Brano: [...]o di spirito (senza che l'autore neppure si renda conto di come esso nasca) può esprimersi un impulso aggressivo, o anche lascivo, che non sarebbe altrimenti tollerato nelle comuni relazioni fra le persone cosiddette civili e bene educate.
Teoreticamente questi rapporti dinamici sono molto interessanti, perché possono essere messi a confronto con i processi del sogno e con quelli della formazione dei sintomi nevrotici.
Freud aveva comunicato a Fliess nel settembre del 1899 (quando la Traumdeutung era già in stampa) che si accingeva a raccogliere una collezione di quelle che vengono indicate come « storielle ebree »: le quali avrebbero dovuto servirgli come materiale dimostrativo per quest'opera sul Witz. E cosi fece effettivamente. Gli esempi utilizzati nel libro sono in gran parte presi da storielle ebree (per lo piú originariamente in yiddisch, o comunque circolanti fra gli ebrei aschenaziti dell'Europa centrale) in parte da racconti di Heine, che (nonostante il battesimo) rimase sempre per mentalità, spirito e genialità, un ebreo tipic[...]
[...]ma, malgrado l'intenso desiderio che ne aveva, fobia durata diversi anni, e che si inquadrava in una piú ampia fobia per i viaggi in genere, ha tutt'altra origine. Quando si leggono i sogni effettuati da Freud (prima di riuscire ad arrivare a Roma) sulla stessa città di Roma, e si tenga conto che il viaggio a Roma finalmente compiuto nel 1901 coincise con la fine dell'autoanalisi (almeno di quella condotta sistematicamente), e con il distacco da Fliess, è facile comprendere come Roma abbia rappresentato l'alma Mater, il simbolo della madre stessa; e come l'ambivalenza costituita dal desiderio di conoscere e visitare Roma (di cui egli possedeva una carta topografica, che consultava per ore intere, a casa sua a Vienna, in modo ossessivo, cosí come un uomo può contemplare il ritratto, o rileggere le lettere della donna amata) senza riuscire a raggiungerla, fosse determinata dal suo complesso edipico.
696 VARIETÀ E DOCUMENTI
Solo alla fine della propria autoanalisi la fobia scompare. Allora Freud (come racconta nell'ultima lettera a Fliess de[...]
[...]io di conoscere e visitare Roma (di cui egli possedeva una carta topografica, che consultava per ore intere, a casa sua a Vienna, in modo ossessivo, cosí come un uomo può contemplare il ritratto, o rileggere le lettere della donna amata) senza riuscire a raggiungerla, fosse determinata dal suo complesso edipico.
696 VARIETÀ E DOCUMENTI
Solo alla fine della propria autoanalisi la fobia scompare. Allora Freud (come racconta nell'ultima lettera a Fliess del 1902) poté contemporaneamente arrivare a Roma, e brigare a Vienna, per ottenere il titolo di Professore universitario, liberandosi dagli scrupoli di coscienza che lo avevano precedentemente ostacolato. Insieme egli riuscí a sciogliersi dal legame quasi omosessuale e di tipo transferenzialeanalitico con lo stesso Fliess: pervenendo in tal modo alla propria piena autonomia e indipendenza scientifica.
Tracce per convalidare questa interpretazione si ritrovano in un tardo scritto di Freud: una lettera dedicata a Romain Rolland del 1936.
Non Roma soltanto lo turbava, ma anche Atene con la sua Acropoli: ancora una madre per un uomo imbevuto di cultura classica, quale egli era. Qui ovviamente non poteva trattarsi di una assurda tentazione di gettarsi fra le braccia della Chiesa cattolica romana. Freud raccontò a Romain Rolland (e il nome richiama ancora una volta Roma) di aver subito un fenomeno di derealizzazio[...]