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Il segmento testuale Di Marchesi è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 9Analitici , di cui in selezione 1 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Giorgio Valgimigli, Concetto Marchesi, amico di casa Valgimigli in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...]ffrire con lui la perdita della Erse (L. 2442); quella che non fini con la sua morte per restare nel cuore del babbo ed anche nel mio.
Amicizia e consuetudine familiare. Marchesi era spesso alla nostra tavola
e lodava l'arrosto della signora Emilia (mia madre). I suoi gusti erano ben noti
e non mancava mai, se c'era lui, il piatto di barbe amare, che egli mangiava senza condimento, e quello del formaggio. Uno dei ricordi piú allegri che io ho di Marchesi commensale è quello legato alle pillole. Egli aveva, come tutti noi abbiamo, qualche mania ed una di queste era rappresentata da certe pillole lassative che si chiamavano di Maldifassi e che erano contenute in un tubetto di cartone immerse in una bianca polvere inerte. (Piú tardi, cessata la produzione
o comunque non piú trovate, furono sostituite da quelle che gli preparava la farmacia al Duomo di Padova, che non gliele faceva mai mancare neppure a
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Montecitorio.) Verso la fine del pranzo, con movimenti che egli avrebbe voluto passassero inosservati, prendeva le pil[...]

[...] il dialetto messinese ma lo capiva ed era dunque un gioco frequente che Marchesi si rivolgesse a lei con qualche espressione dialettale. Una in particolare ricordo: sembra che la Erse piccola avesse visto davanti alla baracca un asino fare i suoi liquidi bisogni e l'avesse annunciato con entusiasmo alla mamma: « mira mira a pisciazza du sceccu ». E Marchesi si divertiva molto e se lo `faceva raccontare. Era la sua « picciridda » e nelle lettere di Marchesi alla nostra casa (alcune si saranno purtroppo perdute come tutte quelle del babbo a Marchesi) e che Iginio De Luca pubblicherà e di cui ha dato un saggio anticipatore a Vilminore, ben 95 (208 al babbo, 13 a me, 2 alla mamma) sono indirizzate a lei. Mia sorella fu a lungo ammalata e costretta a frequenti soggiorni in montagna: Concetto Marchesi le scriveva, spesso dandole buffonesche notizie di colleghi ed amici, per rincuorarla e « farla stare allegra ». Se i silenzi diventavano lunghi ecco uno dei due chiedere all'altro perché fosse « sciamato ». In una delle lettere (L. 27729) racconta la s[...]

[...]hesi era, direi, uomo di mare, ma la sua consuetudine con noi e con altri amici lo portò a frequentare le montagne, prima quelle della Garfagnana e poi le Dolomiti. Già in età matura (nel '29 aveva superato i 50) si mise in capo di far roccia ed effettivamente gli occorse un brutto incidente scalando la Croda Rossa. Il babbo, gran camminatore ma non rocciatore, ne fu molto impressionato e non lesinò quella volta critiche e rimproveri all'amico.
Di Marchesi compagno di gite, di passeggiate, ne ha fatto un ritratto gustosissimo mio padre ne « La strada la bisaccia e la pipa » nel Mantello di Cebète.
Sono stati espressi sul carattere di Marchesi giudizi contrastanti. Ma l'aspetto esterno era sempre, nei desinari di casa nostra e nelle nostre gite in montagna, allegro. E tuttavia si avvertiva piú che lo scetticismo il dubbio di cui tante sue pagine sono permeate. Parla di Togliatti uomo di cultura, e di sé dice: « ... han fatto di me per tanti anni dalla cattedra universitaria piú un seminatore di dubbi che un annunziatore di verità... » (SP, p. 337).
Scatti di impazienza e di malumore certamente ne ha avuti, e molti ce li riferisce Ezio Franceschini in quel suo recente volume che avrò spesso occasione di citare e che è, pur con qual[...]

[...] dice: « ... han fatto di me per tanti anni dalla cattedra universitaria piú un seminatore di dubbi che un annunziatore di verità... » (SP, p. 337).
Scatti di impazienza e di malumore certamente ne ha avuti, e molti ce li riferisce Ezio Franceschini in quel suo recente volume che avrò spesso occasione di citare e che è, pur con qualche inevitabile inesattezza ed interpretazione soggettiva, un documento fondamentale per la storia e la conoscenza di Marchesi. C'è l'episodio Anti, per esempio, che mi ha colpito profondamente: Anti era stato Rettore dell'Università di Padova dal '32 al '43. Durante il suo rettorato numerose furono le prove non diciamo di tolleranza ma di difesa, di amicizia, nei confronti dei colleghi di fede politica diversa dalla sua (ed anche dei discri
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minati per ragioni razziali) e l'amicizia era affettuosamente ricambiata. Il 7 novembre del '43 — si ponga attenzione alla data: due giorni prima della famosa inaugurazione dell'anno accademico sotto i fascisti e i tedeschi — scrive a Marchesi un bigliet[...]

[...]edeschi — scrive a Marchesi un biglietto di saluto. Marchesi straccia, d'impulso, la lettera, poi, subito pentito, scrive un biglietto affettuosissimo di ringraziamento (CM, p. 63).
Nel periodo della resistenza egli chiedeva sempre notizie di mio padre (CM, p. 209) come di altri amici, altrettanto posso io testimoniare della quotidiana preoccupazione del babbo per lui.
Non ho saputo se essi abbiano mai parlato di quel periodo: i noti movimenti di Marchesi, il mese di carcere bellunese di mio padre e la sua lunga permanenza a Cremona nella casa dei genitori di mia moglie, dove eravamo ammucchiati e babbo divideva la camera con lo zio di mia moglie, comunista, sfuggito a una condanna a trent'anni inflittagli dal Tribunale speciale. Esistenza curiosa (la nostra casa era a fianco di quella di Farinacci) in quel periodo, e mi dispiace che babbo non ne abbia mai scritto (c'è solo quel breve delizioso racconto Minniti: Il mantello, p. 119). Certamente ne hanno parlato e, ne son testimonio, Marchesi parlò con il babbo del famoso episodio Gentile (CM, [...]

[...]rni siano stati. Inutile qui ripetere le parole dette inaugurando « in nome di questa Italia dei lavoratori degli artisti degli scienziati » il 722° anno accademico. Inutile dire l'entusiasmo, la fredda determinazione di tutti noi presenti quando egli fisicamente allontanò le camicie nere armate che volevano presidiare l'Aula Magna. Rivedo con commozione la fotografia di quello storico e tumultuoso momento, il volto duro di mio padre alle spalle di Marchesi. Inutile dire l'effetto che fece il suo appello agli studenti del dicembre '43. Son tutti fatti e documenti ben noti, ma non dispiacerà la testimonianza commossa di chi a quei fatti assistette.
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Amava dire, e talvolta era la franca risata, « ... coltivare il sorriso... » (SP, p. 101). E mio padre: « ... diffida degli uomini che non ridono... ». Le risate piú belle erano allo scopone. Marchesi stesso ne parla nel Il libro di Tersite ma la descrizione che ne fa il babbo, « Giochi e giostre del settebello », in Carducci
allegro (p. 247) è quanto mai efficace (poche pagi[...]

[...] dice: « ... il 16 sarò a Coreglia da Leontina che mi prepara la camera della signorina Erse... ». Per il gatto Mammy di Leontina scrisse questo gustosissimo epitaffio: « Montana ab origine extortus / felinae gentis facile princeps / Mamurius Catus / Leontinae dominae in deliciis fuit / sapientia formaque praecellens. / Diu iacuit qui sempre iacebit / hoc tantum bestia potest » (CM, p. 68). Esiste un gruppo, non so di che consistenza, di lettere di Marchesi a Leontina, ma non siamo mai, né io né gli amici coreglini, riusciti a farcele dare o anche solo mostrare.
Estate 1939: conosciamo le preoccupazioni di tutti ed è facile immaginare quelle piú vive della Erse per me. E Marchesi la tranquillizza. Ma in quell'estate c'era anche — nonostante tutto — allegria nella nostra casa di Castelrotto. Camagna era venuto con Enrico Fulchignoni e gli scherzi organizzati dal piú giovane Enrico ai danni di Camagna erano spassosi.
Qui a Messina, come è noto, Marchesi si laureò anche in legge. Non voglio ricordare episodi già noti, ma riferire la testimonianza[...]

[...]o anche da solo io fui attento commensale davanti al fiasco di ottimo Chianti. E potrei ricordare il suo tratto con la gente semplice, lo stradino, il portiere, il bidello del Liviano, Attilio Agostini che tanta parte ebbe nel periodo del rettorato tenuto sotto il tallone tedesco.
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E ancora potrei raccontare una fredda e nevosa giornata del febbraio '48 nella quale, raggiunto a Cremona dalla notizia di una grave malattia di Marchesi (un flemmone del collo, d'origine sconosciuta) mi precipitai a Padova per vederlo ed essere vicino a mio padre (il babbo aveva bisogno dell'amico medico in casi come questi e cosí è stato in altre occasioni) e trovai Marchesi disteso nel letto d'ospedale, con il collo avvolto da bende da cui uscivano tubicini di drenaggio, ma con l'occhio vigile e affettuosamente grato della mia visita. Fu un momento assai brutto e non solo il mio occhio di relativamente giovane chirurgo lo vide tale.
Delle poche lettere personali ho poco da dire. Il 23 gennaio del '48, poco prima della malattia mi scriveva:[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Di Marchesi, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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