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Il segmento testuale Die è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 162Analitici , di cui in selezione 7 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Bruno Bongiovanni, Ritratti critici contemporanei. Maximilien Rubel in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]UNO BONGIOVANNI
salariato e capitale (1849), l'Introduzione del 1857 alla Critica dell'economia politica, Per la critica dell'economia politica (1859), l'Indirizzo inaugurale e statuti dell'Associazione internazionale dei lavoratori (1864), Salario prezzo e profitto (1865), il libro de Il Capitale (1867), la Critica del programma di Gotha (1875), pubblicata, quest'ultima, solo nel 1891 sulla « Neue Zeit » di Kautsky e ripubblicata nel 1921 su « Die Gesellschaft » da Boris Nikolaevskij con le espressioni censurate, perché ritenute eccessive, da Friedrich Engels.
Nel primo volume delle Oeuvres vi sono inoltre altri scritti e documenti, lettere, risoluzioni e prefazioni. Vi sono anche tre pagine del curatore, Maximilien Rubel, sotto il titolo Avertissement: sempre opera del curatore sono un'ampia Chronologie ed un imponente apparato di note e di indici che rivelano, nell'ambito di quell'autentico e vastissimo ambito culturale che è ormai la MarxForschung, un'erudizione sconfinata e sicuramente in grado di non sfigurare con quella del piú [...]

[...] ha mai rinunciato all'opera colossale che si era prefisso, ma Il Capitale e tutte le implicazioni di esso gli hanno sottratto una quantità di tempo che egli non era stato in grado di calcolare con precisione. Ed in piú
5 Il 3 febbraio 1845 Marx firma un contratto con l'editore Leske di Darmstadt per la pubblicazione di un'opera, in due volumi, mai consegnata, dal titolo Critica della politica e dell'economia politica.
6 Cfr. HENRYK GROSSMANN, Die Anderung des unsprünglichen Aufbauplans des Marxschen Kapital und ihre Ursachen, in « Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung », xlv, 1929, pp. 305338. Per una posizione intermedia tra Grossmann e Rubel cfr. ROMAN ROSDOLSKY, Genesi e struttura del Capitale, Laterza, Bari 1971. Per lo sviluppo nella posizione degli studiosi dell'Est Cfr. WOLFGANG JAHN, ROLAND NIETZOLD, Probleme der Entwicklung der Marxschen politischen Okonomie im Zeitraum von 1850 bis 1863, in MarxEngels Jahrbuch I, Dietz, Berlin 1978, pp. 145174.
284 BRUNO BONGIOVANNI
l'attività giornalistica, le malattie e la passione divorante per lo studio: Marx accumula statistiche, affronta la questione russa e si mette a studiare il russo, segue con inalterata passione le grandi vicende della politica internazionale, si appassiona alla storia naturale ed ai primi passi del darvinismo, si getta con competenza sull'antropologia e sull'etnologia ed in piú è parte in causa, attiva e fattiva, della storia del movimento operaio inter nazionale ed in particolare dell'Associazione internazionale dei lavoratori. C'è da stupi[...]

[...] e scienza. — Non è cosa nuova definire il clima ideologicoculturale degli anni Cinquanta come scisso tra isteria maccartista e cupa oppressione staliniana. Non sono molti i documenti a nostra disposizione che possono testimoniare un'indipendenza reale rispetto ad un clima siffatto, soprattutto per quel che riguarda gli studi marxologici e la ricerca teorica socialista. Ricordiamo l'uscita, in Germania, nel 1954, del primo volume dei Marxismusstudien, in Francia la rivista « Socialisme ou barbarie » (19491965), animata da Castoriadis e da Lefort, e la rivista « Arguments » (19561962), cui collaborò anche Maximilien Rubel 25. I
23 Cfr. Socialisme et marxisme (Brève réponse à Robert Mossé), in « Revue Socialiste », n. 50, 1951.
24 Fr. Engels et le socialisme messianique russe, in « Revue Socialiste », n. 51, 1951; Le sort de l'oeuvre de Marx et d'Engels en U.R.S.S., n. 56, 1952; L'Occident doit à Marx et à . Engels une édition monumentale de leurs oeuvres, n. 59, 1952; Staline et Cie devant le verdict d'Engels, n. 63, 1953; Karl Marx aut[...]

[...]rimento privilegiato degli studiosi, vanno probabilmente considerati un frutto della liberalizzazione degli anni di Chruscëv.
La storia delle edizioni delle opere marxengelsiane meriterebbe da sola un grosso libro e non ci è possibile qui delinearne le vicende, peraltro spesso piú significative di tanti sforzi ermeneutici atti a decifrare il significato del cammino ideologico del « marxismo »27. Già Engels, com'è noto,
zó Com'è noto, l'editore Dietz ha ora iniziato una nuova MEGA, prevista in 100 volumi. Iniziata intorno alla metà degli anni Settanta, nel 1979 avevano visto la luce 10 volumi, tra i quali di grande importanza è il volume III, tomo I della II sezione che contiene la prima edizione originale dei primi cinque quaderni del manoscritto redatto da Marx tra l'agosto del 1861 ed il luglio 1863. Per una prima valutazione (dei primi 6 volumi) di Rubel cfr. La nouvelle MEGA, in « Etudes de marxologie », nn. 1920, 1978, pp. 559562. Cfr. inoltre HANNES SKAMBRAKS, Ober Marx' grösstes Manuskript gebeugt. Zur wissenschaftlicheditorisch[...]

[...]iginale dei primi cinque quaderni del manoscritto redatto da Marx tra l'agosto del 1861 ed il luglio 1863. Per una prima valutazione (dei primi 6 volumi) di Rubel cfr. La nouvelle MEGA, in « Etudes de marxologie », nn. 1920, 1978, pp. 559562. Cfr. inoltre HANNES SKAMBRAKS, Ober Marx' grösstes Manuskript gebeugt. Zur wissenschaftlicheditorischen Arbeit am Manuskript « Zur Kritik der politischen Ökonomie » von Marx aus den Jahren 1861 bis 1863 für die MEGA, in MarxEngels Jahrbuch 2, Dietz, Berlin 1979, pp. 201217.
M Poche pagine vengono dedicate a questo problema da ERIC J. HOBSBAWM, La fortuna delle edizioni di Marx ed Engels, in Storia del marxismo, vol. I, cit., pp. 357374. Per un giudizio sulla Storia del marxismo cfr. GIAN MARIO BRAVO, Una storia del marxismo, oggi, in « Studi storici », n. 2, 1979, pp. 317337.
MAXIMILIEN RUBEL 291
pensava alla possibilità di una Gesamtausgabe (raccolta completa), ma dopo la sua morte questa possibilità si allontanò, anche per il gran numero di eredi, spesso in contrasto tra loro: Eleanor Marx, Kautsky, Bernstein, Bebel, Mehring 28. [...]

[...] grandiosa impresa nota come MEGA (MarxEngels Gesamtausgabe), prevista in 40 volumi, divisi in tre sezioni: 1) le opere filosofiche, economiche, storiche e politiche, ad esclusione de
28 Il BernsteinDebatte, vale a dire la polemica tra ortodossi e revisionisti, ebbe una grande responsablità nel ritardo delle pubblicazioni e nella dispersione di esse.
29 Su tutte queste vicende dr. F. SCHILLER, Das MarxEngels Institut in Moskau, in « Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung », xv, 1927, pp. 416435 e soprattutto PAUL MEYER, Die Geschichte des sozialdemokratischen Parteiarchivs und das Schicksal des MarxEngels Nachlasses, in « Archiv für Sozialgeschichte », vI/VII, 196667, pp. 5198.
30 Il 1931 è l'anno di un processomontatura contro presunti menscevichi. Cfr. SIMON WOLIN, The «Menshevik» Trial of 1931, in LEOPOLD H. HAIMSON (ed.), The Mensheviks, The University of Chicago Press, Chicago 1974, pp. 394402. Cfr. anche, su Rjazanov, E. CZOBEL, Riazanov als Marxforscher, in « Unter dem Banner des Marxismus », Iv, n. 3, 1930, pp. 401417.
292 BRUNO BONGIOVANNI
Il Capitale; 2) Il Capitale, con tutte le varie edizioni e tu[...]

[...]ni centralismo partitico o statalistico espropriatore della dinamica autonoma della classe che può e deve essere insieme soggetto ed oggetto di emancipazione. In questo stesso periodo Marx — e Rubel lo evidenzia — introduce la tematica del Gemeinwesen, dell'essere comunitario dell'uomo (das kommunistische Wesen), a proposito del quale viene ricordato che Marx, in un passo della sua opera, in un primo tempo, in luogo di Gemeinwesen, aveva scritto die Kommune, parola che in seguito aveva cancellato. Di qui l'inizio di tutta la riflessione sul comunismo, che non è solo il punto d'approdo conclusivo di uno sviluppo economicoquantitativo, ma è l'essere reale dell'uomo, esiliato in una società civile separata ed oppressa dallo Stato, atomizzato e parcellizzato da una parte, inquadrato e burocratizzato dall'altra 4D. La concezione materialistica della storia, come la sociologia critica, come la critica dell'economia politica, è il metodo d'analisi delle leggi della società, di quelle leggi che soffocano il Gemeinwesen, che ne impediscono la lib[...]

[...]visto nel paragrafo precedente, l'attività di Rjazanov e la MEGA, in tempi diversi, vennero bruscamente troncate. Si può
39 Cfr. Karl Marx et Flora Tristan, in « La Nef », genn. 1946.
40 Cfr. Karl Marx. Essai d'une biographie intellectuelle, cit., p. 67. Anche questa tematica venne ripresa da JACQUES CAMATTE in Il Capitale totale, cit. e in Verso la comunità umana, cit.
41 Cfr. Gesammelte Schriften von Karl Marx und Friedrich Engels 18521862, Dietz, Stuttgart 1917.
MAXIMILIEN RUBEL 295
dire, dunque, che gli scritti meno noti di Marx, negli anni Cinquanta del nostro secolo, fossero proprio quelli del decennio cui aveva lavorato Rjazanov prima del febbraio 1917, tra i quali spiccano, per quantità e varietà, gli articoli sul « New York Daily Tribune ». Avendo presente questa situazione Maximilien Rubel, nel 1960, pubblica uno studio sull'atteggiamento di Marx davanti al bonapartismo 42, un po' per affrontare i temi del periodo in questione (soprattutto a partire dal 1856, anno in cui si arresta la pubblicazione curata da Rjazanov), un [...]

[...]o le éditions du Seuil. Le due voci sono Etat e anarchisme: mirano a restaurare la sostanza libertaria del pensiero di Marx, quella critica della politica che si situa all'origine di tutta la riflessione marxiana e che, secondo Rubel, tutta questa riflessione percorre in modo piú o meno esplicito 53
Si può dire, a questo punto, che gli « Etudes de marxologie » rappresentano il contributo piú importante della MarxForschung: infatti i Marxismusstudien, dopo i primi due numeri del 1954 e del 1957, hanno diradato la frequenza della periodicità ed hanno in ogni caso smarrito l'originaria direttiva di ricerca, nonostante gli sforzi del loro animatore, Iring Fetscher sa
51 Su questo tema cfr. Nachwort a K. MARX, F. ENGELS, Die russische Kommune, Hanser, München 1972, pp. 277326.
52 M. RUBEL and MARGARET MANALE, Marx without Myth, Blackwell, Oxford 1975.
53 Cfr. un altro capitolo del Lexique de Marx dal titolo Marx et la nation, di prossima pubblicazione su « Mondes en developpement », dic. 1979.
54 Tra il 1954 ed il 1972 sono usciti sette volumi dei Marxismusstudien presso Mohr, Tübingen. IRING FETsCHER è noto in Italia per i tre volumi de Il marxismo. Storia documentaria, Feltrinelli, Milano 1969 e per Marx e il marxismo, Sansoni, Firenze 1969. Cfr. anche JuLlus I. LÖWENSTEIN, Marx contra Marxismus, Mohr, Tübingen 1976.
MAXIMILIEN RUBEL 301
6. Marx critico del marxismo. — Nel 1974 Maximilien Rubel ha raccolto in un unico volume una parte dei suoi saggi (soprattutto quelli piú recenti), evidenziando la continuità e la coerenza della sua ricerca 55. I temi affrontati sono vari, ma tutti vengono fatti scaturire da un'indagine che è insieme ricognizione [...]

[...]soffre e che pensa, secondo Marx) non interviene per affermare il polo positivo della liberazione inserito come possibilità nel determinismo delle forze produttive, ecco che si afferma di contro il polo negativo della barbarie, anch'esso inserito, in assenza del rovesciamento liberatore, in tale determinismo. Di qui i totalitarismi del nostro secolo, frutto anche del mancato processo di autoemancipazione, tutti tragiche caricature e beffarde parodie dell'attesa e mai avvenuta liberazione, nazionalsocialismi e nazionalcomunismi compresi. Il trionfo del « marxismo » come superstizione politica, in particolare, è secondo Rubel sinonimo della disfatta del movimento operaio, declino della grande speranza di libertà ad esso connessa. Quest'ultimo fenomeno si collega al grande paradosso: l'essere cose accidentata ed ideologizzata la storia delle pubblicazioni del maestro che piú di chiunque altro è stato presente, icona inoffensiva piú spesso che coscienza critica, nel grande dibattito teorico sul significato e sul destino della nostra società.[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Zanardo, Il «manuale» di Bukharin visto dai comunisti tedeschi e da Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]ne politica e posizione filosofica, nell’accento posto sulla filosofia più che su altre parti più concrete della dottrina, nell’ingerenza dell’autorità politica nelle questioni di filosofia. Al marxismo europeo,, più politico, meno dottrinario, legato con fili molteplici alle posizioni ideali più moderne, il materialismo filosofico e l’« indivisibilità » di politica e filosofia appaiono grossolani, semplicistici, infondati. Sempre nel ’27, nella Die materialistiche Geschichtsauffassung, Kautsky giudica il Manuale di Bukharin una delle espressioni più grossolane di materialismo economico5, e osserva che quasi tutti i socialisti russi, sono materialisti6.

1 hehrbuch der materialistischen Geschichtsauffassung, I Band, 1930, capitoli 6, 7, 8.

2 Der Kampf, 1928, pp. 484487, Siegfried Marck, Lenin als Erkenntnistheoretiker.

3 Die Gesellschaft, 1925, I, pp. 564578.

4 Die Gesellschaft, 1927, II, MAX WERNER (A. Schifrin), Der Sowjetmar
xismus, pp. 4262. Un altro articolo dello stesso autore e in parte sullo stesso

argomento, K. Kautsky und die marxistische Soziologie, è in Die Gesellschaft,

1929, pp. 149169.

5 2a ediz., 1929, I, pp. 15, 19, 20.

6 Ibidem, p. 41.Aldo Zanordo

341

È rintracciabile, in questa distinzione, soprattutto nel modo in cui l’ha formulata Schifrin, la presenza di un’esigenza di criticismo, di antimetafisica, propria degli JungMarxisten austriaci Otto Bauer e Max Adler. Le poche cose di filosofia che ha scritto Bauer (in Der Kampf) e le molte che ha scritto Adler sono forse ciò che di più interessante, moderno, sistematico, è stato scritto da parte socialdemocratica. È rintracciabile ancora in quella distinzione la continuazione [...]

[...]t nel ’98’99 e al contenuto essenzialmente politico della polemica della Luxemburg contro il revisionismo. Si pensi alle perplessità di Kautsky rispetto al materialismo filosofico, dalla corrispondenza con Plekhanov e dalla nota, lettera a Friedrich Adler del 1909 fino alla Concezione materialistica della storia. Si pensi a ciò che scrive Bernstein a Victor Adler : « Per me la dottrina non è sufficientemente realistica, è per cosi dire rimasta indietro rispetto allo sviluppo pratico del movimento. Può ancora andar bene forse per la Russia... ma in Germania nella sua vecchia forma è qualcosa di sopravvissuto » 1. Si pensi infine al materialismo storico esclusivo di Mehring. Qui da noi, in Italia, Antonio Labriola, in alcune lettere a Kautsky, critica Plekhanov perché concepisce il marxismo come Allweisheit, come scienza che ha risolto in anticipo tutti i problemi. Si tratta del resto di motivi noti. La pubblicistica della Terza Internazionale ha molto lavorato a mettere in luce la diversità del marxismo filosofico russo da quello tedesco.[...]

[...]separala e diversa dalla borghesia, con un suo esclusivo patrimonio ideologico. Si lavora con le equazioni materialismoproletariato, idealismoborghesia, oppure dialetticaproletariato, evoluzionismoborghesiasocialdemocrazia. Questi sono sostanzialmente i preAldo Zanardo 345

supposti delle recensioni di Hermann Duncker e Fritz Riickert al libro di Bukharin.

Hermann Duncker, che lo recensisce nella Internationale Presse Korre. spondenz1 e in Die Internationale2, ne indica l'aspetto positivo nel radicale antirevisionismo, nell’adesione aperta alla concezione materialistica della realtà (che è anche ricongiungimento alle posizioni genuine di Marx, Plekhanov, Mehring). Il fatto che Bukharin non discuta i problemi della conoscenza significa semplicemente che il marxismo è estraneo agli scolasticismi neokantiani. Il comuniSmo russo fornisce non solo l’esempio.di una lotta rivoluzionaria, ma anche opere teoriche magistrali. Duncker tuttavia mette in risalto alcuni punti, presenti si nel Manuale, ma non certo sviluppati: il materialismo di [...]

[...]ente indicativo. Sono interessanti le riserve, soprattutto le sottolineature dell’attività umana, eco della riscoperta che il marxismo tedesco fa in questi anni della prima delle Tesi su Veuerbach. Ma in quale rapporto stanno queste riserve con Tacceitazione delle tesi di Bukharin? Come conciliano Bukharin e Lenin? Si tratta di posizioni confuse, frettolose, in cui si riflettono probabilmente le preminenti preoccupazioni politiche,

1 1922, 23 die., pp. 18291830.

2 1922, die., pp. 239354.

3 1923, febbr., pp. 1867.

,346

I documenti dei convegno

il prestigio del « più brillante » teorico russo (come allora si diceva di Bukharin)1, la scarsa informazione del marxismo, l’opportunità di non mettere in mostra in certe sedi gli eventuali contrasti del fronte ideologico.

Non a caso, a fronteggiare apertamente Bukharin, sono due intellettuali di mestiere, Fogarasi e Lukàcs. Fogarasi aveva collaborato, come Lukàcs, nel ’20’21, al Kommunismus di Vienna, la rivista che fu per un certo tempo « rivista deirinternazionale comunista per i paesi dell’Europa sudori[...]

[...]rato apertamente il suo prediletto. Ciononostante le sue concezioni teoriche si possono considerare pienamente marxiste soltanto con le più grandi riserve, perché in lui fa capolino lo scolastico e non ha mai imparato la dialettica (io credo che non l’abbia mai capita) ». Il testo è stato ormai pubblicato in vari luoghi. Cito da Ruth FISCHER, Stalin und der deutsche Kommunismus, Frankfurt a. M., 1948, pp. 2945.

2 Arbeiterliteratur, 1924.

3 Die rote Falone, 1922, 19 nov.Aldo Zanardo

347

delle scienze della natura, cioè un punto di vista invecchiato rispetto alla moderna conoscenza della filosofia e della natura. Il primato della materia sullo spirito affermato da Bukharin è un semplice rovesciamento della metafisica spiritualistica ed è già stato criticato da Marx nelle Tesi su Veuerbach. Merito di Marx è non di avere fissato il primato metafisico di qualche cosa, bensì di avere relativizzato le cose in sé, creato quel « relativismo metodico » che è il corrispondente della moderna teoria della relatività. Oggetto unico della [...]

[...] stato criticato da Marx nelle Tesi su Veuerbach. Merito di Marx è non di avere fissato il primato metafisico di qualche cosa, bensì di avere relativizzato le cose in sé, creato quel « relativismo metodico » che è il corrispondente della moderna teoria della relatività. Oggetto unico della scienza sociale sono i rapporti sociali, le funzioni, le relazioni, non le cose in sé. È poi positivo che Bukharin prenda in considerazione i risultati della odierna scienza borghese, gli studi di Max e Adolph Weber, di Simmel. « Buon marxista è colui che non ignora e non respinge acriticamente i risultati utili della scienza borghese, ma li inserisce nell’edificio della dottrina marxista ».

Ancora più complessa, anche se forse ancora più limitata agli aspetti scientifici, è la posizione di Lukàcs. Nella recensione che fa a Bukharin nel Grunbergs Arcbiv 1 sottolinea fortemente che si tratta di un manuale, di un tentativo di popolarizzazione e di sistemazione e, dentro questi limiti, fa alcune considerazioni positive. Ma il resto è prevalentemente cr[...]

[...]ico, questo non ancora raggiunto contatto con la classe operaia si esprime nel risalto isolato che ricevono la trattazione scientifica e l’attivismo rivoluzionario, soggettivistico. In Lenin l’attività è attività rivoluzionaria di una certa classe che occupa una certa posizione nella storia e nelle strutture economiche. Osserva Lukàcs, in una specie di intervista del ’33 \ che uno dei motivi dei suoi lavori del 19091911 era la separazione, fatta dietro suggestione di Simmel, della sociologia dai fondamenti economici concepiti ancora molto astrattamente. Ma questa separazione si trova anche dopo, ed è in sostanza essa la premessa teorica del soggettivismo, cioè la mancanza del senso delle radici essenziali che ha la classe operaia nel mondo economico, nella realtà in generale. Si rimane cosi come bloccati nell’opposizione astratta alla Seconda Internazionale (di cui è caratteristica appunto quest’ultima tesi), nell’incapacità di assimilarne i movimenti positivi.

1 Internationale Literatur, 1933, n. 2, pp. 1857. È stata ripubblicata rec[...]

[...]ellettuali di questo tipo, ma iniziò proprio con una rottura violenta col centro e la sinistra politica della socialdemocrazia tedesca. Il bolscevismo, il comuniSmo, anche per il periodo precedente al ’14, fu definito un fatto essenzialmente russo (lettera

1 In Geschichte und Klassenbewusstsein. È del 1920. Su Kommunismus ne usci solo una parte nei numeri 14 e 15 dell’apr. 1920.

2 Ancora in Geschichte und Klassenbewusstsein.

3 Lenin, Studie ùber den Zusammenhang seiner Gedanken, Wien, 1924.Aldo Zanardo

351

di Stalin del ’31 alla Rivoluzione proletaria). I filosofi ne trassero le conclusioni e nelle nuove esposizioni sistematiche, anche in Germania, si riservò un capitolo alla critica del materialismo meccanicistico di Mehring e della Luxemburg1. È pur vero che questo marxismo si era liberato di Bukharin, è vero che combatteva contro il materialismo volgare2, che sottolineava ancora gli aspetti dialettici. Ma tutto questo non impedì l’involuzione dogmatica, non sviluppò dei quadri filosofici di alto livello, non significò [...]

[...]nei tedeschi, il processo di confluenza fra l’intellettuale e l’uomo politico, fra cultura e movimento operaio, sia pure in condi
1 Vedi per la Germania ancora Kurt SAUERLAND, Der dialektische Materialismus, Berlin, 1932. Sembra essere la rappresentazione migliore, ancora densa di problemi, della fase iniziale di questo processo di cristallizzazione.

2 Vedi per la Germania ancora Kurt SAUERLAND, Ueber den Kampf an der theoretischen Front, in Die Internationale, febbr. 1931, pp. 7579, marzo, pp. 128133. Vedi in particolare p. 77: «Il materialismo meccanicistico è quanto mai diffuso ed è particolarmente alimentato dalla Teoria del materialismo storico di Bukharin, un libro che è una perfetta contraddizione e caricatura del materialismo dialettico, ma che nello stesso tempo è uno dei libri più diffusi e dei più studiati nei circoli del partito e dei simpatizzanti ed ha causato ormai grande confusione (piattaforma teorica di deviazioni di destra e di tendenze conciliatoristiche) ».352

I documenti del convegno

zioni eccezionali, si[...]

[...]notevole di mediazione fra idee e cose. Non pare che il marxismo russo o tedesco o francese abbiano vissuto un’esperienza storicistica cosi intensa.. È noto che nell’Unione Sovietica il termine sociologia non ha in genere l’accezione negativa che può avere in italiano5. Certo in Lukàcs si

1 M. S., p. 126.

2 M. S., pp. 6162.

3 M. S., p. 127.

4 M. S., p. 100.

5 Sulla singolarissima storia della sociologia in Russia vedi l’articolo « Die russische Soziologie im zwanzigsten Jahrhundert » di P. SOROKIN in Jahrbuch fùr Soziologie, 1926, p. 462 sgg. Racconta fra l’altro: « Fino al 1909 nelle Università e nei colleges russi la sociologia non era ancora insegnata come una disciplina358

I documenti del convegno

trovano gli stessi motivi antiscientistici e umanistici di Gramsci, ma lo svolgimento sembra diverso. Si pensi al percorso intellettuale della maturità di Lukàcs: ha respinto la sociologia di Bukharin e di Kautsky ed ha assimilato quella di Lenin. Lukàcs lavora sulle generalizzazioni delle esperienze di Lenin. Non è pa[...]

[...]roma ” ideologico immediato della filosofia della prassi, una forma di religione e di eccitante... resa necessaria e giustificata storicamente dal carattere subalterno di determinati strati sociali » 8; è il « rivestimento da deboli di una volontà attiva

1 M. S., p. 140. Sulla creatività vedi M. S., p. 23, sulla dialettica M. S., p. 32.

2 M. S., p. 139.

3 Oggi si tende da molte parti (per es. dagli studiosi che fanno capo ai Marxismusstudien di Tubinga) a cercare elementi di continuità fra Kautsky e più in generale il kautskysmo e la dogmatica dell’ultimo periodo della Terza Internazionale. Durante la Terza Internazionale però la polemica con Kautsky teorico fu fino a un certo tempo abbastanza viva e si alimentò della tesi che il materialismo storico non ha nulla a vedere con la trasposizione nella storia delle leggi biologiche (anche Bukharin accenna a questo motivo : « le leggi di Darvin non si possono applicare alla società», op. cit., p. 61). Questo motivo e anche l’altro della conciliabilità per Kautsky del marxismo con var[...]



da Onofrio Vox, Varietà e documenti. Esiodo fra Beozia e Pieria in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: VARIETÀ E DOCUMENTI 321
ESIODO FRA BEOZIA E PIERIA
Fuerunt ante Hesiodum poetae: cosí non a caso, anzi parafrasando una famosa osservazione ciceroniana relativa ad Omero (e il titolo di un noto articolo di E. Diehl del 1940), si concludeva una nota di Peter Von der Mühll dedicata al proemio innodico della Teogonia esiodea; cioè di un pezzo in cui piú che altrove è necessario e fruttuoso cercare ascendenze e allusioni poetiche, sebbene la conclusione di Von der Mühll, pur illuminante, suonasse allora quanto mai scettica sulla possibilità di risultati plausibili. Predecessori di Esiodo? I biografi antichi rispondono genealogicamente, esibendo una galleria di mitici antenati, la maggior parte puri fantasmi I. Eppure tra questi almeno alcuni furono certo avi non di sangue ma di mestiere. Qui tenterò di ri[...]

[...]o triadico collegato ai nomi degli autoctoni Aloeadi (Oto ed Efialte) subentrò un culto enneadico di
5 Contro l'identificazione, del resto canonica (cfr. U. WILAMOWITZ, Der Glaube der Hellenen, Berlin 1955, I, p. 245), di recente il solo VERDENIUS, p. 245.
6 La localizzazione olimpiopieria è forse piú complessa della semplice olimpia di Omero, cfr. WEST al v. 53 e MAYER, coll. 7067.
7 U. WILAMOWITZ, Das Proömium der Theogonie des Hesiodos, in Die Ilias und Homer, Berlin 1916, pp. 4723; cosí ripetono ancora tra gli altri MINTON, p. 368 e VERDENIUS, p. 226. Una voce parzialmente eterodossa ALLEN, pp. 8890.
VARIETÀ E DOCUMENTI 323
derivazione olimpica, collegato al nome del mitico macedone Piero 8, L'innovazione non era puramente numerica e nomenclatoria: fra le tre Muse autoctone e le nove pierie c'è differenza di capacità tecniche. Mentre le prime esprimevano
i tre momenti essenziali della poesia monodica di tipo esclusivamente epico (Esercizio, Memoria, Canto), le seconde, piú evolute, implicavano accanto al virtuosismo solistico, [...]

[...].
Certo che la scuola pieria sembra specialista del tema Giganti/Titani: il canto delle Pieridi sfidanti delle Muse evoca i Giganti e le imprese di Tifone prima della repressione olimpica (Ovidio, Metamorfosi y 318331). E il tema delle sfide Giganti/Titani contro dei olimpi capeggiati da Zeus è attribuito (oltre
13 Contro l'opinione generale, cosí osservava SNELL, p. 99 [— Entdeckung, p. 67] e p. 121, seguito con incertezze da K. DEICHGRAEBER, Die Musen, Nereiden und Okeaninen in Hesiods Theogonie, « Abhandlungen der Akademie der Wissenschaften und der Literatur zu Mainz, geistes und sozialwissenschaftliche Klasse » 1965, 4, pp. 1879.
14 Cfr. E. BETIIE, Ovid und Nikander, « Hermes » 39, 1904, pp. 114; WEILER, pp. 727.
VARIETÀ E DOCUMENTI 325
al tracioeleusino Museo) anche al tracio Tamiri 15. La vana sfida dei Giganti/ Titani è il soggetto dei cantori sfidanti e perdenti: sembra quasi la tematizzazione poetica della loro stessa esperienza di scontro vano e duramente represso
dalle Muse.
Viceversa una teogonia completa, catalogica[...]

[...]per i quali dunque occorrerà sospettare almeno due fasi storiche distinte, una di ostilità, l'altra di compromesso con la cultura musaica di Beozia.
ONOFRIO VOX
NOTA BIBLIOGRAFICA. — THOMAS W. ALLEN, Homer. The Origins and the Transmission, Oxford 1924; B. A. VAN GRONINGEN, Les trois Muses de l'Hélicon, «L'Antiquité Classique » 17, 1948, pp. 28796; Hesiod, hrsg. von Ernst Heitsch, « Wege der Forschung » 44, Darmstadt 1966; ATHANASIOS KAMBYLIS, Die Dichterweihe und ihre Symbolik, Heidelberg 1965; MAxIMILIAN MAYER, RE 16, 1933, s.v. Musai, coll. 680757; WILLIAM M. MINTON, The ProemHymn of Hesiod's Theogony, « Transactions of the American Philological Association » 101, 1970, pp. 35777; CARLO ODO PAVESE, Tradizioni e generi poetici della Grecia arcaica, Roma 1974; BRUNO SNELL, Die Welt der Götter bei Hesiod, « Entretiens sur l'antiquité classique » 1, VandoeuvresGenève 1952, pp. 97117 [poi in Die Entdeckung des Geistes, Hamburg 1955, pp. 65 ss.] e pp. 117124 (discussione); W. J. VERDENIUS, Notes on the Proem of Hesiod's «Theogony », « Mnemosyne » Iv, 25, 1972, pp. 22560; PETER VON DER MUEHLL, Hesiods helikonische Musen, «Museum Helveticum » 27, 1970, pp. 1957; INGOMAR WEILER, Der Agon im Mythos, Darmstadt 1974; MARTIN L. WEST, Hesiod. Theogony, Oxford 1966.
ls Titanomachia di Museo: scolio ad Apollonio Rodio III 1177 b; di Tamiri: pseudoPlutarco, Sulla musica 3. Per i documenti letterari e figurativi delle Gigantomachie arcaiche vedi F. VIAN, La guerre des Géants, Paris 1952 (che per[...]

[...]ese degli aedi di scuola piena con gli Olimpi sono discusse da WEILER, pp. 6372.
16 Inno omerico Iv 42433 e 43955, dr. MINTON, p. 368 n. 22.
17 Cosí intendono ad esempio KAMBYLIS, p. 12 e WEST al v. 94; contra almeno VERDENIUS, p. 256. Ma l'interpretazione può essere confortata dalla pur metaforica imitazione di Teocrito, Idillio vii 44: äx OLàs iQvoç (e si veda già l'Inno omerico ad Ermes 440).
18 Cfr. MAYER, coll. 70911 e 71720; W. F. OTTO, Die Musen und der göttliche Ursprung des Singens und Sagens, Darmstadt 19713, pp. 409; PAVESE, pp. 2323.



da (Mito e civiltà moderna) Diego Carpitella, I «primitivi» e la musica contemporanea in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 3 - 1 - numero 37

Brano: [...]d'Occident in « Atti III Congr. Intern. di Musica » Firenze, 1938, pp. 176186.
(2) « Toute réflexion faite, le Sacre est encore une « oeuvre fauve », une oeuvre fauve organisée» (JEAN COCTEAU, Le Coq et l'Arlequin, Paris, 1918, p. 64).
(3) Per la definizione di etnomusicologia e del relativo campo di studi (musica primitiva, musica orientale, folklore) vedi B. NETTL, Music in primitive culture (Harvard University Press, Cambridge, 1956).
114 DIEGO CARPITELLA
che per alcune concordanze, implicite o esplicite, con la vita psichica dei primitivi (4) ha avuto come conseguenza una « mitica s e strumentale utilizzazione dei mezzi tecnicolessicali della musica primitiva. La proposta di analisi dei rapporti tra esperienza musicale contemporanea e musica dei « primitivi » comporta naturalmente uno studio di alcune caratteristiche del linguaggio musicale dei primitivi (scale, ritmo, polifonia, strumenti, ecc.) e quindi del linguaggio contemporaneo, per stabilire in che misura la musica primitiva sia entrata in forma diretta o mediata nell'esp[...]

[...]ureux s'envolent vers les étoiles de la mor tktkt (parlé percuté) hahahahahaha soif ».
(8) V. NErrL, Music in primitive culture, op. cit. Cfr. R. LEYDI, Musica popolare e musica primitiva ne L'Approdo Musicale (nn. 1234, gennaiodicembre 1958, anche la discografia sull'argomento.
(9) Le sacre du printemps. Tableaux de la Russie Paienne en deux parties d'Igor Strawinsky et Nicolas Roerich. (Ed. Boosey & Hawkes). Introduzione Auguri primave
116 DIEGO CARPITELLA
considerare il saggio Strawinsky e la restaurazione compreso nel volume Philosophie der neuen Musik di Th. W. Adorno (10). Infatti nonostante vi siano da fare non poche riserve sul tono eccessivamente polemico nei riguardi della « restaurazione » di Strawinsky, tuttavia alcune lucide messe a fuoco del primitivismo di S., fatte dall'Adorno malgré lui sono di grande rilievo anche perché tra le prime ad essere enunciate. Successivamente al suo saggio, l'Adorno non si preoccupò di documentare sul piano filologico il «primitivismo» di S., anche se l'analisi dei mezzi primitivi di S. [...]

[...]n il suo modello é incontestabile, e così il suo gauguinismo, le simpatie del suo autore che, come riferisce Cocteau, sbalordiva i giocatori di Montecarlo mettendosi i gioielli di un sovrano negro » (Le coq et l'Arlequin, op. cit.). Sulla degenerazione del primitivismo in barbarie cfr. l'introdu clone di R. Bianchi Bandinelli a Frobenius, Storia delle civiltà africane (Torino, Einaudi, 1958, 2a ediz.).
(13) S. FREUD, Totem e tabù, op. cit.
118 DIEGO CARPITELLA
ciò di cui l'esperienza dell'arte moderna è sicura, cioè a quell'arcaicità che costituisce lo strato profondo dell'individuo e che si affaccia nuovamente nella sua decomposizione, incontraffatto e attuale. Le opere che stanno tra il Sacre e la virata neoclassica imitano il gesto della regressione, tipico della dissociazione dell'identità individuale, e se ne aspettano un'autenticità in senso collettivo. L'affinità veramente stretta di questa tendenza con la teoria di C. G. Jung (14), di cui probabilmente il compositore non sapeva nulla, è lampante almeno quanto lo è il potenzial[...]

[...]la musica di Strawinsky ».
Se non si tiene conto del tono polemico con cui questo saggio su Strawinsky e la restaurazione fu scritto, da un Adorno acceso sostenitore della dodecafonia, si potrebbe essere indotti a dare un significato deteriore alle analisi in chiave primitivopsicanalitica. In effetti, nonostante il tono polemico, l'analisi di Adorno intuisce uno dei punti essenziali della crisi del mondo contemporaneo. Voler mettere in rap
120 DIEGO CARPITELLA
porto questo primitivismo psicologico con il primitivismo di struttura significa dimostrare filologicamente le divergenze e le affinità con la musica primitiva. In quest'ultimo senso alcuni aspetti tecnicolessicali sono espliciti. Una delle caratteristiche peculiari del Sacre é nel trattamento del complesso orchestrale, in particolare degli ottoni e della percussione quali generatori della melodiaritmica (grancassa, guero, piatti, piatto antico, tamtam, tamburo basco, triangolo, timpano piccolo, quattro timpani grandi). Aspetti tecnicolessicali affini ai primitivi possono essere[...]

[...] il ritmo, irrigiditosi nelle schematiche formule di una stereotipa quadratura, aveva assunto un ruolo subordinato nei confronti degli altri elementi musicali. Se non è dunque la prima volta in senso assoluto che, nella Sagra, il ritmo riacquista un valore costruttivo, é certamente la prima volta dopo sei secoli che ciò avviene su larga scala. Del resto, l'importanza delle innovazioni strawinskiane in questo campo viene riconosciuta anche dagli odierni compositori d'avanguardia i quali mirano alla serializzazione di tutti gli elementi formali e soprattutto del ritmo. Ad uno dei più noti di questi compositori, il Boulez, si deve un'analisi dei principi di variazione ritmica applicati da Strawinsky nella Sagra » (cfr. P. Boulez, Propositions, in « Polyphonie », n. 2, Paris, 1948) (p. 51, Vlad, Strawinsky, op. cit.).
Una approfondita e completa analisi delle affinità tra la musica strawinskiana (soprattutto del periodo fauve) e alcuni aspetti della musica primitiva, dimostrerebbe ancora di più in Strawinsky, la convergenza del primitivismo[...]

[...]RIMITIVI » E LA MUSICA CONTEMPORANEA 121
sia generalmente mai un primitivismo di imitazione, ma si debba sempre considerare la presenza di un'entità fauve. Ecco come egli stesso scrive nelle Cronache della mia vita, sul Ragtime per li strumenti, composto nel 1918:
«... sebbene di modeste dimensioni (quest'opera) è significativa per l'interesse che provavo allora per il jazz, venuto fuori in modo così dlamoroso subito dopo la fine della guerra. Dietro mia richiesta, mi era stato spedito un mucchio di queste musiche che mi entusiasmarono e per la freschezza e il taglio ancora sconosciuto del loro metro: linguaggio musicale che rivela con evidenza la sua origine negra. Tali impressioni mi suggerirono l'idea di disegnare un ritrattotipo di questa nuova musica da ballo, attribuendogli l'importanza di un pezzo da concerto, come in altri tempi i
contemporanei avevano fatto nei confronti del valzer, della mazurka, ecc. » (19).
Si può dire, in effetti, che in Strawinsky il primitivismo di struttura è reso fondamentalmente da una particolare u[...]

[...]passando in rassegna i diversi sistemi musicali che si sono succeduti nel tempo. Dal tetracordo del sistema musicale greco (fino al sec. VII a. C.) si passa alla scala di sette suoni (eptatonica) di Terpandro, dovuta all'unione di due tetracordi, «scala che era destinata a restare la base costruttiva della musica europea fino all'inizio del nostro secolo » (p. 7). Dopo i tetracordi diatonici, cromatici ed enarmonici si arriva ai modi liturgici medievali e quindi dall'VIII sec.
(19) Gli esempi piú espliciti di utilizzazione jazz in S., sono oltre al Ragtime (1918), la Pianoragmusic, e 1'Ebony Concert (1945) scritto per l'orchestra di Woody Hermann. Per l'orchestra jazz di P. Whiteman, S. scrisse Scherzo á la russe (1944). Cfr. anche in Musical Quarterly (January, 1935) un saggio di M. Robert Rogers, Jazz Influence on french music (pp. 5368) in cui si esamina quali aspetti del jazz (ragtime, blues, polifonia) hanno influenzato i compositori francesi: Debussy, Satie, Milhaud, Honegger, Ravel, Wiener. Cfr. anche per una particolare utilizza[...]

[...] di M. Robert Rogers, Jazz Influence on french music (pp. 5368) in cui si esamina quali aspetti del jazz (ragtime, blues, polifonia) hanno influenzato i compositori francesi: Debussy, Satie, Milhaud, Honegger, Ravel, Wiener. Cfr. anche per una particolare utilizzazione del jazz, L. Pestalozza, Il mondo musicale di Gershwin, in « L'Approdo Musicale » n. 4, ott.dic. 1958.
(20) R. VLAD, Storia della dodecafonia (Milano, Suvini Zerboni, 1958).
122 DIEGO CARPITELLA
d. C. al punctus contra punctus (cioè al sorgere della polifonia). Secondo alcuni teorici lo svolgimento della civiltà europea ha assunto caratteri diversi a secondo il modo in cui i suoni si sono accoppiati polifonicamente (21). Da un primo accoppiamento all'unissono, all'ottava, alla quarta e alla quinta si passa nel Duecento, ad un accoppiamento secondo le terze (evitando le dissonanze di seconda o di settima, che dovevano invece essere « preparate »). « Tutte le successive fasi dello sviluppo della musica europea saranno caratterizzate dal graduale e continuo spostamento del[...]

[...] per comprendere a che punto sia intervenuto lo studio storico e scientifico della musica primitiva, e come si sia sviluppato, verso la seconda metà dell'800, in concomitanza con la crisi del lessico musicale occidentale. L'interesse verso la musica dei primitivi fu dettato da varie ragioni, alcune delle quali in comune con le altre discipline etnografiche, storiche, religiose, antropologiche. Tra queste ragioni, lo sviluppo del colonialismo che diede la possibilità di conoscere direttamente e per lungo tempo i « primitivi » (non é un caso che la «musicologia comparata », come si chiamava alcuni anni fa l'etnomusicologia (23) si sviluppi nel periodo dell'influenza di Frobenius in etnologia); la possibilità di una più vasta documentazione sui popoli extraeuropei e la conseguente utilizzazione estetica, cosciente, di alcuni loro moduli espressivi.
In effetti i primi interessi verso la musica extraoccidentale si ebbero ad opera di missionari, come quelli spagnoli che durante il sec. XVII si occuparono della musica delle alte culture indios[...]

[...]r A. Schaeffner), pp. 5358; cap. « Antiquité orientale » (par A. Machabey), pp. 5972. Vedi J. KUNST, EthnoMusicology (The Hague, 1955). Cfr. anche bibliografia R. LEYDI, op. cit.
(25) J. J. ROUSSEAU, Dictionnaire de musique, 1767; J. AMIOT, Memoires sur la musique des Chinois tout anciens que modernes (Paris, 1776); W. JONES, On the musical Modes of the Hindus (1799).
(26) R. G. KIESEWETTER, Geschichte der arabischen Musik (Leipzig 1842).
124 DIEGO CARPITELLA
brò diminuire l'attenzione verso la musica dei primitivi e orientale. Una data fondamentale per la ripresa di questi studi rimane la monografia di Carl Stumpf sugli indios Bella Coola i quali visitarono Berlino nel 1882: Stumpf attratto dalla « stranezza » di questi canti li trascrisse in notazione moderna (27). Fu in questo periodo che a Berlina fu fondato l'Archivio di musica orientale. Contemporaneamente un fisico inglese, A. J. Ellis si interessò alla musica extraeuropea, studiando soprattutto la struttura di alcune scale arcaiche della musica araba (AlKindi) e constatando l[...]

[...]rteljahrschrift für Musikwissenschaft», 2, 405426, 1826.
(28) A. J. ELLIs, On the musical Scales of various Nations, « Journal of the Society of Arts », vol. 33 (1885); K. BUCHER, Arbeit und Rhytmus, 1896.
(29) E. M. VON HORNBOSTEL, Das berliner Phonogrammarchiv, « Zeitschrift für vergleichende Musikwissenschaft », 1, 4045 (1933); Hornbostel, Sachs, Systematik der Musikinstrumente, « Zeitschrift für Ethnologie », 46, 553590 (1914).
(30) LACH, Die vergleichende Musikwissenschaft, ihre Methoden und Probleme (1924); M. SCHNEIDER, Geschichte der Mehrstimmigkeit, vol. 1 (Die Naturvolker) 1934; G. HERZOG, Musical Styles in North America, « Proceedings of the twentythird International Congress of Americanists », 1928, pp. 455458; B. NETTi., Stylistic Variety in North American Indian Music, « Journal of the American Musicological Society », vol. 6, n. 2, 1953; R. LACHMANN, Musik der aussereuropäischen NaturundKulturvölker, in « Handbuch der Musikwissenschaft », 1929; C. SACHS, The Rise of Music in the Ancient World (New York, 1943).
(31) B. BARTÓK, Scritti sulla musica popolare, Torino, Einaudi, 1955.
I «PRIMITIVI» E LA MUSICA CONTEMPORANEA 125
ricerca e le origi[...]

[...]intervengono nell'ese
(32) R. WALLASCHEK, Anfänge der Tonkunst.
(33) A. P. MERRIAM, The use of music in the study of a problem of acculturation, «« American Anthropologist », 57, 2834 (1955). ,
(34) B. I. GILMAN, Hopi Songs, « Journal of american Ethnology and Archeology », vol. 5 (1908); F. DENSMORE, Chippewa Music, « Bulletin of the Bureau of American Ethnology », Washington 1910; A. M. JoNEs, The study of African Musical Rhythm, « Bantu Studies », vol. 11, 1937.
(35) M. METFESSEL, Phonophotography in folk music (1928).
126 DIEGO CARPITELLA
cuzione lo stile di emissione della voce (36), il timbro, l'intonazione
naturale », il ritmo (ed é qui uno dei punti focali del « mito » di riproduzione della musica primitiva). Tra i caratteri « regressivi » di certa musica primitiva, le scale di due suoni (ditoniche) e di tre suoni (tritoniche). Le più usate sono quelle tetratoniche e pentatoniche; si trovano scale esatoniche (soprattutto nella musica orientale) ed eptatoniche diatoniche, molto simili all'esacordo di G. D'Arezzo e ai modi maggiore
e minore occidentali (37).
Quanto alle melodie esse si basano in genere sui r[...]

[...]ui uno dei punti focali del « mito » di riproduzione della musica primitiva). Tra i caratteri « regressivi » di certa musica primitiva, le scale di due suoni (ditoniche) e di tre suoni (tritoniche). Le più usate sono quelle tetratoniche e pentatoniche; si trovano scale esatoniche (soprattutto nella musica orientale) ed eptatoniche diatoniche, molto simili all'esacordo di G. D'Arezzo e ai modi maggiore
e minore occidentali (37).
Quanto alle melodie esse si basano in genere sui rapporti di quarta
e di quinta, tenendo presente che mancando nelle scale i centri di attrazione, esse assumono un significato completamente diverso dalla melodia tradizionale eurobianca. Quanto al ritmo esso si presenta in una molteplicità di aspetti (anche perché strettamente legato alla parola) (38), asimmetrici (soprattutto nella musica orientale) e isometrici (nella musica africana). Il ritmo costruttivo é quindi determinante nel
la costituzione delle forme strofiche, anti f onali e responsoriali, nelle
formelitanie e in quelle varianti. Ma uno dei risulta[...]

[...] primitiva secondo due criteri: la simiglianza e la diversità tra l'organizzazione tonale delle parti individuali; l'analogia
o la diversità dell'importanza delle parti individuali. Per cui si é arrivati nella polifonia primitiva, alla individuazione dell'etero f onia, agli intervalli paralleli, all'imitazione, al canone, all'ostinato, al bordone. Si aggiunga a tutto ciò le particolari tecniche di esecuzione che comprendono grida, richiami, melodieparlate,. ecc.
Nonostante questa nostra rapida rassegna ci costringa ad osservazioni di carattere generale, tuttavia é possibile affermare che analogie evidenti possono essere stabilite tra il materiale primitivo e quella contemporaneo. Gli elementi più espliciti sono : la struttura prevalentemente modale delle scale, la cui base è in genere tetratonica e pentato
(36) A. LOMAX, Nuova ipotesi sul canto folkloristico italiano nel quadro della musica mondiale, in « Nuovi Argomenti », nn. 1718, nov. 1955 febb. 1956.
(37) B. NETTI., op. cit., pag. 49.
(38) G. HERZOG, Speechmelody and Primitive[...]

[...]op. cit., pag. 49.
(38) G. HERZOG, Speechmelody and Primitive Music, « Musical Quarterly », 20, 452466 (1934).
(39) HELMHOLTZ, On the Sensations of Tone (New York, 1948); SCHNEIDER, Geschichte der Mehrstimmgkeit, op. cit.; V. BELAIEV, The Folk Music of the Georgia in « Musical Quarterly », XIX, 1933.
I « PRIMITIVI » E LA MUSICA CONTEMPORANEA 127
nica (l'uso delle terze è già di civiltà evolute); la conseguente struttura « seriale » delle melodie; il valore costruttivo del ritmo nella sua poliedricità asimmetrica e isometrica; l'organizzazione polifonica e non armonica delle voci; l'uso di alcune tecniche vocali (molto simili all'Urschrei, alla Sprechstimme, alla Sprechmelodie, alla Klangfarbenmelodie); l'utilizzazione di particolari strumenti (in special modo la percussione) (40).
Fondamentalmente il mito del primitivismo di struttura avviene quando si crede che alcune di queste caratteristiche morfologiche strutturali possono essere « riprodotte » da alcuni dati storici: il timbro, lo stile o il particolare tipo di emissione della voce; la funzionalità sociale e rituale che la musica primitiva ha, e quindi una sua particolare essenza emotiva e « reale »; e così via. In altri termini questi fattori morfologicostrutturali tenderebbero a destorificarsi non appena detratti dalla loro realtà[...]

[...]o s'intende (41).
(40) Cfr. per un ampio panorama degli strumenti primitivi e della loro utilizzazione funzionale, F. ORTIz, Los instrumentos de la musica afrocubana (Habana, 19521955, 5 v11.). Cfr. anche recensione CarpitellaSeppilli in « Lares », lugliodicembre, 1955; Cfr. SCHAFFNER, Origine des instruments de musique (Paris, 1936).
(41) Vedi come opera dodecafonica ispirata esplicitamente ai « primitivi ». VI. VoGEL, Wagadus untergang durch die eitelkeit (La caduta di Wagadu per orgoglio), oratorio in due parti per soli, coro, cinque saxofoni e clarinetto. Ispirato al Dausi, libro degli. eroi Cabili, della raccolta Atlantis di Frobenius (1930).
128 DIEGO CARPITELLA
Il «primitivismo» di Strawinsky appare dunque più esplicito per la convergenza del primitivismo psicologico con quello di struttura; nella dodecafonia espressionista questa convergenza è meno evidente, e ancora meno poteva apparire nel saggio di Adorno Schoeneberg e il progresso. Tuttavia alcune affermazioni fatte dall'Adorno nel famoso saggio su Strawinsky, sono oggi, allo stato attuale della musica, reversibili sui « radicali » continuatori della dodecafonia (42). Così scrive acutamente il Rognoni nella introduzione alla Philosophie der neuen Musik: « Per quanto riguarda poi i[...]

[...]rich in Mente primitiva e civiltà moderna (La psiche primitiva) :
(43) Cfr. ROGNONI, Introduzione a TH. W. ADORNO, Filosofia, ecc., op. cit. (p. XXVI).
(44) TH. W. ADORNO, Dissonanzen (Goettingen, 1958). Trad. it. a cura di G. Manzoni (Feltrinelli, 1959), pp. 156186.
(45) Cfr. in ROGNONI, Introduzione alla Filosofia ecc., p. X.: Ist A. Schoenberg Doktor Faustus? Scharfer öffentlicher Briefwechsel zwischen dem Komponisten und Thomas Mann, in « Die Zeit », Hamburg, 1949, n. 5; e anche Thomas Mann und Arnold Schoenberg, in « Neue Auslese », maggio 1948. Per il « diabolico » nella psicanalisi cfr. K. HORNE Y, Nevrosi e sviluppo della personalità (Bompiani, 1953). Pagine sul « Patto con il demonio », 38, '15, 224, 561.
130 DIEGO CARPITELLA
p. 57 ... « È molto difficile distinguere il carattere attribuito da alcuni studiosi all'uomo primordiale chiamato talvolta pittorescamente l'Uomo delle caverne — da quello della nostra vecchia conoscenza, il Diavolo ».
Conseguenze « primitive » logiche se si considera quali erano state alcune premesse f auves dei « manifesti » espressionisti: ad esempio come scriveva in « Der blaue Reiter » F. March, Die « Wilden » Deutschlands:
« Nella nostra epoca di aspra lotta per l'arte nuova, noi combattiamo in qualità di "selvaggi", di barbari, di non organizzati, contro un antico potere organizzato. Sembra una lotta impari; ma nelle cose dello spirito non è mai il numero, ma la forza delle idee che vince. Le armi temute dei "selvaggi" sono le loro nuove idee; esse uccidono più dell'acciaio e spezzano ciò che si ritiene infrangibile. Chi sono in Germania questi "selvaggi"? Una buona parte di loro è nota e coperta d'insulti: il gruppo Die Brücke di Dresda, la Neue Sezession di Berlino, la Neue Vereinig[...]

[...]oi combattiamo in qualità di "selvaggi", di barbari, di non organizzati, contro un antico potere organizzato. Sembra una lotta impari; ma nelle cose dello spirito non è mai il numero, ma la forza delle idee che vince. Le armi temute dei "selvaggi" sono le loro nuove idee; esse uccidono più dell'acciaio e spezzano ciò che si ritiene infrangibile. Chi sono in Germania questi "selvaggi"? Una buona parte di loro è nota e coperta d'insulti: il gruppo Die Brücke di Dresda, la Neue Sezession di Berlino, la Neue Vereinigung di Monaco. Una influenza liberatrice ebbero alcuni giovani francesi e russi che esposero come ospiti nella Neue Vereinigung. Essi offrono materia di riflessione, si capi che nell'arte sono in gioco le cose più profonde, che il rinnovamento non pue, essere formale, ma è una rinascita del pensiero. La "mistica" si risvegliò nelle anime e con essa elementi primigeni dell'arte. Ma non tutti i "selvaggi" ufficiali di Germania e di fuori sognano quest'arte e queste altre mete. Tanto peggio per loro. Dopo i vertiginosi successi, aff[...]

[...]ità » (46).
D'altro canto i concetti di Urschrei (grido originario), di Urmensch (uomo originario), di Urtrieb (grido di rivolta), di Urlaut (suono indistinto) sono stati più volte utilizzati per l'espressionismo (47). Indubbiamente il primitivismo psicologico assume un grande rilievo nell'esperienza dodecafonica e seguente; attraverso un'analisi piú approfondita non si possono proprio escludere alcune analogie tra la Sprechstimme, la Sprechmelodie e i complaint calls, gli hollers e i sermons, dei blues o degli spirituals negri.
Una descrizione della melodiablues, ricorda per molti aspetti, alcuni tratti della Klangfarbenmelodie o della « serializzazione » degli elementi formali:
« Il carattere non rigorosamente tonale del linguaggio blues con
(46) Riportato in: Rooxoxt, Espressionismo e dodecafonia (Torino, Einaudi, 1954), p. 54.
(47) Cfr. ROGNONI, Espressionismo, ecc., op. cit., pp. 38 e 54.
I « PRIMITIVI » E LA MUSICA CONTEMPORANEA 131
sente la sovrapposizione continua, in posizione evidentemente dialettica, di diverse linee melodiche. Qualcuno ha voluto riconoscere da ciò il carattere politonale del blues. In realtà il blues non potrà mai essere politonale, per la ragione assai semplice che non é diatonico. [...]

[...] 1954), p. 54.
(47) Cfr. ROGNONI, Espressionismo, ecc., op. cit., pp. 38 e 54.
I « PRIMITIVI » E LA MUSICA CONTEMPORANEA 131
sente la sovrapposizione continua, in posizione evidentemente dialettica, di diverse linee melodiche. Qualcuno ha voluto riconoscere da ciò il carattere politonale del blues. In realtà il blues non potrà mai essere politonale, per la ragione assai semplice che non é diatonico. La presenza di uno svolgimento blues di melodie diverse, opposte e sovrapposte, all'apparenza ognuna svolta entro i diversi limiti tonali, rappresenta il punto estremo di libertà armonica a cui ii suo schema può giungere. In pratica tutte queste diverse melodie possono poi ridursi, superati i pregiudizi dei suggerimenti tonali e diatonici, ad alterazioni sovrapposte e continuate con interdipendenza logica di un medesimo movimento tematico. Soltanto nei blues orchestrali « commerciali » o in quelli bop si può in moltissimi casi parlare di autentico politonalismo perché la melodia (o le varie melodie, forse meglio) appare chiaramente armonizzata in questo senso.
La frase blues è estremamente duttile e maneggevole. Non soltanto può venir spezzata e divisa, o magari ridotta a quattro o cinque note, staccate o tenute non importa, ma perfino completamente « rivoltata », capovolta, senza per questo smarrire le sue caratteristiche essenziali, interiori ed esteriori » (48).
Senza considerare, ad esempio nel caso particolare di Schoenberg, come fonti del primitivismo psicologico, la collaborazione con Stephan George, o alcune concezioni mitiche che, prima di Schoenberg, influenzarono anche Scri[...]

[...]ismo di struttura strawinskyano, attraverso l'Urmensch, l'Urtrieb, l'Urlaut (tutti motivi di regressione) che sono però oggetto, intellettualizzandosi, di un tentativo
(48) Enciclopedia del Jazz (Milano, 1953). Cap. Le origini popolari a cura di R. Leydi (pp. 4396); J. LANG, Jazz in perspective, London, 1947 (Trad. it. Jazz, Milano. 1950); cfr. A. M. DAUER, Der Jazz (Kassel, 1958).
(49) Cfr. ROGNONI, Espressionismo, ecc., op. cit., p. 34.
132 DIEGO CARPITELLA
di razionalizzazione attraverso il « materiale ». Una razionalizzazione che diventa « una specie di simbolismo materializzato »: « Nella razionalizzazione si cela un pessimo fattore irrazionale, la fiducia cioè che una materia astratta possa avere un significato in se stessa: ed è invece il soggetto che si misconosce in essa, mentre esso solo potrebbe cavarne un senso » (Invecchiamento della musica moderna, p. 170).
Il presente saggio, come abbiamo premesso, non può andare al di là di una proposta, non è possibile quindi esigere un discorso compiuto. Tuttavia un prima contatto [...]

[...]IMITIVI » E LA MUSICA CONTEMPORANEA 133
Nell'ambito di una storia culturale anche il «primitivismo» musicale é stato una « scala » di una nuova dimensione umana e ha contribuito alla metamorfosi di un linguaggio più córrispondente (o più conforme?) alla realtà. Quanto al limite esso consiste nel rischio dell'esserci, nell'« identificazione con l'aggressore ». Un'analisi più approfondita comporterebbe una determinazione di tutti questi fattori.
DIEGO CARPITELLA
1



da Massimo Mila, Guillaume Dufay, musicista franco-borgognone in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...], conseguendo, non prima del 1441, non dopo il 1446, il titolo di baccalarius in decretis: forse a Parigi, forse a Torino o a Bologna. La formazione giuridica di Dufay potrebbe rispecchiarsi nel curioso mottetto profano Juvenis qui puellam, che è tutto una dissertazione di diritto canonico. Tuttavia, per il suo stile arcaico, Johannes Wolf, l'illustre autore della Geschichte der Mensural Notation von 12501460, voleva respingere questo mottetto addietro, negli anni della giovinezza di Dufay.
Gli ultimi ventiquattro anni della sua vita Duf ay, divenuto ormai celebre e autorevole, li trascorse nella pace del canonicato di Cambrai (doveva, non si sa quando, essere passato allo stato ecclesiastico, perché risulta che aveva voto nel capitolo dei canonici). Non pare che sia mai stato maestro di cappella della cattedrale. Abbandonato il genere profano della canzone, si dedicò ora esclusivamente alla composizione di musica sacra. Onorato come un maestro, veniva talvolta chiamato a dirimere questioni musicali (nel 1458 a Besançon). Quando il vesc[...]

[...]ssimo amico, meditava il suicidio.
Negli anni in cui fece vita di mondo, Dufay dovette essere un simpatico bon vivant, gradito a principi e dame, che dilettava con la sua arte di cantore, e lieto compagno di passatempi, aperto a godere dei beni della vita. Alle belle ragazze di Firenze dedicò un mottetto, ovviamente profano: Mirandas parit haec urbs florentina puellas. La canzone Puisque vous êtes campieur si riferisce a un duello di bevitori. Adieu ces bons vins de Lannoys lascia intravvedere tutto un retroscena di lieti svaghi estivi, salutati con nostalgia. La scorrevole ed elegante leggerezza di J'atendray tant qu'il vous plaira e di Mon cuer me fait tous dis penser anticipa curiosamente il clima dei Liebesliederwalzer di Brahms col loro blando moto ricorrente, con l'aerea leggerezza d'un gioco di echi: c'è qualcosa di acquatico nel movimento a ruota delle quattro voci, con quel tuffarsi e riemergere d'un brandello di melodia che si fa eco di se stessa.
Tuttavia si può ammettere che nel campo profano, da lui abbandonato dopo il 145[...]

[...]se sopravanzato dall'eleganza squisita del suo coetaneo Binchois. Ma nella produzione sacra, sentita con un'intimità di partecipazione che esclude ogni rigidezza di parata liturgica, Duf ay non ha
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uguali al suo tempo, specialmente dopo che con la Missa Caput (ca. 1440) l'adozione del Tenor (sia gregoriano, sia — in due casi — profano) conferisce alla Messa unità di concezione, cercata anche con l'ingenuo (e personalissimo) espediente di applicare come un sigillo, all'inizio d'ognuna delle cinque sezioni, un incipit sempre uguale e indipendente dal Tenor.
Un po' a disagio nell'abbondanza di parole di Gloria e Credo, che specialmente nelle prime Messe sforza il compositore verso una sconveniente rapidità di sillabazione in un eccesso di « diminuzioni », la variazione melodica di Dufay meglio si giova dell'atmosfera lirica di Benedictus e Agnus Dei, e della concisa indeterminatezza verbale del Kyrie.
La religiosità è veramente la sostanza dell'anima di Dufay, ma non è una religiosità drammatica come quella di Josquin, d[...]

[...]ondensare in una sintesi personale le diverse culture del suo tempo: quella francofiamminga o borgognona, quella inglese e quella italiana. La sua penetrazione è lenta e insinuante, ma non è destinata ad arrestarsi tanto presto, e già si va facendo strada presso certi studiosi la convinzione che in Duf ay si debba vedere uno dei piú grandi musicisti d'ogni tempo.
MASSIMO MILA
BIBLIOGRAFIA
FRANZ XAVIER HABERL, Wilhelm Du Fay. Monographische Studie über dessen Leben und Werke, in Bausteine für Musikgeschichte, Breitkopf und Härtel, Leipzig 1885; JOHN STAINER, Dufay and his contemporaries, Novello, London 1908; CHARLES VAN DEN BORREN, Guillaume Dufay. Son importance dans l'évolution de la musique au XV. siècle, Marcel Hayez, Bruxelles 1925; RUDOLF BOCKHOLDT, Die frühen Messekompositionen von Guillaume Dufay, H. Schneider, Tutzing 1960; CH. E. HAMM, A chronology of the works of Guillaume Dufay based on a study of mensural practice, Princeton University Press, 1964; AUGUST WILHELM AMBROS, Geschichte der Musik, Zweiter Band, F.E.C. Leuckert, Leipzig 1891 (3a ed.), pp. 339395 e 437540; CHARLES VAN DEN BORREN, Dufay e la sua scuola, in Storia della musica (The New Oxford History of Music), IH, Ars nova e Umanesimo (13001450), cap. VII, pp. 239266, Feltrinelli Editore, Milano 1964; N. BRIDGMAN, La vie musicale au Quattrocento, Ed. Gallimard, Parigi 1963; H[...]

[...] practice, Princeton University Press, 1964; AUGUST WILHELM AMBROS, Geschichte der Musik, Zweiter Band, F.E.C. Leuckert, Leipzig 1891 (3a ed.), pp. 339395 e 437540; CHARLES VAN DEN BORREN, Dufay e la sua scuola, in Storia della musica (The New Oxford History of Music), IH, Ars nova e Umanesimo (13001450), cap. VII, pp. 239266, Feltrinelli Editore, Milano 1964; N. BRIDGMAN, La vie musicale au Quattrocento, Ed. Gallimard, Parigi 1963; H. C. WOLFF, Die Musik der alten Niederländer, Leipzig 1956; M. BUKOFZER, Studies in medieval and renaissance music, New York 1950; ARNOLD SCHERING, Studien zur Musikgeschichte der Frührenaissance, C. F. Kahnt Nachfolger, Leipzig 1914 (pp. 138141, su: Et in terra pax e su: Par droit je puis bien complaindre; pp. 164169 sulla canzone Se la face ay pale e sulla sua trascrizione organistica; p. 179 su un Salve Regina); S. CORDERO DI PAMPARATO,
GUILLAUME DUFAY, MUSICISTA FRANCOBORGOGNONE 171
Guillaume Dufay alla corte di Savoia, in « Santa Cecilia », 1925; F. ALBERTO GALLO, Citazioni da un trattato di Dufay, in « Collectanea Historiae Musicae », iv, Olschki, Firenze 1966; A. LANGE, Une lettre du duc Louis de Savoie au duc de Bourgogne à propos de [...]

[...] Une lettre du duc Louis de Savoie au duc de Bourgogne à propos de Guillaume Du Fay, in « Publication du Centre Européen d'Etudes BurgondoMédianes », Ix (1967), pp. 103105; MARGARET and JAN BENT, Dufay. Dunstable. Plummer. A new source, in « Journal of the American Musicological Society », fall 1969, pp. 394425; M. RANDEL, Emerging triadic tonality in the XV century, in « The Musical Quarterly », LVII, 1 (gennaio 1971), pp. 7386; H. BESSELER, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, vol. in, ad vocem, Ed. Bärenreiter, Kassel 1954; N. BRIDGMAN, in La Musica, vol. II, ad vocem, Ed. Utet, Torino 1966; M. MILA, Guillaume Dufay. I. Canzoni e Mottetti. II. Messe e altre composizioni liturgiche, Corsi universitari G. Giappichelli, Torino 1972 e 1973.
DISCOGRAFIA
GUILLAUME DUFAY, Missa sine nomine, Capella Cordina, Alejandro Planchart director, Lyrichord stereo, LLST 7234 (contiene anche la Missa Fuit homo missus, di Anonimo).
ID., Missa sine nomine, Clemencic Consort, Ars Nova (Harmonia Mundi) VST 6035 stereo (contiene anche: Danze medioeva[...]

[...]roceres; JEAN MOUTON, Non nobis domine).
Music from the Court of Burgundy, Musica reservata, Conducted by John Beckett, Musical director: Michael Morrow. Philips 6500 085 (contiene, di Dufay: Vergene bella, La belle se siet au pied de la tour, Se la face ay pale per voce, per organo, per strumenti, Mon cuer me fait tous dis penser, Resveilliés vous, Par droit je puis bien complaindre et gémir, Pour l'amour de ma doulce amye, Bon jour bon mois, Adieu ces bons vins de Lannoys, inoltre: danze di Anonimi e Le souvenir de vous di ROBERT MORTON).
Music from the Court of Burgundy, Vocal and instrumental ensemble under the direction of Roger Blanchard, Nonesuch Records, stereo H71058 (contiene, di Duf ay: Vergine bella, Lamentatio Sanctae matris Ecclesiae Constantinopolitanae, inoltre: canzoni e mottetti di Nicolas Grenon, Pierre Fontaine, Gilles Binchois, Antoine Busnois, Gilles Mureau, Robert Morton, Hayne van Ghizeghem).
Music from the hundred years war, Musica reservata, Conducted by John Beckett, Philips SAL 3722, 839753 LY (contiene, di[...]

[...]cale e strumentale, 11001400, Esecuzioni del Piccolo Complesso di Milano per iniziativa della Finmeccanica, elaborazioni di Angelo Paccagnini (Fuori commercio), Disco N. 3, facciata B: rondeaux di Guillaume Dufay. Canzoni Le jour s'endort e La belle se siet. Ballades ,Mon chier amy e Je languis en piteux martyre. Rondeaux Resvellons nous, Vostre bruit, Pour l'amour de ma doulce amye, Je donne à tous les amoureux (strumentale).
GUILLAUME DUFAY, Adieu m'amour. Chansons und Motetten, Studio der frühen Musik, Serie Reflexe, EMI Electrola 1 C 06330 124 G (contiene: Bon jour, bon mois; Hélas, mon deuil; Pour l'amour de ma doulce amye; Ce mois de may; Se la face ay pale; J'atendray; Craindre vous vueil; Ce jour de l'an; Adieu m'amour; Vergene bella; Quel fronte signorile in paradiso; Mirandas parfit haec urbs fiorentina puellas; Magnanimae gentis; O gemma, lux et speculum; Christe, redemptor omnium).
In a medieval garden. Instrumental and vocal music of the Middle Ages and Renaissance, Stanley Buetens Lute Ensemble, Nonesuch H71120 (contiene, di Duf ay: Pour l'amour de ma doulce amye e Adieu m'amour, adieu ma joye. Inoltre la canzone (strumentale) le draghe de mutse clutse di OBRECHT; la melodia popolare La Spagna nella versione per liuto di VINCENZO CAPIROLA; la basse danse « Tous mes amys » di ATTAINGNANT, per liuto, e numerose canzoni e danze di ANONIMI).
Masterpieces of the early French and Italian Renaissance, S.i. di esecutori, Nonesuch (Le chant du monde) H1010 (mono) (contiene, di Dufay: Les douleurs dont me sens e Donnez l'assaut à la forteresse, strumentale; inoltre: le canzoni Triste plaisir et douloureuse joie e Deul angoisseux, rage desmesurée di GILLES BINCHOIS; Mort, j'appelle [...]



da Recensione di Franco Martina a Daniela Coli, Croce, Laterza e la cultura europea in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: [...]] Weber aveva letto e discusso il Croce della Logica; Croce si limiterà a conoscere il Weber politico, e ne farà tradurre presso Laterza Parlament und Regierung im neugeordneten Deutschland ». Lo studio e le ricerche della Coli ci permettono di valutare meglio questi atteggiamenti crociani. Sappiamo ora della stima e dell’interesse che Croce aveva non solo per il Weber politico, ma anche per quello della Ròmische Agrargeschichte e soprattutto di Die protestantische Ethik, come anche per alcuni saggi di Troeltsch che dipendevano da Weber. A questi occorre aggiungere i nomi di Simmel, di Meinecke, di Fueter e altri che infittivano le proposte di traduzione per Laterza. Se molte di quelle opere non furono mai pubblicate in italiano, fu a causa non solo delle « pretenzioni » degli editori stranieri e soprattutto tedeschi, ma anche per la scarsa fortuna che incontravano sul mercato, come proprio il caso di Parlamentò e governo dimostrava.

La Coli insiste su questo punto per sottolineare i condizionamenti esterni che limitavano i programmi [...]



da Alessandro Lami, recensione su Margherita Isnardi Parente, Città e regimi politici nel pensiero greco, Torino, Loescher, 1979, pp.266 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...] e della letteratura come di appassionate meditazioni, il pensiero greco anche in questo
campo è alla radice e costituisce di fatto una componente fondamentale della nostra cultura.
Esiste naturalmente una sterminata letteratura .sul pensiero politico greco, sulla quale orienta per altro assai bene una succinta ma esauriente nota bibliografica della stessa Margherita Isnardi Parente (pp. 3944: stupisce però che non vi si faccia cenno almeno di Die politischen Theorien des Altertums, Wien 1910, le « sei bellissime conferenze » di Hans von Arnim cosí apprezzate da Sinclair, autore di una classica trattazione della materia accessibile anche in traduzione italiana: Il pensiero politico classico, RomaBari 1973). Ma si può ben dire che il libro della Isnardi Parente, la quale aveva già curato per la stessa collana un altro bel volume (La filosofia dell'Ellenismo, Torino 1977), trova una sua precisa collocazione. Ad un vasto pubblico viene infatti con esso offerta la concreta e fruttuosa possibilità di mettersi in contatto diretto con testi f[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Die, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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