Brano: Movimento sociale italiano
Movimento sociale italiano
Partito neofascista fondato a Roma il 26.12.1946 per iniziativa di Giorgio Al mirante (v.) e Roberto Mieville (già fondatori nell’immediato dopoguerra dei Fasci d’azione rivoluzionaria o F.A.R.), Arturo Michelini (v.), Pino Romualdi, Giorgio Pini e altri esponenti della repubblica di Salò. Successivamente si affiancarono al M.S.I. alcuni noti personaggi del fascismo, scampati alla giustizia popolare grazie a indebite assoluzioni e a prodighe amnistie, come Rodolfo Graziani, Valerio Borghese, Cesare Maria De Vecchi, Giuseppe Bottai, Julius Evola ecc. (si vedano le rispettive voci).
Prima segreteria Almirante
Giorgio Almirante fu il primo segretario nazionale del M.S.I., la cui presidenza fu affidata a Valerio Borghese. L’AImirante orientò subito il movimento in senso aggressivo[...]
[...]e rispettive voci).
Prima segreteria Almirante
Giorgio Almirante fu il primo segretario nazionale del M.S.I., la cui presidenza fu affidata a Valerio Borghese. L’AImirante orientò subito il movimento in senso aggressivo, esortando i suoi alla violenza in primo luogo contro i comunisti. Grazie all’aiuto finanziario di alcuni industriali il M.S.I. riuscì a organizzarsi rapidamente in tutta Italia e, nel volgere di un paio di anni, potè anche far uscire due quotidiani [« Ora d’Italia » e « Ordine Sociale»), nonché numerosi periodici (tra cui « Asso di Bastoni », «■ Rivolta Ideale », « Lotta Politica », «■ Brancaleone », « / Vespri Siciliani », « Fan fui la »).
Nel clima di isteria anticomunista instaurato dalla Democrazia Cristiana con l'inizio della guerra fredda, il M.S.I. potè costituirsi una prima base di massa, ma le sue violenze di piazza gli alienarono una parte dellopinione pubblica di estrema destra sicché, alle elezioni del 18.4.1948, il partito ottenne solo 525.408 voti, entrando in Parlamento con 6 deputati e 1 senatore[...]
[...]rivanti da rivalità personali mascherate da considerazioni di ordine tattico. Al IV Congresso del partito, svoltosi nel 1954 a Viareggio, De Marsanich fu costretto a cedere la segreteria del M.S.I. ad Arturo Michelini. Questi, ancora più possibilista del suo predecessore, mirava al pieno inserimento del M.S.I. nel regime parlamentare, ma venne subito attaccato come « pantofolaio » dalle frange missine più estremiste, ossia dagli ex militanti dei F.A.R. e dai veterani della repubblica di Salò. Si formò così una frazione « intransigente » che, capeggiata da Giorgio Almirante, reagì violentemente a ogni tentativo fatto da Michelini per attenuarne la persistente aggressività.
Nel 1956 il « Secolo d'Italia » sposò le tesi di Almirante e si schierò contro Michelini. Nel 1957 l’organizzazione Ordine Nuovo, che lo stesso Michelini aveva fondato come « centro di studio », si staccò dal partito e si trasformò in una base di squadristi.
Nelle elezioni del maggio 1958 (che videro tra l’altro il tracollo dei monarchici) si registrò un arretramento[...]
[...]al partito e si trasformò in una base di squadristi.
Nelle elezioni del maggio 1958 (che videro tra l’altro il tracollo dei monarchici) si registrò un arretramento delle posizioni neofasciste e il M.S.I. scese a 1.400.000 voti. Allora Michelini accentuò ulteriormente la sua manovra legalitaria e stabilì accordi con la Democrazia Cristiana, fino a inserirsi di fatto nell’area governativa: nel marzo 1960 il voto missino risultò determinante per far passare il governo monocolore democristiano di Fernando Tambroni e, con quel voto, vennero concretamente gettate le basi per un possibile governo di centrodestra.
Poche settimane dopo, ringalluzziti e fiduciosi di poter fare pieno affidamento sul governo che essi stessi avevano contribuito a eleggere, i missini convocarono un congresso nazionale del partito a Genova, città Medaglia d’oro della Resistenza, annunciando per di più l'intenzione di affidarne la presidenza all'ex prefetto repubblichino Emanuele Carlo Basile (v.). Ne seguì, per moto spontaneo delle masse guidate dai capi della lotta partigiana, una imponente mobilitazione popolare che si estese subito a tutta l’Italia. Dopo la sanguinosa repressione ordinata da Tambroni ed eseguita dal ministro degli Interni Sceiba (12 lavoratori uccisi dalla polizia e[...]