Brano: [...]diventa così ottusi. Anche se si perdeva qualcuno degli amici o parenti più prossimi, non si reagiva quasi piú. Non si piangeva, non si era più esseri umani, si era di pietra, senza più sentimenti, nessuna notizia ci faceva più impressione. Ci si avviava alla morte, anzi, con calma assoluta. La gente sul piazzale era indifferente e tranquilla.
20 aprile 1943
Sono ancora viva e vi voglio raccontare cosa è avvenuto dal
7 aprile ad oggi: dunque, dicono che ora toccherà a tutti. Vogliono liberare l'intera Galizia da tutti gli ebrei. E soprattutto vogliono che il ghetto entro il 1° maggio sia liquidato. Negli ultimi giorni sono state fucilate altre migliaia di persone. Il nostro lager era il centro di raccolta. Di lì venivano scelte le vittime umane. A Petrikow la cosa si presenta così: dinnanzi alla fossa si è spogliati nudi, ci si deve inginocchiare e si attende il colpo. Le vittime stanno in riga ed attendono il loro turno. Intanto devono sistemare ordinatamente i primi, i fucilati, nelle fosse, in modo che lo spazio sia ben sfruttato e [...]
[...]isposto che non mi lasciavano andare da lui, mi ha detto: «Ma allora se non vuoi venire vuol dire che non mi vuoi bene, papà ». Che puro amore infantile, che grande amore racchiude il suo animo!
Ma questi che ci hanno condannato a morte non hanno forse bambini? Non capiscono gli errori, non hanno compassione? Certo per se stessi trovano sempre unn giustificazione, ma quando, se non altro per i nostri figli, dovrebbero mitigare la condanna, essi dicono che la legge non lo permette. Che sciocchezze! Ma forse non sentono un amore altrettanto forte per i propri figli? Perché, se lo sentissero, agirebbero in altra maniera. Mi ricordo le parole del generale Koco Stojanov che mi ha detto: « I giudici pensano ai bambini ». E adesso non posso capire né forse lo capirò mai: come si può dire che pensano ai bambini quando pronunziano delle sentenze simili?
« Il governo é forte e può affrontare tutto ». Ma se questo é vero perché mi fucilano?
21 novembre 1943
Una nottataccia inquieta, e come può essere quieta quando ti aspetti che in mezzo al sile[...]
[...]nt'anni, ma voi non volevate credermi.
16 LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA
Mi hanno condannato a morte. I miei ultimi pensieri sono per voi.
Mia piccola Margit, un addio particolare a te. Sei mia sorella minore, ma sei sempre stata anche il mio modello. Sei un carattere forte, non ti abbattere nemmeno ora. Prosegui sulla via che hai iniziato e lotta a denti stretti per lo scopo della tua vita: perché ne vale la pena.
Lo dico anche ora: ne vale la pena.
Mamma, non piangerei! Io ti ho procurato molte ore amare, ma ora perdonami, e pensa con affetto a tuo figlio che era tanto ansioso di affetto. Da voi ho ricevuto tutto quello ch'era possibile. Vi ringrazio di avermi tanto amato e di essere stati tanto premurosi per me.
Emike, sorellina mia, pensa, nella tua vita, che hai avuto un fratello che ti ha voluto tanto bene ed è morto per una idea: perché era degna che si morisse per lei.
E tu, Laci mio, cerca di mitigare agli altri il dolore che io ho causato con la mia morte.
Babbo, vecchio mio! So che mi hai voluto [...]
[...] Erika
22 LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA
HERMANN LANGE
Tedesco, nato a Leer (Ostfriesland) il 16 aprile 1912. Cappellano della comunità di Lubecca, svolge attività cospirativa nei locali gruppi giovanili cattolici. Arrestato a Lubecca il 15 giugno 1942, viene decapitato ad Amburgo, il 10 novembre 1943, insieme ad altri due cappellani cattolici e ad un pastore protestante. (Lettera inedita avuta dalla Redazione del periodico «Die Tat » di Francoforte sul Meno)
Quando riceverete questa lettera io non sarò più fra i vivi! Ciò che da molti mesi ormai ha continuamente occupato le nostre menti senza lasciarci un minimo di tregua, sta per avverarsi. Mi dispiace immensamente, dopo tutto, di non aver più visto P. che avevo atteso con molta certezza per oggi. D'altra parte é bene che sia a casa proprio in questi giorni, così potrete consolarvi a vicenda. Se mi chiedete come mi sento, posso soltanto rispondervi: sono serenamente commosso e pieno di una grande attesa. Con oggi ha termine per me ogni sofferenza, ogni miseri[...]
[...]r aver pagato ed incassato dei contributi del Partita Comunista! Dalla mia cella finora due sono stati condotti all'esecuzione, da una delle celle attigue pure due, da un'altra ancora uno. Dal 23 novembre 1942, nei 55 giorni cioè che mi trovo qui, sano state giustiziate circa 110 persone. Visto che il « periodo di grazia n dura circa 90 giorni, secondo le supposizioni delle vittime designate, qui in questa cella ci si sente relativamente sicuri. Dico relativamente, perché alcuni sono stati giustiziati dopo neanche 40 giorni. Tutti questi dati sono mere supposizioni. Nessuno sa niente di preciso. Non udiamo e non vediamo nulla del mondo. Meno di tutto sappiamo dei nostri affari personali. E poiché anche i nostri parenti non sanno nulla, ci tocca aspettare, aspettare, finché la cella si apre e saremo condotti alla esecuzione. Il nostro solo mezzo di informazione è il tubo del cesso. Al secondo piano e sopra an
LE'TERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA 25
cora vi sono dei prigionieri che hanno diritto all'acquisto di un giorna[...]
[...]e mie vecchie compagne di prigione verranno certamente a prendere mie notizie. Tu dirai loro che ho saputo accettare la mia sorte con calma e che mi sono mostrata degna fino alla fine. Ho mantenuto le mie convinzioni sino alla fine, sono sempre rimasta atea. Oggi é una giornata bella e calda, questo per me è un simbolo dell'aurora che vedo spuntare. Approfittatene.
La prigione non mi ha cambiato moralmente, salvo per rendermi migliore.
Ed ora dico addio a te, mia piccola Mamma, ed a tutti quelli che mi hanno voluto bene. Ancora una volta, coraggio. Ti lascio, ahimé, per sempre.
La tua «grande» figlia Fernanda
38 LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA
P. S. Di ai miei amici che non rimpiango nulla di ciò che ho fatto, che ricomincerei la mia vita sulla stessa via che ho seguito, per quanto riguarda il mio lavoro.
Ti abbraccio un'ultima volta.
F.
PAUL THIERRET
Francese, arrestato il 18 maggio 1942, fucilato il successivo 21 ottolyre. (Lettera tratta dalla raccolta « Lettres de fusillés », Éditions France d'Abord, [...]
[...]te dietro la schiena: se volete aggiungere quanto ero martoriato nella mia carne (sotto i colpi le mie natiche s'erano talmente gonfiate che i calzoni si sono spaccati), mi era quasi impossibile sdraiarmi. Solo, senza notizie, senza niente e la pancia vuota, ho tuttavia tenuto duro...
Vi sono state 18 condanne a morte su 24.
Dopo la fine del processo ci hanno tolto le manette e ci prestano dei libri e soprattutto grazie a voi ho dei pacchi. Vi dico mille volte grazie. Noi ora non attendiamo più che un prossimo pomeriggio quando, verso le 16, noi moriremo molto coraggiosamente.
Alla mia cara moglie, alla mia famiglia, ai miei compagni, a tutti, addio.
A tutti voi affido mia moglie, amatela, aiutatela, io l'amo tanto.
Paul
JEAN CAMUS
Francese, nato a Gonesse (S.et0.) il 25 matzo 1926, fucilato i1 25 aprile 1944. (Lettera tratta dalla raccolta ((Lettres de fusillés », Editions France d'Abord, Paris, 1946)
Fresnes, 25 aprile 1944
Cará mammina cara,
perdonami, mia cara mamma, di averti già dato tante pene, ma oggi te ne dò una più d[...]
[...]ne e abbraccerai tutti, questa è la mia ultima volontá. Soprattutto, soprattutto, mammina mia cara, reagisci e riprendi il corso della vita normale.
Dopo la guerra, fa riprendere il mio corpo o i suoi resti e falli mettere vicino al mio povero nonno Désiré Camus: va a trovare il Signor T... e digli che il suo vecchio allievo lo abbraccia di tutto cuore.
Ti lascio, cara mamma, per mangiare un poco e per non morire a stomaco vuoto. Per adesso ti dico arrivederci, cara mamma, ma t'invito a credere che solo ora vedo ciò che tu rappresentavi per me
Jean Camus
JEAN ARTHUS
Francese, studente al Liceo Buffon di Parigi. Arrestato con altri quattro studenti nel corso di una manifestazione al liceo, il 10 marzo 1942, viene con essi fucilato, l'8 febbraio 1943, al MontValerien (Parigi). (Lettera al padre tratta dalla raccolta «Lettres de fusillés n, Éditions France d'Abord, Paris, 1946)
8 Febbraio 1943
Mio carissimo,
non so se tu t'aspettassi di rivedermi: io me lo aspettavo. Ci hanno detto stamattina ch'era finita, allora addio. So che è un [...]