Brano: [...] scosse e mosse alla collaborazione coi partigiani e alla lotta contro i tedeschi i mezzadri toscani e le donne della nostra campagna.
Ma quella larga mobilitazione di popolo e la costituzione delle gloriose brigate «Lanciotto», «Caiani», «Sinigaglia», che resero possibile la liberazione di Firenze ad opera dei fiorentini stessi, non fu facile. La via della vittoria passò attraverso dolorose e sanguinose esperienze. Il primo importante colpo dei G.A.P. fiorentini fu quello che portò all'uccisione del capitano Gobbi, comandante del Distretto militare di Firenze, che aveva messo in atto minacce e rappresaglie contro i giovani renitenti alla leva, dicembre del 1943, i G.A.P. fiorentini lo freddarono, grazie ad un piano magistralmente attuato. A questo giusto castigo, Manganiello e Carità risposero con il massacro di cinque antifascisti giä detenuti al carcere delle Murate. Secondo il metodo che sarà poi applicato in tutta la storia della Resistenza, i repubblichini fascisti fucilarono all'alba del 2 dicembre alle Cascine Luigi Pugi, Armando Gualtieri, Orlando Storai, Oreste Ristori, Gino Manetti. La città fu scossa in tutte le sue viscere: fu il primo assassinio in massa attuato a scopo di rappresaglia e d'intimidazione, ma il massacro anzichè sgomentare i patrio[...]
[...]do che sarà poi applicato in tutta la storia della Resistenza, i repubblichini fascisti fucilarono all'alba del 2 dicembre alle Cascine Luigi Pugi, Armando Gualtieri, Orlando Storai, Oreste Ristori, Gino Manetti. La città fu scossa in tutte le sue viscere: fu il primo assassinio in massa attuato a scopo di rappresaglia e d'intimidazione, ma il massacro anzichè sgomentare i patrioti suscitò nuovo sdegno e nuovi propositi di lotta. Il 15 gennaio i G.A.P. fiorentini organizzarono un altro colpo contro i fascisti: ben sette bombe furono fatte scoppiare contemporaneamente in punti diversi nei centri strategici del nemico, di cui una nell'interno della federazione fascista.
Anche lo sciopero politicorivendicativo, proclamato ed attuato in tutta Italia del Nord per ottenere l'aumento dei salari e delle razioni alimentari e la fine della guerra, ebbe a Firenze e in Toscana una estensione imprevista, sostenuto come fu dalle azioni dei G.A.P. Il Comitato d'agitazione, diretto da Mario Fabiani, Alfredo Mazzoni e Leo Negro, aveva preparato lo sciopero [...]
[...] colpo contro i fascisti: ben sette bombe furono fatte scoppiare contemporaneamente in punti diversi nei centri strategici del nemico, di cui una nell'interno della federazione fascista.
Anche lo sciopero politicorivendicativo, proclamato ed attuato in tutta Italia del Nord per ottenere l'aumento dei salari e delle razioni alimentari e la fine della guerra, ebbe a Firenze e in Toscana una estensione imprevista, sostenuto come fu dalle azioni dei G.A.P. Il Comitato d'agitazione, diretto da Mario Fabiani, Alfredo Mazzoni e Leo Negro, aveva preparato lo sciopero in tutti i particolari attraverso un profondo lavoro fra i lavoratori della Galileo, della Pignone, dei Tabacchi, del Gas, dell'Arrigoni, della Ginori, della Superpìla, della Cipriani e Baccani, del Vallecchi a Empoli e a Prato. Le tabacchine gettarono manifestini in faccia al capo della Provincia Manganiello che era andato a tentare di dissuaderle. Quasi ovunque i lavoratori ottennero miglioramenti economici e promesse di cessazione della guerra. Incapaci di contenere l'odio popolare [...]
[...]a si levi alta e potente perché gli assassini non ripetano altri massacri. Giovani fiorentini, nessun compromesso coi sanguinari fascisti» scriveva l'Azione Comunista il 24 marzo. E le azioni si moltiplicarono con maggiore audacia e con più esperienza. Il 15 aprile fu giustiziato
Giovanni Gentile, il filosofo che aveva avallato con la sua autorità le azioni, della repubblica di Salò. Il 29 aprile il console della milizia Ingarano fu freddato dai G.A.P. all'uscita dell'albergo mentre si dirigeva verso un'auto che l'attendeva: due gappisti portarono a compimento l'impresa uccidendo anche un maresciallo della milizia e il milite autista che tentava di opporsi, mentre cinque elementi di copertura provocarono lo scompiglio fra i fascisti che erano corsi in aiuto facendo scoppiare una bomba sotto l'auto.
Più vasta estensione aveva assunto la lotta partigiana sui monti dell'Appennino toscoemiliano. Oramai non si trattava più di piccoli scontri e colpi di mano, ma di vere e cruente battaglie. Lanciotto Ballerini, Faliero Pucci, Alessandro Sinigaglia erano caduti combattendo nei primi scontri (anche Gino Menconi che aveva svolto [...]
[...]i», «Lanciotto» e «Sinigaglia», i quali catturarono 120 quintali di zucchero, armi e prigionieri. Il combattimento, che si svolse accanito per tutto il giorno con azioni frontali e di aggiramento, si concluse con cinque morti civili e con l'incendio del paese ad opera dei tedeschi, con poche perdite partigiane e con la morte di 65 tedeschi.
Ma gli episodi di lotta armata non si possono più contare: è tutto un fiorire d'iniziative partigiane, dei G.A.P. e delle S.A.P. che estendono la loro opera con cento e cento piccole azioni di disturbo in città, sostenute da sempre più larghe masse. Oramai tutto il popolo, tutti gli operai entravano nella lotta, incitati all'unità anche dalle proposte di Togliatti per un governo nazionale. L'Azione Comunista usciva più frequentemente, così l'Unità e il Combattente. Si facevano bollettini straordinari per dare notizie delle numerose azioni militari.
Sui grandi fronti di guerra le armate delle Nazioni Unite avanzano; l'Esercito rosso si avvicina alla Germania, gli alleati sbarcano a sud di Roma, il 4 giugn[...]
[...]onti circostanti erano scese nei dintorni più prossimi di Firenze con una rapida marcia di avvicinamento: la «Lanciotto» e la «Sinigaglia» dal Pratomagno e dal San Michele scesero alle pendici dell'Incontro a sud di Firenze, per attaccare alle spalle i tedeschi, mentre la «Caiani» e la «Fanciullacci» erano scese dal monte Morello e dal monte Giovi a Fiesole, a Settignano e a Cercina per prendere tra due fuochi i tedeschi in ritirata.
I colpi dei G.A.P. in città avevano causato serie perdite ai fascisti; Bernasconi, Nocentini, Manganello e Carità non si sentivano più sicuri perché i patrioti li attaccavano nelle loro stesse tane. Le squadre di azione si moltiplicavano per la partecipazione alla lotta di larghe masse di popolo: comunicazioni interrotte, sentinelle sui ponti dell'Arno colpite, automezzi distrutti o sequestrati, ingenti quantità di macchine e materiale delle fabbriche sottratto alla distruzione dei tedeschi. Gli operai della Galileo, della Pignone, e di tante altre fabbriche incrociavano le braccia e si preparavano ad assumere [...]
[...]te dei partigiani fiorentini era caduto.
Il giorno dopo ripassai l'Arno attraverso la stessa galleria. In via Condotta sedeva in permanenza il C.T.L.N. di cui erano membri: Enriques Agnoletti del P.d'A., Aldobrando Medici Tornaquinci liberale, l'avv. Mario Martini democristiano, Foscolo Lombardi e Dall'Oppio socialisti, Giuseppe Rossi e Giulio Montelatici comunisti. A tutti feci una relazione sulla situazione.
Anche Luigi Gaiani, che comandava i G.A.P. fiorentini, informò il C.T.L.N. sulle ultime azioni armate.
La mattina dell'11 il C.T.L.N. fece suonare la Martinella del Bargello per dare il segnale dell'attacco generale. Le squadre d'azione uscirono nelle vie, della zona ancora occupata dai tedeschi, i partigiani di Potente passarono l'Arno in forze. Era l'ora di riscattare tutti i delitti del fascismo che per venti anni aveva tolto la libertà, sfruttato il popolo, venduto il Paese allo straniero! I partigiani della divisione «potente » (così ora si chiamava in onore del comandante caduto) e le brigate «Matteotti» e «Giustizia e libertà» [...]