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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 196

Brano: Occupazione delle fabbriche

presentate dal segretario della F.I.O.M., il socialista Bruno Buozzi.

Dall’ostruzionismo all’occupazione

Al congresso della F.I.O.M. apertosi a Genova il 20.5.1920, Buozzi aveva sostenuto la necessità di una vertenza che imponesse l’adeguamento dei salari all’aumento del costo della vita e, in tal senso, era stato redatto un « memoriale » rivendicativo. Le richieste della F.I.O.M. riguardavano essenzialmente la fissazione dei minimi di paga per categoria e la conversione della indennità di carovita, ma i dirigenti della Associazione degli industriali metalmeccanici [A.M.M.A.), che avevano iniziato i colloqui solo perché costretti daH'ostruzionismo operaio avviato il 24 luglio, continuarono a opporre una linea di intransigenza, adducendo le difficoltà economiche generali. Il 13 agosto, quando essi dichiararono inutile la prosecuzione degli incontri, Buozzi convocò a Milano, per il 16 agosto, un congresso straordinario della F.I.O.M.. Costituito un Comitato d’agitazione [...]

[...]nità di carovita, ma i dirigenti della Associazione degli industriali metalmeccanici [A.M.M.A.), che avevano iniziato i colloqui solo perché costretti daH'ostruzionismo operaio avviato il 24 luglio, continuarono a opporre una linea di intransigenza, adducendo le difficoltà economiche generali. Il 13 agosto, quando essi dichiararono inutile la prosecuzione degli incontri, Buozzi convocò a Milano, per il 16 agosto, un congresso straordinario della F.I.O.M.. Costituito un Comitato d’agitazione con i delegati della C.G.L. e del P.S.I., il 18 agosto questo deliberò l’estensione dell’ostruzionismo, ossia ordinò agli operai di rallentare al massimo il ritmo delle lavorazioni. Di fronte a tale misura che danneggiava enormemente la produzione, gli industriali risposero il 30 agosto con la serrata dell7\//a Romeo di Milano. Il giorno stesso il Comitato d'agitazione esortò gli operai di tutti gli stabilimenti metallurgici milanesi a occupare le rispettive fabbriche. Raccolto daN’intera base, l'appello della F.I.O.M. portò in pochi giorni al rapido espan[...]

[...]berò l’estensione dell’ostruzionismo, ossia ordinò agli operai di rallentare al massimo il ritmo delle lavorazioni. Di fronte a tale misura che danneggiava enormemente la produzione, gli industriali risposero il 30 agosto con la serrata dell7\//a Romeo di Milano. Il giorno stesso il Comitato d'agitazione esortò gli operai di tutti gli stabilimenti metallurgici milanesi a occupare le rispettive fabbriche. Raccolto daN’intera base, l'appello della F.I.O.M. portò in pochi giorni al rapido espandersi delle occupazioni in tutti i centri industriali della Penisola. Questa eccezionale mobilitazione trasformava di fatto la vertenza economica in prova di forza politica.

In una mozione concordata il 5 settembre tra la Direzione del P.S.I. e il Consiglio direttivo della C.G.L. si prefigurava addirittura la possibilità di sviluppi rivoluzionari: « Qualora per l'ostinazione padronale, o per la violazione della neutralità da parte del governo, non si giungesse sollecitamente ad una soddisfacente soluzione del conflitto, il Convegno esprime il parere che[...]

[...]grande incertezza regna ancora sull’avvenire di questa repubblica proletaria, dato che le forze avversarie non si rivelano e non lasciano comprendere le loro reali intenzioni, la constatazione che queste "repubbliche" vivono ha una portata e un valore storico smisurato ».

Bene orientate dalla linea dell'« Ordine Nuovo », le maestranze torinesi si impegnarono al massimo nel complesso esperimento di autogestione, seguito alla decisione della

F.I.O.M. di non interrompere la produzione nelle fabbriche occupate. Nella assemblea convocata alla Fiat Centro, divenuta elemento propulsore dell’intera organizzazione operaia torinese, i commissari di reparto illustrarono le disposizioni di massima che dovevano sovraintendere al nuovo rapporto instauratosi in fabbrica. E a quel modello si rifecero gli altri stabilimenti.

Il comunicato emesso il 2 settembre dalla Fiat Centro dava agli operai questa parola d’ordine: « Dimostrate che anche privi della direzione padronale sapete disimpegnarvi nel funzionamento accurato del l’officina ».

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 402

Brano: [...] tedeschi a La Storta (Roma) il 4.6.1944. Costretto à lasciare la scuola dopo le elementari, divenne meccanico aggiustatore, poi operaio specializzato; si trasferì a Milano e trovò lavoro prima alle Officine Marelli, in seguito alla Bianchi. Nel 1905 aderì al sindacato operai metallurgici e al Partito socialista, militando nella frazione riformista di Turati. Membro del Comitato centrale del partito nel

1910, nel 1911 divenne segretario della F.I.O.M.. Diresse con grande abilità i più grandi scioperi dei metallurgici italiani, da quelli del 191014 sino a quelli del primo dopoguerra, culminati con l’occupazione delle fabbriche (v.).

Alla vigilia della prima guerra mondiale sostenne il neutralismo, pur non celando le sue simpatie per la Triplice Intesa. Pur approvando la posizione del Partito socialista (« né aderire né sabotare»), accettò di rappresentare la F.I.O.M. nel « Comitato di mobilitazione industriale », che doveva curare il buon andamento della produzione bellica, evitare gli scioperi e mantenere disciplinati gli operai; di fatto, non potendo fare nulla in difesa degli interessi dei lavoratori, la F.I.O.M. vi esplicava soltanto opera di collaborazione di classe e in definitiva in favore della guerra. Nondimeno la

F.I.O.M. aderì ai convegni di Zimmerwald e di Kiental, dando un certo contributo alla diffusione delle mozioni invocanti la pace. Nel corso della rivolta degli operai torinesi dell’agosto 1917, Buozzi fu tra coloro che cercarono di contenerla e farla terminare al più presto. Fu ugualmente denunciato per « tradimento e istigazione alla rivolta », ma poi venne assolto per insufficienza di prove. Dopo la disfatta di Caporetto (v.) e la costituzione d*

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 466

Brano: [...]o all’organizzazione del movimento operaio alla Galileo, compare in una corrispondenza del 31.12.1892 su « La lotta di classe», giornale socialista di Milano; l’articolo denunciava il licenziamento con cui il direttore Gol farei li aveva colpito un gruppo di operai socialisti che avevano cercato di costituire una Lega di categoria.

Dopo il Congresso di Livorno del 1618.6.1901, nel quale si costituì la Federazione Italiana Operai Metallurgici (F.I.O.M.), era stata fondata

anche a Firenze una sezione sindacale della categoria. Nell’agostosettembre 1902, quando i lavoratori metallurgici fiorentini scioperarono compatti contro i soprusi padronali della Fonderia Pignone, anche gli operai della Galileo parteciparono all’agitazione. Uguale volontà di lotta essi mostrarono durante lo sciopero generale del 1904.

Erano le prime lotte, per il miglioramento delle condizioni di lavoro, che erano assai dure per i bassi salari e la lunghezza della giornata lavorativa; il movimento sindacale e l’organizzazione del Partito socialista avevano appena i[...]

[...] Officine Galileo — scrivono G. Procacci e G. Ri ridi — divenivano così un centro su cui gravitava l’attenzione di tutta la cittadinanza. Ne è prova il fatto che la larghezza e la facilità delle assunzioni fatte nel corso della guerra, trovarono nella vena umoristica popolare un commento che ci è stato riferito da un lavoratore: ” Se giri per Firenze — non trovi un babbeo — se l'è beccati tutti — l’Officina Galileo ”

Gli iscritti alla sezione F.I.O.M. di Firenze salirono da 615 a 1.662.

Nel 1917 il Consiglio direttivo della sezione metallurgici aveva tra i suoi membri 4 operai della Galileo: Arturo Chiari, Vasco Cesari, Guido Voller, Carlo Chierici.

Tra il 1917 e il 1918, aN’interno delle officine, si susseguirono gli scioperi per l’aumento salariale. Nel marzo 1918 l’operaio Guarducci fu inviato al fronte per aver partecipa1 to a tali agitazioni.

Verso la fine del 1918 scesero in sciopero anche i « ragazzi » della Galileo; tra i promotori della lotta vi era il giovane Renato Bitossi (v.). Alla fine del conflitto la Galileo si tro[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 491

Brano: [...]Camera del lavoro di Monza (v.), aderirono la lega dei “nastrai” e quella dei “carpentieri e modellisti in legno”; ma già a partire dallo sciopero generale del 1904 i lavoratori sestesi avevano partecipato alle grandi battaglie sindacali delle rispettive categorie, e le loro leghe avevano via via perduto gli iniziali caratteri corporativi e aziendalistici. Protagonista maggiore di queste battaglie era la Federazione italiana operai metallurgici (F.I.O.M.), ma il binomio professionalitàsindacalizzazione volgeva l'esito delle lotte prevalentemente in favore delle fasce più professionalizzate, costitui

te dalle élites delle acciaierie e della laminazione, dagli operai specializzati dei settori elettromeccanico, meccanico fine e del materiale mobile ferroviario. Questa egemonia venne rotta fra il 1912 e il 1913 dalril.S.I. che, forte specie alla Breda, organizzava gruppi consistenti di lavoratori anarchici, repubblicani e socialisti rivoluzionari su posizioni classiste più avanzate.

Banco di prova deH'U.S.I. fu lo sciopero generale dell’ago[...]

[...]ermanenti”. Il presidente del Consiglio Giovanni Giolitti sollecitò gii industriali a non cedere e si giunse al “lodo arbitrale” affidato all’industriale milanese ingegnere Salmoiraghi. Il “lodo” riuscì addirittura a dimostrare che, alla Breda, le paghe erano troppo alte e che gli operai dovevano restituirne una parte per uniformarsi a quanto statuito contrattualmente. Questa sconfitta segnò a Sesto il declino deH’U.S.I. e la lenta ripresa della F.I.O.M..

In campo cattolico la realtà della grande fabbrica stentava a essere compresa. Tuttavia l'opera di Achille Grandi, a quel tempo dirigente della Lega del Lavoro di Monza, rendeva i “bianchi” maggioritari in alcuni settori con forte presenza di mano d’opera femminile (nastrifici, industrie alimentari e soffierie).

Prima guerra mondiale

Con l’“interventismo” nel conflitto mondiale e le “radiose giornate” del maggio 1915 si ricomposero le alleanze politiche nate a sostegno deM’avventura libica: le “estreme”, i partiti “borghesi”, le associazioni del ceto medio e gli agenti degli industr[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 477

Brano: [...]conferenza di Imola (v.) che precedette il Congresso socialista di Livorno e, nel 1921, entrò nella Federazione giovanile comunista, membro del direttivo delle Guardie Rosse.

Nel 1924, dopo il servizio militare, riprese l’attività politica e sindacale. Licenziato dal lavoro perché antifascista, fu costretto a lasciare la città. Dal 1924 al 1928 lavorò ad Aosta nello stabilimento siderurgico CogneGhirot (dove fu l’organizzatore sindacale della F.I.O.M.) poi alla Fiat Lingotto di Torino (dove entrò a far parte del Comitato direttivo del P.C. d’I.). Ai primi del gennaio 1928 fu inviato a Basilea (v.) a rappresentare l’organizzazio

ne clandestina della Fiat alla II Conferenza del partito.

Arrestato a Torino il 5.5.1928 e confinato dal 23 novembre per 2 anni a Ponza, ma poi prosciolto anticipatamente (5.2.1930) per amnistia, rientrò a Imola. Qui riprese la lotta come segretario locale del partito, ma nel novembre fu nuovamente arrestato con altri 89 imolesi e deferito al Tribunale speciale che, il 16.5.1931, lo condannò a 5 anni di carcer[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 365

Brano: [...]retario della Camera del lavoro di Catania, in polemica contro il movimento riformista facente capo a Giuseppe De Felice Giuffrida. Collaborò alla stampa socialista e, con la sua compagna Maria Giudice, fu tra i più attivi propagandisti del P.S.I., direttore de L’Idea, un piccolo quotidiano fortemente impegnato contro il fascismo. Alla fine del 1920, dopo l’assassinio del noto dirigente sindacale Giovanni Orcel (v.), venne chiamato a dirigere la F.I.O.M. di Palermo.

Negli anni del regime venne considerato « fiero antifascista », attentamente sorvegliato dalla polizia e, dopo il suo trasferimento a Roma, fu anche arrestato per attività antifascista. Liberato nel 1943, dopo l’8 settembre prese parte alla Resistenza romana. Fu alla testa di un gruppo partigiano chiamato “Brigata Vespri”, collegata all’organizzazione militare socialista della Capitale (v. Matteotti, Brigata).

Dopo la Liberazione tornò a Catania dove, in rappresentanza del P.S.I., fu cosegretario della Camera del lavoro e direttore de II Riscatto. Nel 1947 aderì al P.S.L.I. [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 279

Brano: [...]dotto in carcere a Verona, da qui fu liberato grazie all'azione di un gruppo di gappisti veronesi il

14.7.1944 (v. Scalzi, Carcere degli). Designato a far parte della Direzione provvisoria del P.C.I. per l’Alta Italia, il 25.5.1945 fu nominato dal C.L.N. sindaco di Torino, carica che tenne fino al giugno 1946, allorché fu eletto alla Costituente. Ripresa l’attività sindacale, segretario della C.d.l. di Torino, fu poi segretario generale della F.I.O.M. e dal 1956, dopo la sconfitta da questo sindacato subita nelle elezioni alla Fiat, segretario dei metallurgici nella Federazione sindacale mondiale. Confermato membro della Direzione del P.C.I. dal V congresso, consultore nazionale, deputato all’Assemblea Costituente, senatore di diritto dal 1948, rieletto nel 1953, dal 1956 al 1959 fu anche presidente dell'I.N.C.A..

Morì in seguito a una flebite causata da una pallottola che lo aveva ferito durante l'evasione da Verona e che non gli era mai stata estratta.

Di temperamento burbero, talvolta aspro, Giovanni Roveda celava una coscienza on[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 826

Brano: [...]ti di polizia e carabinieri in circolazione, che cercavano d farsi largo tra la folla, venivano accerchiati e bloccati dagli insorti.

Alle 18 un grandioso comizio, al quale parteciparono 150.000 lavoratori, plaudì alla « lotta continua ». In scontri con gruppi di poliziotti che sparavano ad altezza d’uomo si ebbero una cinquantina di feriti e due morti. La prefettura chiese l’intervento dei dirigenti dell'A.N.P.I. e invitò il segretario della F.I.O.M. a calmare gli animi; ma da Roma giunse l’ordine del Ministero di resistere ad ogni costo e il prefetto Antonucci fu estromesso per telegrafo dal suo incarico per non aver mostrato « l’energia necessaria ». Subito dopo saltarono le comunicazioni: venne formalmente dichiarato il coprifuoco, ma nessuno era in grado di farlo rispettare e i dimostranti occuparono tutti i punti strategici della città.

Torino e Milano

A Torino la situazione non era meno grave: i dirigenti di una trentina di complessi aziendali, compreso l'amministratore delegato della Fiat Valletta, vennero praticamente seques[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 818

Brano: [...]torità del regime, per 4 anni rimase disoccupato. In seguito riuscì a essere riassunto presso le Officine Meccaniche e Fonderie (O.M.F.) del Gruppo Navalmeccanica (ex Miani e Silvestri), quando all’inizio del 1939 queste furono riaperte.

Dopo I’8.9.1943 partecipò come partigiano combattente alle Quattro giornate di Napoli (v.).

Dopo la liberazione della città si impegnò nella riorganizzazione del P.C.I. e dei sindacati. Fu segretario della F.I.O.M., poi della Camera del lavoro di Napoli nei primi anni del secondo dopoguerra. Fondò la Cooperativa della Navalmeccanica e diresse la grande lotta dell’O.M.F. che, dopo un assedio da parte della polizia durato 10 giorni, si concluse con la vittoria dei lavoratori.

Fino al termine della sua vita fu un attivo e influente militante della classe operaia.

G.Rip.

Quaglierini, Dante

N. a Livorno l'1.12.1896, m. a Levanto (La Spezia) il 14.6.1974; impiegato, fratello di Ettore (v.). Diplomato ragioniere, nel dicembre 1916 fu chiamato alle armi e nell’aprile 1917 inviato in Macedonia con i [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 486

Brano: [...] di mano d’opera. Nel concordato fu previsto anche un nuovo istituto, quel

lo del « fiduciario d’azienda », fatto che attirò fra l’altro l’attenzione delì'OrdJne Nuovo, il noto settimanale torinese diretto da Antonio Gramsci.

L’occupazione delle fabbriche

Di lì a pochi mesi lo scontro di classe si spostò nei grandi centri urbani. In maggio prese avvio l’agitazione dei metallurgici e, di fronte aH’intransigenza padronale, il 16 agosto la F.I.O.M. decise di attuare l’ostruzionismo, forma di lotta per la quale gli operai dovevano lavorare al minimo e ridurre quanto più possibile la produzione. II 30 agosto, quando a Milano, con la serrata deWAlfa Romeo, 2.000 operai trovarono i cancelli della fabbrica chiusi, la situazione precipitò in tutta Italia.

Anche a Pavia ebbe così inizio I' occupazione delle fabbriche (v.).

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successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine F.I.O.M., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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