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Il segmento testuale F.A. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 562

Brano: Cinema e Resistenza

Da « Le quattro giornate di Napoli » (Loy)

Nuit et brouillard (Notte e nebSfa), Argos e Como Film, 1955, regista Alain fìesnais; Un condamné à mort s'est échappé (Un condannato a morte è fuggito), 1956, regista Robert Bresson.

Gran Bretagna: Pimpernel Smith (La primula Smith), 1941, regista Leslie Howard; Now it can be told (Ora può essere raccontato), R.A.F. Film Unit, 1946, regista Com. E. Baird; Against thè wind (Contro il vento), Ealing Studìos, 1948, regista Charles Crighton; The avengers (La rivincita), Paul SoskinParamount, 1948, regista Harold French; Odette (Odette, agente segreto), WilcoxNeaglelmperadio Pictures, 1950, regista Herbert Wilcox; Carve her nam[...]

[...]o il vento), Ealing Studìos, 1948, regista Charles Crighton; The avengers (La rivincita), Paul SoskinParamount, 1948, regista Harold French; Odette (Odette, agente segreto), WilcoxNeaglelmperadio Pictures, 1950, regista Herbert Wilcox; Carve her name with pride (Scuola di spie), Rank, 1958, regista Lewis Gilbert; Calling Mr. Smith (Chiamate mister Smith), 1941, registi Stephan e Frangois Themerson; One of our aircraft is missing (Un aereo non ha fatto ritorno), 1942, registi Powell e Pressburger; The Colditz story (La storia di Colditz), 1955, regista Guy Hamilton; The wooden horse (Campo 111), regista Jack Lee.

Italia: Giorni di gloria, A.N.P.I., 1944, regista Mario Serandrei in collaborazione con r

G. De Santis, M. Pagliero, L. Visconti; O’ sole mio, Rinascimento film, 1954, regista Giacomo Gentilomo; Roma, città aperta, Excelsa film, 1945, regista Roberto Rossellini; Due lettere anonime, Carlo Ponti per La Lux Film, 1945, regista Mario Camerini; Un giorno nella vita, Orbis Film, 1945, regista Alessandro Blasetti; Il sole sorge [...]

[...]. Visconti; O’ sole mio, Rinascimento film, 1954, regista Giacomo Gentilomo; Roma, città aperta, Excelsa film, 1945, regista Roberto Rossellini; Due lettere anonime, Carlo Ponti per La Lux Film, 1945, regista Mario Camerini; Un giorno nella vita, Orbis Film, 1945, regista Alessandro Blasetti; Il sole sorge ancora, A.N.P.I., 1946, regista Aldo Vergano; Il corriere di ferro, International Company, 1946, regista Francesco Zavatta; Paisà, O.F.I. con fa collaborazione del Foreign Film Production, 1946, regista Roberto Rossellini; Pian delle stelle, Corpo Volontari della Libertà,

1946, regista Giorgio Ferroni; Davanti a lui tremava tutta Roma, Excel sa film, 1946, regista Carmine Gallone; Anni difficili, Briguglio .Film, 1948, regista Luigi Zampa; Gli uomini sono nemici, P.A.O., 1948, registi Henry Calef e Ettore Giannini; Achtung banditi!, C.S.P.C., 1951, regista Carlo Lizzani; Cronache di poveri amanti, C.S.P.C., 1953, regista Carlo Lizzani; Gli sbandati, C.V.C. e Antonio PelIizzari, 1955, regista Francesco M asei li; Il generale Della R[...]

[...]v Nanovic; Dolina mira (La valle della pace), Triglav Film, 1956, regista France Stiglio; Ne okreci se sine! (Non voltarti figlio!), Jadran Film,

1956, registi Branko Bauer e Arsen Diklie; Opsada (L’assedio), Jadran Film, 1956, regista Branko Marjanovic; Veliki i mali (Grandi e piccoli), Avaia Film, 1956, regista Vladimir Pogacic; Pod sumnjon (All'ombra del sospetto), Bosna Film, 1956, regista Branko Belan; Potrage (È arrivato a Belgrado), Ava Film, 1956, regista Zorz Skrigin; Zie pare (Denaro malefico), Lovcen Film7 1956, regista Veli mi r Stojanovic; Tudia Zemlija (^erra straniera), Bosnia Film, 1957, regista Joze Gale.

Norvegia: Vi vii leve (Vogliamo vivere), 1945, registi Rolf Randall e Olav Dalgar; Kampen om tungtvannel eli (La battaglia dell'acqua pesante), Le TridentHero Film, 1947, regista Jean Dréville con la collaborazione di Titus Vibe Muller; Blodveien (Il sentiero insanguinato), Avaia FilmNorsk Film, 1955, registi Kore Bergstroem e Rados Novakovic.

Olanda: La canzone dei partigiani, regista Paul Schinten; Honger [...]

[...] Film, 1957, regista Joze Gale.

Norvegia: Vi vii leve (Vogliamo vivere), 1945, registi Rolf Randall e Olav Dalgar; Kampen om tungtvannel eli (La battaglia dell'acqua pesante), Le TridentHero Film, 1947, regista Jean Dréville con la collaborazione di Titus Vibe Muller; Blodveien (Il sentiero insanguinato), Avaia FilmNorsk Film, 1955, registi Kore Bergstroem e Rados Novakovic.

Olanda: La canzone dei partigiani, regista Paul Schinten; Honger (Fame), 194445, regista Rudi Hornecher; The dyke is closed (La diga è chiusa), Sveda Film, 1951, regista A. Koolhaas.

Polonia: Ostatni etap (L’ultima tappa), Film Polski, 1947, regista Wanda Jakubowska; Zelezné srdee (Cuori d'acciaio), Film Polski,

1947, regista Stani si aw Januszewski; Ulica graniezna (Fiamme su Varsavia), Film Polski, 1948, regista Aleksander Ford; Dom na pust kovin (La casa solitaria), Film Polski,

1948, regista Jan Rybkowski; Zakazane piosenki (Canzoni proibite)r Film Polski, 1949, regista Léonard BuczkoWski; Za wami pojda inni (Altri vi seguiranno), Film Polski, 194[...]

[...]zoni proibite)r Film Polski, 1949, regista Léonard BuczkoWski; Za wami pojda inni (Altri vi seguiranno), Film Polski, 1949, registi Antonio Bohdziewicz e Wami Podany; Die Grenzstrasse (Varsavia, città indomita), Film Polski, 1950, regista Jerzy Zaryòki; Warszawa (Varsavia), Film Polski, 1952, registi L. ff?rski, K. Malcuzynski e S. Jankowskiw; Pokolonie (Generazione), Film Polski,

1955, regista Andrzej Wajda; Cien (L’ombra), Wytwornia Fi.lmow Fabularneyeh we Wroclawia, 1956, regista Jerzy Kawalero

wicz; Godziny nadziei (L’ora della speranza), Film Polski, 1956, regista Jan Rybkowski; Pod jednyem niebem (Sotto lo stesso cielo), Film Polski, 1956, regista Kurt Weber; Kanal (I dannati di Varsavia), Film Polski, 1956, regista Andrzej Wajda.

Repubblica Democratica Tedesca: Die Mòrder sind unter uns (Gli assassini sono tra noi), D.E.F.A., 1946, regista Wolfgang Staudte; Affaire Blum (L’affare Blum), D.E.

F.A., 1947, regista Erich Engel; Rotation (La rotativa), D.EIF.A., 1949, regista Wolfgang Staudte; Stàrker als die Nacht (Più forte della notte), D.E.F.A., 1954, regista Statan Th. Dudow; Mich durstet (Ho sete),

D.E.F.A., 1956, regista Karl Paryla.

Repubblica Federale Tedesca: Canaris (Canaris), Fama F.A. Mainz, 1954, regista Alfred Weidenmann; Es geschah am 20 Juli (Accadde il 20 luglio), N.F., 1955, regista

G.W. Pabst; Der Teufels General (Il generale del diavolo), 1955, regista Helmut Kàutner; Der 20 Juli (Operazione Valchiria), CCCHerzog Film, 1955, regista Falk Harnack; Lang ist der Weg (Lunga è la strada), registi K.G. Kulbget e I. Becker; Ich weiss wofur ich lebe (So per chi vivo), 1955, regista^Paul Werhoeven.

Romania:^Mitrea Cocor, Prod. statalé romena, 1952, registi Mari età Sadova e Victor Ilio; I piccoli figli del trombettiere, Studio cinematografico ^di Bucarest, 1954, regista Dinu Negreon.

Spagna: Sin uniforme (Senza uniforme), Peninsular Film, Madrid, 1953, regista Ladislao Vajda.

Stati Uniti: Spanish earth (Terra di Spagna), Contemporary Historians Ine., 1937, regista Joris Ivens; Heart of Spain (Cuore di Spagna), Frontier Film[...]

[...] Lubitsch; The north star (Fuoco a Oriente), Film Classics, 1943, regista Lewis Milestone; Edge of Darkness (La bandiera sventola ancora), Warner BrosFirst National,

1943, regista Lewis Mi testone; For whom thè bell tolls fPer chi suona la campana). Sam Wood, 1943, regista Sam Wood; Hangmen also die! (Anche i boia muoiono), United Artists, 1943, regista Fritz Lang; Commandos strike at dawn (Uragano all’alba), CeiadColumbia, 1943, regista John Farrow; Watch on thè Rhine (Quando il giorno verrà), Warner Bros, 1943, regista Herman Shumlin; Cross of Lorraine (La croce di Lorena), M.G.M., 1943, regista Tay Garnett; This Land is mine (Questa terra è mia), R.K.O., 1943, regista Jean Renoir; The moon



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 98

Brano: Antisemitismo

Cattedre di razzismo

Il Gran Consiglio del fascismo prende atto con soddisiazione che il ministro della educazione nazionale ha istituito cattedre di studi sulla razza nelle principali università del Regno.

Alle camicie nere

11 Gran Consiglio del fascismo, mentre nota che il complesso dei problemi razziali ha suscitato un interesse eccezionale nel popolo italiano, annuncia ai fascisti che le direttive del partito in materia sono da considerarsi fondamentali e impegnative per tutti, e che alle direttive del Gran Consiglio devono ispirarsi le leggi che saranno sollecitamente preparate dai singoli ministri ».

Bibliografia essenziale: R. De Felice, Gli ebrei italiani sotto il fascismo, Torino, 1961; G. Valabrega, Gli ebrei in Italia durante il fascismo, Milano, 1962; E. Sereni, Vita e brani scelti, Milano, 1947; L. Poliakov, Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, Torino 1955.

Antolini, Franco

N. a Porto Maurizio (Imperia) l'11. 9.1907, m. a Genova il 4.7.1959; laureato in scienze economiche e commerciali, professionista. Entrato nel movimento antifascista negli anni dell’università, col socialista Dagnino, il liberale Manzitti, i comunisti Sabatelli e Tarello fondò la rivista Pietre. Nel 1928, durante il corso allievi ufficiali, fu degradato per motivi politici e assegnato a una compagnia di disciplina. Dopo i primi contatti con Carlo Rosselli (v.) aderì al movimento « Giustizia e Libertà », ma una « più profonda maturazione culturale e politica » — come più tardi scriverà egli stesso

— lo portò alla ricerca di contatti con le masse operaie e al Partito comunista, al quale si iscrisse nel

1935.

A Genova, negli anni della guerra [...]

[...] Rosselli (v.) aderì al movimento « Giustizia e Libertà », ma una « più profonda maturazione culturale e politica » — come più tardi scriverà egli stesso

— lo portò alla ricerca di contatti con le masse operaie e al Partito comunista, al quale si iscrisse nel

1935.

A Genova, negli anni della guerra di Spagna, organizzò l'emigrazione clandestina di volontari combattenti contro Franco. Arrestato nel 1937 come membro del « Fronte Unico Antifascista », di cui faceva parte col socialista R. Morandi, dopo mesi di segregazione fu assolto dal Tri bunale speciale, non essendo risultate prove a suo carico. Dopo l’8.9.

1943 F.A. fu animatore della Guerra di liberazione in Liguria e fece parte del Comando regionale ligure. Catturato a Genova dalle S.S. il 18.3

1944, dopo tre mesi di segregazione, durante i quali la polizia non riuscì a strappargli nomi o indicazioni, fu deportato nel campo di eliminazione di Mauthausen.

Rientrato in Italia il 25.6.1945, fu designato dal C.L.N. come Commissario all’Ansaldo. Fu inoltre Consigliere comunale e provinciale di

Genova, nonché membro della Commissione centrale economica del Partito comunista.

Importante il contributo che, nel corso di 15 anni, F.A. diede a un'auto[...]

[...]8.3

1944, dopo tre mesi di segregazione, durante i quali la polizia non riuscì a strappargli nomi o indicazioni, fu deportato nel campo di eliminazione di Mauthausen.

Rientrato in Italia il 25.6.1945, fu designato dal C.L.N. come Commissario all’Ansaldo. Fu inoltre Consigliere comunale e provinciale di

Genova, nonché membro della Commissione centrale economica del Partito comunista.

Importante il contributo che, nel corso di 15 anni, F.A. diede a un'autonoma elaborazione di politica economica da parte della classe operaia ligure e italiana. Tale impegno, che riusciva ad accomunare la linearità delle enunciazioni al più profondo rigore scientifico e a una vasta preparazione culturale, ebbe inizio nel Movimento nazionale dei Consigli di gestione (v.), nel quale — subito dopo la Liberazione — poterono manifestarsi la capacità dirigente e la funzione nazionale della classe operaia. Nel dibattito, prima sul « nuovo corso » e poi sul « piano del lavoro », negli anni difficili della ricostruzione e della ricerca delle vie di sviluppo[...]

[...]ni al più profondo rigore scientifico e a una vasta preparazione culturale, ebbe inizio nel Movimento nazionale dei Consigli di gestione (v.), nel quale — subito dopo la Liberazione — poterono manifestarsi la capacità dirigente e la funzione nazionale della classe operaia. Nel dibattito, prima sul « nuovo corso » e poi sul « piano del lavoro », negli anni difficili della ricostruzione e della ricerca delle vie di sviluppo deM’economia nazionale, F.A. si pose tra i più qualificati e appassionati sostenitori di quelle linee che, ancora oggi, sono a fondamento della più avanzata elaborazione in tema di programmazione democratica. Egli fu, tra l’altro, autore di un originale Manuale del contribuente che rimane tuttora un pregevole testo e uno strumento per la tutela dei diritti democratici del cittadino.

G.Ma.

Antonescu, Giovanni

Generale romeno e dittatore fascista. N. a Pitesti (Romania) il 2.6. 1882, giustiziato a Bucarest l’1.6.

1946. Ufficiale nelle guerre balcaniche (1913) e nella prima guerra mondiale, nell’autunno 1919 entrò a Budapest alla testa di un’unità militare, partecipando alla lotta per abbattere la rivoluzione ungherese. Capo di stato maggiore generale nel 1933 e ministro della Difesa nel

1938, le sue aperte simpatie per il nazismo e per il fascismo lo misero

Antonescu attorniato dai suoi ufficiali durante la seconda guerra mondiale

in contrasto con i dirigenti politici romeni deN’epoca.

Comandante militare della Bessarabia nel 1939, si oppose all’esecuzione sommaria (ordinata da re CaroI

II) di alcuni membri del movimento nazionalista Guardia di ferro, responsabili dell’assassinio del presidente del Consiglio Armand Calinescu; per questo, venne collocato a riposo e poi internato nel monastero di Bistrita. Ma nell’estate del 1940, nel clima della seconda guerra mondiale, fu chiamato dallo stesso re Carol a capo del gove[...]

[...]ri del movimento nazionalista Guardia di ferro, responsabili dell’assassinio del presidente del Consiglio Armand Calinescu; per questo, venne collocato a riposo e poi internato nel monastero di Bistrita. Ma nell’estate del 1940, nel clima della seconda guerra mondiale, fu chiamato dallo stesso re Carol a capo del governo. Egli si fece allora attribuire poteri assoluti, si fregiò del titolo di Conducator (duce), impose al sovrano l’abdicazione in favore del figlio Michele (6.9.1940) e chiamò al governo la « Guardia di ferro », diventandone il capo supremo. Una volta al potere, si appoggiò ai circoli più reazionari dei proprietari terrieri, della grande borghesia e dell’esercito. Nel novembre 1940 firmò un protocollo che legava la Romania alle potenze dell'Asse e permise alle truppe hitleriane di occupare il paese. La sua politica di asservimento allo straniero arrivò a tal punto, che la stessa Guardia di ferro organizzò contro di lui una rivolta, che venne repressa in modo spietato (gennaio 1941), impiegando l’esercito.

Nel giugno 194[...]

[...] che legava la Romania alle potenze dell'Asse e permise alle truppe hitleriane di occupare il paese. La sua politica di asservimento allo straniero arrivò a tal punto, che la stessa Guardia di ferro organizzò contro di lui una rivolta, che venne repressa in modo spietato (gennaio 1941), impiegando l’esercito.

Nel giugno 1941 la Romania partecipò all’aggressione contro l’Unione Sovietica e G.A. assunse il comando supremo dell’esercito. Dopo la facile avanzata al seguito delle truppe tedesche, durante la quale il dittatore si fece attribuire il titolo di maresciallo, seguirono la ritirata e la catastrofe. Battuto e messo in rotta l’esercito romeno dall'Armata Rossa, Antonescu fu destituito e fatto arrestare da re Michele, che

il 23.8.1943 concluse un armistizio con l’Unione Sovietica. Dopo la capitolazione della Romania, il dittatore venne processato dal Tribunale del popolo; condannato a morte come criminale di guerra, fu giustiziato l’1.6.1946.

Antoni, Carlo

Filosofo e storico. N. a Senosecchia (Trieste) il 15.8.1896, m. a Roma il 3.8.1959. Dopo essere stato interventista, volontario nella guerra 191518, decorato di medaglia di bronzo al valor militare, all’avvento del fascismo si trovò schierato sulle posizioni filosofiche di Benedetto Croce (v.), la cui diretta influenz[...]

[...]43 concluse un armistizio con l’Unione Sovietica. Dopo la capitolazione della Romania, il dittatore venne processato dal Tribunale del popolo; condannato a morte come criminale di guerra, fu giustiziato l’1.6.1946.

Antoni, Carlo

Filosofo e storico. N. a Senosecchia (Trieste) il 15.8.1896, m. a Roma il 3.8.1959. Dopo essere stato interventista, volontario nella guerra 191518, decorato di medaglia di bronzo al valor militare, all’avvento del fascismo si trovò schierato sulle posizioni filosofiche di Benedetto Croce (v.), la cui diretta influenza su di lui risulta testimoniata anche da un volumetto sull’estetica, pubblicato nel 1924. Nello stesso tempo C.A. andò approfondendo quella sua



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 74

Brano: Anfuso, Filippo

zione di Catania, rieletto nel 1958 e nel 1963. Fu stroncato da un male improvviso, mentre stava pronunciando un discorso alla Camera dei deputati.

Quello di F.A. è uno dei casi più sconcertanti di assoluzione di fascisti già condannati dall'Alta Corte di Giustizia subito dopo la Liberazione. L’accoglimento del suo ricorso, da parte della Cassazione, è stato oggetto di lunghe e animate discussioni.

L’assassinio dei fratelli Rosselli

Imputato insieme a Fulvio Suvich, a Francesco Jacomini e ad altri, nell’atto di accusa il nome di F.A. veniva al secondo posto, dopo quello del generale Alberto Pariani; era seguito .dai nomi dei generali Mario Roatta e Paolo Angioi, dei colonnelli dei carabinieri Santo Emanuele, Roberto Navale e da altri ancora. L’A. era imputato di collaborazionismo col tedesco invasore (art. 5 D.L. 27. 7.1944 n. 159), per essere stato ambasciatore a Berlino dello pseudo governo di Salò, e di una serie di delitti commessi (in concorso con Galeazzo Ciano e altri coimputati, per scopi politici) dal S.I.M., fra cui l’assassinio di Carlo e Nello Rosselli (v.) perpetrato in Francia il 9.6.1937.

L’imputato Sant[...]

[...]ontro lo stato maggiore dell’esercito e il ministero della Guerra. Nel memoriale e negli interrogatori, ammettendo la propria corresponsabilità neH'assassinio, l’Emanuele affermò che l’ordine era partito dal ministro degli Esteri Galeazzo Ciano e dal sottosegretario Anfuso, e che egli lo aveva personalmente trasmesso ai cagoulards (incappucciati) francesi. Negli interrogatori del 16 e del 17.7.1944 egli disse, fra l’altro: « Allorché avvennero i fatti che condussero allessassimo dei fratelli Rosselli, capo del S.I.M. era il generale Roatta Mario e vicecapo il colonnello Angioi Paolo. Trovandosi il generale Roatta in Spagna, fu sostituito da Angioi e solo per questa ragione l’ordine relativo all’uccisione di Carlo Rosselli mi fu trasmesso da quest'ultimo ». Nel corso dei suoi interrogatori l'Emanuele precisò inoltre che le iniziative per i delitti perpetrati dal fascismo per mezzo del S.I.M., erano quasi sempre partite dal trio CianoAnfusoBocchini.

Nel suo interrogatorio, Mario Roatta negò ogni responsabilità da parte sua nelle azioni criminose del S.I.M., in base al fatto che egli era stato esonerato, dall'incarico di dirigerlo, fin dalla primavera del 1936; ammise tuttavia la responsabilità di essersi occupato di compiere sondaggi sull'attività all'estero di Carlo Rosselli. Roatta non volle accusare Anfuso ed ebbe, a questo riguardo, una lunga discussione col presidente del Tribunale sul fatto se l’ordine relativo all'assassinio fosse stato dato direttamente da Ciano, oppure attraverso il suo sottosegretario, cioè da Anfuso.

L'avvocato di parte civile Annibaie Angelucci; nella sua arringa, tratteggiò la figura dell'A. con queste parole:

« Accanto a Ciano vediamo Anfuso, degno suo compare di spudoratezza e di cinismo, uno scettico e un violento che montava in furia con i funzionari che si rifiutavano di

andare in Spagna. Dal 1937 al 1939 Anfuso e Ciano, dal ministero degli Affari Esteri, manovravano i fili dei sicari che erano al loro servizio; è evidente che il delitto [...]

[...]ato direttamente da Ciano, oppure attraverso il suo sottosegretario, cioè da Anfuso.

L'avvocato di parte civile Annibaie Angelucci; nella sua arringa, tratteggiò la figura dell'A. con queste parole:

« Accanto a Ciano vediamo Anfuso, degno suo compare di spudoratezza e di cinismo, uno scettico e un violento che montava in furia con i funzionari che si rifiutavano di

andare in Spagna. Dal 1937 al 1939 Anfuso e Ciano, dal ministero degli Affari Esteri, manovravano i fili dei sicari che erano al loro servizio; è evidente che il delitto è stato perpetrato a Palazzo Venezia, che l'ordine venne trasmesso a Palazzo Chigi, e venne effettuato in Francia ».

L'avvocato Federico Comandini aggiunse: « ... l'odio politico di Mussolini contro Rosselli si ravvivò veemente di fronte agli ostacoli che l'eroica reazione delle popolazioni inermi, ma strenue nella difesa della loro libertà, opposero alla rivolta franchista, tramata nell’ombra dai due dittatori. Tra gli ordini dati da Roatta come capo del S.I.M., preceduti dalle istruzioni inviate[...]

[...]ti all’ergastolo. A 24 anni di reclusione, Suvich e Jacomoni; a 20 anni e 6 mesi, Paolo Angioi; a 15 anni, Pariani e Benini; a 12 anni, Petragnani e Cortese.

IT 14.10.1949 Anfuso, Emanuele e Navale, sottoposti a nuovo giudizio dinanzi alla Corte d’assise di Perugia, in seguito ad accoglimento del loro ricorso in Cassazione, furono tutti assolti daM’omicidio dei Rosselli: l’Anfuso — sempre latitante — con formula piena per non aver commesso il fatto; e gli altri per insufficienza di prove. Commentando la sentenza, Piero Calamandrei lancerà un grido d’allarme: « Attenzione! Attenzione! In Italia la giustizia politica funziona così. Anche quando i delitti dei fascisti sono pienamente provati, i giudici coscienziosi sono costretti contro la loro coscienza ad assolverli. Contro quali inframmettenze, contro quali pressioni, contro quali intimidazioni devono dunque lottare i magistrati coscienziosi che vorrebbero fare giustizia e non possono? Questa sentenza pone un problema e attende una risposta ».

Grazie all’assoluzione di Perugia, Filippo Anfuso potè liberamente rientrare in Italia ed essere eletto, per tre legislature, deputato del M.S.I.. Egli potè inoltre pubblicare le proprie memorie, raccontando dei suoi rapporti con Hitler e Mussolini, e illustrando la propria attività « diplomatica » in Germania negli anni in cui migliaia di italiani venivano deportati nei campi della morte nazisti.

Bibliografia: Zara Algardi, Processi ai fascisti, 1958.

Angeloni, Mario

N. a Perugia il 15.10.1896, [...]

[...]».

Grazie all’assoluzione di Perugia, Filippo Anfuso potè liberamente rientrare in Italia ed essere eletto, per tre legislature, deputato del M.S.I.. Egli potè inoltre pubblicare le proprie memorie, raccontando dei suoi rapporti con Hitler e Mussolini, e illustrando la propria attività « diplomatica » in Germania negli anni in cui migliaia di italiani venivano deportati nei campi della morte nazisti.

Bibliografia: Zara Algardi, Processi ai fascisti, 1958.

Angeloni, Mario

N. a Perugia il 15.10.1896, caduto a Sarinema (Spagna) il 28.8.1936; avvocato. Volontario e ufficiale nella guerra 191518, aderì al Partito repubblicano e alla Massoneria. Attivo oppositore del fascismo, venne più volte aggredito dagli squadristi; nel 1926 fu arrestato e confinato, per 5

anni, a Ustica. Scontata la pena, espatriò clandestinamente e, a Parigi, assunse la carica di segretario del Partito repubblicano.

Allo scoppio della guerra di Spagna, fu tra i primi volontari nelle Brigate Internazionali (v.) ; organizzò con Carlo Rosselli la Colonna Italiana Ascaso e ne comandò la compagnia mitraglieri. Il 28.8.1936 fu ferito gravemente in combattimento a Monte Pelato, sul fronte di Almudevar Huesca; la sera di quello stesso giorno, si spense all'ospedale di Sarinema.

A un c[...]

[...]feriti nostri in questo ospedale? La posizione è stata tenuta? ». Alle 16, quello stesso compagno, passando davanti alla porta della cameretta dove Angeloni era ricoverato, lo sentì fischiettare l’internazionale. Alle 19,30 era spirato.

Angelucci, Mario

N. a Spello (Perugia) il 3.1.1903, m. a Perugia il 7.4.1965; operaio. A 16 anni aderì alla gioventù socialista e divenne comunista alla fondazione di questo partito (1921). Perseguitato dal fascismo, si trasferì a Roma, dove organizzò e diresse i comunisti umbri immigrati nella Capitale. Nel 1927, per la sua attività antifascista, fu condannato dal Tribunale speciale a 7 anni di reclusione; dopo averne scontati quasi

6, verso la fine del 1932 venne rilasciato, ma nello stesso anno fu inviato al confino. Liberato in seguito ad amnistia, si trasferì a Ivrea, ove venne assunto alle officine Olivetti. Nuovamente arrestato nel 1940, fu condannato dal Tribunale speciale a

18 mesi di carcere.

Dopo I'8.9.1943 entrò a far parte del C.L.N. di Ivrea. Membro della Giunta militare, organizzò le prime formazioni partigiane nel Canavese e

Mario Angelucci



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 9

Brano: Adler, Friedrich

chino, avrebbero dovuto andarsene per la statale AcquiAlessandria. Il 27 aprile, quando già la lunga colonna nemica si era mossa, il maggiore Johnson fece improvvisamente intervenire l’aviazione. A mezzogiorno gli aerei si diedero a bombardare i reparti in marcia, arrestandosi solo allorché i nazifascisti decisero di capitolare. Oltre 1.000 tedeschi e 2.000 fascisti furono catturati: così finirono l'« armata » tedesca dell’ovest Liguria e la divisione fascista « San Marco ». Alla liberazione di Acqui partecipò, al comando di Luciano Scovazzo, anche una brigata della Divisione « Gatto » formata in gran parte di patrioti acquesì.

A proposito del bombardamento di Acqui nei giorni stessi della Liberazione, il comandante partigiano Pietro Minetti scrisse nel suo diario: « Il maggiore Johnson diceva bene, ma io non solo ero italiano, ma acquese e pensavo che, per il momento almeno, occorresse fare di tutto per evitare il bombardamento della città, bisognava trovare un’altra soluzione per costringere i nazifascisti alla resa. Il Comando della ” Viganò ", in accordo e con l'intervento del vescovo di Acqui, allacciò trattative con il Comando tedesco e con quello repubblichino della Divisione ” San Marco Ci portammo all'albergo " Maio ” di Ponzone e qui iniziammo le conversazioni con due ufficiali che erano stati mandati dal nemico come ostaggi, a garanzia di quelli mandati da noi e che stavano trattando nella sede della " San Marco ” ».

Adami Rossi, Enrico

Generale di Corpo d’armata; n. a Cagliari nel 1880, m. a Roma nel 1963. Già comandante della 129a Brigata di fanteria « Peloritana II » (19[...]

[...]on il Comando tedesco e con quello repubblichino della Divisione ” San Marco Ci portammo all'albergo " Maio ” di Ponzone e qui iniziammo le conversazioni con due ufficiali che erano stati mandati dal nemico come ostaggi, a garanzia di quelli mandati da noi e che stavano trattando nella sede della " San Marco ” ».

Adami Rossi, Enrico

Generale di Corpo d’armata; n. a Cagliari nel 1880, m. a Roma nel 1963. Già comandante della 129a Brigata di fanteria « Peloritana II » (193536), della Divisione «Peloritana» (193638), della difesa territoriale di Firenze (193841), e di quella di Bari (194143), il 5.7.1943 venne nominato comandante della difesa territoriale di Torino. Durante i 45 giorni del governo Badoglio (v.) fece sparare in più occasioni sugli operai torinesi; l’8 settembre si rifiutò di consegnare le armi al Comitato del Fronte Nazionale e, nel pomeriggio del 10 settembre, inviato un suo ufficiale a offrire la resa all’invasore, andò personalmente incontro al comandante tedesco, ponendosi a sua disposizione. Data la sua adesione [...]

[...]) fece sparare in più occasioni sugli operai torinesi; l’8 settembre si rifiutò di consegnare le armi al Comitato del Fronte Nazionale e, nel pomeriggio del 10 settembre, inviato un suo ufficiale a offrire la resa all’invasore, andò personalmente incontro al comandante tedesco, ponendosi a sua disposizione. Data la sua adesione alla Repubblica Sociale, l'n novembre fu nominato comandante della difesa territoriale di Firenze. Membro del tribunale fascista, sottoscrisse la condanna a morte di cinque patrioti, fucilati per rappresaglia in seguito all’uccisione del tenente colonnello Gobbi. Alla fine del febbraio 1944 A.R. insediò a Firenze il

Tribunale militare straordinario che condannerà alla fucilazione decine di patrioti toscani.

Dopo la Liberazione, riconosciuto colpevole di collaborazionismo, A.R. fu condannato dalla Corte d’assise di Firenze alla fucilazione alla schiena, a degradazione e a confisca dei beni. Tale sentenza fu in seguito annullata dalla Corte di cassazione e l’A.R., reintegrato nel grado, fu considerato in cong[...]

[...] pomeriggio del 26.7.1943 il Comitato del Fronte Nazionale di Torino, accompagnato da un magistrato, l’avvocato Peretti Griva, e da! senatore Alfredo Frassati, si recò in visita ufficiale dal generale Adami Rossi, comandante la difesa territoriale e investito dal governo Badoglio di pieni poteri per la piazza di Torino. La risposta del generale fu esplicita: « Grazie dell'offerta di collaborazione; ma il Comitato se ne vada subito, altrimenti lo faccio arrestare ».

In ottemperanza alla nota circolare BadoglioRoatta, nei giorni 28 e 29 luglio A.R. fece sparare contro gli operai torinesi che avevano proseguito lo sciopero e manifestavano per la caduta del fascismo chiedendo la pace. Non si è mai potuto stabilire il numero esatto delle vittime, ma esistono documenti irrefutabili, due sgrammaticati encomi conferiti dall'A.R., rispettivamente al sottotenente carrista Carmine Massarelli e al caporale Franco Malagoli. Il primo encomio dice: ■ Contro un gruppo di operai riottosi a riprendere il lavoro arbitrariamente abbandonato, che con scherno dicevano che i soldati non avrebbero sparato, faceva al reparto ai suoi ordini aprire il fuoco, ferendone alcuni. Dava così prova di piena comprensione del suo dovere, di ascendente sui dipendenti e dimostrava, in modo indubbio agli operai, che subito riprendevano il lavoro, l'assoluta infondatezza della loro asserzione. Torino, 30 luglio 1943 ». Il secondo: « Con rapido intuito e piena comprensione del suo dovere, in relazione alle direttive ricevute lanciava una bomba a mano contro un gruppo di operai che, riottoso, faceva opera di sobillazione alla ripresa del lavoro, com'era stato intimato, ferendone alcuni e ottenendo la completa ripre[...]

[...]dini aprire il fuoco, ferendone alcuni. Dava così prova di piena comprensione del suo dovere, di ascendente sui dipendenti e dimostrava, in modo indubbio agli operai, che subito riprendevano il lavoro, l'assoluta infondatezza della loro asserzione. Torino, 30 luglio 1943 ». Il secondo: « Con rapido intuito e piena comprensione del suo dovere, in relazione alle direttive ricevute lanciava una bomba a mano contro un gruppo di operai che, riottoso, faceva opera di sobillazione alla ripresa del lavoro, com'era stato intimato, ferendone alcuni e ottenendo la completa ripresa del lavoro nello stabilimento. Torino, 30 luglio 1943 ». L'1 agosto l'A.R. ordinò con apposito bando che gli « evasi del carcere giudiziario (cioè i detenuti politici liberati dal popolo il 26 luglio) si costituissero entro tre giorni » (Gazzetta del Popolo dell'1.8.1943). Altri antifascisti, come il comunista Dante Conti, furono per suo ordine arrestati il 27 luglio in seguito alle manifestazioni di quei giorni; e altri ancora, come Giuseppe Saragat furono arrestati all'atto del loro rientro dalla Francia. Il 18 agosto, reparti militari agli ordini di A.R. spararono nuovamente sugli operai che, manifestando, volevano uscire dallo stabilimento Fiat Grandi Motori. I soldati avevano piazzato una mitragliatrice davanti al portone dell’officina e, quando gli operai si fecero avanti, aprirono il fuoco. Il giovane garzone di un fornitore, incaricato di portare i generi allo spacc[...]

[...]e Saragat furono arrestati all'atto del loro rientro dalla Francia. Il 18 agosto, reparti militari agli ordini di A.R. spararono nuovamente sugli operai che, manifestando, volevano uscire dallo stabilimento Fiat Grandi Motori. I soldati avevano piazzato una mitragliatrice davanti al portone dell’officina e, quando gli operai si fecero avanti, aprirono il fuoco. Il giovane garzone di un fornitore, incaricato di portare i generi allo spaccio della fabbrica, cadde colpito a morte; quattro operai rimasero gravemente feriti e uno di essi morì qualche

giorno dopo. Anche questa volta l’A.R. tributò un encomio all'ufficiale che aveva ordinato il fuoco. Per protesta contro l'eccidio e in segno di solidarietà con gli operai di Milano, a loro volta vittime di sanguinose sparatorie, il 23 agosto ebbe luogo a Torino un riuscito sciopero generale. In tale occasione venne anche chiesta a Roma la rimozione del comandante territoriale, ma il ministro della Guerra [Sorice) si oppose alla richiesta.

Bibliografia: G. Vaccarino, Il movimento operaio a[...]

[...]o del Comitato centrale del Partito comunista italiano, dal 1951 al 1957 è stato direttore dell’Unità (edizione ligure). Segretario del Movimento italiano della pace, è stato eletto deputato nel 1958, senatore nel 1964 e nel 1968.

Adler, Friedrich

Scrittore e uomo politicoaustriaco. N. il 9.7.1879, m. il 2.1.1960. Attivo nel partito socialdemocratico austriaco e nella Seconda Internazionale (v.), dal 1913 redattore della rivista Der Kampf, F.A. fu convinto assertore del movimento antimilitarista; dopo Io scoppio della prima guerra mondiale, guidò la minoranza socialdemocratica di tendenza radicale alle posizioni zimmerwaldiane, in polemica con la maggioranza, capitanata dal padre, Victor Adler, che solidarizzava con la socialdemocrazia maggioritaria tedesca. In segno di protesta contro la guerra e il regime di oppressione instaurato in Austria in conseguenza della congiuntura bellica, il 21. 10.1916 F.A. uccise a rivolverate il presidente del Consiglio austriaco, conte Sturgkh. Fu condannato a morte, pena successivamente commutata n[...]

[...]sertore del movimento antimilitarista; dopo Io scoppio della prima guerra mondiale, guidò la minoranza socialdemocratica di tendenza radicale alle posizioni zimmerwaldiane, in polemica con la maggioranza, capitanata dal padre, Victor Adler, che solidarizzava con la socialdemocrazia maggioritaria tedesca. In segno di protesta contro la guerra e il regime di oppressione instaurato in Austria in conseguenza della congiuntura bellica, il 21. 10.1916 F.A. uccise a rivolverate il presidente del Consiglio austriaco, conte Sturgkh. Fu condannato a morte, pena successivamente commutata nell’ergastolo, ma il suo gesto

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 10

Brano: Adler, Friedrich

— il cui valore fu sottolineato dall'autodifesa pronunciata dinanzi ai giudici dallo stesso Adler — divenne simbolo della volontà di pace del popolo austriaco e della condanna della politica della maggioranza socialdemocratica.

Liberato all'atto della proclamazione della repubblica (12.11.1918), F.A. tentò, con l’appoggio di gruppi della sinistra socialdemocratica europea, la ricostituzione dell’lnternazionale socialista su basi che consentissero il superamento della frattura prodottasi nel movimento operaio internazionale; fondò, a questo scopo, VUnione socialista di Vienna (la cosiddetta « Internazionale due e mezzo»), come strumento di mediazione tra la Terza Internazionale e i resti della Seconda Internazionale, ma dopo il fallimento di questa effimera esperienza fu (1923) tra i fondatori della nuova Internazionale socialista operaia (I.O.S.), della quale divenne segretario. NeH'ambito della I.O.S. si adoperò per convogliare nella lotta antifascista le forze dei partiti aderenti e per promuovere l’azione di solidarietà con la Spagna repubblicana (1936).

Aeronautica italiana

L'armistizio dell’8.9.1943 trovò le forze dell’Aeronautica italiana sparse su una vasta area (dal territorio nazionale alla penisola balcanica, all'Egeo) e fortemente decimate da

39 mesi di guerra. Anche se le clausole armistiziali, prive della necessaria chiarezza, e gli ordini contraddittori non favorirono una rapida e coerente presa di posizione dei Comandi, una parte degli aerei dislocati nei vari scacchieri riuscì a trasferirsi in territori controllati dagli Alleati, mentre un'altra parte potè raggiungere le regioni italiane già liberate. In entrambi i casi gli equipaggi dovettero superare difficoltà notevolissime: muoversi in assenza di ordini, sfuggire alla reazione dei tedeschi, affrontare spesso lunghe distanze con poco carburante e in condizioni drammatiche. Le circostanze in cui si svolse questa prima fase delle operazioni, con le quali l'Arma cominciò il suo servizio sul front[...]

[...]degli aerei dislocati nei vari scacchieri riuscì a trasferirsi in territori controllati dagli Alleati, mentre un'altra parte potè raggiungere le regioni italiane già liberate. In entrambi i casi gli equipaggi dovettero superare difficoltà notevolissime: muoversi in assenza di ordini, sfuggire alla reazione dei tedeschi, affrontare spesso lunghe distanze con poco carburante e in condizioni drammatiche. Le circostanze in cui si svolse questa prima fase delle operazioni, con le quali l'Arma cominciò il suo servizio sul fronte antifascista, costarono la perdita di ben 43 aerei. I 203 apparecchi sottrattisi alla cattura o alla distruzione da parte dei tedeschi si unirono agli altri 250 che si trovavano nell’Italia liberata. Meno della metà di queste forze aeree era però in condizione di piena utilizzazione; gli altri apparecchi erano praticamente condannati all'inatti

vità per mancanza di pezzi di ricambio e di attrezzature varie. Notevole fu l'afflusso dei militari dell’Aeronautica, sia nelle forze regolari ricostituite nel Mezzogiorno sia nelle unità partigiane.

Le forze aeree italiane furono quasi immediatamente i[...]

[...]chi. Verso la fine del settembre 1944 un’intera unità aerea, comprendente le varie specialità, fu costituita in Italia e inserita nella Balkan Air Force (v.), per essere impiegata in azioni di appoggio ai partigiani jugoslavi e di rifornimento ai partigiani italiani operanti nel Montenegro; per il rientro in Italia di malati e feriti; per azioni di bombardamento e per altre necessità belliche. Il contributo dell'Arma fu importante soprattutto in favore dei partigiani jugoslavi, come stato sottolineato con ampi riconoscimenti da parte del maresciallo Tito e dei Comandi alleati.

La partecipazione dell’Aeronautica italiana alla guerra contro la Germania può essere riassunta nelle seguenti cifre: 4.000 azioni belliche di vario tipo; 11.200 voli; 1.500 tonnellate di esplosivo impiegato in bombardamenti; centinaia di italiani e di jugoslavi trasportati in Italia; 98 caduti o dispersi in azioni aeree; 88 aerei nemici distrutti al suolo o abbattuti. I militari dell’Arma furono attivi in gran numerc nella Resistenza e molti di loro caddero co[...]

[...]rdi militari con i partigiani albanesi; e molti altri, sia operanti nelle forze aeree regolari sia combattenti con i partigiani. A Roma, dopo I'8.9.1943, svolse un’efficace attività antitedesca il Fronte clandestino dell'Aeronautica.

Affigliati, Dionisio

N. a Empoli (Firenze) il 16.7.1912, barbiere. Membro dell'organizzazione comunista clandestina, nel 1938 fu condannato dal Tribunale speciale a 8 anni di reclusione per la sua attività antifascista. Dopo T8.9.1943 è stato attivo nella Resistenza, partigiano combattente in vai d'EIsa (Siena).

Affitti e Prestiti

LendLease Act. La legge definita degli Affitti e Prestiti fu votata dal Congresso degli Stati Uniti il 21.3. 1941, su sollecitazione del presidente Franklin Delano Roosevelt. Si trattava di uno strumento giuridico adottato per rendere possibile agli U.S.A. di aiutare con mezzi finanziari e rifornimenti militari le nazioni in guerra contro le potenze dell’Asse, senza formalmente rompere lo stato di neutralità nei confronti di un conflitto nel quale gli U.S.A. non intend[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 99

Brano: Antonicelli, Franco

esperienza della cultura tedesca che, nel 1932, gli varrà la nomina ad assistente presso l’istituto italiano di studi germanici. Tali interessi, di cui sono significativa espressione le voci redatte per l'Enciclopedia Italiana (come la voce Nazionalsocialismo, nell’edizione del 1934), furono il tramite ideale che lo condusse a maturare una profonda convinzione antifascista.

A partire dagli anni 193940, C.A. iniziò un’attività contro il fascismo, sia pure nei limiti e con le caratteristiche del settore al quale apparteneva. Sono infatti di quegli anni

i suoi primi riservati contatti clandestini con la principessa Maria José, che però non andarono al di là di alcune conversazioni di carattere storicoculturale, rifiutando il filosofo di mettersi a disposizione della principessa in funzione antifascista, considerando ormai perduta la causa della monarchia; e con l’ambasciatore tedesco a Roma von Hassel (che sarà una delle vittime della repressione hitleriana dopo l’attentato del 20.7.1944). Negli anni successivi venne più volte avvicinandosi alle posizioni del gruppo liberalsocialista capeggiato dal Calogero (v.), che sarebbe più tardi confluito nel Partito d’Azione; ma poco prima dello sbarco alleato in Sicilia si adeguò all'atteggiamento del Croce, nettamente e talvolta aspramente ostile agli « azionisti ». Nel maggio 1943, essendo già dall’anno precedente titolare della cattedra di [...]

[...]ni del gruppo liberalsocialista capeggiato dal Calogero (v.), che sarebbe più tardi confluito nel Partito d’Azione; ma poco prima dello sbarco alleato in Sicilia si adeguò all'atteggiamento del Croce, nettamente e talvolta aspramente ostile agli « azionisti ». Nel maggio 1943, essendo già dall’anno precedente titolare della cattedra di Letteratura tedesca all’Università di Padova, s’impegnò con

il suo collega, il comunista Concetto Marchesi a fare da tramite tra gli ambienti di Corte e quelli comunisti per un accordo in vista di un colpo di stato monarchico antifascista, che

i comunisti avrebbero salutato positivamente. Nel luglio 1943 aderì al Partito liberale. Dopo l’8.9.1943 C.A. iniziò un’attività clandestina: cambiò alloggio e, nella sua abitazione romana di via del Gesù, si tennero le prime riunioni del Comitato centrale di liberazione nazionale (v.).

Dopo la Liberazione fu membro della direzione del Partito liberale, consultore nazionale, presidente del « Comitato giuliano » di Roma, commissario dell’istituto per le relazioni culturali con Testerò. Dal 1943, ordinario di Filosofia della storia e dal 1955 di Storia della filosofia moderna e[...]

[...], Firenze, 1940; La lotta contro la ragione, Firénze, 1942; Considerazioni su Hegel e Marx, Napoli, 1946; Commento a

Croce, Napoli, 1955; La restaurazione del diritto di natura, Venezia, 1959. F. Voltaggio, La vita e le opere di Carlo Antoni, in « Giornale critico di filosofià italiana » XXXIX (1960), pp. 3958 (repertorio bibliografico);

R. Franchini, Le leggi di Antigone, ne « Il Mondo », XI, 21.7.1959; F. Valentini, Carlo Antoni, in « Belfagor », 5, 1959, pp. 611613; M. Biscione, Antoni e la cultura tedesca, in « Studi germanici », 2.

Antonicelli, Franco

N. a Voghera il 15.11.1902. Figlio di un alto ufficiale, si è laureato in lettere e poi in legge all’Università di Torino. Ha insegnato per alcuni mesi, in particolare al « D’Azeglio ». Furono le amicizie con i suoi maestri liceali (Cosmo, Zini, Bulferetti), la frequentazione di quelli universitari (Egidi, Solari, Ruffirii) e di altri maestri fuori della cattedra, come Benedetto Croce e Augusto Monti; e i legami con compagni di poco maggiori o minori di età (Gobetti soprat[...]

[...]o. Ha insegnato per alcuni mesi, in particolare al « D’Azeglio ». Furono le amicizie con i suoi maestri liceali (Cosmo, Zini, Bulferetti), la frequentazione di quelli universitari (Egidi, Solari, Ruffirii) e di altri maestri fuori della cattedra, come Benedetto Croce e Augusto Monti; e i legami con compagni di poco maggiori o minori di età (Gobetti soprattutto e la sua cerchia, e Leone Ginzburg poi, e Mila, Pavese, Bobbio) a svegliare il suo antifascismo che, secondo la sua stessa ammissione, rimase fino alla Resistenza politicamente generico e intonato a semplici, benché decise ragioni morali. Subì un primo periodo di carcere nel 1929, insieme con quel gruppo di giovani che aveva firmato la lettera indirizzata da Umherto Cosmo a Croce, in segno di solidarietà per il suo discorso al Senato duraòte il dibattito per la ratifica dei Patti Lateranensi.

Intorno al 1932 si era occupato di lavoro editoriale, creando la « Biblioteca Europea». Un secondo periodo di carcere lo subì nel 1935, insieme col gruppo della rivista einaudiana La Cultu[...]

[...]eme con quel gruppo di giovani che aveva firmato la lettera indirizzata da Umherto Cosmo a Croce, in segno di solidarietà per il suo discorso al Senato duraòte il dibattito per la ratifica dei Patti Lateranensi.

Intorno al 1932 si era occupato di lavoro editoriale, creando la « Biblioteca Europea». Un secondo periodo di carcere lo subì nel 1935, insieme col gruppo della rivista einaudiana La Cultura (cui collaborava e del cui ultimo direttivo faceva parte) e con gli organizzatori del movimento clandestino « Giustizia e libertà ». Fu condannato a 5 anni di confino, ma per l’amnistia seguita alla conquista deH'impero, trascorse al confino di Agropoli (Salerno) un periodo di alcuni mesi. Tornato a Torino, riprese l’insegnamento in un istituto rosminiano, ma ne fu di nuovo allontanato per i soliti motivi politici. Collaborò al « Dizionario delle opere e dei personaggi » deH’éditore Bompiani. Ne!

1942 diede vita alla casa editrice Francesco De Stiva (v.).

Il punto di riferimento in questa solitaria battaglia culturale è sempre Bened[...]

[...]poli (Salerno) un periodo di alcuni mesi. Tornato a Torino, riprese l’insegnamento in un istituto rosminiano, ma ne fu di nuovo allontanato per i soliti motivi politici. Collaborò al « Dizionario delle opere e dei personaggi » deH’éditore Bompiani. Ne!

1942 diede vita alla casa editrice Francesco De Stiva (v.).

Il punto di riferimento in questa solitaria battaglia culturale è sempre Benedetto Croce. La devozione al maestro e le amicizie di famiglia con antichi esponenti liberali come Soleri, Fazio, Boeri, Villabruna e molti altri, influenzarono F.A. nell’orientamento politico, benché non^

fossero cessati, anzi si moltiplicassero i suoi rapporti con antiche e nuove figure dell’antifascismo, quasi tutte tendenti a concezioni liberalsocialiste e confluite in seguito nel Partito d’Azione. Nel 1942, insieme con un amico di famiglia, Anton Dante Coda, un tempo giovane segretario del Partito liberale italiano, si mosse per contatti politici con persone di prevalente tradizione liberale, quali Croce, Casati, Bonomi.

Nella Resistenza

Nei mesi che precedettero il 25.7.

1943 intensificò i rapporti con uomini di altri partiti e, per la prima vòlta, con socialisti e comunisti. La mattina del 26 luglio stese la prima dichiarazione dei partiti antifascisti. Fece subito parte del Comitato interpartitico, o Fronte nazionale. L’8 settembre, il 9, il 10 è impegnato nel tentativo di dirigenti e popolo di difendere Torino dai tedeschi e pubblica un manifesto di incitamento su « La Stampa ». Con alcuni amici si porta poi a Roma e partecipa all’organizzazione della Resistenza; collabora a « Risorgimento Liberale » ed è sua la prima impostazione di tendenza repubblicana. Arrestato

il 6.11.1943, a Regina Coeli ritrova vecchi amici come Leone Ginzburg e Carlo Muscetta, e si lega con altri del Partito d’Azione.

Nel febbraio 1944 è tradotto al n[...]

[...] a Roma e partecipa all’organizzazione della Resistenza; collabora a « Risorgimento Liberale » ed è sua la prima impostazione di tendenza repubblicana. Arrestato

il 6.11.1943, a Regina Coeli ritrova vecchi amici come Leone Ginzburg e Carlo Muscetta, e si lega con altri del Partito d’Azione.

Nel febbraio 1944 è tradotto al nord, nel carcere di Castelfranco Emilia, donde uscirà il 18 aprile dello stesso anno. Rientra a Torino ed è chiamato a far parte del C.L.N. regionale piemontese, in rappresentanza — con Paolo Greco — del Partito liberale (suoi nomi di clandestinità: Ranieri, Sorel, Francesco Ansaldi). NeH’imminenza della Liberazione viene nominato presidente del C. L.N..

Ha creato due fogli clandestini: « Il Patriota » e « L’Opinione » (v.) che nasce al posto del « Risorgimento Liberale »; quest'ultimo si trasformerà in quotidiano il 28.4.1945 e prenderà il posto della soppressa « La Stampa ». Egli lo dirigerà fino alla rottura col Partito liberale (che avverrà un anno dopo, in seguito a divergenze su temi fondamentali, quali[...]

[...]ura col Partito liberale (che avverrà un anno dopo, in seguito a divergenze su temi fondamentali, quali la questione istituzionale e il superamento della politica dei C. L.N.). La Giunta consultiva di governo da lui presieduta dopo la Liberazione, dura con una relativa autorità più a lungo a Torino che altrove.

Nel 1946, con i compagni usciti dal Partito liberale e con una frazione uscente dal Partito d'Azione — capeggiata da Parri e da La Malfa

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 85

Brano: [...] dipendenze del Servizio Informazioni Militari), ne divenne comandante. Posto successivamente a disposizione dell7nfe///ge/7ce Collection Unit della 5a Armata americana in Italia, partecipò allo sbarco di Anzio e alla successiva battaglia per la liberazione di Roma.

Nell’agosto 1944, durante la liberazione di Firenze, sotto il fuoco nemico aprì agli Alleati la via di Ponte Vecchio, unico ponte suH'Arno non distrutto. Entrato successivamente a far parte del Gruppo di combattimento « Friuli », partecipò alla lotta per la liberazione di Bologna; stava disinnescando sotto il fuoco nemico una mina, quando venne colpito e mutilato del braccio destro da un colpo di mortaio. Conservando la fòrza di riunire i suoi uomini, feriti dallo stesso scoppio, li caricò sulla jeep e li condusse di persona al più vicino posto di medicazione. L’8.8.1949 è stato collocato in congedo assoluto.

De Santis, Ercole

N. a Genzano (Roma) il 7.5.1901; falegname. Militante nella Gioventù socialista dal 1919 e nel P.C.I. dalla fondazione (1921), fino al 1928 d[...]

[...]li », partecipò alla lotta per la liberazione di Bologna; stava disinnescando sotto il fuoco nemico una mina, quando venne colpito e mutilato del braccio destro da un colpo di mortaio. Conservando la fòrza di riunire i suoi uomini, feriti dallo stesso scoppio, li caricò sulla jeep e li condusse di persona al più vicino posto di medicazione. L’8.8.1949 è stato collocato in congedo assoluto.

De Santis, Ercole

N. a Genzano (Roma) il 7.5.1901; falegname. Militante nella Gioventù socialista dal 1919 e nel P.C.I. dalla fondazione (1921), fino al 1928 diresse l’organizzazione comunista nei Castelli Romani (v. Lazio).

A Genzano organizzò una tipografia clandestina dove stampò numerose pubblicazioni antifasciste. In seguito, entrato a far parte dell’apparato clandestino del P.C.I., operò come « corriere » per il trasporto di stampa illegale e presiedette riunioni di comunisti nelle province di Siena, Livorno, Terni.

Nel 1928 fu arrestato, sottoposto a sevizie nella caserma dei carabinieri di Albano e infine deferito al Tribunale speciale che lo condannò

per la sua attività antifascista a 6 anni di reclusione. Liberato nell’ottobre 1932 in seguito ad amnistia, riprese la lotta contro il fascismo; nuovamente arrestato e per la seconda volta deferito al Tribunale speciale, alla fine del 1937 venne condannato a 7 anni di reclusione. Riacquistata la libertà con la caduta del fascismo, dopo I’8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza romana. Dopo la Liberazione, dirigente della Zona del P.C.I. di Genzano, fu tra gli organizzatori dell’occupazione di terre nei Castelli Romani. Consigliere comunale, assessore e infine sindaco di Genzano nel 1952, venne sempre rieletto fino al 1968, anno in cui è stato costretto a dimettersi per ragioni di salute.

M.B.M.

De Sena, Angelo

Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. N. a Nola (Napoli) nel 1914, caduto al fiume Musone (Marche) il 17.7.1944; muratore.

Nel 1935 fu chiamato all[...]

[...]
De Sena, Angelo

Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. N. a Nola (Napoli) nel 1914, caduto al fiume Musone (Marche) il 17.7.1944; muratore.

Nel 1935 fu chiamato alle armi nell’Aeronautica. Nel 1943 fu posto in congedo dopo una lunga malattia seguita a ferite riportate in combattimento. Nel gennaio 1944 si arruolò volontario nel I Raggruppamento motorizzato del ricostituito esercito italiano. Assegnato in seguito al 68° Reggimento fanteria « Legnano », cadde nel corso di un attacco contro un fortino tedesco lungo il fiume Musone.

« Individuata una mitragliatrice — dice la motivazione della m. d'o. — che aveva ucciso tre suoi compagni di pattuglia, l’attaccava decisamente uccidendo due tedeschi. Colpiti a morte i due sottufficiali della pattuglia, assumeva il comando della stessa e la conduceva con sangue freddo e perizia all’attacco di altra posizione. Ferito al fianco rifiutava ogni soccorso, continuando ad avanzare. Esaurite le munizioni si gettava all’assalto della postazione a colpi di bombe a mano. Investito morta[...]

[...] per sprovincializzare le lettere italiane e offrire al pubblico, in ottime traduzioni, alcuni tra i migliori esempi di letteratura straniera contemporanea, da L’armata a cavallo di Isaac Babel, a Moby Dick di Melville (nell’ormai celebre traduzione di Cesare Pavese), a Dedalus di James Joyce, a II processo di Franz Kafka e ad altri autori fino allora sconosciuti in Italia (O'Nei II, Anderson, ecc.), compreso il primo poètico Disney (risalgono infatti al 1933 i librettialbum illustrati di Topolino a cura e con versione di Antoni [F.A.]). L'iniziativa editoriale fu improntata a criteri avanzati anche sul piano grafico (da ricordare le copertine realizzate da Mario Sturani, per esempio quella dedicata al Babel: il cosacco a cavallo su panno rosso, rimasta famosa per il significato assunto in un periodo di barriere culturali e di ostracismo a tutto ciò che era di autore straniero). Questo impegno, raro nel suo tempo, non passò inosservato né al regime né ai lettori attenti, specie ai giovani.

L’arresto di Antonicelli (dei suoi progetti editoriali vi sono accenni nella corrispondenza con la collaboratrice Anita Rho, pubblicata in Lettere di antifascisti dal carcere e dal confino, Roma, 1962) pose fine alla Biblioteca Europea dopo una breve serie di titoli che avevano visto rapide ristampe (ne riapparvero alcuni, ripresi solo nel tardo dopoguerra).

Quando nel 1942, con una formula più solida, sollecitato e appoggiato da amici, Antonicelli diede vita alla De Silva, si ritrovarono fra i collaboratori di questa Casa editrice nuovi e vecchi antifascisti. Quell’attività editoriale, concepita come vera e propria azione di cultura, rivelò al pubblico un complesso di opere di notevole importanza. Cominciò con autori antifascisti quali Umberto Cosmo e Salvatorelli, e con testi di evidente intenzione politica come il Della Germania di Madame de Staèl, presentato negli anni della collaborazione italotedesca con la provocatoria fascetta editoriale « La Germania che noi amammo » (da una nota espressione di Benedetto Croce); i tre Drammi della libertà di Schiller, tradotti da Barbara Allason; la Leggenda e realtà di Napoleone, studio appositamente richiesto allo storico Salvatorelli col chiaro intento di mostrare le analogie tra bonapartismo e mussolinismo. Le edizioni De Silva non portavano, per sfida, le date dell’« era fascista » in copertina, come sarebbe stato obbligo.

L'attività, bloccata dalle vicende seguite alT8.9.1943, riprese negli anni successivi alla Liberazione, con la prima antologia di Rivoluzione Liberale, a cura di Nino Valeri; ma nel 1948 dovette arrestarsi, non senza aver lasciato valide indicazioni a conclusione della sua battaglia culturale. Fra le ultime pubblicazioni degne di ricordo, sono da citare (nella Biblioteca Leone Ginzburg) I vinti hanno sempre torto di Alessandro Trabucchi (v.), Storia della mia morte di Lauro

85



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 494

Brano: [...]i molte migliaia.

C.Fe. G.Vac.

Bibliografia: Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione, Deputazione per la Provincia di Pavia, / Caduti della Resistenza nella Provincia di Pavia, Pavia, 1969; D. Brianta, A. Ferraresi, P. Lombardi,

C. Sacchi, C. Signori, / deportati pavesi

nei Lager nazisti, in « Annuali di storia pavese », Amministrazione Provinciale di Pavia, 1981; Giulio Guderzo, Una provincia italiana sotto il fascismo, in « 19451975. Italia fascismo antifascismo » ecc., Conversazioni promosse dal Consiglio regionale lombardo, Feltrinelli, 1975; F.A. Tasca, Personaggi noti e ignoti nella storia di Pavia, Pavia, 1951; Ugoberto Alfassio Grimaldi (a cura di), Il coraggio del no, Amministrazione Provinciale di Pavia, 1976; Bianca Ceva, Tempo dei vivi, Ceschina, Milano, 1954; C. Ferrario, Carlo Lombardi, Vita di un contemporaneo, La Pietra, Milano, 1982; Arturo Bianchi, Storia del fascismo pavese, Pavia, s.d.; Clemente Ferrario, Le origini del Partito comunista nel Pavese, Roma, 1969; Giulio Guderzo, Cattolici e fascisti a Pavia tra le due guerre, Pavia, 1978; BarioliCasatiCassinelli, Storia della Resistenza in provincia di Pavia, Pavia, 1959; Lucio Ceva, Una battaglia partigiana, Quaderni del M.I.L., n. 1, Milano, 1966; Giampaolo Pansa, Guerra partigiana fra Genova e il Po, Bari, 1967; Clemente FerrarioFulco Lancester. Oltrepò partigiano, Pavia, 1973.

Pavignano, Anna

N. a Occhieppo Inferiore (Vercelli) il 23.7.1900, ivi m. il 10.3.1975; operaia tessile.

Iscritta al Partito socialista, nel 1921 fu tra i fondatori del Partito comunista d’Italia.

Nel 1928 partecipò alla Conferenza d’organizzaz[...]

[...]artecipò alla Conferenza d’organizzazione indetta dal partito a Costanza (Germania). Rientrata in Italia, il 20.4.1928 venne arrestata e deferita al Tribunale speciale che la processò per « cospirazione, riorganizzazione del P.C.I. e propaganda sovversiva ».

Condannata a 6 anni di carcere (10.11.1928), dopo aver scontato 4 anni e 7 mesi nelle case di pena

di Perugia e di Trani, rientrò nel Biellese nel 1932. Qui riprese la sua attività antifascista e, per un certo periodo, fu responsabile della Federazione comunista clandestina di Biella.

Dopo 1*8.9.1943 partecipò attivamente alla Resistenza, tra le organizzatrici dei Gruppi di difesa della donna (v. Donne nella Resistenza). Come rappresentante di tali gruppi, dalla fine del 1944 fece parte del C.L.N. di Biella.

Dopo la Liberazione fu segretaria dell’U.D.I. biellese e ricoprì altri incarichi di carattere politico.

Pavinelli, Mario

N. a La Spezia il 4.6.1900; ivi m. il 9.2.1967; commerciante.

Già membro dellorganizzazione comunista clandestina operante a La Spezia, n[...]

[...]radotto a Roma e deferito al Tribunale speciale che, nel marzo 1940, lo condannò a 30 anni di reclusione. Detenuto nel carcere di Portolongone, vi rimase per circa 5 anni. Tradotto successivamente nel carcere di Parma e poi in quello di Castelfranco Emilia, qui rimase ferito in seguito a un bombardamento e venne ricoverato all’ospedale civile del luogo.

Durante l'occupazione tedesca, ancora degente in ospedale, continuò la sua attività di antifascista insieme al medico Ferri, riuscendo a impedire che molti altri prigionieri politici, ricoverati nello stesso nosocomio, venissero deportati in Germania appena dimessi.

Nei giorni della Liberazione, fu designato dirigente del Comitato di liberazione della zona. Tornato a casa dopo circa un mese, fu chiamato a far parte del Comitato provinciale di epurazione e successivamente eletto consigliere provinciale.

Fonte: Testimonianza orale dei familiari depositata presso l’istituto storico della Resistenza della Spezia.

Pavoletti, Mazzino

N. a Livorno il 12.2.1913; operaio. Fin dalla seconda metà degli anni Trenta, insieme al giovanissimo fratello Aramis partecipò alla cospirazione antifascista a Livorno. Dopo l’inizio della Seconda guerra mondiale svolse un’intensa propa

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 100

Brano: Antonicelli, Franco

Nel 1941, per la sua attività antifascista, venne condannato dal Tribunale speciale a 4 anni di reclusione.

Dopo l’8.9.1943 fu tra gli organizzatori del movimento partigiano nella provincia di Vercelli e divenne comandante di zona del Raggruppamento divisioni Garibaldi del Biellese.

Dopo la Liberazione è stato uno dei dirigenti dell’A.N.P.I. di Genova e di Biella.

Antonini, Luigi

N. ad Avellino nel 1879. Subito dopo la guerra 191518 emigrò negli Stati Uniti; divenne cittadino americano e mantenne sporadici rapporti con i fuorusciti antifascisti. Presidente del Consiglio italoamericano del lavoro e della Locale 89, si[...]

[...]ne.

Dopo l’8.9.1943 fu tra gli organizzatori del movimento partigiano nella provincia di Vercelli e divenne comandante di zona del Raggruppamento divisioni Garibaldi del Biellese.

Dopo la Liberazione è stato uno dei dirigenti dell’A.N.P.I. di Genova e di Biella.

Antonini, Luigi

N. ad Avellino nel 1879. Subito dopo la guerra 191518 emigrò negli Stati Uniti; divenne cittadino americano e mantenne sporadici rapporti con i fuorusciti antifascisti. Presidente del Consiglio italoamericano del lavoro e della Locale 89, sindacato di lingua italiana nella città di New York, nell’ottobre 1935 portò al Congresso di Bruxelles (v.) l’adesione di 200.000 lavoratori italiani emigrati in America.

Dopo la Liberazione, si batté per la rottura del patto d’unità d’azione esistente tra socialisti e comunisti, per l’adesione dell'Italia al Patto atlantico (v.) e per la scissione socialdemocratica, di cui fu anche il principale finanziatore.

conda guerra mondiale, fu inviato con formazioni alpine in Albania e poi in Montenegro.

L’8.9.1943[...]

[...]i in Montenegro.

L’8.9.1943 si schierò immediatamente nelle file della Resistenza e fu tra i primi combattenti nelle formazioni partigiane del Cuneese, alla testa di coraggiose azioni. Comandante di un reparto della 5a Divisione alpina « Corsaglia », il 15.3.1944 venne attaccato, nei pressi di Fontane (Cuneo), da preponderanti forze tedesche. Dopo aver opposto te» nace resistenza, quando si rese conto che il suo reparto stava per essere sopraffatto, ordinò ai partigiani di sganciarsi ed egli, da solo, dall’alto di un casolare continuò a battere con un fucile mitragliatore il nemico, proteggendo la ritirata dei superstiti e dando loro la possibilità di salvarsi. Gravemente ferito, continuò a sparare sino a quando cadde crivellato di colpi.

Antonucci, Giuseppe

N. a Chieti nel 1892; operaio. Membro dell’organizzazione comunista clandestina, più volte arrestato durante il fascismo, dopo I’8.9.1943 fu tra gli organizzatori della Resistenza in Abruzzo, diventando comandante della banda partigiana « Palombaro », operante sulla Maiella.

F.A. si batte nel referendum istituzionale per una decisa posizione repubblicana e partecipa alla lotta elettorale per la Costituente nelle liste della « Concentrazione democratica repubblicana ». Consente poi alla decisione del suo gruppo di entrare nel Partito repubblicano, nella cui direzione viene eletto al congresso di Napoli (1948). Negli anni successivi riprende la sua libertà d’azione, sentendosi portato a posizioni più avanzate di sinistra, ma non si iscrive a nessun partito. Si dedica prevalentemente agli studi e a lavori, soprattutto letterari (è tuttora consulente e collaboratore della[...]

[...] riprende la sua libertà d’azione, sentendosi portato a posizioni più avanzate di sinistra, ma non si iscrive a nessun partito. Si dedica prevalentemente agli studi e a lavori, soprattutto letterari (è tuttora consulente e collaboratore della Rediotelevisione italiana ed è stato per molti anni collaboratore culturale de « La Stampa » e di note riviste). Le elezioni del 1953 lo vedono ancora partecipe della battaglia contro la cosiddetta leggetruffa. Promuove il tentativo di formare un fronte comune elettorale tra i «ribelli» liberali (Corbino, Nitti) e l’unità socialista, fallito il quale, entra a far parte dell’« Alleanza democratica nazionale ».

È stato Commissario prefettizio del Museo nazionale del Risorgimento ed è tuttora membro del Consiglio direttivo dell'istituto storico del Risorgimento, nonché del Centro studi « Piero Gobetti ». Presidente dell'istituto storico della Resistenza in Piemonte e dell’Unione Culturale, ha organizzato a Torino (1960) una serie di lezionitestimonianze sulla storia italiana dal 1915 al 1945, pubblicate poi dall'editore Einaudi. Come presidente del Circolo della Resistenza, ha organizzato anche un corso di lezioni sul Risorgimento e promosso numerose[...]

[...]ionitestimonianze sulla storia italiana dal 1915 al 1945, pubblicate poi dall'editore Einaudi. Come presidente del Circolo della Resistenza, ha organizzato anche un corso di lezioni sul Risorgimento e promosso numerose manifestazioni politiche, particolarmente a difesa delle istituzioni democratiche e per le libertà nazionali (Spagna, Vietnam). Critico, saggista, poeta, ha pubblicato numerosi scritti di carattere storico e letterario, e altri di fantasia.

Come indipendente di sinistra, il 19.5.1968 è stato eletto senatore nelle liste del P.C.I. e del P.S.I.U.P. per il Piemonte.

C.G.N.

Antonietti, Quinto

N. a Fubine (Alessandria) il 9.12. 1914; operaio tessitore. Dopo aver partecipato, con altri giovani antifascisti biellesi, ad una organizzazione clandestina denominata G.O.M.I. R.C. (Gruppo Operai Movimento /taliano Rivoluzionario Comunista), nel 1940 entrò a far parte dell’organizzazione comunista clandestina.

L’invio di sovvenzioni americane ai socialdemocratici italiani suscitò aspre polemiche, alle quali l’A. credette di rispondere con una lettera grossolana e arrogante, diretta al presidente dell'Assemblea Costituente Umberto Terracini. Ma questi gliela restituì con le seguenti parole: « Egregio Signore, ignoro — ma non voglio crederlo

— se nel Paese dal quale Ella ha ottenuto la cittadinanza sia consuetudine rivolgersi ai maggiori rappresentanti della nazione in tali volgarissime ingiuriose forme. O forse Ella crede che l’Italia sia veram[...]

[...]ente una terra coloniale e che al Presidente dell’Assemblea Costituente Italiana si possa perciò parlare come neanche un rozzo ufficiale di legione straniera si permetterebbe di parlare al capo di una tribù asservita e umiliata? ».

Antoniol, Gino Agostino

Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. N. nel 1911 a Sovramonte (Belluno), caduto in combattimento il 15.3.1944 in vai Corsaglia (Cuneo); operaio. Ancora giovinetto, emigrò con la famiglia in Francia. Chiamato alle armi nel 1932, fu arruolato nel Battaglione « Feltre » del 7° Reggimento alpini. Congedato nel settembre 1933, venne nuovamente richiamato nell’aprile 1935 e inviato, col Battaglione « Pusteria », in Africa Orientale. Ancora una volta mobilitato allo scoppio della se

Anvil

Incudine. Nome convenzionale dato dagli Alleati al piano per lo sbarco e l’attacco sulle coste della Francia meridionale. Il piano A., inizialmente concepito come operazione diversiva, avrebbe dovuto realizzarsi contemporaneamente al grande sbarco in Normandia, per costringere i tedesch[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine F.A., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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