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Il segmento testuale Engels è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 432Analitici , di cui in selezione 26 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da George Lukacs, La mia via al marxismo [traduzione di Ugo Gimelli] in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]ome contributo alla storia della lotta sociale degli intellettuali nel periodo imperialistico, ha un certo interesse generale anche se, come nel mio caso, la biografia stessa non possa avere pretesa alcuna di interessare il pubblico.
La mia prima conoscenza con Marx (col Manifesto dei comunisti) la feci sul finire dei miei studi liceali. L'impressione fu straordinaria, e da studente universitario ho poi letto parecchi degli scritti di Marx e di Engels (come Il 18 Brumaio, L'origine della famiglia) e in particolare ho studiato a fondo il primo volume del Capitale. Questo studio mi convinse subito dell'esattezza di alcuni punti centrali del marxismo. In primo luogo fui impressionato dalla teoria del plusvalore, dalla concezione della storia come storia delle lotte di classe e dall'articolazione della so cietà in classi. Per il momento, come é ovvio nel caso di un intellettuale borghese, quest'influenza si limitò all'economia e soprattutto alla « sociologia », La filosofia materialistica, nella quale io allora non facevo distinzione fra mate[...]

[...]a all'entusiasmo di una parte considerevole degli intellettuali nei primi anni della grande rivoluzione socialista, bisogna riconoscere che fra le sue cause fondamentali c'era la geniale, duplice opera di riforma al marxismo da parte di Lenin. Da un lato Lenin ha spazzato via pregiudizi, rigogliosi durante decenni, re
LA MIA VIA AL MARXISMO 13
lativi ai classici del marxismo; e in questo lavoro di epurazione apparve quanto l'opera di Marx e di Engels fosse ricca di nozioni che fino ad allora non erano state messe in luce. D'altro lato egli rilevò al tempo stesso, con inesorabile senso della realtà, che nei nuovi problemi sollevati dalla vita non ci si può appog giare a « infallibili » citazioni dai classici. Al tempo dell'introduzione della NEP così ebbe a dire con mordente ironia a un certo tipo di critici marxisti: « A Marx non é mai venuto in mente di scrivere neanche una parola sull'argomento; è morto senza lasciare nessuna esatta citazione o irrefutabile indicazione
in proposito. Dunque bisogna cercare di cavarsela da soli ». —
Co[...]

[...]i vista della teoria della scienza. Avvenne dunque che, man mano che il predominio spirituale di Stalin si rafforzò e si irrigidì in culto della personalità, la ricerca marxistica degenerò largamente in un'esposizione, applicazione e diffusione di « verità definitive ». La .ris sta e
d lla vita e della scienza era, secondo l'insegnamento dominante, dep iitata nelle_ o eres dei classici, pr
soattútt& in qúéllé di RStalin. Da principio Marx ed Engels furono spinti sempre più energicamente in secondo piano da Lenin e poi Lenin da Stalin. Ricordo bene, per esempio, il caso di un filosofo che fu ripreso perché trattava le determinazioni della dialettica secondo i Quaderni filosofici di Lenin. Stalin, gli si fece presente, aveva enumerato nel quarto capitolo della Storia del partito meno distinzioni della dialettica e così aveva fissato definitivamente il loro numero e la loro natura. Perciò interessava soltanto trovare per ogni problema trattato la citazione da Stalin appropriata. « Che cos'è una idea ? » domandò una volta un compagno tedesc[...]

[...]i verità salde, una quantità di spunti quanto mai fecondi per il suo proprio sviluppo; che noi non possiamo fare alcun progresso reale sulla via della scienza senza un'assimilazione e un'applicazione approfondita di quei principi; che tuttavia l'elaborazione di scienze universali sulla base del marxismo è un compito da svolgere e non qualcosa di già raggiunto; se tutto questo verrà compreso chiaramente si avrà una ripresa della ricerca marxista. Engels prima della sua morte ha indicato questo ruturo compito dei marxisti; Lenin ha ripetuto le sue esortazioni. Io credo che sia venuto il tempo di adempiere queste istanze. Quando diciamo: noi non abbiamo ancora una logica, un'estetica, un'etica, una psicologia marxiste, non diciamo nulla che debba scoraggiare. Al contrario parliamo con passione piena di speranza dei grandi, entusiasmanti doveri scientifici che possono fecondamente riempire la vita di intere generazioni.
Naturalmente è impossibile in questi brevi limiti parlare concretamente anche solo della prospettiva di queste imprese; non m[...]



da [Gli interventi] Galvano della Volpe in Studi gramsciani

Brano: [...]ero gramsciano nei riguardi del problema deil’arte, perché i brevi e occasionali scritti estetici di Gramsci rivelano già, anche a questo proposito, quella che è la sostanza dii un metodo filosofico materialisticostorico. Il che non è davvero privo d’importanza, se si rifletta che rispetto al problema estetico il metodo materialistiicositorico non ha ancora prodotto risultati sistematici, malgrado le intuizioni e gli spunti notevoli di Mairx, di Engels e tanti altri. In proposito basti ricordare ravvertimento marxiano nella Introduzione del 1857 alla Critica delVEconomia politica (1859). «iLa difficoltà [per il materialista, s'intende} non è — dice Marx — nell’intendere come l’arte (figurativa) e l’epos dei greci siano legati <a certe forme di sviluppo sociale: la difficoltà è meli’intendere come quell’arte e quell’^w ói procurino ancora un piacere artistico e sotto un certo rispetto valgano come norma e modello inarrivabili ». Avvertimento che significa che il genio filosofico di Marx aveva già intuito l’estrema complessità del problema es[...]

[...]enza cadere, rotto l’incanto del formalismo cioè dell’Estetica (misticizzante) deU’« intuizione irrifiessa » o « pura », nella tentazione di un contenutismo sociologico pur raffinato — che si annuncia ila possibilità di una nuova (integrale) critica letteraria e artistica ie della relativa implicita Estetica materialistica. Capacità notevole, che non si riscontra in nessuno quasi dei teorici e critici letterari materialisti posteriori a Marx e a Engels, da Piekhanov a Lukàcs (di questuiamo in quanto critico letterario basti ricordare la sopravalutazione di Balzac a discapito di Stendhal e di Flaubert). Senonché proprio da questa capacità di cogliere e dimostrare la pienezza conoscitiva della poesia (non solo fantasia, ma insieme intelletto! ) dipende, come da premessa necessaria, la possibilità di dimostrare la pienezza umana in genere della stessa, cioè la sua concretezza sociale e storicità: come potrebbe altrimenti riflettersi la storia con le sue distinzioni e con i suoi nessi infiniti nell’opera d’arte ridotta a quella pura « irrifless[...]

[...]immagini in quanto tali). E infatti, d/iceva ancora Aristotele nella Poetica, 1459 a, 6 sgg., « il saper trovare belle metafore significa saper vedere e cogliere ila somiglianzà [nesso] delle cose fra loro» e « anche in filosofia, vedere il simile pur tra cose lontane e diverse, è prova di singolare acutezza di intelletto » (Rett., 1412 a, 9 sgg.). L’inclusione, dunque, suggerita da Malienkov, della metafora nel tipico artistico (già scoperto da Engels) accenna a un progresso neli’elaborazione di una Estetica materialistica : in quanto, con l’implicito suggerimento di sottrarre questo fondamentale processo formale (metafora, simbolo) alla superstizione decadente, estetistica, di un universale « fantastico », coopera a cogliere e fissare quel carattere di intellettualità dell’arte in genere senza la cui ammissione non è possibile, sappiamo per quel che precede, fondare con rigore filosofico una Estetica materialistica o idea che si dica di un Realismo socialista.

Sono, dunque, due saggi di analisi estetica materialistica, quello gramscian[...]



da Carlo Salinari, Marxismo e critica letteraria in un libro di Lukàcs in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1953 - numero 11 - novembre

Brano: [...]a realtà, ic che si arroghi il diritto di trasformarla e di stilizzarla a piacere ». Per questo la categoria fondamentale dell'arte è quella della tipicità. E tipico non è il simbolo astratto nè la media delle caratteristiche di singole individualità : tipico è la tendenza fondamentale che si può ritrovare in ogni singolo frammento di realtà, e che bisogna riuscire a cogliere senza astrarla dall'individuo concreto in cui si è calata. Come diceva Engels, « ognuno è un tipo, ma al contempo anche un individuo determinato, un costui ». E come dice Lukàcs :
a La categoria centrale, il criterio fondamentale della concezione letteraria realistica è il tipo, ossia quella particolare sintesi che, tanto nel campo dei caratteri, che in quello delle situazioni, unisce organicamente il generico e l'individuale. Il tipo diventa tipo non per il suo carattere medio e nemmeno soltanto per il suo carattere individuale, per quanto anche approfondito, bensì per il fatto che in esso confluiscono e si fondono tutti i momenti determinanti, umanamente ,e socialme[...]

[...]dialettico e mediato. Non basta ricordare che, se anche il processo della storia, per il marxismo, è unitario e di conseguenza nessuno dei rami della scienza e dell'arte può avere una sua storia autonoma, tuttavia non bisogna interpretare quell'affermazione in modo schematico e bisogna riconoscere che ogni campo dell'attività umana si riallaccia, criticandole o sviluppandole, alle esperienze culturali precedenti. Non basta far notare che Marx ed Engels riservavano la loro ironia più feroce per la cosiddetta arte a tesi, cioè l'arte propagandistica, e che ben più profonda era la loro concezione della tendenziosità o partiticità dell'opera d'arte (che, per essere conoscenza della realtà, non può non rispecchiare la tendenza di sviluppo della realtà stessa). E non basta nemmeno formulare in modo sufficientemente esatto i principi generali di una estetica. marxista. Perchè tutto questo rimarrà schematico ed astratto — e in fondo sintomo di una posizione difensiva — finchè non entrerà in contatto, per dissolverla, con la problematica del. pensi[...]

[...]cchinario del cui funzionamento generale egli non può avere la minima idea... In entrambi i casi la società appare come un mitico potere arcano, la cui oggettività f atalistica e disumanata si contrappone, minacciosa e incompresa, all'individuo. Questo svuotamento dell'attività sociale ha sul singolo il necessario effetto ideologico che la sua vita privata si svolge — app arentemente — al di fuori di questa società mitizzata ».
E dimentica come Engels rimproverasse a Paul Ernst proprio il tentativo di voler definire il carattere piccoloborghese di Ibsen sulla base del concetto generale di piccoloborghese, invece di analizzare la situazione concreta della Norvegia. Voglio dire che, senza dubbio, è esatto che alla base del decadentismo si trovi l'involuzione del capitalismo nella sua fase morente, nella fase dell'imperialismo, ma che non è giusto passare dalla base economica (accentuarsi della divisione del lavoro e delle contraddizioni del capitalismo) smo di quanto non sia lo schema di Lukàcs di intermedi che pure costituiscono il tessuto [...]



da Kabaktceff (delegato dei comunisti bulgari e delegato come membro del Comitato della Terza Internazionale) [traduzione dal francese dell'onorevole Misiano], Discorso Kabaktceff in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]di terra per conservare la terra ai proprietari contadini fino al momento in cui, collo sviluppo delle comunità agricole e delle grandi proprietà collettive agricole, e il consolidamento dell'industria nazionalizzata, ecc., maturino le condizioni per la socializzazione completa della terra. Questa tattica, è forse in contraddizione con i principi del socialismo rivoluzionario? Niente affatto. Anche i fondatori del socialismo scientifico, Marx ed Engels, dimostravano che la piccola proprietà agricola ed i piccoli contadini, continueranno ad esistere per molto tempo, parallelamente alla proprietà collettiva dell'industria; e non è che gradualmente, poco a poco, non già con la violenza, ma con la educazione generale ed agricola, con l'introduzione progressiva delle macchine nell'agricoltura, con la esperienza della produzione collettiva agricola, che si giungerà al possesso completo ed al lavoro in comune della terra.
E l'Internazionale comunista non propone una soluzione schematica della questione agraria per tutti i paesi; al contrario, il [...]

[...]
Ecco il profondo senso rivoluzionario delle tesi sulla questione nazionale e coloniale accettate dalla I.C. Ma il compagno Serrati non pub
85
o non vuole comprendere questo significato, ed accusa l'Internazionale comunista di aver preparato l'unione con le classi dominanti dei paesi coloniali, e perciò di aver tradito le tradizioni rivoluzionarie del socialismo. Ancora una volta il compagno Serrati cade in un profondo errore. Proprio Marx ed Engels furono quelli che con la piú grande energia lottarono per la liberazione dei popoli irlandesi e polacchi. L'I.C. continua questa gloriosa tradizione rivoluzionaria dei fondatori del comunismo. Le accuse del compagno Serrati sono dimostrate false dai seguenti brani delle tesi accettate dal primo Congresso dei popoli orientali a Baku:
« La rivoluzione delle masse lavoratrici nei paesi orientali non sarà condotta a termine che con la soppressione del dominio degli imperialisti stranieri... I contadini dei paesi orientali, come cosí i contadini russi, continueranno la loro rivoluzione, fino ad u[...]

[...]no dimostrati incapaci di comprendere l'attuale periodo rivoluzionario e di elevarsi all'altezza dei grandi doveri storici della rivoluzione proletaria mondiale. È il loro difetto, è la loro debolezza, è la disgrazia loro. Essi, al pari dei riformisti, sono rimasti prigionieri della ideologia propria di quel periodo dei movimento rivoluzionario internazionale proletario durante il quale è nato e si è sviluppato l'opportunismo. È noto che Marx ed Engels hanno posto le basi del socialismo scientifico e rivoluzionario nel periodo che corre dal 1848 al 1871, periodo di rivoluzione e di guerra. Le armi teoriche e tattiche del proletariato rivoluzionario internazionale sono state temprate nel fuoco delle lotte rivoluzionarie. Ma dopo lo schiacciamento della Comune di Parigi, è cominciato un periodo relativamente tranquillo di sviluppo del capitalismo, senza guerre e senza rivoluzioni, nella crescente prosperità dell'industria. La generazione dei militanti socialdemocratici, la quale è stata educata durante questo periodo, mentre il movimento prol[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] L. Gruppi, I rapporti tra pensiero ed essere nella concezione di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]battere le concezioni dualistiche della metafisica tradizionale e l'idealismo. Su quest'ultimo egli concentra soprattutto la critica, perché esso rappresenta il « punto cui è giunto il pensiero mondiale piú progredito » 3, sotto la direzione della classe antagonista al proletariato.
Ma ha anche bisogno di sviluppare l'altro lato della propria critica: quello contro il determinismo economico. Infatti, poiché il concetto di
1 M. S., p. 39.
2 E. ENGELS, Ludovico Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca, Mosca, Ed. in lingue estere, 1947, p. 18.
3 M. S., p. 4.
12.
168 I documenti del convegno
egemonia si ricollega a quello dell'unità tra essere e pensiero, questa stessa unità non può che essere concepita in polemica, da un lato, con l'idealismo, e, dall'altro, con il materialismo volgare.
Su questo aspetto della polemica gramsciana contro il materialismo volgare vorremmo soprattutto fermarci, prima di tutto perché la critica all'idealismo ci appare piú scontata e assimilata; in secondo luogo perché la polemica tr[...]

[...]esto: che si afferma essere oggettivo, realtà oggettiva, quella realtà che è accertata da tutti gli uomini, che è indipendente da ogni punto di vista che sia meramente particolare o di gruppo » 1.
Non si presenta essa come una proposizione tipicamente idealistica? Si tratta di vedere che cosa significa per Gramsci accertare una realtà, come si compia l'accertamento.
Per Gramsci la realtà è sempre accertata in modo storico. « La formulazione di Engels che " l'unità del mondo consiste nella sua materialità... dimostrata dal lungo, laborioso sviluppo della filosofia e delle scienze na
1 M. S., p. 54.
174 I documenti del convegno
turali " contiene appunto il germe della concezione giusta, perché si ricorre alla storia e all'uomo per dimostrare la realtà oggettiva » .
« L'uomo conosce oggettivamente in quanto la conoscenza è reale per tutto il genere umano storicamente [la sottolineatura è di Gramsci) unificato in un sistema culturale unitario; ma questo processo di unificazione storica avviene con la sparizione delle contraddizioni intern[...]

[...]nsiero, come soltanto a copia del reale, perché altrimenti verrebbe a cadere ogni possibilità di una attività pratica, creatrice, trasformatrice che come tale esige sempre il soggetto e l'oggetto, il soggetto trasformante e l'oggetto trasformato, la capacità di obiettivarsi del soggetto, in quanto esso trasforma l'oggetto, e la soggettività dell'oggetto in quanto in esso opera la capacità trasformatrice del soggetto. È nella pratica — ce io dice Engels, come ce lo ripete Gramsci — che si scioglie il noumeno. È dunque l'affermazione della praticità del conoscere, quella che consente di difenderne la storicità, di affermare la storicità della coscienza, e insieme quella della realtà obiettiva, la storicità dell'unità tra teoria e pratica, e di ritrovare nello storicismo conseguente del materialismo, indissolubilmente legata alla praticità del pensiero, il tratto che lo distingue in modo decisivo dall'idealismo.
Insieme alla praticità del conoscere, impedisce ogni assimilazione del
178 I documenti del convegno
pensiero gramsciano all'ideali[...]

[...]o mentre conduce la sua polemica contro l'idealismo, per sviluppare nel modo piú conseguente la concezione marxista della creatività del conoscere.
Pare a noi che Gramsci si ricolleghi all'elevata temperie filosofica del momento in cui il marxismo ruppe il cordone ombelicale con l'idealismo e con ogni forma di metafisica comunque mascherata. Gramsci si ricollega direttamente al momento altissimo delle Glosse a Feuerbach, la cui validità Marx ed Engels tennero sempre a confermare. Ritorna nella concezione di Gramsci la ricchezza, che pare inesauribile, della prima tesi e che cosí chiaramente afferma che l'oggetto deve essere concepito non solo come tale, ma « come attività sensibile umana, come attività pratica » . L'©g
1 M. S., p. 160.
Luciano Gruppi 181
getto deve essere concepito anche « soggettivamente ». Qui all'idealismo viene chiaramente rivendicato il merito — di fronte al materialismo di Feuerbach — di aver sviluppato il lato attivo del conoscere (mentre si critica naturalmente il carattere astratto che il conoscere mantiene nel[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] M. Tronti, Alcune questioni intorno al marxismo di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]ati è stata sostituita: la volontà tenace dell’uomo » 2.

1 Rinascita, 1957, n. 4, p. 149.

2 Ivi, p. 158. « Oggi il massimalismo riafferma, contro la previsione oggettiva, il fine volontario dell’azione. Ma costretto nei limiti dell’antitesi astratta

che disgiungeva gli opposti (condizione oggettiva e volontà soggettiva) come se

l’affermazione dell’uno esigesse la negazione dell’altro, seguendo cioè ancora l’abito mentale che Hegel ed Engels avrebbero chiamato metafisico, essi credono che asMario Tronti

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Non è certo formula episodica come non è facile slogan >la efficace e puntuale espressione gramsciana della « Rivoluzione contro il Capitale ». Quando egli dice : « I bolsceviki rinnegano Carlo Marx », pone un problema fondamentale. Le soluzioni teoriche della II Internazionale avevano prodotto l’opportunismo politico e il tradimento totale, al momento dello scontro decisivo, di fronte alla guerra. La lotta contro quelle soluzioni, la negazione di esse, aveva prodotto il grande fuoco liberatore della Rivoluzione d’ottob[...]

[...]dice — appaiono un momento essenziale della storia, in quanto condizionano l’azione e, pertanto, lo stesso processo storico. Il materialismo metafisico non può dunque racchiudere nei suoi quadri il realismo storico e il principio della lotta di classe, ma ne risulta superato: un’altra concezione filosofica si rende necessaria. E certamente la concezione filosofica più consentanea appare quella dell’idealismo volontaristico. Non per nulla Marx ed Engels movevano dal volontarismo feuerbachiano e dalla filosofia della prassi » 5.

Occorre vedere se in Gramsci non sia passata almeno una parte di questa concezione6.

1 M. Sp. 39.

2 M. S., p. 44.

3 M. S., p. 35.

4 M. S., p. 49.

5 Rodolfo Mondolfo, op. cit., II ed., p. 24.

6 « La coincidenza (con Gramsci) in questo caso consiste appunto in un eie316

I documenti del convegno

Molto note sono le formulazioni gramsciane riguardo al problema di un oggettività materiale, intorno alla « cosi detta realtà del mondo esterno ». Quasi ogni volta che usa il termine « materialismo », [...]



da Georg Lukacs, Problemi della coesistenza culturale in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...]a tale concezione. Esso sa benissimo che, da un lato, ciascun ideologo è nato e cresciuto in un determinato Paese, in un.a determinata epoca, in una determinata classe. Le impressioni ed influenze che formano la sua personalità si rivelano, di necessità, in tutto il suo modo di pensare e di sentire e quindi anche nella sua produzione. Questo effetto dell'ambiente sociale può naturalmente essere anche di tipo repulsivo; così, ad esempio, Federico Engels, figlio di un industriale, divenne comunista.
Ciò modifica in modo sostanziale il contenuto di classe nel singolo, ma non può sopprimere il carattere di classe dell'intero complesso. Ma la genesi sociale delle opere di cultura è soltanto una componente — e neppure decisiva — della loro essenza sociale. Indipendentemente dalle intenzioni del suo creatore, la creazione esercita una determinata influenza sulla vita sociale del suo tempo e eventualmente anche in quella posteriore. A prescindere dall'atteggiamento personale di Copernico, Kepler° e Galilei verso i problemi religiosi del loro tempo[...]

[...]re, può essere facilmente
20 GEORG LUKACS
confermato in base alle esperienze storiche. Del resto, oggi lo possiamo riscontrare come fenomeno largamente diffuso sia nel capitalismo sia nel socialismo. Nell'altro caso, si dimostra che ogni concezione del mondo, proprio perché scaturisce sempre da un determinato essere sociale, é internamente assai sensibile. Per rifarci ad un esempio meno recente: l'assimilazione di L. Morgan da parte di Marx ed Engels rafforzò grandemente il materialismo storico, mentre l'assimilazione di Kant da parte di Bernstein e Max Adler ha largamente e lungamente paralizzato il materialismo dialettico. Ma poiché questo rischio si basa su un'alternativa reale, é impossibile sfuggire ad esso. Ogni fatto importante scoperto, ogni apertura di un nuovo terreno metodologico, perfino ogni «scoperta» sensazionale, anche se inesatta, pone ciascuna concezione del mondo di fronte a una tale alternativa, e spesso le decisioni apparentemente ovvie, comode o radicali sono proprio le più pericolose. Casi, molti socialisti, nei qua[...]



da [Le relazioni] E. Garin, Gramsci nella cultura italiana in Studi gramsciani

Brano: [...]e un metafisico in mezzo a una generazione di positivisti, vagheggiando la determinazione dell’Idea fra genti che non ne comprendevano il nome ». Presso lo stesso editore, nella « Biblioteca di scienze sociali e politiche», n. 32, nel 1900, Croce aveva riunito i suoi « saggi critici » su Materialismo storico ed economia marxista (e nella stessa collana il liliale « positivista » Tarozzi si incontrava con l’ineffabile Enrico Ferri). I sarcasmi di Engels, o di Labriola, erano ben lontani dal raggiungere l’amena leggerezza ^ di quei valentuomini : nel confronto dei quali — non si dimentichi — sì collocava Croce. Del resto sul « positivismo » è da rileggere sempre tutta la lettera di Labriola a Engels del ’94 (Roma, 1949, pp. 14650).'Eugenio Garin

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nascimento », ossia, aggiungeremmo noi, attraverso un preciso programma pedagogicopolitico1. Fedele a questa impostazione, Gramsci venne articolando la sua visione della storia italiana intorno a Machiavelli e al Rinascimento, al Risorgimento e alla lotta culturale del primo Novecento. E proprio nella sua analisi di questi punti nodali, e nei suoi debiti verso interpreti e critici (che per Machiavelli, ad esempio, vanno dal De Sanctis al Croce e al Russo), si colgono bene le differenze della sua posizione, e la sua originalità 2. Ché, [...]



da Recensione di Diego Lanza su Raymond Williams, Marxismo e letteratura, Bari, Laterza, 1979, pp. 288 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...] il contesto funzionale loro proprio, specifico per ciascuna società, nella quale è spesso arduo indagare il continuo ridisegnarsi del conglomerato di residui tradizionali e di nuove insorgenze di cui è fatta ogni opera letteraria.
Perciò una mappa dei fenomeni storici che assegni preventivamente a diversi specialisti livelli separati d'indagine, raramente approda a qualche significativa novità storiografica. Williams cita la celebre lettera di Engels a Bloch sulla complessità degli avvenimenti storici: « Se cosí non fosse », conclude Engels « l'applicazione della teoria ad un periodo qualunque della storia risulterebbe piú facile della soluzione di una semplice equazione di primo grado » (p. 106). Bisogna riconoscere che di siffatte equazioni, logoranti esercizi scolastici, è costellata la storia di una critica che ha sempre amato proclamarsi marxista, ma che non è mai stata inquietata dall'urgenza di mutare la propria immagine scoprendo e conquistando il proprio passato e non soltanto proiettandovi sopra la lunga ombra malinconica della sua banalità quotidiana, con lo scambiare per universale quel che è soltanto ossessivamente [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] C. Luporini, La metodologia filosofica del marxismo nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]iú lato (dalla scuola e istruzione al rapporto governantigovernati, dirigentidiretti) e temi piú particolari come folklore, tradizione culturale ecc. L'insieme di tali questioni e dell'atteggiamento mentale che le sottende ed unifica contiene, riteniamo, la verifica meglio motivata e particolareggiata che si sia avuta fin qui in campo marxista della asserzione della fine storica della filosofia « nel senso che finora si è dato a questa parola » (Engels), della fine (ossia, cessata funzionalità sociale e fecondità spirituale) della figura tradizionale del « filosofo individuale », e insieme caratterizza la nascita, in seno al movimento di elaborazione collettiva, del « filosofo democratico » (che concepisce la propria « personalità » come « rapporto sociale attivo di modificazione dell'ambiente culturale »).
È da mettere in rilievo il fatto che l'impostazione gramsciana di tale complesso di problemi non ha solo valore attivo e programmatico (come teoria dell'azione politicorivoluzionaria della classe operaia nelle sue implicazioni più vaste[...]

[...]gnificato di questo problema (« lotta per l'oggettività » come momento del processo storicoreale di unificazione umana), la quale contiene il nesso tra marxismo e scienze della natura (mediatrice la nozione di lavoro).
Attraverso tale interpretazione del problema della oggettività si arriva ad un margine estremo della effettiva riflessione di Gramsci, il cui ulteriore sviluppo egli indicava nella discussione e nell'approfondimento della tesi di Engels che « l'unità reale del mondo consiste nella sua materialità, e questa è dimostrata da uno sviluppo lungo e laborioso della filosofia e delle scienze naturali » (ove Gramsci intanto accentuava e invitava a considerare il carattere storico della prova).
6. L'importanza d'insieme di' questo aspetto della problematica gramsciana è da collegarsi alla lotta contro le intrusioni di materialismo metafisico nel marxismo (svolta da Gramsci piú specificamente nella discussione del « manuale popolare » del Bukharin). Queste intrusioni costituiscono per Gramsci anch'esse una forma di revisionismo, cui [...]


precedenti successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Engels, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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