Brano: [...]impreparati. La restaurazione, abilmente mascherata sotto manto filosofico, dissolveva le « pseudocategorie » e giustificava il declassamento degli istituti tecnici, la ghettizzazione dell’istruzione professionale e sostanziali modifiche nelle materie di insegnamento, fino agli “abbinamenti” più discutibili sotto l’aspetto didattico (matematicafisica, storiafilosofia, ecc.). Strettamente connesse a tale politica pedagogica erano l’organizzazione didattica e la formazione dei docenti. Qui la dialettica gentiliana conseguì il massimo dei consensi, rimettendo “sulla testa” quella scuola che la pedagogia attivistica aveva cominciato a rovesciare attraverso una sottolineatura della centralità delTallievo nel processo educativo.
Già nel suo Sommario di Pedagogia generale Gentile aveva sostenuto la concezione, secondo la quale il maestro andava considerato come incarnazione dello spirito, (« principio, fonte e norma ideale, nonché modello vivente del pensare e dell'operare, immanente alla personalità dell’alunno stesso ») e allo stesso tempo a ess[...]
[...]ene a contatto con altri minori di lui ».
Tra i frutti di siffatto modo di pensare sarà da annoverare la tragica inadeguatezza della preparazione degli insegnanti e, ancor oggi, quel vero e proprio relitto pedagogico,
sopravvissuto a tutte le critiche, che è l’istituto Magistrale, liceo di serie B anziché scuola di specializzazione e di formazione di insegnanti sul piano culturale e professionale.
La questione della cosiddetta « libertà didattica », affermata da Gentile, non può essere estrapolata dal complesso della sua riforma come dimostrazione delle intenzioni “non fasciste” del provvedimento, perché non bisogna dimenticare altre novità, come il congegno degli esami di Stato con Commissioni esterne, che partendo dalla teorizzazione pedagogica suesposta diventarono anche un meccanismo di controllo e di condizionamento sui docenti. Del resto, rispondeva a questa stessa logica la riorganizzazione, deliberata contestualmente, di tutto il meccanismo di governo dell’amministrazione scolastica, a livello sia centrale che periferico, su u[...]
[...]overno dell’amministrazione scolastica, a livello sia centrale che periferico, su una linea di restaurazione del principio gerarchico e con organi di potere monocratico: in primo luogo il Ministero, ma anche i provveditori e i presidi. E ciò a scapito degli organismi rappresentativi come il Consiglio superiore della Pubblica istruzione e i Consigli scolastici provinciali (R.D. 16 luglio 1923). Non meno rilevante, anzi trait d’union immediato fra didattica e amministrazione, fu la trasformazione (in fatto e in diritto) del dirigente scolastico pe
La copertina de “H saluto alla Bandiera”, inno per le scuole elementari dedicato a S. E. Pietro Fedele, ministro della Pubblica Istruzione dal 6.1.1925
444