” moschetto " acquisti il massimo risalto e sia monito e sprone all’azione. Si tratta dunque di un giornale assolutamente acritico, nel quale l’enfasi dello stile è tanto più accentuata quanto maggiore è il conformismo degli argomenti trattati » [Marina Addis Saba, « Gioventù italiana del Littorio La stampa dei giovan[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 706

Brano: G.U.F.

Franco Fortini, Michelangelo Piacentini e Alberto Oraziani dettero vita a un vivace scontro difendendo il concetto di « arte moderna » contro quello di « romanità » e richiamandosi a posizioni universali contro il gretto nazionalismo della cultura fascista ufficiale; tanto che alla fine dovette intervenire il segretario nazionale dei G.U.F., Fernando Mezzasoma, per troncare allarmato il pericoloso dibattito.

Ai Littoriali di Palermo, nel 1938, !e dissidenze si accentuarono ulteriormente. Si trovarono ancora una volta impegnati nel dibattito sulle arti figurative Franco Fortini, Alberto Graziani, Antonello Trombadori e Bruno Zevi, ai quali si unirono Emilio Gennarini, Duilio Morosini, Gabriele Manfredi, Francesco Arcangeli, Natale Campagnola. I primi oratori, anziché intrattenersi sui « caratteri di un’arte fascista », com’era prescritto dal tema, cominciarono a svolgere i rispettivi interventi sui « caratteri di un'arte moder[...]

[...]». Ciò avveniva nel momento in cui Mussolini, non ancora definitivamente aggiogata l'Italia alla Germania nazista attraverso il «Patto d'acciaio» (v.), mirava a presentare come un fattore di equilibrio europeo il cosiddetto « Patto a quattro» tra Italia, Germania, Gran Bretagna (v.) e Francia, patto peraltro mai applicato per opposizione di quest'ultima.

Su quei Littoriali, qualche giorno dopo, Eugenio Curiel (v.) scriveva nel giornale del

G.U.F. di Padova II Bò, di cui era redattore sindacale (Littoriali a porte chiuse, n. 8 del 23.4.1938): « Bisogna confessarlo: poco o nulla è rimasto ed io seguiterei ad avere grande curiosità, dubitando, però, in fondo aM'anima, che questi littoriali non siano altro che la fucina dei littori: essi scrivono il loro articolo su qualche rivista che vuol mostrarsi aperta ai giovani, vanno dal Duce e poi chi s’è visto, s’è visto (anzi no, perché l’anno dopo vengono alloggiati in un bell’albergo nella città sede dei prossimi littoriali e fanno i segretari delle commissioni, diventando, da puledri, stallo[...]

[...]iscussioni littoriali ».

Nel 1939 il titolo di littore per il « razzismo » toccò al giovane cattolico Teresio Olivelli, che pochi anni dopo sarebbe stato una delle più limpide figure della Resistenza. Tra coloro che presero parte ai Littoriali, da posizioni anticonformiste, sono infine da ricordare Michelangelo Antonioni, Carlo Cassola, Giorgio Bassani, Vasco Pratolini.

Sotto il velo di un linguaggio più

o meno scoperto, i periodici dei G.U.F. affrontavano spesso temi che scavalcavano i limiti posti dal fascismo e introducevano elementi critici di fondo sugli orientamenti pseudoideologici, culturali e poli

II segretario del Partito fascista Adelchi Serena canta inni fascisti con studenti del G.U.F. di Roma (1941)

706



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 703

Brano: G.U.F.

Ernesto Guevara (terzo da destra) con i suoi compagni di guerriglia in Bolivia (1967)

di quel momento determinante dell’azione rivoluzionaria che è « l'elemento volontario », la volontà organizzata dell’uomo che deve agire con efficacia e in modo continuo sul processo storico generale e su quello rivoluzionario in particolare. Contro forme di pigrizia burocratica o di inerzia passiva egli fece avanzare i fattori essenziali della coscienza individuale e collettiva come momenti ineliminabili dello sviluppo rivoluzionario. Né tutto ciò veniva esaltato in lui solo da un’acuta tensione moral[...]

[...]Per questo egli rimane parte integrante e attiva, nel profondo rinnovamento operato, come nei suoi limiti, della lotta dei popoli per la indipendenza nazionale e il socialismo nel mondo.

I suoi scritti sono stati tradotti in molte occasioni e da più parti, anche in Italia. La raccolta più completa e organica è quella curata dall'editore Einaudi: Ernesto Che Guevara, Scritti, discorsi e diari di guerriglia (19591967), Torino, 1969.

R.Le.

G.U.F.

Gruppi dei fascisti universitari. Organizzazione creata nel 1920 dal fascismo, allo scopo di reclutare gli studenti universitari e impiegarli nelle squadre d’azione contro le organizzazioni operaie e nelle università stesse, contro gli antifascisti. Con l’affermarsi della dittatura, ai G.U.F. fu affidato il compito di « inquadrare la gioventù studiosa italiana, per educarla secondo la dottrina del fascismo » (art. 1 del regolamento allegato allo statuto del P.N.F.). In linea con tale dottrina, i G.U.F. continuarono l'azione turbolenta nelle aule universitarie: nel 1928 un gruppo di iscritti di Torino attuò un’insolente manifestazione contro il professore Francesco Ruffini, illustre docente di Diritto ecclesiastico e senatore del Regno, perché aveva votato contro la legge elettorale fascista.

Criteri organizzativi

Potevano appartenere ai G.U.F.: dai 18 ai 21 anni, gli iscritti alle università o istituti superiori universitari

703



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 692

Brano: [...], Sommaruga, Roma, 1885; M. Tofani, La mezzadria dall'Assemblea Costituente alle leggi agrarie, Edagricole, 1964; C. Severini, La mezzadria nel regime fascista, Grafiche Pasquini, Livorno, 1930.

E.Bo.

Mezzasoma, Fernando

N. a Roma il 3.8.1907, m. a Dongo (Como) il 28.4.1945; gerarca fascista.

Figlio di un bancario, studiò scienze economiche a Perugia, diventando segretario del Gruppo fascisti universitari e direttore del giornale del G.U.F. di Perugia « L’Assalto ». Nel 1930 era vicepresidente della Scuola di mistica (v.) fascista a Milano, presieduta da Vito Mussolini, nipote del « duce », e nel 1935, trasferitosi a Roma ai seguito del gerarca Amedeo Fani, venne nominato vicesegretario dei G.U.F.. Durante la Seconda guerra mondiale, dopo pochi mesi di volontariato sotto le armi fu chiamato a dirigere la propaganda fascista del Ministero della cultura popolare [Minculpop).

F. Mezzasoma con i funzionari del Minculpop che hanno prestato giuramento alla repubblica sociale (Roma, ottobre 1943)

L’8.9.1943 fu tra i primi a offrire i suoi servizi ai nazisti e venne nominato ministro della Cultura popolare nel governo fantoccio della Repubblica sociale. Insediatosi con il ministero a Salò, nella Villa Amadei, fu zelante collaboratore di Mussolini e degli occupanti tedeschi. Ebbe come cap[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 91

Brano: [...] Mario Pallavicini, Adelmo Granaiola (Savona) ; Gino Barbero, Raffaele Romano (Torino) ; Fernando Materici (Trieste); Mario Casagrande, Giovanni Pieraccini, Mino

Monicelli (Viareggio) ; Sergio Bruzzo, Bortolo Pento (Vicenza) ; Mario Fagioli (Vittorio Veneto).

A caratterizzare l’azione di questi giovani, finché essi si mossero all’interno del fascismo, va ricordato che uno di essi (Esulino Sella) aveva assunto la vicedirezione del II Bò del G.U.F. di Padova, orientando

il settimanale in senso anticonformista, fino alla sua estromissione a metà del 1937, quando subentrò, in quel tipo di utilizzazione del foglio universitario, Eugenio Curiel (v.). Non è certo casuale, ma indice di una sostanziale coincidenza d’interessi, che mentre Curiel assumeva sul « Bò » la pagina sindacale, alcuni giovani del P.S.R. si occupassero a loro volta della condizione operaia e tra l’altro, sfruttando le singolari possibilità ambientali, il 28.8.1938 iniziassero su II Popolo d'Italia (con la pubblicazione di un corsivo dal titolo « Zone grigie ») una cam[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 92

Brano: [...]izia fascista .e al successivo processo, la cui sentenza inflisse 10 anni di carcere agli studenti Giovanni Milesi e Bruno De MartinMazzalon.

Altri studenti (Franco Lucentini, Giuseppe Pampiglioni, Riccardo Musatti, Nanni Gioì itti) nel maggio

1941, sul piazzale delle Scienze antistante l’Università di Roma, diedero vita alla « beffa delle stelle filanti » stampigliate con scritte antifasciste e distribuite ai partecipanti di un raduno del G.U.F.; la polizia fascista, avuto in mano il materiale « sovversivo », si diede a cacciare in malo modo gli stessi dirigenti fascisti del G.U.F..

Dalla fronda alle beffe, all’organizzazione clandestina e infine, quando il momento venne, alla lotta armata: questa la parabola di migliaia di giovani italiani, conclusa per molti con l'olocausto, combattendo (come Raffaele Persichettì caduto a Porta San Paolo, a Roma,

il 10.9.1943) o nei campi di sterminio (come Teresio Olivelli). Attraverso questo prezzo, la maggior parte dei superstiti pagò il « riscatto » da colpe non proprie, fino alla conquista di una chiarezza ideale lungamente e dolorosamente perseguita. Non mancarono — e ci pare

il destino più tragico — coloro ai quali que[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 248

Brano: [...] a! suo rientro nel capoluogo subalpino era stato oggetto di una manifestazione ostile da parte di giovani fascisti, un gruppo di suoi discepoli si era scontrato con questi manifestanti; e fra essi erano alcuni dei futuri capi politici e militari delle formazioni G.L. del Piemonte: Giorgio Agosti, Alessandro Galante Garrone, Dante Livio Bianco, Aldo Quaranta (Bianco, nell’occasione, fu sequestrato e percosso a sangue dai fascisti, nella sede del G.U.F.). Sempre alla Facoltà di giurisprudenza di Torino, alla cattedra di Diritto commerciale, nel 1943 sedeva il professore Paolo Greco, liberale amendoliano, che sarà fino a poco più di un mese dalla Liberazione il presidente di fatto del C.L.N. del Piemonte.

Toscana

A partire dal 1937, la Scuola Normale di Pisa e l'Università di Fi



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 166

Brano: [...]a famiglia nel

1956, dedicò in particolare il proprio impegno a ricostruire la storia e le maggiori vicende della Brigata “Majella”, affinché il coraggio e i meriti dei partigiani abruzzesi non venissero dimenticati.

D.Tr.

Trombadori, Antonello

N. a Roma il 10.6.1917; giornalista. Figlio di un pittore della borghesia romana, fin dagli anni del liceo si occupò di critica d’arte scrivendo sui giornali studenteschi. Dal 1937, membro del G.U.F. (v.), partecipò ai Littoriali fascisti, su posizioni critiche verso l’arte di regime. Si laureò in Lettere e, chiamato alle armi, fu mobilitato sul fronte greco, raggiungendo il grado di tenente. Nel 1941, rientrato a Roma, operò con un gruppo di giovani comunisti (Paolo Bufalini, Mario Leporatti, Romualdo Chiesa, ecc.), con i quali venne arrestato nel settembre 1941 sotto l’accusa di aver stampato « etichette e stelle filanti con frasi offensive per Mussolini e Hitler ». Prosciolti tutti in istruttoria, Trom

badori con alcuni altri membri del gruppo fu assegnato a 2 anni di confino.

Ri[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine G.U.F., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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