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Il segmento testuale Estetica è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 1044Analitici , di cui in selezione 36 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Alberto Moravia, Inchiesta sull'arte e il comunismo. Il comunismo al potere e i problemi dell'arte in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]one, si ripete facilmente, in maniera quasi automatica.
* * *
Le idee dei comunisti sull'arte sono costantemente presentate in stretta correlazione con le loro teorie economiche e sociali e confuse con esse. Chi in parte o del tutto approva le teorie economiche e sociali del comunismo é portato così ad approvare anche le idee estetiche o per lo meno a considerarle con favore. Ma questa confusione non puó portare che ad accettare una concezione estetica rozza e semplicistica. L'arte, infatti, mentre puó benissimo avere un contenuto proletario, per i suoi moduli formali e tecnici é invece legata alla maturità del gusto, della coltura e della capacità espressiva. Come dire che essa dipende per questo aspetto così importante, non dalla giustizia distributiva bensì dal livello di coltura e di gusto raggiunto in una data società. Questo fatto non è mai stato smentito nella storia; e l'arte, qualunque `fosse il suo contenuto, é sempre stato un prodotto tardo e aristocratico. L'arte appare infatti sempre all'apice delle civiltà, essa é il fiore
A.[...]

[...]zo. Invece l'arte può essere, é un fine. Ora non può esserci altro fine se non quello della rivoluzione socialista.
***
Perché realismo socialista e non, poniamo, neoclassicismo? Perché l'ultima arte oggettiva europea fu quella naturalistica. Gli stati non sono mai all'avanguardia, checché se ne dica. La Chiesa è ferma a Raffaello che fu il grande mediatore tra il mondo dell'Antico Testamento e l'Ellenismo. Gli stati conoscono la storia, non l'estetica.
***
Tra l'alienazione dell'operaio e l'alienazione dell'artista non c'è alcun rapporto. L'operaio é alienato in quanto, nell'economia di mercato, egli é una merce come tutte le altre, ed essendo tale viene defraudato, in base al prezzo di mercato, del plus valore, ossia di ciò
14 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
che rappresenta appunto il suo valore di uomo. Ma l'artista, invece, crea un oggetto per il quale non c'è mercato (o, se c'è, non é quello degli oggetti di necessità che hanno costantemente un mercato) e il cui prezzo non esiste, in realtà, in denaro o in specie. Il prezzo del [...]

[...]agioni storiche, pub anche ignorare ciò che gli é utile, bensì i dirigenti che sono i depositarii e gli amministratori dell'ideologia dominante. Ed è qui appunto che sta il luogo debole dello schieramento dell'arte comunista. Perché l'ideologia comunista, nel suo autoritarismo, da una parte é tratta spesso a confondere ciò che é utile al popolo con ciò che é utile ai dirigenti; dall'altra non sembra, almeno per ora, in grado di elaborare una sua estetica (ivi compresa quella del realismo socialista) che possa resistere alla pressione degli eventi e non venga alla fine mortificata e sviata dalle esigenze utilitarie della dittatura e della guerra e ridotta così alla funzione di semplice strumento di controllo. In queste condizioni potrebbe anche avvenire che l'arte invece di lavorare per il popolo e soltanto per il popolo, si distacchi dal popolo.
A un'arte di partito, si dovrebbe chiedere prima di tutto di non sembrare di partito. Perché, se non altro, gli uccelli non si lasciano prendere se le reti non sono ben dissimulate.
***
Non abbiamo[...]

[...]lla funzione di semplice strumento di controllo. In queste condizioni potrebbe anche avvenire che l'arte invece di lavorare per il popolo e soltanto per il popolo, si distacchi dal popolo.
A un'arte di partito, si dovrebbe chiedere prima di tutto di non sembrare di partito. Perché, se non altro, gli uccelli non si lasciano prendere se le reti non sono ben dissimulate.
***
Non abbiamo nulla in contrario al realismo socialista o qualsiasi altra estetica desunta dal marxismo. Ma non ci convince del tutto il fatto che questa estetica o altra simile diventi l'estetica ufficiale di uno stato potente, proprietario di tutte le case editrici, di tutti i giornali
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE 21
e le riviste, di tutti i musei, di tutte le sale di concerto, di tutti gli studi di cinema e di tutti i teatri. Ove fosse lasciata all'arte l'autonomia che le é indispensabile, il realismo socialista trionferebbe e (come é da credersi seconda la legge che regola le cose umane) decadrebbe
e verrebbe sostituito dall'altra estetica più conveniente in maniera affatto spontanea, attraverso le discussioni e le opere degli artisti. Ma dal momento[...]

[...]te, proprietario di tutte le case editrici, di tutti i giornali
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE 21
e le riviste, di tutti i musei, di tutte le sale di concerto, di tutti gli studi di cinema e di tutti i teatri. Ove fosse lasciata all'arte l'autonomia che le é indispensabile, il realismo socialista trionferebbe e (come é da credersi seconda la legge che regola le cose umane) decadrebbe
e verrebbe sostituito dall'altra estetica più conveniente in maniera affatto spontanea, attraverso le discussioni e le opere degli artisti. Ma dal momento che il realismo socialista o qualsiasi altra estetica simile diventa una faccenda di stato, è da temersi che esso ubbidisca alle norme che guidano le faccende di stato; ossia diventi una faccenda di burocrazia, di regolamenti, di infrazioni, di conformità, di controlli
e di autorità. Il che non può non portare ad una grave limitazione appunto, di quell'autonomia, per quanta relativa, che abbiamo già dichiarato indispensabile all'arte.
Non illudetevi che le cose siano cambiate: l'uomo preistorico che fermava sulle pareti della caverna gli atteggiamenti dei bisonti in fuga non era gran che diverso da Balzac che descrive in un suo romanzo il cont[...]



da Georg Lukacs, Inchiesta sull'arte e il comunismo. Introduzione agli scritti di estetica di Marx ed Engels in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]eratura possono dunque essere intese e spiegate soltanto nel quadro di tutte le connessioni storiche dell'intera sistema. La formazione e lo sviluppo della letteratura sono una parte del processo storico totale della società. L'essenza e il valore estetico delle opere letterarie, e quindi della loro azione, é una parte di quel processo generale e unitario per cui l'uomo si appropria del mondo mediante la sua coscienza. Dal primo punto di vista l'estetica marxista e la storia marxista della letteratura e dell'arte sono una parte del materialismo storico, mentre dal seconda punto di vista sono una applicazione del materialismo dialettico: in entrambi i casi però una parte speciale, peculiare, di questo tutto, con definite leggi specifiche, con definiti principi estetici specifici.
I principi più generali dell'estetica e della storia letteraria del marxismo li troviamo dunque nella dottrina del materialismo storico. Solo con l'aiuto del materialismo storico si possono comprendere il sorgere dell'arte e della letteratura, le loro leggi di sviluppo, i diversi indirizzi, l'ascesa e il declino entro il processo d'insieme ecc. Perciò dobbiamo subito cominciare col porre alcune questioni generali e fondamentali del materialismo storico. Ciò non solo ai fini della necessaria fondazione scientifica, ma anche perché proprio in questo campo dobbiamo distinguere con particolare nettezza il vero marxismo, la vera conce[...]

[...]distinguendosi dalla bestia, mediante il suo lavoro. La funzione creatrice del soggetto si manifesta dunque nel fatto che l'uomo mediante' .i1 suo lavoro, il cui carattere, possibiLlità di sviluppo ecc. sono pelò certamente determinati da circostanze oggettive, sia naturali che sociali — crea se stesso, trasforma se stesso in uomo. Tale concezione dell'evoluzione storica é mantenuta in tutta la filosofia marxista della società, quindi anche nell'estetica. Marx parla in un certo passo del fatto che la musica crea nell'uomo il senso musicale, e questa concezione fa anch'essa parte della concezione generale dello sviluppo sociale propria del marxismo. La questione qui accennata é così concretata da Marx:
Soltanto l'aggettivo dispiegarsi della ricchezza dell'essenza umana pile> in parte elaborare per la prima volta, in parte per la prima volta creare la ricchezza della sensibilità soggettiva umana: un orecchio musicale, un occhio atto a cogliere la bellezza della forma: insomma, dei sensi per la prima volta capaci di godimenti umani, dei sensi c[...]

[...] naturalmente non ci è mai lecito fare, — potremmo addirittura dire che questa questione lo interessava appena:. Ma chi abbia studiato con la dovuta comprensione e attenzione il a Capitale» e gli altri scritti di Marx, si sarà accorto che alcuni suoi accenni, visti nel quadro della totalità comprensiva, consentono una visione dell'essenza della questione più profonda di quella degli scritti degli anticapitalisti romantici che si sono occupati di estetica per tutta la vita. L'economia marxista riconduce infatti le categorie dell'essere economico, che costituisce la base della vita sociale, là dove esse si manifestano nelle loro forme reali, come rapporti tra uomo e uomo e, attraverso questi, come rapporto della società con la natura. Ma contemporaneamente Marx dimostra anche che tutte queste categorie nel capitalismo appaiono necessariamente in forme reificate e celano
G. LUKÁCS INTRODUZIONE AGLI SCRITTI DI MART ED ENGELS 39
con questa forma reificata la loro vera essenza, cioè le relazioni tra gli uomini. Nel mettere sulla testa le categor[...]

[...]tti come norma e modello ineguagliabile».
La risposta di Marx alla domanda che egli stesso si pone ha di nuovo un carattere storicocontenutistico. Egli addita il rapporto intercorrente tra il mondo greca, in quanto «infanzia normale dell'umanità », e la vita spirituale, di uomini nati tanto più tardi. Tuttavia la questione non la riconduce indietro al problema dell'origine della società, bensì lo stimola a formulare i principi fondamentali dell'estetica, sempre non in modo formalistico, ma in un ampio orizzonte dialettico. Infatti la risposta data da Marx solleva due grandi complessi di problemi cancernenti l'essenza estetica di ogni opera d'arte, di ogni epoca: che cosa significa il mondo così rappresentato dal punto di vista dell'evoluzione dell'umanità? E in che modo l'artista rappresenta; nel quadro di questa evoluzione, uno dei suoi stadi?
La via che conduce alla questione della forma artistica deve passare di qui. Tale questione può naturalmente essere impostata e risolta solo in stretta connessione coi principi generali del materialismo dialettico. Una tesi fondamentale del materialismo dialettico afferma che ogni presa di coscienza del mondo esterno non è altro che il riflesso della realtà, esistente indi[...]

[...]mo dialettico. Certo essa ne costituisce, ' à causa delle sue peculiarità, una parte speciale e peculiare in cui valgono spesso delle leggi nettamente distinte da quelle degli altri campi. In quanto segue accenneremo ad alcune di tali peculiarità del rispecchiamento letterario e artistico, senza peraltro nemmeno tentare di esaurire, seppure a grandi tratti, l'intero complesso di tali questioni.
La teoria del rispecchiamento non costituisce in estetica nessuna novità di sorta. L'immagine contenuta nella parola rispecchiamento, in quanta é una metafora che bene esprime l'essenza della creazione artistica, divenne famosa per opera di Shakespeare, il quale nella scena dei commedianti nell'« Amleto» indica questa concezione dell'arte come caratteristica della sua stessa teoria e prassi letteraria. Ma l'idea ne è molto più antica. Essa costituisce già un problema centrale dell'estetica di Aristotele e da allora continua a predominare in quasi ogni estetica — prescin dendo dalle epoche di decadenza. Un'esposizione storica di questa evoluzione non rientra beninteso nei compiti della presente introduzione. Basti accennare al fatto che molte estetiche idealistiche (p. es. quella di Platone) si fondano pure, a modo loro, su di questa teoria. Ancor più importante é la constatazione che quasi tutti i grandi scrittori della letteratura mondiale hanno scritto seguendo, istintivamente o più o meno consapevolmente, la teoria del rispecchiamento, e che i loro sforzi di render chiari a se stessi i principi della creazione artistica sono stati orientati in q[...]

[...]reazione artistica sono stati orientati in questo senso. La meta di pressoché tutti i grandi scrittori fu la riproduzione artistica della realtà; la fedeltà alla realtà, l'appassionato sforzo di restituirla nella sua totalità e integrità, denotarono per ogni grande scrittore (Shakespeare, Goethe, Balzac, Tolstoi) il .vero criterio della grandezza letteraria.




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G. LUIti1CS INTRODUZIONE AGLI SCRITTI DI MARX ED ENGELS 45
Che l'estetica marxista affronti questa questione fondamentale senza rivendicare un'innovazione radicale risulta sorprendente per coloro i quali, senza alcun motivo serio e senza vera conoscenza di causa, accoppiano l'ideologia del proletariato a qualche cosa di assolutamente nuovo, a un « avanguardismo» artistico, e credono che l'emancipazione del proletariato comporti nel campo della letteratura una completa rinuncia al passato. I classici e 1) fondatori del marxismo non hanno mai sostenuto questo punto di vista. Nella loro opinione la lotta emancipatrice del profeta riato, la sua concezione del mondo e l[...]

[...]ne ad assorbire organicamente ciò che vi é di grande nel passato. Il marxismo sorpassa questi suoi predecessori solo — ma questo «solo» significa moltissimo sia metodologicamente che riguarda al contenuto — in quanto rende consapevoli le loro aspirazioni, ne elimina le deviazioni idealistiche o meccanicistiche, le riconduce alle loro vere cause e le include nel sistema delle leggi, esattamente cona sciate, dell'evoluzione sociale. Nel campo dell'estetica e della teoria e storia letteraria possiamo compendiare la situazione affermando che it marxismo eleva nella sfera della chiarezza concettuale quei principi fondamentali dell'attività creativa che vivono da secoli nei sistemi dei migliori pensatori e nelle opere dei più grandi artisti e scrittori.
Se desideriamo ora chiarificare alcuni tra i momenti più importanti di tale situazione, si affaccia subito la questione: che :' f cosa é quella realtà di cui la creazione letteraria deve essere la fedele immagine speculare? Qui importa soprattutto l'aspetto ne¡ gativo della risposta: questa realtà [...]

[...]ori.
Se desideriamo ora chiarificare alcuni tra i momenti più importanti di tale situazione, si affaccia subito la questione: che :' f cosa é quella realtà di cui la creazione letteraria deve essere la fedele immagine speculare? Qui importa soprattutto l'aspetto ne¡ gativo della risposta: questa realtà non é soltanto la superficie del mondo esterno quale viene immediatamente percepita; non sono i fenomeni casuali, momentanei, puntuali. Mentre l'estetica marxista pone il realismo al centro della teoria dell'arte, essa combatte :aspramente al contempo ogni e qualsiasi naturalismo, ogni ten
Ì
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denza che si appaghi della riproduzione fotografica della superficie immediatamente percepibile del mondo esterno. Anche in questa questione il marxismo non afferma nulla di radicalmente nuovo e non fa altro che sollevare al livello della massima consapevolezza e chiarezza ciò che da sempre fu al centro della teoria e della prassi dei grandi scrittori del passato.
Ma l'estetica del marxismo 'combatte al tempo stess[...]

[...]e qualsiasi naturalismo, ogni ten
Ì
46 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
denza che si appaghi della riproduzione fotografica della superficie immediatamente percepibile del mondo esterno. Anche in questa questione il marxismo non afferma nulla di radicalmente nuovo e non fa altro che sollevare al livello della massima consapevolezza e chiarezza ciò che da sempre fu al centro della teoria e della prassi dei grandi scrittori del passato.
Ma l'estetica del marxismo 'combatte al tempo stesso con altrettanta asprezza un altro falso estremo, e cioè quella concezione la quale, muovendo dal concetto che ci si deve astenere dal copiare pedissequamente la realtà e che le forme artistiche sono indipendenti da questa realtà superficiale, arriva al punto di attribuire nella teoria e nella prassi all'arte è alle forme artistiche una indipendenza assoluta: di considerare come fine a se stessa la perfezione delle forme e quindi la ricerca di tale perfezione, prescindendo così dalla realtà, fingendo di essere indipendenti da essa e arrogandosi il diritto[...]

[...]r cui il compito dell'arte é la rappresentazione veritiera e fedele della realtà nella sua totalità e l'arte é altrettanto distante dalla copia fotografica quanta dal giocherellare, così vacuo in ultima istanza, con le forme astratte.
Tale concezione dell'essenza dell'arte solleva un problema centrale della gnoseologia del materialismo dialettico: quello dei rapporti tra fenomeno ed essenza. E un problema di cui i1 pensiero borghese, e quindi l'estetica borghese, non hanno mai potuto venire a capo. Ogni teoria e prassi naturalistica collega apparenza ed essenza in modo meccanico, antidialettico, e in questo torbido miscuglio é necessariamente l'essenza che viene messa in ombra, o addirittura scompare del tutto nella maggioranza dei casi. La filosofia idealistica dell'arte e la prassi artistica della stilizzazione scorgono invece talvolta chiaramente l'antitesi tra essenza ed apparenza, ma a causa della mancanza di dialettica o di un'incompleta dialettica idealistica scorgono, solo ed unicamente l'antitesi, ignorando come in seno a questa ant[...]

[...] AGLI SCRITTI DI MARX ED ENGELS 49
di tipi, nella presentazione di caratteri e di situazioni tipiche, le più importanti tendenze dell'evoluzione sociale ricevono un'adeguata espressione artistica.
A queste osservazioni d'indole generale dobbiamo farne seguire un'altra. Marx ed Engels scorgevano in Shakespeare e Balzac (di fronte, diciamo, a Schiller da una parte e a Zola dall'altra) quella tendenza realistica che meglio corrispondeva alla loro estetica. La scelta di questi grandi scrittori indica di per sé che la concezione marxista del realismo non ha nulla a divedere con la copia fotografica della vita quotidiana. L'estetica marxista auspica soltanto che l'essenza individuata dallo scrittore non venga rappresentata astrattamente, bensì come essenza insita in modo organico nella fervida vita dei fenomeni, dalla cui esistenza individuale essa scaturisce. Ma non é affatto necessario, a nostro parere, che il fe nomeno reso sensibile dall'arte sia attinto dalla vita quotidiana, e nemmeno dalla vita reale in generale. Cioè a dire: anche il più sfrenato gioco della fantasia poetica, la più fantasiosa raffigurazione dei fenomeni, sono pienamente conciliabili con la concezione marxista del realismo. Non é un caso che pro[...]

[...]ienamente conciliabili con la concezione marxista del realismo. Non é un caso che proprio alcune novelle fantastiche di Balzac e di E. Th. Hoffmann si annoverino tra quelle creazioni' artistiche che Marx apprezzava in modo particolare.
Naturalmente c'é fantasia e fantasia, fantastico e fantastico. Per cercare un criterio di distinzione dobbiamo ritornare alla tesi fondamentale della dialettica materialistica: il rispecchiamento della realtà.
L'estetica materialista, che nega il carattere realistico di un mondo delineato con particolari naturalistici quando non vi appaiano le forze motrici essenziali, ritiene naturalissimo che le novelle fantastiche di Hoffmann e Balzac rappresentino delle vette della letteratura realistica perché in esse, proprio in grazia del / l'esposizione fantastica, questi elementi essenziali sono messi in J' risalto. La concezione marxista del realismo afferma che l'arte deve rendere sensibile l'essenza. Non a caso é proprio il concetto del tipo a mettere così chiaramente in risalto questa peculiarità dell'estetica ma[...]

[...] essenziali, ritiene naturalissimo che le novelle fantastiche di Hoffmann e Balzac rappresentino delle vette della letteratura realistica perché in esse, proprio in grazia del / l'esposizione fantastica, questi elementi essenziali sono messi in J' risalto. La concezione marxista del realismo afferma che l'arte deve rendere sensibile l'essenza. Non a caso é proprio il concetto del tipo a mettere così chiaramente in risalto questa peculiarità dell'estetica marxista. Da una parte il tipo permette una soluzione
50 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
della dialettica tra essenza e fenomeno propria dell'arte e inesir stente in ogni altro campo, e dall'altra esso rimanda al contempo a quel processo storicosociale di cui la miglior arte realistica costituisce il fedele riflesso. Questa definizione marxista del realismo continua quella linea che grandi maestri del realismo, come Fielding, rivendicavano alla loro prassi artistica: essi si davano l'appellativo di storiografi della vita borghese, della vita privata. Ma Marx approfondisce ulteriormente i[...]

[...]nero, l'eminente scrittore socialista fran cese Paul Lafargue, Marx così si esprime riguardo a tale funzione di Balzac: «Balzac non fu soltanto lo storiografo della società del suo tempo, ma anche il profetico creatore di figure che sotto Luigi Filippo si trovavano ancora allo stato embrionale ed ebbero a svilupparsi completamente solo dopo la sua morte, sotto Napoleone III».
Tutte queste istanze rivelano la risoluta e radicale oggettività dell'estetica marxista. Secondo tale concezione il tratto dominante dei grandi realisti é dunque il tentativo appassionato e senza riserve di abbracciare e di rendere la realtà così come essa é oggettivamente nella sua essenza. Circolano a questo proposito numerosi equivoci sull'estetica marxista. Si suol dire che essa sattavaluta la parte del soggetto e l'efficacia del fattore artistico soggettivo nella creazione delle opere d'arte. Si suole confondere Marx con quei volgarizzatori che restano impacciati nelle teorie naturalistiche e gabellano per marxismo l'oggettivismo falso e meccanico di tali teorie. Ebbene: abbiamo visto che uno dei problemi centrali della concezione marxista del mondo é la dialettica di apparenza ed essenza, il ritrovare ed enucleare l'essenza nell'intreccio contradditorio delle apparenze. Ora, se non crediamo che il soggetto artistico « crei » ex nihil[...]

[...]arenze. Ora, se non crediamo che il soggetto artistico « crei » ex nihilo qualche cosa di radicalmente nuovo, bensì sappiamo che egli scopre un'essenza che esiste indipen dentemente da lui, ma che non é accessibile a tutti e resta a lungo celata anche al piú grande artista; non per questo l'attività del soggetto viene a cessare, e neppure viene neanche menomamente
G. LUKÁCS INTRODUZIONE AGLI SCRITTI DI MARX ED ENGELS Si
inficiata. Se dunque l'estetica marxista identifica il valore più gran de dell'attività creatrice del soggetto artistico nel fatto che questi assume nelle sue opere il processo sociale universale e lo rende sensibilmente, sperimentalmente accessibile; e che in tali opere si cristallizza l'autocoscienza, il risveglio alla coscienza dello sviluppo sociale: ciò non implica una sottovalutazione dell'attività del soggetto artistico, ma anzi una valutazione così alta come mai non vi fu.
Anche qui, come dappertutto, il marxismo non si presenta atteggiandosi a qualche cosa di radicalmente nuovo. Il problema era già sfiorato nell'e[...]

[...]iale universale e lo rende sensibilmente, sperimentalmente accessibile; e che in tali opere si cristallizza l'autocoscienza, il risveglio alla coscienza dello sviluppo sociale: ciò non implica una sottovalutazione dell'attività del soggetto artistico, ma anzi una valutazione così alta come mai non vi fu.
Anche qui, come dappertutto, il marxismo non si presenta atteggiandosi a qualche cosa di radicalmente nuovo. Il problema era già sfiorato nell'estetica di Platone e nella sua dottrina dell'imitazione estetica delle idee. Ma anche qui il marxismo rimette in piedi la verità che i grandi idealisti avevano messo sulla testa. Da un lato non ammette, come abbiamo visto, la contrapposizione antitetica di fenomeno ed apparenza, bensì cerca l'essenza nel f enomeno e il fenomeno nella sua relazione organica con l'essenza. D'altra parte quello di cogliere esteticamente l'essenza, l'idea, non é per il marxismo un atto lineare e insieme definitivo, sibbene un processo, un moto, un accostamento passo per passo alla realtà essenziale; proprio perché la realtà più profonda ed essenziale é sempre solo una parte di quella medesima totalità del reale cui appartiene anche il fenomeno superficiale.
Se dunque il marxismo sottolinea l'oggettività più radicale ed estrema della conoscenza e della rappresentazione artistica, insiste al tempo stesso anche sull'indispensabile ruolo del soggetto creatore. Poiché questo processo, questo graduale accostamento della ripos[...]

[...]sociale: le forme economiche) come l'astrazione venga operata dalla realtà sociale stessa sui suoi oggetti. Ma per poter seguire questo processo di astrazione con intelligente fantasia, districare i suoi viluppi e concentrare in figure e situa

52 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO

zioni tipiche il fitto tessuto del processo generale: per questo ci vuole un grande genio artistico.
Vediamo dunque che l'oggettivismo dell'estetica marxista non é
affatto in contraddizione con il riconoscimento del fattore soggettivo nell'arte. Ma dobbiamo considerare quest'idea anche sotto un altro, ben diverso aspetto. Dobbiamo aggiungere che l'oggettività enunciata dal marxismo non significa apartiticità nei confronti dei fenomeni sociali. Proprio perché, come giustamente ri conosce l'estetica marxista, il grande artista non configura cose e situazioni statiche, bensì cerca di investigare la direzione e il ritmo dei processi, egli deve afferrare, in quanto artista, il carattere di tale processo; e una simile presa di coscienza implica già una presa di posizione. La concezione per cui l'artista sarebbe uno spettatore spassionato di questi processi, situato al di sopra di ogni movimento sociale (1:'u impassibilité» flaubertiana) é nel migliore dei casi un'illusione, un tentativo di ingannar se stessi, ma per lo più è semplicemente un'evasione dai grandi problemi della vita e dell'art[...]

[...] impassibilité» flaubertiana) é nel migliore dei casi un'illusione, un tentativo di ingannar se stessi, ma per lo più è semplicemente un'evasione dai grandi problemi della vita e dell'arte. Non esiste grande artista nella cui rappresentazione della realtà non si esprimano al contempo anche le sue opinioni, le aspirazioni e i desideri nostalgici. Forse che tale constatazione non contraddice la nostra precedente definizione, per cui l'essenza dell'estetica marxista é l'oggettività?
Crediamo di no. E per pater sciogliere questa contraddizione dobbiamo accennare in breve alla questione della cosiddetta arte,. a tesi e spiegare quale sia l'interpretazione che ne dà il marxis io equáTi i suoi rapporti con l'estetica marxista. Che cosa è la tesi? In un senso superficiale é qualsiasi tendenza politica o sociale dell'artista che questi intende dimostrare, diffondere e illustrare con la sua opera d'arte. E interessante e caratteristico che Marx ed Engels si esprimano sempre con ironia a proposito di tali costruzioni artificiose, ovunque se ne parli. Irònia che si fà particolarmente feroce là dove lo scrittore, onde dimostrare la verità di una proposizione o di un orientamento qualsiasi, reca violenza alla realtà oggettiva, deformandola. Si vedano soprattutto le osservazioni critiche di Marx su Sue. Ma anche [...]

[...]lzac ».
E forse accaduto un miracolo: la rivelazione di una miste riosa genialità artistfra ;non_ misurabile con concetti, « irrazionale », che ha infranto la prigione delle concezioni politiche che la coartavano? No. Quel che è qui dimostrato dall'analisi di Engels è sostanzialmente un fatto semplice e chiaro, il cui vero significato è stato per?) per la prima volta scoperto e analizzato da lui e da Marx. Si tratta qui innanzitutto dell'onestà estetica, incorruttibile e spoglia di ogni vanità, degli scrittori e degli artisti vera mente grandi. Per costoro la realtà così come essa è, così come Si è loro rivelata nella sua essenza in seguito a faticose e profonde indagini, si antepone a tutti i loro desideri più cari, più intimi, più personali. L'onestà `propria del grande artista consisté appunt6 ciel tatto che, appena l'evoluzione di un personaggio viene a contraddire le concezioni illusorie per amor delle quali esso si era formato nella fantasia dello scrittore, questi lascia che il personaggio in questione si evolva liberamente fino alle [...]

[...]con quella concezione volgare della letteratura e dell'arte che deriva meccanicamente il valore dell'opera letteraria dalle concezioni politiche dello scrittore, dalla cosiddetta psicologia di classe. Il metodo marxista qui indicato é
i
G. LURÁCS INTRODUZIONE AGLI SCRITTI DI MARX ED ENGELS 57
adattissimo a spiegare i fenomeni letterari piú complessi, ma solo a patto di maneggiarlo concretamente, con vero spirito storicistico,
con accortezza estetica e sociale. Chi si illude di trovarvi uno sche
ma applicabile a qualsiasi fenomeno letterario dà un'interpretazione dei classici del marxismo altrettanto sbagliata quanto quella
dei marxisti volgari di vecchio stile. Perché non resti più nessun equivoco a proposito di questo metodo ripetiamo ancora una vol ta: il trionfo del realismo non significa per Engels né che l'ideologia apertamente proclamata dallo scrittore sia indifferente per il marxismo, né che ogni creazione di ogni scrittore, non appena si distacchi dall'ideologia apertamente proclamata, implichi il trionfo del realismo. Questa [...]

[...]rità umana. Nella maggior parte dei grandi realisti é questa che dà l'impulso a raffigurare il mondo reale, benché con caratteri ed accenti assai diversi a seconda del periodo e dell'individuo. Grandezza artistica, realismo autentico e umanismo sono indissolubilmenté uniti. E il principio unificatore é proprio quello prima rilevato; la preoccupazione dell'integrità dell'uomo. Questa umanesimo conta tra i principi fondamentali più importanti dell'estetica marxista. Ripetiamo ancora una volta che Marx ed Engels non furono i primi a situare il principio umanistico al centro dell'estetica. Anche qui come dappertutto Marx ed Engels continuarono l'opera dei massimi rappresentanti del pensiero filosofica ed estetico, sviluppandola fino a un livello qualitativamente superiore. D'altra parte pera, proprio perché non ne sono gli iniziatori, ma segnano il coronamento di una lunga evo
58 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
luzione, essi sono i rappresentanti di gran lunga più conseguenti di tale umanesimo.
E se lo sono, lo sono — contrariamente agli abituali pregiudizi borghesi — proprio in base alla loro concezione materialistica del mondo. Molti pensatori idealisti hanno già parzi[...]

[...]so dell'avere. A questa assoluta povertà doveva ridursi l'essere umano per poter nuovamente partorire da sé la sua intima ricchezza...
La soppressione della proprietà privata é quindi la completa emancipazione di tutti i sensi e di tutte le qualità umane; ma é questa emancipazione proprio in quanto questi sensi e qualità sono diventati umani, sia soggettivamente che oggettivamente ».
Così l'umanismo socialista viene ad inserirsi al centro dell'estetica marxista, della concezione materialistica della storia. Di contro ai pregiudizi borghesi, che ricevono un potente soccorso dalla 'rozza e antidialettica concezione della società propria del marxismo volgare, occorre sottolineare che questa concezione materialistica, la quale penetra dappertutto fino alle radici profon, damente nascoste nel terreno, non nega affatto la bellezza estetica dei fiori. Al contrario é proprio la concezione materialistica della storia, l'estetica marxista, ed essa soltanto, ad offrirci i mezzi onde comprendere appieno questo processo nella sua unità, nel suo organico legame tra fiori e radici.
D'altra parte se la concezione materialistica della storia afferma che la vera e definitiva `emancipazione dell'umanità dagli effetti deformanti della divisione della società in classi può aver luogo soltanto col socialismo, ciò non implica per nulla una' contrapposizione rigida, antidialettica, schematica, per cui si ripudi sommariamente la cultura delle società classiste e si resti indifferenti di fronte alle diverse realizzazioni di esse e a[...]

[...]oro azione cultúrale ed artistica (ciò che possiamo invece spesso constatare nei piatti volgarizzatori del marxismo). D'accordo: la vera storia dell'umanità comincerà col socialismo. Ma quella preistoria che conduce al socialismo é un elemento integrante della formazione del socialismo stesso. E le tappe di questo cammino non possono
T
60 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO

essere indifferenti per i seguaci dell'umanesimo marxista, né per l'estetica marxista.
L'umanesimo socialista rende possibile all'estetica marxista l'unione di conoscenza storica e conoscenza puramente estetica, il continuo convergere di apprezzamento storico ed estetico. Cosa l'estetica marxista risolve proprio quella questione che ha maggiormente tormentato i predecessori, quando erano veramente grandi, e che è stata quindi sempre elusa dai minori: l'unità del valore estetico imperituro dell'opera d'arte e del processo storico da cui essa, proprio nella sua perfezione, nel suo valore estetico, è inscindibile.
GEORG LUKACS
(Traduzione di Cesare Cases).



da Nicola Chiaromonte, Inchiesta sull'arte e il comunismo. Arte e comunismo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]oltraggio era una sfida e un atto di fede, oltre che una negazione. Il comunista non può permettersi gesti così inconsulti. Tutto può giovare al potere, e il contrario di tutto. Quindi sola é permessa al buon comunista la convinzione che l'aspetto ufficiale delle cose è l'unico vero, che il mondo, cioè, è popolato di oggetti da manipolare, o da eliminare. L'imitazioné inflessibile della verità ufficiale è il canone della sua etica come della sua estetica.
Dice Hegel che, nel Medio Evo, anche un pittore miscredente avrebbe potuto dipingere una Madonna; tanto irrefutabile per la mente, tanto chiara, tanto obbiettivamente vera per tutti e, si direbbe, tanto desiderosa di nuovi aspetti, era, nella comunità e per la comunità, l'immagine della Madre di Dio. Ma il pittore sovietico che si cimenta a dipingere le parvenze di Stalin dipinge nell'evidente irrefragabile terrore di dipingere altro che la piega dei suoi baffi e quella dei suoi pantaloni, nella cura infinita di evitare ogni accenno a uno Stalin comunque vero. Onnipresente attorno a lui, il[...]

[...]rende Balzac e Gogol, Dickens e Manzoni, Tolstoi e Melville, Goya e Courbet, Delacroix e Renoir, Daumier e Van Gogh. Il solo punto d'incontro di artisti così diversi, dato che sia lecito formularlo, non è né nello «stile» né nel (( soggetto», ma nella temeraria avventura del reale, nella libera interrogazione, nel rifiuto preliminare delle forme stabilite, nella solitaria ricerca del (( significativo». Formulare questo in una «regola» qualsiasi, estetica, sociale o morale, significa rendere obbligatori i postulati del filisteismo, elevare a dignità di modello i (( valori» formali e sostanziali dell'arte borghese della fine del secolo: l'imitazione amorfa, il conformismo e il rispetto delle «convenienze ».
E ben certo che molti militanti, specie giovani, non sono oggi comunisti perché accettano in coscienza tutto quanto il partito fa, ordina e proclama, ma perché, di fronte a un mondo che non li
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soddisfa, vedono nel partita il solo strumento efficace di un cambiamento radicale. E anche certo che molti di [...]



da Carlo Salinari, Marxismo e critica letteraria in un libro di Lukàcs in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1953 - numero 11 - novembre

Brano: [...]i saggi scritti fra il '35 e il '45, teorici e di critica applicata, spesso legati a un'immediata necessita polemica. Così i saggi Narrare o descriverei e La fisionomia intellettuale dei personaggi artistici ebbero origine dal dibattito sul formalismo e il naturalismo sviluppatosi in U.R.S.S. nel 1936, il carteggio con la Seghers risale alle discussioni avvenute in Germania nel 1938 sull'espressionismo e lo stesso saggio teorico di apertura sull'estetica marxista riflette le discussioni che seguirono la istaurazione in Ungheria della democrazia popolare. E' forse da questa occasione polemica che i saggi ritraggono la loro vivacità, il loro carattere così piacevolmente antiaccademico e antisistematico (anche se qua e là fa capolino un tono un po' professorale), la ricchezza di motivi, di spunti, di analisi critiche particolari, di esempi tratti da questo o quello scrittore : Balzac e Flaubert, Tolstoi e Gorki, Shakespeare e Ibsen e Dickens e Schiller e Zola fino a Dos Passos. E' forse da quell'occasione polemica che i saggi ritraggono — d'altr[...]

[...] dopo indagini ancora più approfondite, come apparenza, dietro a cui sorge un'altra e diversa essenza. E così all'infinito ».
Dove evidentemente quel rapporto è guar dato solo dal punto di vista del soggetto e non nella sua realtà oggettiva : vale a dire che quella dialettica è ancora idealistica e non materialistica. Ma soprattutto convince poco l'incapacità del Lukàcs (almeno in questi saggi) a porre a confronto le formulazioni generali della estetica marxista con quella delle estetiche più avanzate delle filosofie borghesi, ad affrontare con le nuove armi i problemi che queste estetiche avevano posto e che bisogna risolvere o confutare o portare su un altro piano, ma non ignorare.
Non basta ad ogni momento polemizzare contro le deformazioni del marxismo, contro il marxismo volgare, contro il fantoccio che hanno costruito i pensatori borghesi per divertirsi ad abbatterlo. Non basta ricordare ad ogni pagina che il rapporto fra la struttura economica — determinante in ultima istanza dello sviluppo. storico — e la sovrastruttura ideologica, [...]

[...]precedenti. Non basta far notare che Marx ed Engels riservavano la loro ironia più feroce per la cosiddetta arte a tesi, cioè l'arte propagandistica, e che ben più profonda era la loro concezione della tendenziosità o partiticità dell'opera d'arte (che, per essere conoscenza della realtà, non può non rispecchiare la tendenza di sviluppo della realtà stessa). E non basta nemmeno formulare in modo sufficientemente esatto i principi generali di una estetica. marxista. Perchè tutto questo rimarrà schematico ed astratto — e in fondo sintomo di una posizione difensiva — finchè non entrerà in contatto, per dissolverla, con la problematica del. pensiero borghese. Polemizzare contro le def ormazioni del marxismo è cosa sacrosanta : ma non bisogna eludere i problemi fondamentali posti dall'estetica borghese, come quello della autonomia dell'arte (cui abbiamo accennato, ma che il Lukàcs non tratta), della dialettica di contenuto e forma, del carattere eterno e metastorieo di alcuni sentimenti che l'arte ha espresso in alcuni personaggi, del rapporto nell'esame di un'opera d'arte fra giudizio storicosociale e giudizio « estetico ».
Pena di vedersi tornar fuori quei problemi ad ogni momento della nostra indagine : pena soprattutto il pericolo di cadere in una esposizione astratta e dottrinaria. E' questo, mi pare, il difetto principale della parte teorica del volume : è per questo che — i[...]

[...] astratta e dottrinaria. E' questo, mi pare, il difetto principale della parte teorica del volume : è per questo che — in quel campo — malgrado la loro frammentarietà mi sembrano ancora molto più utili e validi per noi gli appunti di Antonio Gramsci.
L'altro elemento fondamentale della critica letteraria di Lukàcs è, come abbiamo detto, l'esperienza di gusto dei grandi realisti europei : Goethe, Balzac e Tolstoi sopra tutti. Dall'alto della sua estetica materialistica e di questa poetica 'realistica egli guarda lo sviluppo della storia letteraria europea nell'ultimo secolo, nel periodo cosiddetto della decadenza. Il quale si configura nella sua mente come l'intrecciarsi di due correnti che divergono entrambe, per ragioni diverse, dalla grande premessa realistica: il naturalismo da uua parte, la riproduzione fotograficamente esatta della realtà (come in Zola e nella sua scuola) ; e lo psicologismo, dall'altra, il dissolvimento dell'uomo in processi puramente psichici. Nella polemica contro il naturalismo Lukàcs scrive pagine felicissime. Guar[...]



da Norberto Bobbio, Umberto Calosso e Piero Gobetti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]represso ardore di una attività individuale, piú forti di tutti i motivi democratici lo animano gli impulsi anarchici e aristocratici della sua esuberanza
e della sua concreta coscienza creativa. La sua critica è superiore all'enciclopedismo e al liberalismo sensistico »14. Si capisce, c'è modo e modo d'intendere l'anarchia, o il libertarismo. C'è una concezione etica e una concezione che si potrebbe dire edonistica o utilitaristica o meramente estetica dell'anarchismo. Quella di Gobetti è risolutamente la prima. Si rilegga una delle pagine piú belle
e piú gobettiane del libro: « La religiosità alfieriana è il trionfo dei valori interiori. Le religioni costituite e dogmatiche separano tra autorità gerarchica e umiltà di popolo, tra impero e ubbidienza; alla loro base, piú profonda ancora di ogni esperienza mistica, sta un principio utilitario, un calcolo di cui le classi gerarchicamente piú elevate si servono. La religione della libertà esclude interessi e calcoli, esige, come efficacemente scrive l'Alfieri, fanatismo negli iniziatori,
e n[...]



da Recensione di Remo Ceserani su Francesco Orlando, freudiano del «misanthrope» e due scritti teorici, Torino, Einaudi, 1979, pp. 248 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]che allegramente ignorano l'unico e vero piano di funzionamento dell'opera letteraria, quello linguistico e formale, per costruire o ricostruire degli ipotetici e immaginari contenuti simbolici che affiorerebbero, come un secondo linguaggio, nell'opera letteraria. (Una divertente parodia di possibili applicazioni di questo metodo al Misanthrope si legge in questo libro, alle pp. 21920, con dispiegamento di quella simbologia sessuale — o di quell'estetica dell'osceno — che nel resto del libro è rigorosamente assente, forse con sorpresa di chi altro non si aspetta da una critica freudiana.)
La lettura di Freud è fatta cosi in modo selettivo (privilegiando gli scritti sulla formazione e sul funzionamento del linguaggio, come il Motto di spirito o il denso, straordinario saggio su Der Sandmann di Hoffmann) e anche in modo intensivo, concentrandosi su alcuni concetti, sviluppandoli e anche riformulandoli. E il caso del concetto freudiano, che diviene fondamentale nella teoria di Orlando, di « formazione di compromesso » e che è da lui usato per d[...]

[...] la morte di Aminta (finale dell'atto quarto), ma l'ideologia controriformistica e le esigenze della corte impongono un finale diverso: nell'atto quinto « l'azione riparte da zero: su una scena che era divenuta funerea » si svolge un artificioso balletto di equivoci che si conclude con le nozze di Silvia e Aminta.
RECENSIONI 357
Le brevi, dense pagine di De Angelis (che si leggono sotto forma di Postilla del traduttore in appendice alla Teoria estetica di Th. W. Adorno, Torino, Einaudi, 1975, pp. 5404
e 5914) mi pare che contengano alcune brillanti intuizioni e che indichino la direzione giusta per l'interpretazione del testo. E tuttavia il discorso di De Angelis, inevitabilmente sommario e volutamente polemico, soffre di alcune manchevolezze:
a) non si misura con la lettura piú fine, esperta e circostanziata prodotta da un critico che pur si allinea all'interpretazione tradizionale, quella di Mario Fubini (« Aminta » intermezzo alla tragedia della «Liberata*, pubblicata come introduzione all'edizione dell'Aminta, Stamperia Tallone 1967 e[...]



da Libri ricevuti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]onscio e strutture formali in Svevo. Inoltre nel saggio introduttivo Petroni finisce per estremizzare una posizione di Orlando sostenendo che la validità di un'opera sta nella « sua capacità di esprimere i bisogni repressi in un linguaggio che sia comunicante (...) e che tuttavia non abbia bisogno di supporti ideologici », quando Orlando, piú giustamente, rileva il nesso tra ritorno del represso e neutralizzazione ideologica (nonché sublimazione estetica) in ogni opera d'arte. In realtà le vere protagoniste di questo libro sono le strutture formali, particolarmente nei due saggi centrali La vicenda della «Coscienza» e Il nesso casuale ne <?La coscienza di Zeno » ove Petroni fa alcune considerazioni nuove e stimolanti. Ne citiamo alcune: l'impossibilità, nella Coscienza, di « distinguere la fabula dall'intreccio » e di riconoscere « un legame causale fra gli avvenimenti », la « confusione fra causalità e consequenzialità » e la trasformazione della causalità in pseudocausalità, e soprattutto (e il rilievo mi sembra decisivo) la duplicità per [...]



da Elemire Zolla, Antropologia negativa [Il borghese progenitore dell'uomo di massa, L'uomo massa come Prospero, La memoria dell'uomo massa è eccezionale,Il gusto dell'uomo massa è sicuro, L'uomo massa sa di essere tale,L'uomo massa pensa intensamente, L'uomo massa è poetico, L'uomo massa moltiplica il linguaggio. L'uomo massa è diabolico, Ciò che annoia diverte e viceversa,Ciò che è comico ha dignità e viceversa, Ciò che si pensa seriamente si finge scherzoso e viceversa, Chiama gioioso ciò che è torturan... in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...] automobilistici o cinematografici, che fremono al brivido surrealista della macchina invecchiata o che sfruttano il falso pathos delle canzoni fuori moda o dei grammofoni a tromba o di altri gadgets antiquati; i fotografi squisiti che nobilitano il mezzo meccanico con una trovata come l’inquadratura eccentrica o la manipolazione degli acidi; i collezionisti di disegni pubblicitari o altri oggetti d’uso i quali fingono che vi sia campo d’analisi estetica nelVindustriai design; i cultori delle arti televisive, radiofoniche, elettroniche musicali, pittoriche astratte i quali fingono di aggirarsi in una sfera ontologicamente pura in grazia della tecnica nuova, la quale postula estetiche nuovissime (e se si leggono i teorici di cotale purezza ci si accorge che forniscono soltanto delle regole di gioco per una routine di esaltazioni a freddo, sportive).

Le due sette di uomini massa con la trovata che li distingue, i politicizzati e gli snob sono per lo più in fiero contrasto. Si riproduce fra politicizzati ed eccentrici la stessa attrazionerepu[...]



da Eugenio Garin, Gramsci nella cultura italiana in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]roce e col movimento culturale che a lui si richiamava. In una lettera del 6 giugno del '32 non esiterà a dichiarare, in forma nettissima, non
(3) L. 229.
(4) L. 132; Cfr. M. S. 199 (a io ero [nel febbraio del '17] tendenzialmente piuttosto crociano »); L. V. N. 247 (dall'« Avanti! », 21 agosto 1916): a accanto all'attività conoscitiva, che ci rende curiosi degli altri, del mondo circostante, lo spirito ha bisogno di esercitare la sua attività estetica a.
GRAMSCI NELLA CULTURA ITALIANA 157
solo una sottile convergenza fra Croce e Gentile, ma la funzione di Croce nell'Italia fascista: « la più potente macchina » per « conformare » le forze nuove italiane agli interessi del gruppo dominante, intimamente grato, « nonostante qualche superficiale apparenza », al non a caso sempre tollerato filosofo napoletano (5). E' dei « quaderni » la battuta sulla più stretta parentela di Croce con i senatori Agnelli e Benni che con Platone e Aristotele; né a Gramsci era sfuggito il parallelismo fra certi infelici discorsi di Gentile e la bonaria difesa cro[...]



da George Lukacs, La mia via al marxismo [traduzione di Ugo Gimelli] in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...] della letteratura » in cui gli elementi derivati da Marx erano bensì ancora presenti, ma tanto assottigliati e impalliditi da essere appena riconoscibili. Secondo l'esempio di Simmel io da un lato distaccavo quanto più era possibile la « sociologia » dal fondamento economico concepito in modo assai astratto, e dall'altro lato nell'analisi « sociologica » scorgevo soltanto lo stadio iniziale della vera e propria ricerca scientifica in materia di estetica (Storia dell'evoluzione del dramma moderno, 1909; Metodologia della storia letteraria, 1910, ambedue in ungherese). I miei saggi apparsi fra il 1907 e il 1911 oscillavano fra questo metodo e un soggettivismo mistico.
Era naturale che in un tale sviluppo della mia concezione del mondo le impressioni giovanili dalla lettura di Marx impallidissero sempre più e finissero per avere una parte sempre minore nella mia attività scientifica. Consideravo Marx non meno di prima l'economista e il « sociologo » più competente; ma economia e _« sociologia » avevano per allora una parte minore nella mia att[...]

[...]che tuttavia l'elaborazione di scienze universali sulla base del marxismo è un compito da svolgere e non qualcosa di già raggiunto; se tutto questo verrà compreso chiaramente si avrà una ripresa della ricerca marxista. Engels prima della sua morte ha indicato questo ruturo compito dei marxisti; Lenin ha ripetuto le sue esortazioni. Io credo che sia venuto il tempo di adempiere queste istanze. Quando diciamo: noi non abbiamo ancora una logica, un'estetica, un'etica, una psicologia marxiste, non diciamo nulla che debba scoraggiare. Al contrario parliamo con passione piena di speranza dei grandi, entusiasmanti doveri scientifici che possono fecondamente riempire la vita di intere generazioni.
Naturalmente è impossibile in questi brevi limiti parlare concretamente anche solo della prospettiva di queste imprese; non mi rimane spazio neanche per trattare dei miei propri lavori. Posso soltanto dire che la pratica coi classici del marxismo mi ha dato per la prima volta in vita mia la possibilità di compiere ciò verso cui sempre furono diretti i miei[...]

[...]ica soggettivistica era contro ogni approfondimento nell'oggetto, contro ogni generalizzazione che dall'oggetto partisse. Chi tollerò simili paraocchi sulla sua fisionomia intellettuale, poté solo fornire paragrafi di dogmi bell'e fatti e perse ogni collegamento con la realtà. La mia lotta partigiana contro il dogmatismo non soltanto ha salvato il mio rapporto con la vita e coi suoi oggetti, ma l'ha anche promosso. Se io oggi posso lavorare a un'estetica e posso sognare il compimento di un'etica, lo devo a questa lotta.
Appunto perciò scrivo anche queste righe nello stato d'animo di un'attesa piena di tensione. So bene che la lotta per la nuova via é ben lungi dall'essere conclusa; anzi, abbiamo visto e vediamo tutt'oggi diverse ricadute nel dogmatismo, col corrispondente rafforzarsi del revisionismo. Io personalmente — e
qui parlo soprattutto di me, del mio lavoro — sono convinto che il serio sforzo in direzione di una scienza marxistica uni
versale può dare alla mia vita un contenuto indistruttibile. (Qua
le valore obbiettivo avrà il mi[...]


precedenti successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Estetica, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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