Brano: [...] ipotetica inchiesta. La figura umana ha ristretto e concentrato i propri confini, perdendo molti dei suoi contenuti tradizionali. Ha, soprattutto, perduto in realtà.
Supponiamo per un momento che il nostro fantoccio umano sia davvero il rappresentante simbolico dei tempi moderni. E una ipotesi come un'altra. Immaginiamolo a confronto con i personaggi e le figure storiche che può incontrare nei romanzi di Balzac, di Dostojevskij, di Dickens, di Flaubert, o nelle memorie di Retz e di SaintSimon. Ne avrà senza dubbio un'impressione di vitalità quasi intollerabile, come se quella gente avesse badato in primo luogo ad una autoesibizione istrionica e cafonesca. Quei volti pletorici, sanguigni, quelle ambizioni sfrenate, cupe ed abbiette, quei sentimenti falsamente sublimi lo immergeranno in una atmosfera di incubo. Sarà certo la sua diminuita e impoverita umanità a non tollerare quelle eroiche dismisure. Ma sul nostro immaginario uomo moderno non vorrei incrudelire. Come non accorgersi, alla fine, quanto poetici possano essere anche i nostri civi[...]
[...] Balzac e a Dostojevskij.
Non vorrei indulgere a dei dubbii giochi di prestigio, tirando fuori di nascosto, sotto il logoro e banale mantello dell'« uomo moderno », i nobili fantasmi di Virgilio e di Racine. E tantomeno vorrei ripetere una nuova e noiosa professione di classicismo. Sarebbe del resto una inutile resurrezione, perché il classicismo moderno — se questa parola ha ancora un significato — esiste già ed è ben vivo, sotto le insegne di Flaubert e di Cechov. Non é davvero il caso di riscoprire la « attualità » della Education sentimentale o de Il duello. O di ricordare che non esiste, nella narrativa moderna, una tradizione più completa e conseguente di questa, che si svolge con la fedeltà e la perfezione di un teorema, quasi dovesse assumere una funzione di simbolo, pressapoco come la pittura filava imperterrita la sua parte, necessaria fino allo spavento, da Cézanne a Mondrian.
In quel simbolo concentrato del mondo moderno che é la Francia dopo il 1848, quale é riflessa nella Education sentimentale, la.
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forza vi[...]
[...] é quella privata, media, le vicende sono le vicende qualsiasi di un qualunque Frédéric Moreau; e gli individui dimenticano di possedere un carattere, si riducono ad una pura possibilità esistenziale, fino a subire finemente e teneramente la vita. Il sentimento è un indefinito, un infini de passions, al quale pochi oggetti quotidiani, alcune azioni insignificanti alludono, senza poterlo mai precisare. In Italia come in Francia, questa tradizione flaubertiana continua ancor oggi la sua nobile e proba esistenza. In Italia abbiamo avuto Bilenchi e Cassola. Sono certo scrittori degni e ben vivi. Ma codesta linea narrativa, quando rimanga del tutto fedele a se stessa, assolutamente e fanaticamente pura, rappresenta il filone di minor resistenza della narrativa moderna. Vive ormai alle proprie spalle, di abbandoni successivi, esaurendosi e consumandosi a poco a poco, senza tentare nuove verità psicologiche. Si parlava di nuances; ma qui tutta la vita rischia di diventare una sola ombra, un indefinibile alone, prima ancora di venir approfondita ed a[...]
[...] della verità sembra stabilito per sempre. Si rinuncia a qualsiasi sperimentazione psicologica. Non so come questa impoverita, pura e monotona linea musicale possa riuscire ad esprimere qualcuno, come l'uomo moderno, di cui in fondo ignoriamo quasi ogni cosa.
Un filo sottile continua a legare, malgrado tutto, la prosa astratta e ragionieresca dell'ingegnere agronomo Alain RobbeGrillet a quella, ancora poetica e segretamente sontuosa, di Gustave Flaubert. Ma il regno degli oggetti si è trasformato, in un secolo, in quello dell'assenza. I sentimenti, che Flaubert nascondeva e realizzava liricamente negli oggetti, si sono lasciati ormai completamente assorbire e risucchiare, e sono scomparsi del tutto. Hanno abbandonato, al loro posto, un enorme vuoto, una muta ossessione visiva; o corrodono appena le cose, scrostano la vernice di un muro, allungano un'ombra fredda sulle pareti. Nemmeno le cose esistono piú. Soltanto la loro astratta impronta geometrica, o la loro ombra, continua ad incidersi nello spazio, come la macchia irregolare che segna per sempre, sulla parete, l'impronta del grosso millepiedi schiacciato dal tovagliolo di Frank. Non si é molto [...]