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Il segmento testuale Ein è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 27Analitici , di cui in selezione 2 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Sebastiano Timpanaro, Il Marchesi di Antonio La Penna in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]prio dalla migliore filologia tedesca (se con qualche seria ricaduta in un discutibile neoumanesimo e nazionalismo, non importa qui discutere). Di quel ben piú complesso e raffinato modo di porre il problema del rapporto tra l'opera poetica e i suoi antecedenti, che aveva prodotto già esempi insigni nel commento del Wilamowitz all'Eracle di Euripide o nella Kunstprosa e in altre opere di Norden o in lavori, pur discutibili per altri lati, di R. Heinze, Marchesi non avverte la novità e la fecondità. Accenna, è vero, a una distinzione che ha notevole importanza, tra fonti, per cosí dire, meramente « contenutistiche » e analogie di espressione formale, le sole, queste seconde, che dimostrerebbero un effettivo rapporto di dipendenza (SM, in, p. 1234 s.; tale distinzione era stata enunciata anche in scritti precedenti, cfr. per es. SM, III, p. 1113: « sono solo le affinità formali gl'indizi imponenti delle derivazioni »). Ma è uno spunto che rimane inutilizzato o male utilizzato: lo studio del 1908 sulle fonti del Tieste di Seneca (SM, II, p.[...]

[...], aiutarsi a vicenda, La Penna lo afferma con forza; ma con altrettanta forza rifiuta di cancellare la distinzione tra discorso teoretico e discorso assiologico: questa sua posizione, già espressa con sferzante vigore in due noterelle che non molti avranno letto (Estetica meretrice e Sono forse un estetizzante?, in « Rassegna Pugliese », vi, nn. 89, agostosettembre 1971, nella rubrica Katà leptón), è ribadita in un capitolo della Storia d'Italia Einaudi (y 2, Torino 1973, p. 1344 s., dove tuttavia si mette anche in guardia contro una « semplicistica dicotomia fra logica e retorica », e si scorge un pericolo di questo genere nel libro di Giulio Preti intitolato appunto Retorica e logica, Torino 1968).
Si tratta di un problema tormentoso, ben lungi dall'essere risolto. Io personalmente credo che, se non si ricerca una fondazione oggettiva dei valori, se non si accetta il « persuadere » solo come una fase preliminare, provvisoria, di un'attività che tenda al raggiungimento del « convincere » (magari come ad una mètalimite), la giustificazi[...]

[...]ccostato affatto. Intendiamoci: La Penna sa bene che c'è tutto un aspetto della critica desanctisiana (« il bisogno di stringere la storia della letteratura con la storia civile », p. 96) al quale Marchesi è sordo, e che vedere nell'arte un puro fatto soggettivo, extrastorico, significherebbe « rinnegare De Sanctis » (p. 95). E tuttavia « l'aspetto piú affascinante di Francesco De Sanctis » (p. 96) è da lui considerato « il gusto, la capacità di Ein f ühlung, l'arte mirabile con cui trascina l'ascoltatore nell'alone della sua Ein f ühlung » (p. 120, nel saggio aggiunto dedicato a Tommaso Fiore). « Il potere magico » che gli allievi napoletani attribuivano a De Sanctis, diviene, cosí, simile alla capacità di Marchesi di esprimere « le sue reazioni o, molto piú spesso, i suoi abbandoni di fronte all'autore con cui entra in contatto », di
« trascinare il lettore in un clima nuovo e inatteso » (p. 89).
A me questa analogia sembra in gran parte fallace. Approfondire la questione implicherebbe una discussione sul De Sanctis, che qui può essere tutt'al piú appena accennata. Ein f ühlung è un concetto pericoloso: difficilme[...]

[...]evi napoletani attribuivano a De Sanctis, diviene, cosí, simile alla capacità di Marchesi di esprimere « le sue reazioni o, molto piú spesso, i suoi abbandoni di fronte all'autore con cui entra in contatto », di
« trascinare il lettore in un clima nuovo e inatteso » (p. 89).
A me questa analogia sembra in gran parte fallace. Approfondire la questione implicherebbe una discussione sul De Sanctis, che qui può essere tutt'al piú appena accennata. Ein f ühlung è un concetto pericoloso: difficilmente riesco a concepire una « immedesimazione » che non sia in qualche misura inficiata da misticismo o da una sorta di forza di suggestione, che menoma la lucidità del giudizio. Esiste un De Sanctis eloquente, talvolta anche retore; ma esiterei molto a ravvisare soprattutto lí la sua grandezza. D'altra parte, l'eloquenza desanctisiana non si muove quasi mai in un ambito puramente estetico: nelle lezioni napoletane rammentate da La Penna il De Sanctis parlava della « scuola liberale » e della « scuola democratica », legava strettamente la storia pol[...]

[...]anità morale dei Germani in contrapposto all'immoralità romana divenuta ormai consuetudine rivelano ben altro che puri intenti artistici o retorici.
5. L'individuo e la cosmopoli. — Ancora qualche riflessione ci suggerisce il contrasto homocivis. Che l'arte diventi angusta quando si prefigge scopi « civili » anziché « umani » non è certamente, secondo Marchesi, un principio valevole per la sola letteratura latina. Marchesi stesso si richiama a Heine come modello di poeta « umano » accostabile a Marziale, dichiara
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che « il contenuto dell'arte nei Reisebilder è piú universale che negli Châtiments », sostiene che « quanto piú il poeta parla di sé, tanto piú gli avviene di parlare degli altri ». Proprio perché l'uomo è fondamentalmente sempre uguale, l'individualità piú profonda, spogliata degli elementi contingenti, coincide con l'universalità (SM, i, p. 201; cfr. La Penna, p. 32 s.).
D'altra parte, però, Marchesi non ha prediletto la letteratura latina a caso; e non a caso, aggiungerei, ha prediletto, nella let[...]



da Michele A. Cortellazzo, recensione su Hans Ulrich Gumbrecht, Funktionen parlamentarischer Rhetorik in der französichen Revolution. Vorstudien Entwicklung einer historischen Textpragmatik, Munchen, Wilheilm Verlag, 1978, pp.165 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: RECENSIONI
HANS ULRICH GUMBRECHT, Funktionen parlamentarischer Rhetorik in der französischen Revolution. Vorstudien zur Entwicklung einer historischen Textpragmatik, München, Wilhelm Fink Verlag, 1978, pp. 165.
Si ha l'impressione che gli storici e gli studiosi delle idee politiche, se apprezzano e cercano di trar vantaggio da indagini semantiche sul lessico politico, stentano a vedere l'utilità di analisi linguistiche e testuali di scritti o discorsi politici condotte a livelli diversi da quello lessicale (ad es. quello retorico); un'impressione che diventa certezza leggendo articoli come la rassegna di I. Zanni Rosiello su alcuni studi francesi sulla lingua politica (Lessicologia e storiografia politica, « Lingua e stile »[...]

[...]rae l'attenzione, secondo le rispettive finalità di ricerca, dello storico non meno dello studioso di scienze sociali » (p. 123). Il libro di Gumbrecht sembra fatto apposta per smentire questa limitazione ed anzi, come chiarisce il sottotitolo, si propone proprio di fondare una metodologia specifica per lo studio di testi storici. A questo obiettivo è dedicata l'introduzione (Rezeptionsästhetik Sprachhandlungstheorie Historische Textpragmatik: Einleitung in systematischer Perspektive, pp. 943), precisa e dettagliata come si conviene ad ogni buon studioso tedesco, ma di difficile lettura, oltre che per la complessità e l'interdisciplinarietà dei concetti messi in campo, per lo stile dell'autore, spesso arduo anche per il lettore tedesco, come hanno già notato alcuni recensori (germanofoni) di sue opere precedenti. La verifica degli assunti teorici in una situazione storica ritenuta esemplare, la Rivoluzione Francese, è affidata a tre capitoli che analizzano altrettanti discorsi o gruppi di discorsi: Die Bildung von politischem Konsens: [...]

[...]che per la complessità e l'interdisciplinarietà dei concetti messi in campo, per lo stile dell'autore, spesso arduo anche per il lettore tedesco, come hanno già notato alcuni recensori (germanofoni) di sue opere precedenti. La verifica degli assunti teorici in una situazione storica ritenuta esemplare, la Rivoluzione Francese, è affidata a tre capitoli che analizzano altrettanti discorsi o gruppi di discorsi: Die Bildung von politischem Konsens: ein Projekt d'adresse des Grafen Mirabeau und seine Diskussion vor der Assemblée nationale (16. Juli 1789) (pp. 4461; precedentemente pubblicato in italiano come Cos'è « sollecitazione del consenso con mezzi retorici »? Interpretazione di una discussione tenutasi all'Assemblea Nazionale francese il 16 luglio 1789, in Attualità della retorica, Padova, Liviana, 1975, pp. 6588); Die allmähliche Entwicklung von Gruppenidentitäten: eine Rede Robespierres im Rahmen des Prozesses gegen Ludwig XVI. und die Replik des Girondisten Vergniaud (28.131. Dezember 1792) (pp. 6292); Die Sicherung institutionalisierter Einmütigkeit: epideiktische Reden zum Tode Marats (Juli/September 1793) (pp. 93125). I testi esaminati sono riportati in appendice.
La base teorica di tutto il libro proviene dalla Rezeptionsästhetik e dalla linguistica pragmatica (quella parte della linguistica che, recependo gli spunti della filosofia del linguaggio inglese, si interessa della lingua come mezzo d'azione e non solo di comunicazione e descrive, quindi, modalità, motivazioni e fini delle azioni linguistiche e il loro rapporto con la situazione comunicativa che le genera). Le azioni linguistiche del passato, quelle che formano l'o[...]

[...]» nel discorso parlamentare, che comporta l'ambiguità o la mutevolezza del rapporto fra oratore e pubblico; il processo di salvaguardia della coerenza della propria immagine, effettuata in genere attraverso la messa in discussione di quella dell'avversario, quando si procede — come è frequente in politica a mutamenti di comportamento politico (si pensi al Mussolini interventista rispetto al Mussolini socialista, oppure al reazionario Strauss — « Ein Chamäleon als Kanzlerkandidat », come ha titolato la « Zeit » — che ora cerca di vestire i panni piú moderati del conservatore); la tendenza del codice politico a polarizzarsi in un sistema binario, nel quale ogni protagonista storico viene associato al valore positivo o a quello negativo (un processo descritto ad esempio da E. Leso, « Lingua Nostra », 37, 1976, pp. 17, a proposito di moderato nel triennio rivoluzionario italiano 17961799, quando la parola da termine medio di una opposizione fra terrorista, cioè « rivoluzionario » e aristocratico, diventò membro di
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una opposi[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Ein, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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