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Il segmento testuale Destra storica è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 32Entità Multimediali , di cui in selezione 10 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 53

Brano: [...]nza romano del « Resto del Carlino » di Bologna. Polemico verso gli aspetti deteriori del costume giolittiano,

Giovanni Amendola, in una foto eseguita a Parigi poco tempo prima della sua morte

G.A. aveva una concezione severa della vita politica e si poneva il problema di « dare un contenuto all’anima nazionale », scettica, affaristica, provinciale. Di qui le sue tendenze politiche conservatrici, che si riallacciavano alla tradizione della Destra storica, e il forte interesse per la politica estera, specialmente per quanto si riferiva ai problemi balcanici. Appoggiò pertanto la guerra di Libia, che tuttavia

10 deluse come « guerra mediocre »; subì controvoglia il suffragio universale; non fu sordo a certe suggestioni nazionalistiche, anche se del nazionalismo, come del dannunzianesimo, lo urtava e respingeva

11 costume chiassoso, improvvisatore e dilettantesco, tanto che più tardi Piero Gobetti doveva affermare: « L atteggiamento di Amendola di fronte al fascismo non è che un aspetto e una conclusione del suo antidannunzianesimo ».

N[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 685

Brano: [...]me giustamente è stato di recente scritto — « distinte in due periodi:

il periodo in cui. il giornale fu diretto dai fratelli Albertini. (fino al novembre 1925), ed il periodo in guì il giornale si pubblicò sotto il controllo di Palazzo Venezia ». Luigi Albertini, direttore del giornale fino al 1921, quando la direzione passò al fratello .Alberto, era un conservatore dei più puri, di stàmpo clàssico. Profondamente antigiolittiano, erede della Destra storica come amava chiamarsi, egli fu uno dei principali esponenti della campagna interventista nella prima guerra mondiale, facendo del quotidiano milanese, grazie all’influenza e alla diffusione che aveva, uno degli strumenti poi itici decisivi della battaglia che allora sì svolse. E fu proprio durante la guerra che l'Alber

685



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 686

Brano: [...]pressione antipopolare della borghesia, il « Corriere » al pari delle altre forze borghesi Io sostenne. L’atteggiamento del giornale fu chiarito nel modo più netto in un articolo dell’aprile del 1921 che conteneva i due elementi su cui si fondava la « simpatia » verso

il fascismo: il carattere ormai dichiaratamente borghese del movimento, e l’idea di poterlo strumentalizzare per tornare alla vecchia Italia, aristocratica e conservatrice della Destra storica. Il fascismo, scriveva allora il « Corriere », va guardato come un movimento « di cui valersi ai fini della restaurazione di quella legge » cui teneva la borghesia, ed « è l’espressione più esasperata della coscienza nazionale risorta. I suoi eccessi possono essere deplorati; ma deve essere ben chiaro che i fascisti sono l’afa estrema di un grande partito nazionale che ha voluto il sacrificio della guerra per il bene d’Italia e non vuole che l’Italia perisca, soffocata da una stolida, e, presso le genti più civili, ormai superata utopia ».

Ma la sottile distinzione non impediva al « Corrie[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 145

Brano: [...] e soprattutto G. Candeloro, Storia dell’Italia Moderna, Milano, 195674 (7 voli.). Si vedano anche: sulla politica estera, F. Chabod, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896 (voi. I, « Le premesse », Bari, 1951); sullo sviluppo economico, G. Luzzatto, L’economia italiana dal 1861 al 1914 (voi. I, 18611894, Torino, 1966) e R. Romeo, Breve storia della grande industria in Italia (il ed., Bologna, 1963); sulla Destra, A. Berselli, La Destra storica dopo l’unità (voi. I, « L'idea liberale e la Chiesa cattolica »; voi. il, « Italia legale e Italia reale », Bologna, 19631965); sul movimento operaio, G. Manacorda, Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi, 18531892, Il ed., Roma, 1963) e A. Romano, Storia del movimento socialista in Italia (voi. I, « L'unità italiana e la prima internazionale, 18611870 »; voi. Il, « L’egemonia borghese e la rivolta libertaria, 18711882 »; voi. Ili, « Testi e documenti, 18611882 »); G. Procacci, La lotta di classe (Il ed., Bari, 19661967); G. Procacci, La lotta di classe In Italia agli inizi [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 466

Brano: [...]capitale della Sicilia e su Roma. Grazie alle sue influenze la mafia poteva decidere le elezioni di consiglieri municipali e di parlamentari e, attraverso questi, plasmare l’apparato dello Stato selezionando magistrati, commissari di polizia, marescialli dei carabinieri, intendenti di finanza, uscieri notificatori.

Negli anni seguiti all’Unità d'Italia e fino al fascismo, la mafia si trovò inserita nelle clientele elettorali dei partiti della Destra storica e poi in quelli della Sinistra storica, via via che andavano al governo. I capimafia furono grandi elettori dei ministri siciliani, dal Crispi al Di Rudinì e a Orlando, ma venivano utilizzati anche dai prefetti di ministri piemontesi come Giovanni Giolitti.

« La mafia — affermava nel 1875 Diego Tafani (procuratore del Regno a Palermo e poi ministro della Giustizia) — non è pericolosa, non è invincibile di per sé, ma perché è strumento di governo ».

Più tardi sarà il repubblicano Napoleone Colajanni a scrivere che « per combattere e distruggere il regno della mafia è neces* sario e indis[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 698

Brano: [...]zzazioni di classe dei lavoratori e le consideravano pericolosi strumenti eversivi.

Tuttavia l’attacco più deciso al nuovo governo veniva dal « Corriere della Sera » diretto da Luigi Albertini (v.), che proprio in occasione di questa polemica acquistò un’importanza nazionale ed europea. Albertini, che si faceva portavoce degli interessi padronali più corporativi e privatistici, intendeva riallacciarsi alla tradizione morale degli uomini della Destra storica, riaffermando l'autorità dello Stato contro gli atteggiamenti pericolosamente permissivi di Giolitti nei riguardi del socialismo.

Per contro, i socialisti vedevano con favore un cambiamento nell'indirizzo politico del paese e, dalle colonne della « Critica sociale », Turati sosteneva la necessità per la sinistra di appoggiare il nuovo gabinetto per difenderlo dall'attacco delle forze più reazionarie del paese.

Più complessa appariva la posizione dei cattolici. Da una parte « L'osservatore cattolico », interprete delle istanze della cor

rente più avanzata, si mostrò tendenzialmente fa[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 395

Brano: [...]empo; ma è indubbio che la sua popolarità e il suo fascino contribuirono a rafforzare il prestigio della Corona, mentre alcuni suoi atteggiamenti ne denotavano lo spirito antidemocratico e un orgoglio dinastico intriso di nazionalismo militaristico. Famoso divenne il “Circolo della Regina”, frequentato da un gruppo di intellettuali conservatori (tra i quali Ruggero Bonghf, Terenzio Mamiani, Marco Minghetti), un partito di corte rappresentante la Destra storica caduta nel 1876, che Arturo Labriola definì « clericali della più bell’acqua »».

Sostenitrice della Triplice Alleanza, in omaggio alla concezione prussiana della monarchia e dell'esercito e per profonda ostilità alla Francia repubblicana, alla chiusura antipopolare sul piano interno Margherita fece corrispondere l'appoggio al presidente del consiglio Francesco Crispi e l’entusiasmo per l'espansione coloniale in Eritrea, in cui confluivano la tradizione militare e il nazionalismo. Dopo la sconfitta di Adua cercò di convincere il re a proseguire in una politica di forza

e a non abbandonar[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 510

Brano: [...]Riacquistata la libertà con la caduta del fascismo, dal 1944 collaborò con il Fronte di liberazione del popolo sloveno. Nel dopoguerra venne eletto consigliere comunale della Lega democratica slovena di Gorizia, dove tuttora risiede.

Sforza, Carlo

N. a Montignoso (Lucca) il 24.9. 1872, m. a Roma il 4.9.1952; diplomatico di carriera.

Nato in famiglia di piccola nobiltà provinciale, gravitante nell’area del moderatismo toscano e poi della Destra storica, venne decisamente influenzato da Emilio Visconti Venosta (18291914) che, dopo essere stato discepolo di Mazzini e volontario garibaldino, aveva aderito al

la Destra liberale diventando collaboratore di Cavour e, per cinque volte, ministro degli Esteri. Nel curriculum diplomatico dello Sforza spiccano, dopo le prime destinazioni all’estero (Il Cairo, Parigi, Costantinopoli, Pechino, Bucarest, Madrid, di nuovo Costantinopoli), la partecipazione alla conferenza internazionale di Algesiras (1906), quale segretario appunto di Visconti Venosta, la cui impostazione di princìpi e di stile diploma[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 709

Brano: [...]. a Caltagirone (Catania) il 26.11. 1878, m. a Roma I’8.8.1959; sacerdote e uomo politico.

Figlio del barone Felice Sturzo e di Caterina Boscarelli, insieme ai cinque fratelli visse la fanciullezza in un ambiente familiare profondamente religioso, ma non alieno da passioni politiche: il padre, per lunghi anni assessore comunale, era un moderato, partigiano dell’unificazione nazionale, ma non del centralismo amministrativo che il governo della Destra storica aveva varato nei primi anni dopo l'Unità d’Italia. Forse in queste velleità vagamente federalistiche maturò nel giovane Luigi la grande attenzione alle autonomie amministrative locali che avrebbe concretamente esplicato nel quindicennio passato come prosindaco.

Gli anni di preparazione

Entrato nel seminario di Acireale, vi compì gli studi ginnasiali, passando poi a Noto e a Caltagirone, ove fu ordinato sacerdote nel maggio 1894. L’inizio della sua attività pastorale coincise con un periodo di grandi rivolgimenti sociali che interessavano particolarmente la sua terra: le agitazioni di co[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 67

Brano: [...]a della pace di Parigi come capo della delegazione italiana. Si dimise dall’incarico nel novembre

1919 e fu eletto presidente del Senato, carica che tenne per nove anni. Aderì al fascismo con fervido atto di consenso. Collare dell’Annunziata dal 1925, all’inizio del 1929 fu nominato presidente dell'appena costituita Accademia d’Italia (v.) e tale rimase fino al settembre 1931, cioè fino alla sua morte.

Fu uno degli eredi più discussi delia Destra storica, vicino ai clericali e propenso a sotterranee manovre di potere. Venne compensato dalla dittatura fascista per la sua disponibilità a farsi strumento di conservazione sociale e reazione po


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Destra storica, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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