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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 41

Brano: De Gasperi, Alcide

media e alta borghesia e di quella parte dell’aristocrazia che non era legata agli Asburgo, orientato a destra in politica interna, ma anch’esso irredentista, con il giornale L'Alto Adige; e infine il partito popolare, che aveva nel « Trentino » il suo'organo ufficiale, forte soprattutto tra i contadini, di indirizzo cattolicomoderato, favorevole alla parità di diritti con i sudditi di nazionalità tedesca e a una larga autonomia linguistica, culturale e amministrativa delle minoranze etniche italiane, nel quadro tuttavia di un celato lealismo alla monarchia austriaca. Non si diment[...]

[...]sudditi di nazionalità tedesca e a una larga autonomia linguistica, culturale e amministrativa delle minoranze etniche italiane, nel quadro tuttavia di un celato lealismo alla monarchia austriaca. Non si dimentichi, del resto, che l’impero austroungarico era allora visto, dalle alte gerarchie ecclesiastiche, anche in Italia, come l’ultimo baluardo del cattolicesimo e dell’ordine costituito nell’Europa centromeridionale.

L'attività politica di De Gasperi, in tutto questo periodo, e soprattutto negli anni del suo mandato parlamentare a Vienna (1911

1918), è stata molte volte sottoposta a critiche, anche prescindendo dalla volgare campagna di accuse mosse contro di lui dal Popolo d'Italia mussoliniano, a scopi d'intimidazione e di ricatto politico, nella seconda metà del 1924, dopo la crisi provocata dall’assassinio di Giacomo Matteotti. Sta di fatto che il programma dell’» Unione popolare » trentina, al quale aderiva De Gasperi, non si differenziava molto da quello degli altri gruppi clericaliconservatori che rappresentavano le diverse mino[...]

[...], e soprattutto negli anni del suo mandato parlamentare a Vienna (1911

1918), è stata molte volte sottoposta a critiche, anche prescindendo dalla volgare campagna di accuse mosse contro di lui dal Popolo d'Italia mussoliniano, a scopi d'intimidazione e di ricatto politico, nella seconda metà del 1924, dopo la crisi provocata dall’assassinio di Giacomo Matteotti. Sta di fatto che il programma dell’» Unione popolare » trentina, al quale aderiva De Gasperi, non si differenziava molto da quello degli altri gruppi clericaliconservatori che rappresentavano le diverse minoranze nazionali riunite sotto lo scettro degli Asburgo, e talvolta si rivelava ancora più prudente in politica estera, ostile alle manifestazioni di irredentismo politico e alle lotte rivendicative delle masse lavoratrici. Su questo terreno, l’antagonismo tra cattolici e socialisti assumeva nel Trentino aspetti di lotta aspra e senza quartiere. Di qui le continue polemiche tra il giornale di De Gasperi e quello di Battisti, che nel 1911 era stato eletto unico deputato socialista d[...]

[...]ericaliconservatori che rappresentavano le diverse minoranze nazionali riunite sotto lo scettro degli Asburgo, e talvolta si rivelava ancora più prudente in politica estera, ostile alle manifestazioni di irredentismo politico e alle lotte rivendicative delle masse lavoratrici. Su questo terreno, l’antagonismo tra cattolici e socialisti assumeva nel Trentino aspetti di lotta aspra e senza quartiere. Di qui le continue polemiche tra il giornale di De Gasperi e quello di Battisti, che nel 1911 era stato eletto unico deputato socialista del Trentino (i « popolari » ne avevano 7). Contrasti di fondo, spesso di carattere personale, che hanno avuto strascichi anche in questo dopoguerra, in seguito alla rottura dell’unità antifascista e della collaborazione della Democrazia Cristiana con i partiti della classe operaia, operata da De Gasperi nella prima metà del 1947 (si veda Gino Valori in De Gasperi al Parlamento austriaco. Firenze, 1953).

Nell’autunno del 1914, poco dopo lo scoppio del conflitto mondiale, De Gasperi, interpretando le posizioni del partito favorevole alla neutralità dell’Italia, si recò due volte a Roma, dove ebbe contatti con il pontefice Benedetto XV e con l’ambasciatore d’Austria, barone Macchio. Nel marzo 1915, secondo alcune biografie ufficiali, avrebbe anche avuto incontri con Sidney Sonni no, ministro degli Esteri del gabinetto Gioì itti, e con l’on. Filippo Meda, ministro

Alcide De Gasperi nel 1947

delle Finanze e noto esponente cattolico che faceva parte del gruppo d ideputati clericali eletti al Parlamento italiano, con il consenso del Vaticano, in funzione conservatrice e antisocialista.

Iniziata la guerra italoaustriaca, il « Trentino » sospese le pubblicazioni e De Gasperi si trasferì a Vienna dove ricevette l’incarico ufficiale di delegato al « Comitato statale per l’assistenza ai profughi » con il compito di occuparsi dei profughi di nazionalità italiana, internati o sfollati in tutte le zone deN’Impero. Anche questa sua attività doveva inevitabilmente sollevare accuse contro di lui di « collaborazionista », da parte delle correnti irredentistiche più intransigenti. Vicina ormai al crollo la monarchia, De Gasperi assumeva una posizione di aperta rottura con l’Austria: e il 25.10.1918 proclamava al Parlamento di Vienna la volontà di annessione all’Italia delle popolazioni del Trentino e della Venezia Giulia.

Nel Partito Popolare Italiano

Costituitosi il « Fascio nazionale italiano » con l’adesione di tutti i deputati tridentini e adriatici, a eccezione dei cattolici del Friuli e dei socialisti di Trieste, De Gasperi ne venne nominato segretario; il 31 ottobre fece parte della delegazione giudata dall'on. Conci e dall’on. Valeriano Malfatti che prese contatto a Berna con il ministro plenipotenziario italiano. Il 6 novembre arrivò a Roma. Ebbe subito alcuni incarichi dal governo italiano, in relazione alla situazione nelle province redente e sin dall’inizio prese par

te alla costituzione del primo partito ufficialmente riconosciuto dai cattolici italiani, fondato da don Sturzo a Roma il 18.1.1919. Da allora, e sino allo scioglimento di tutte le formazioni politiche dell’opposizione antifascista nel nove[...]

[...]ario italiano. Il 6 novembre arrivò a Roma. Ebbe subito alcuni incarichi dal governo italiano, in relazione alla situazione nelle province redente e sin dall’inizio prese par

te alla costituzione del primo partito ufficialmente riconosciuto dai cattolici italiani, fondato da don Sturzo a Roma il 18.1.1919. Da allora, e sino allo scioglimento di tutte le formazioni politiche dell’opposizione antifascista nel novembre 1926, l’azione politica di De Gasperi s’identifica e si confonde con la drammatica vicenda del Partito Popolare Italiano. Basti qui, dì quel breve ma intenso periodo, non privo di contraddizioni e di errori, più tardi riconosciuti dallo stesso De Gasperi, dare solo alcuni cenni.

Chiamato a far parte del Consiglio nazionale del nuovo partito al Congresso di Bologna (1416.6.1919), l’ex deputato al Reichsrat non fu presentato subito alle prime elezioni politiche del dopoguerra. Entrò alla Camera due anni dopo, nel 1921 (XXVI Legislatura), e assurse rapidamente a posti di responsabilità come membro della Commissione direttiva e poi della Presidenza del Gruppo parlamentare popolare.

In tale capacità, dopo la marcia su Roma, vincendo le resistenze di don Sturzo sostenne il 30.10.1922 la partecipazione di alcuni ministri e sottosegretari del P[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 42

Brano: De Gasperi, Alcide

gioritaria » che verrà proposta trent’anni dopo, dalla Democrazia Cristiana, nella primavera del 1953, ma che sarà bocciata il 2 giugno e con la sua rovina segnerà anche la fine della carriera politica di De Gasperi).

Il 10.7.1923, il giorno stesso in cui si apriva alla Camera la discussione sulla legge Acerbo, don Sturzo era stato costretto a dare le dimissioni da segretario politico del partito, sotto le pressioni della Santa Sede e dei clericofascisti; dopo alcuni mesi di attesa, De Gasperi fu chiamato a sostituirlo e il 20.5.1924 assunse in pieno la direzione effettiva del Partito Popolare. La burrascosa crisi succeduta al delitto Matteotti, poche settimane dopo, orientò De Gasperi verso una maggiore consapevolezza del pericolo che il regime fascista faceva correre alla nazione. Entrato a far parte sin dal 27.6.1924 del Comitato direttivo dell’Aventino (v.), egli prese l’iniziativa di alcuni contatti con l’ala socialdemocratica del movimento socialista e con altri gruppi politici, per una collaborazione meno occasionale tra le masse lavoratrici cattoliche e le forze del movimento operaio; ma il veto assoluto di Pio Xi, succeduto a Benedetto XV il 6.2.1922, e l’ostilità dell’Azione cattolica (v. Azione cattolica e fascismo) nel timore di un intervento autonomo di classe [...]

[...]cialista e con altri gruppi politici, per una collaborazione meno occasionale tra le masse lavoratrici cattoliche e le forze del movimento operaio; ma il veto assoluto di Pio Xi, succeduto a Benedetto XV il 6.2.1922, e l’ostilità dell’Azione cattolica (v. Azione cattolica e fascismo) nel timore di un intervento autonomo di classe dei ceti subalterni, resero impossibile la formazione di un fronte antifascista unito e conseguente.

Il 14.12.1925 De Gasperi si dimise a sua volta da segretario politico del partito e si ritirò a Borgo Valsugana, cercando di riprendere la direzione del « Trentino »». Ma ormai gli eventi precipitavano: nel marzo 1926 il giornale veniva soppresso e il 9 novembre successivo, dopo l’attentato Zamboni a Mussolini, tutti i partiti politici non fascisti erano sciolti e De Gasperi veniva dichiarato decaduto dal mandato parlamentare, insieme ad altri 123 deputati dell'opposizione.

Negli anni del regime

Costretto a rientrare a Roma in seguito alle violenze squadriste cui si trovò esposto nella sua terra d’origine, cercò di mantenere contatti con gli ultimi quadri superstiti del Partito Popolare e di allacciare alcuni rapporti con i movimenti cattolici europei; ma l'11.3.1927 veniva arrestato in treno alla stazione di Firenze, insieme con la moglie (Francesca Romani, sorella di un deputato popolare, da lui sposata nel 1922 e dalla quale ebbe quattro figlie), sotto l[...]

[...] allacciare alcuni rapporti con i movimenti cattolici europei; ma l'11.3.1927 veniva arrestato in treno alla stazione di Firenze, insieme con la moglie (Francesca Romani, sorella di un deputato popolare, da lui sposata nel 1922 e dalla quale ebbe quattro figlie), sotto l'imputazione di «ten

tato espatrio clandestino ». La signora Francesca veniva rimessa in libertà, dopo quindici giorni trascorsi nel carcere delle Mantellate di Roma, ma l’on. De Gasperi, malgrado l’intervento di alcuni potenti amici, tra i quali l’on. Filippo Meda, e delle gerarchie ecclesiastiche (mons. Endrici, arcivescovo di Trento, ottenne però di fargli avere un permesso, pochi giorni dopo l’arresto, per visitare nel Trentino il vecchio padre ammalato), veniva condannato il 28 maggio a quattro anni di carcere, ridotti poi a tre in appello. Dopo alcune settimane trascorse nel carcere di Regina Coeli, veniva autorizzato a trasferirsi alla clinica Ciancarelli a Roma, dove scontò il resto della pena, sino alla grazia ottenuta nel luglio 1928.

Le «■ Lettere dalla prigione[...]

[...]posta a rinunciare alle proprie idealità e al suo passato di « popolare ». Quasi del tutto inesistenti tuttavia, in questo documento, i richiami alla situazione italiana e internazionale, alla storia culturale e sociale del paese e dello stesso movimento cattolico, in significativo contrasto con le Lettere dal carcere che quasi nello stesso arco di tempo Antonio Gramsci incominciava a scrivere dalla sua dura cella.

Il presidente del Consiglio De Gasperi consegna alla madre di un Caduto della Resistenza la medaglia d!oro al v.m. (Roma, 25.4.1947)

De Gasperi vede il fascismo come un « nubifragio », dal quale tutti, « chi più chi meno, siamo usciti malconci », e se stesso come un « confessore » della dottrina cristiana. Da quel periodo ebbero però inizio alcune delle sue ricerche storiche più impegnate sul cattolicesimo sociale europeo, che proseguirà poi nella « lunga vigilia », sino al 1943. Le sue simpatie vanno soprattutto a Luigi Windhorst e al Centro germanico, che rimarrà sempre il suo modello; freddo e riservato si rivela invece nei confronti del « corporativismo » cattolico di un Vogelsang e un La Tour du Pin, allora molto in auge e che i[...]

[...]’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Germania nazista, cercò di riannodare le fila del vecchio movimento cattolico prendendo contatto con quel che restava dello stato maggiore dello scomparso Partito Popolare e con alcuni gruppi di giovani dell’Azione cattolica che si erano formati in modo del tutto diverso nel clima fascista, scoprivano appena allora la realtà politica del paese e davano maggior peso ai problemi economici, per i quali De Gasperi invece aveva sempre nutrito una singolare indifferenza, che rasentava talora la diffidenza. Incontratosi nel 1942, a Borgo Valsugana e a Milano, con gli esponenti del cosiddetto « Movimento Guelfo » (v.) che si raccoglieva intorno a Piero Malvestiti, alla fine dello stesso anno fece uscire in edizione clandestina un suo scritto: Idee ricostruttive della democrazia cristiana, in vista della ricostituzione di un nuovo partito che fosse la risultante dell’antico Partito Popolare e delle nuove correnti che si delineavano in seno alla gioventù cattolica, nella disgregazione ormai in atto del regim[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 43

Brano: De Gasperi, Alcide

* *

.S.

&

IV Governo De Gasperi (1.6.194723.5.1948). In prima fila: F anfani, Pel la, Einaudi, Sforza, C ingoi ani, T remelloni. In seconda fila: Togni, Segni, Corbellini, Saragat, Gonella

nella primavera del 1943 e inviato alle stampe proprio il 25.7.1943, alle Arti Grafiche « Trinacria ». I contatti vennero ben presto da lui estesi ai rappresentanti degli altri gruppi clandestini della Resistenza, comunisti, socialisti, azionisti, per tracciare le linee di una politica comune nei confronti del primo governo Badoglio e della lotta contro il nazifascismo; dal Comitato nazionale delle correnti antifasciste, al quale De Ga[...]

[...]gat, Gonella

nella primavera del 1943 e inviato alle stampe proprio il 25.7.1943, alle Arti Grafiche « Trinacria ». I contatti vennero ben presto da lui estesi ai rappresentanti degli altri gruppi clandestini della Resistenza, comunisti, socialisti, azionisti, per tracciare le linee di una politica comune nei confronti del primo governo Badoglio e della lotta contro il nazifascismo; dal Comitato nazionale delle correnti antifasciste, al quale De Gasperi recò l’adesione del suo gruppo, si passò dopo |'8 settembre al Comitato centrale di liberazione nazionale (v.) e, non senza contrasti e difficoltà, all'organizzazione del movimento partigiano.

Ricercato dalla polizia, trovò rifugio prima a Castelgandolfo, in casa di amici, e poi in S. Giovanni in Laterano, con altri esponenti del!'antifascismo. Sul Popolo clandestino, diretto da Guido Gonella, verso la fine del 1943 pubblicò sotto la firma Demofilo una serie di ampi articoli programmatici, basati in gran parte sulle vecchie rivendicazioni del Partito Popolare, con alcune punte avanzate, qu[...]

[...] programmatici, basati in gran parte sulle vecchie rivendicazioni del Partito Popolare, con alcune punte avanzate, quali iJ « controllo delle imprese » e la « socializzazione » di determinate industrie (elettrica, siderurgica, metallurgica, mineraria, chimica, trasporti marittimi e aerei di linea), che sembravano qualificare a sinistra la Democrazia Cristiana, ma vennero in seguito sempre più sfumate.

È certo che, se il programma formulato da De Gasperi nel 1944 « fosse stato applicato anche solo per metà, ci si sarebbe avvicinati assai a una trasformazione in senso socialista o almeno conseguentemente democratico del volto del nostro Paese » (v. Pai miro Togliatti, su « Rinascita ». dicembre 1955 p. 751).

Questo schema programmatico venne pubblicato in opuscolo, nell'illegalità, nel febbraio 1944, con il titolo La nostra ideologia, le nostre tradizioni: sì che non parve strano, poco dopo la liberazione di Roma, che De Gasperi venisse eletto, al primo Congresso interregionale di Napoli della Democrazia Cristiana per le zone liberate, segr[...]

[...]plicato anche solo per metà, ci si sarebbe avvicinati assai a una trasformazione in senso socialista o almeno conseguentemente democratico del volto del nostro Paese » (v. Pai miro Togliatti, su « Rinascita ». dicembre 1955 p. 751).

Questo schema programmatico venne pubblicato in opuscolo, nell'illegalità, nel febbraio 1944, con il titolo La nostra ideologia, le nostre tradizioni: sì che non parve strano, poco dopo la liberazione di Roma, che De Gasperi venisse eletto, al primo Congresso interregionale di Napoli della Democrazia Cristiana per le zone liberate, segretario politico del partito (31.7.194422.9.

1946) e due anni dopo presidente del Consiglio nazionale (22.9.194619.8.1953).

Uomo di governo

Intanto si era iniziata la sua esperienza governativa, in alleanza dapprima con le forze di sinistra, socialiste e comuniste: nei confronti di queste ultime, anzi, ebbe allora,

nel 1944 e nel 1945, sorprendenti e poi mai rinnovate espressioni di comprensione e di solidarietà. Ministro senza portafoglio nel primo gabinetto Bonomi, fu [...]

[...]infine con un « monocolore » democristiano che durò poco più di 15 giorni, dopo il mancato scatto della legge elettorale maggioritaria (la « leggetruffa), dal 16 luglio al 2.8.1953.

Fu questo il periodo delle elezioni all’Assemblea Costituente (v.) e del « referendum » istituzionale del 2.6.1946, che vide la vittoria della Repubblica (pur favorendo la « soluzione repubblicana », al Congresso di Roma della Democrazia Cristiana nell'aprile 1946 De Gasperi si oppose a che si facesse obbligo a ogni singolo iscritto di votare contro la monarchia) e l'elaborazione in comune della nuova Carta costituzionale; ma fu anche l'età della rottura dell'unità antifascista, voluta da De Gasperi quattro mesi dopo il suo viaggio negli Stati Uniti e la scissione socialista di Palazzo Barberini, nel gennaio 1947; delle elezioni del 18.4.1948, condotte all'insegna del più sfrenato anticomunismo, e dell’allineamento dell'Italia all'alleanza politica e militare dell'Occidente (Piano Marshall, Patto

Atlantico e Comunità europea di difesa, o C.E.D., respinta però dal Parlamento francese proprio pochi giorni dopo la scomparsa di De Gasperi) .

Battuto alla Camera il 2.8.1953, ormai stanco, amareggiato e minato dal male che doveva portarlo alla morte, De Gasperi volle tuttavia riprendere in mano per alcuni mesi la segreteria politica del partito (28.9.195316.7.1954), sforzandosi sino all’ultimo di mantenere un difficile equilibrio tra le diverse correnti della Democrazia Cristiana, da lui definita « un partito di centro volto a sinistra ». Convinto fautore di una Federazione di Stati dell'Europa occidentale sotto l'egemonia cattolica, nel maggio 1954 venne eletto presidente della Comunità europea de! carbone e dell'acciaio (C.E.C.A.). Abile tattico, era suo malgrado portato a disperdere le sue doti nell'opera di direzione politica del partito del gov[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 64

Brano: [...], Sforza, Mancini e Togliatti entrava come ministro senza portafoglio Giulio Rodino, veterano del movimento cattolico, e Salvatore Aldisio assumeva il dicastero deM’Interno.

Dopo la liberazione di Roma, nel primo gabinetto Bonomi, costituitosi il 18.6.1944, i ministri democratici cristiani salirono a tre. Le laboriose trattative erano state condotte da Umberto Tu pi ni, Guido Gonella e Mario Sceiba; per la prima volta entrò nel governo Alcide De Gasperi, come ministro senza portafoglio.

Nei giorni 29 e 30 luglio, sotto la presidenza dell'on. Rodino, si tenne a Napoli un Congresso interregionale del partito, che lanciò una nuova dichiarazione programmatica (« Noi siamo Partito d’ordine e di legge »). fissò le basi per l’organizzazione interna del partito con l’approvazione del nuovo Statuto, ed elesse il

I Consiglio nazionale della Democrazia cristiana, che risultò così composto:

Salvatore Aldisio, Giulio Andreotti, Pietro Campilli, Gennaro Cassiani, Ercole Chiri, Mario Cingolani, Angela Cingolani Guidi, Camillo Corsanego, Lamberto C[...]

[...]e lanciò una nuova dichiarazione programmatica (« Noi siamo Partito d’ordine e di legge »). fissò le basi per l’organizzazione interna del partito con l’approvazione del nuovo Statuto, ed elesse il

I Consiglio nazionale della Democrazia cristiana, che risultò così composto:

Salvatore Aldisio, Giulio Andreotti, Pietro Campilli, Gennaro Cassiani, Ercole Chiri, Mario Cingolani, Angela Cingolani Guidi, Camillo Corsanego, Lamberto Corsi, Alcide De Gasperi, Giuseppe Di Borgo, Silvio Gava, Achille Grandi, Giulio Pastore, Gennaro Petrone, Clemente Piscitela, Pier Carlo Restagno, Giulio Rodino, Francesco SantoroPassarelli, Mario Sceiba, Vincenzo Schilirò, Antonio Segni, Giuseppe Spataro, Giuseppe Traina, Ezio Vanoni, Angelico Venuti, Carlo Vi schi a e Adone Zoli. Il Consiglio elesse poi la direzione: De Gasperi, segretario; Sceiba, vicesegretario; membri: Aldisio, Cassiani, Gonella, Grandi, Restagno e Spataro.

Un anno dopo, nel Convegno nazionale del 31.7.1945, tenutosi a Palazzo Borghese, a Roma, furono eletti Consiglieri nazionali, in rappresentanza delle regioni settentrionali dà poco liberate: Ermenegildo Bertola, Giorgio Bo, Giovanni Braschi, Giuseppe Brusasca, Augusto De Gasperi, Giuseppe Dossetti, Vittorio Giro, Giorgio Jaut, Enrico Mattei, Luigi Meda, Giuseppe Rapelli e Mario Schiratti. In precedenza, il 3.3.1945, erano già stati cooptati Gustavo Colonnetti e Stefano Jacini. Sin da)

31.7.1944 Guido Gonella era stato confermato direttore del « Popolo », quotidiano ufficiale del partito, uscito finalmente dairillegalità il 6 giugno dello stesso anno.

Nel frattempo, proprio alla vigilia della liberazione di Roma, era stata raggiunta l’unità sindacale, con il

“Patto di Roma » del 3.6.1944: segretari generali della C.G.I.L. (v.) venivano nominati Emilio Canevar[...]

[...]nati Emilio Canevari per i socialisti (sostituito poi da Oreste Lizzadri, quando il primo passò al governo come sottosegretario alTInterno), Giuseppe Di Vittorio per i comunisti, e Achille Grandi, ex dirigente dei lavoratori « bianchi » del primo dopoguerra, per i democratici cristiani.

Con il secondo gabinetto Bonomi, detto della « tetrarchia » (perché i socialisti e gli azionisti avevano preferito non prendervi parte), il 12.12. 1944 Alcide De Gasperi divenne ministro degli Esteri e i rappresentanti della Democrazia cristiana salirono a 4 (4 anche i comunisti, 5 i democratici del lavoro, 4 i liberali e 1 indipendente).

Ristabilita la cooperazione al governo dei sei partiti del C.L.N. dopo la fine della guerra, il 21.6.1945, con il gabinetto di Ferruccio Parri, i democratici cristiani mantennero i loro 4 posti e De Gasperi fu riconfermato al dicastero degli Esteri (3 posti ebbero i comunisti, 3 i socialisti, 3 i democratici del lavoro, 3 i liberali e 1 indipendente, sempre il ministro della marina De Courten).

Alla Consulta Nazionale (v.), approvata dal Consiglio dei ministri il 28.

3.1945, ma entrata in funzione solo dopo la liberazione del Nord, il 25 settembre successivo, la Democrazia cristiana ebbe circa 70 seggi, un sesto del totale.

Consultori nazionali per la Democra

Prima riunione dei secondo gabinetto De Gasperi. Al tavolo della presidenza si riconoscono: il ministro della Costituente (e p[...]

[...]comunisti, 3 i socialisti, 3 i democratici del lavoro, 3 i liberali e 1 indipendente, sempre il ministro della marina De Courten).

Alla Consulta Nazionale (v.), approvata dal Consiglio dei ministri il 28.

3.1945, ma entrata in funzione solo dopo la liberazione del Nord, il 25 settembre successivo, la Democrazia cristiana ebbe circa 70 seggi, un sesto del totale.

Consultori nazionali per la Democra

Prima riunione dei secondo gabinetto De Gasperi. Al tavolo della presidenza si riconoscono: il ministro della Costituente (e poi degli Esteri) Pietro Nenni, il presidente De Gasperi. il ministro per l’Assistenza postbellica Emilio Sereni (Roma, 20.7.1946)

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 625

Brano: [...]colare la pubblicazione de II Popolo, affidato alla direzione di Giuseppe Donati. Durante le vicende giudiziarie seguite all 'assassinio di don Minzoni e nella campagna elettorale del 1924, il giornale difese i principi democratici sia contro i fascisti sia contro i clericofascisti. Questa fedeltà democratica costò a Spataro la mancata elezione parlamentare, aspramente contrastatagli dai fascisti. Alla guida del partito essendo subentrato Alcide De Gasperi, dopo la breve fase del “triumvirato” Spataro divenne vicesegretario generale, in tale ruolo intessé i rapporti coi partiti antifascisti che, all'indomani dell’uccisione di Matteotti, lo elessero segretario dell'istituito Comitato centrale in seguito alla scelta aventiniana (v. Aventino).

Con l’abolizione delle libertà democratiche, d’accordo con De Gasperi e con quanti si rendevano conto dell’infausto periodo politico che si preparava nella storia italiana, Spataro organizzò l'ultimo congresso

del P.P.I. a Roma (2830.6.1925). Sciolto di autorità il partito nel novembre 1926, rimase a Spataro il peso dei debiti contratti nella difficile gestione; debiti che vennero da lui liquidati poco a poco anche con le offerte raccolte fra i vecchi popolari rimasti fedeli. Dopo di che Spataro, fra mille difficoltà, riprese modestamente a esercitare la professione d’avvocato per non assoggettarsi al fascismo di cui naturalmente rifiutava la tessera. La sua[...]

[...]e modestamente a esercitare la professione d’avvocato per non assoggettarsi al fascismo di cui naturalmente rifiutava la tessera. La sua casa, negli anni a seguire, doveva diventare un segreto punto di riferimento per alcuni autorevoli antifascisti cattolici, specie in certe date di festeggiamenti religiosi per meglio sfuggire al controllo della polizia. Noti sono i contatti epistolari da lui mantenuti con l'esule Sturzo e gli incontri avuti con De Gasperi nella Biblioteca vaticana.

Promotore della D.C.

Dal 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, gli incontri tra antifascisti cattolici acquistavano un carattere più organico e produttivo. In casa Spataro venne infatti stilato il programma democristiano, compendiato nelle “Idee ricostruttive della

D.C.” che lo stesso Spataro ciclostilò e divulgò clandestinamente tra ì vecchi amici. Nel luglio 1943 egli assunse la segreteria della Commissione centrale provvisoria del partito, presieduta da De Gasperi; e due mesi dopo, insieme a De Gasperi e a Gronchi, prese parte a riunioni del C.L.N. [...]

[...]
Dal 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, gli incontri tra antifascisti cattolici acquistavano un carattere più organico e produttivo. In casa Spataro venne infatti stilato il programma democristiano, compendiato nelle “Idee ricostruttive della

D.C.” che lo stesso Spataro ciclostilò e divulgò clandestinamente tra ì vecchi amici. Nel luglio 1943 egli assunse la segreteria della Commissione centrale provvisoria del partito, presieduta da De Gasperi; e due mesi dopo, insieme a De Gasperi e a Gronchi, prese parte a riunioni del C.L.N. in vista della lotta contro il nazifascismo. Durante l’occupazione straniera di Roma provvide con altri alla pubblicazione clandestina de “Il Popolo” per segnalare la presenza politica dei cattolici nella Resistenza e la fiducia nelle libertà democratiche.

Secondo dopoguerra

Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nei due governi Bonomi e unico sottosegretario agli Interni nel governo Parri, nonché nel primo governo De Gasperi, preparò organizzativamente le prove elettorali amministrative, poi quelle della Costituente e del referendum[...]

[...]unioni del C.L.N. in vista della lotta contro il nazifascismo. Durante l’occupazione straniera di Roma provvide con altri alla pubblicazione clandestina de “Il Popolo” per segnalare la presenza politica dei cattolici nella Resistenza e la fiducia nelle libertà democratiche.

Secondo dopoguerra

Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nei due governi Bonomi e unico sottosegretario agli Interni nel governo Parri, nonché nel primo governo De Gasperi, preparò organizzativamente le prove elettorali amministrative, poi quelle della Costituente e del referendum istituzionale del 1946. Designato membro della Consulta, venne poi eletto alla Costituente dalla circoscrizione abruzzese. Sempre dalla sua terra di origine veniva rieletto anche nelle successive legislature per la Camera e infine per il Senato dal 1963 fino al 1976, anno in cui non si presentava più candidato.

Ricoprì numerosi incarichi governa

tivi: ministro delle Poste e Telecomunicazioni, ministro dei Lavori pubblici, ministro della Marina Mercantile, ministro dei Trasporti [...]

[...]l 1976, anno in cui non si presentava più candidato.

Ricoprì numerosi incarichi governa

tivi: ministro delle Poste e Telecomunicazioni, ministro dei Lavori pubblici, ministro della Marina Mercantile, ministro dei Trasporti e ministro degli Interni col governo Tambroni. Anche nella D.C. fece ininterrottamente parte degli organi direttivi non solo come consigliere nazionale e membro della segreteria, ma anche come vicesegretario generale con De Gasperi e poi come direttore amministrativo. Il suo nome infine è rimasto legato a due enti di diversa natura: alla R.A.I. (194650) e all’istituto superiore di studi intitolato a Luigi Sturzo, di cui fu il primo presidente dal 1964.

Bibliografia: Le sue carte d'archivio e le sue corrispondenze durante il periodo fascista sono in parte conservate presso i familiari e in parte presso l’istituto Sturzo. Oltre a ciò, S. ha lasciato un’apprezzabile memorialistica relativa al P.P.I. e alla D.C.: I democratici cristiani dalla dittatura alla Repubblica, Milano, 1975 e De Gasperi e il P.P.I., Roma 1975.
[...]

[...]I. (194650) e all’istituto superiore di studi intitolato a Luigi Sturzo, di cui fu il primo presidente dal 1964.

Bibliografia: Le sue carte d'archivio e le sue corrispondenze durante il periodo fascista sono in parte conservate presso i familiari e in parte presso l’istituto Sturzo. Oltre a ciò, S. ha lasciato un’apprezzabile memorialistica relativa al P.P.I. e alla D.C.: I democratici cristiani dalla dittatura alla Repubblica, Milano, 1975 e De Gasperi e il P.P.I., Roma 1975.

L'importanza da lui avuta, tra le due guerre e nella clandestinità, per la difesa del patrimonio sturziano, è più o meno ampiamente sottolineata dalle varie storie della D.C., oltreché da saggi specifici come La terza pagina del “Popolo”, a cura di L. Bedeschi, Roma 1973 e G. Marcucci Fanello, Storia della FUCI, Roma 1971. Per il suo impegno nella Resistenza cfr. G. Intersimone, Cattolici nella resistenza romana, Roma 1976; E. Piscitelli, Storia della Resistenza romana, Bari 1965 e anche F. Monteleone, Storia della Rai dagli Alleati alla DC (194454), Bari 1984.

L[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 61

Brano: Democrazia cristiana

Roma, praticamente imposto da! direttivo del Gruppo parlamentare e da De Gasperi, malgrado le riserve di don Sturzo e l’ostilità della parte più sana del partito, pesa ancora oggi sulle tradizioni antifasciste del rpovimento democraticocristiano, 11 mancato fronte unico alla base contro le squadre finanziate dagli agrari e dai grossi industriali, cui pure si erano richiamati i fondatori del Partito comunista sin dal Congresso di Livorno del 1921, e l'appoggio dato alla famigerata leggetruffa elettorale Acerbo, nel 1923, dopo Ip loro estromissione dal governo e la fine della « collaborazione condizionata » con i fascisti, resero inevitabile l’isolamento prima e il disfacim[...]

[...] industriali, cui pure si erano richiamati i fondatori del Partito comunista sin dal Congresso di Livorno del 1921, e l'appoggio dato alla famigerata leggetruffa elettorale Acerbo, nel 1923, dopo Ip loro estromissione dal governo e la fine della « collaborazione condizionata » con i fascisti, resero inevitabile l’isolamento prima e il disfacimento poi dei popolari come partito politico organizzato.

Cinque giorni dopo la marcia su Roma, Alcide De Gasperi aveva inviato, ai due ministri e al quattro sottosegretari che rappresentavano il Partito popolare in seno al nuovo governo fascista la seguente lettera:

* 2 novembre 1922 Presidenza de!

Gruppo parlamentare del P*PJ Cari ed egregi amici,

la commissione direttiva del gruppo parlamentare mi ha incaricato di esprimervi, in occasione della vostra partecipazione al nuovo governo, i suoi rallegramenti e i suoi auguri. A voi onorevoli ministri in particolar modo sono affidati dicasteri che per l'ora che corre assumono notevolissima importanza; l’uno che deve presiedere all'opera di restaura[...]

[...]mma sociale e finanziario che mal come ir» questo momento si dimostrò tanto consono alle esigenze della situazione e degli interessi della patria. A voi dunque e agli altri egregi colleghi che hanno accettato di collaborare a! governo, non solo per un senso di solidarietà, ma perché condividiamo con voi il concetto di quello che in questi momenti è il nostro e vostro dovere verso il paese, diamo assicurazione de! più ampio e sincero appoggio, A. De Gasperi ».

Liquidazione del Partito popolare

Alle elezioni politiche del 1924, condotte con la legge ch'essi stessi avevano contribuito a far approvare, con l’astensione finale dal voto, il numero dei rappresentanti popolari alla Camera si ridusse a 39. Una parte influente dei loro quadri dirigenti, del resto, sin dall'indomani del Congresso di Torino (1923) si erano staccati dal partito per formare il Centro Nazionale di aperta ispirazione clericofascista (Cavazzonif Martire, MatteiGentili tra i de»

Alcide De Gasperi e Stefano Cavazzoni, rispettivamente segretario e presidente del Gruppo pa[...]

[...]he del 1924, condotte con la legge ch'essi stessi avevano contribuito a far approvare, con l’astensione finale dal voto, il numero dei rappresentanti popolari alla Camera si ridusse a 39. Una parte influente dei loro quadri dirigenti, del resto, sin dall'indomani del Congresso di Torino (1923) si erano staccati dal partito per formare il Centro Nazionale di aperta ispirazione clericofascista (Cavazzonif Martire, MatteiGentili tra i de»

Alcide De Gasperi e Stefano Cavazzoni, rispettivamente segretario e presidente del Gruppo parlamentare cattolico, escono dalla sede del Partito Popolare in via Ripetta insieme a don Luigi Sturzo (Roma,

1921)

putati; i conti Grosoli e Santucci tra i senatori). Il tentativo di dar vita a una « sinistra popolare » intorno a Guido Miglioli, esponente delle masse contadine cattoliche del Cremonese, venne ostacolato nel modo più deciso: il battagliero deputato, che al Congresso di Napoli del 1920 aveva proposto l’espropriazione delle terre e l’alleanza con i socialisti, non venne più ripresentato nel 1924 e ne[...]

[...]Napoli del 1920 aveva proposto l’espropriazione delle terre e l’alleanza con i socialisti, non venne più ripresentato nel 1924 e nel gennaio

1925 venne espulso dal partito.

La sconfessione da parte della Santa Sede, che aveva ormai fatto la sua scelta a favore della dittatura, diede il colpo di grazia al movimento: don Sturzo venne costretto prima a dare le dimissioni da segretario politico del partito (il 20. 5.1924 fu sostituito dall'on. De Gasperi) e poi all’esilio, pochi mesi dopo. La partecipazione dei popolari alla secessione antifascista dell 'Aventino (v.), dopo l’assassinio di Matteotti (giugno 1924), parve risollevare per un momento le sorti del partito tra le masse: ma il terrore di un intervento autonomo dei lavoratori contro il regime condizionò fin dall’inizio il successo di tale iniziativa, alla quale troppo tardi si era deciso lo stesso De Gasperi, e favorì la ripresa del governo di Mussolini, senza peraltro salvare le organizzazioni periferiche del movimento dalla sistematica distruzione, fatta eccezione naturalmente per l’Azione cattolica, direttamente controllata dalla Chiesa e ormai orientata, nella sua grande maggioranza, verso la collaborazione con il fascismo.

Un giudizio di Togliatti

Sull'appoggio dato in quegli anni dalla Chiesa al fascismo, Paimiro Togliatti espresse un tagliente giudizio in uno scritto su Stato Operaio del febbraio 1929: « Molti sembrano credere sul serio che la Chiesa sia una potenza ” democratica ” e[...]

[...]rte di giustizia del Senato Emilio De Bono, capo della polizia, per l’assassinio di Matteotti; e Francesco Luigi Ferrari (v.)t organizzatore dei contadini « bianchi » di Modena, una delle figure più interessanti deil'antifascismo cattolico militante. Si trattava ormai di personalità isolate, anche se di notevole rilievo, che non rappresentavano più il partito e non intendevano ritesserne le file nemmeno dall’esilio.

In Italia, all 'infuori di De Gasperi, arrestato 1*11.3.1927 sotto la pretestuosa accusa di « tentato espatrio clandestino » e trattenuto per 16

61



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 44

Brano: De Gasperi, Alcide

Roma. Il 14.10.1956 un monumento è stato eretto a Trento in sua memoria.

Dalle * Lettere dalla prigione *

« Ci sono molti che nella politica fanno solo una piccola escursione, come dilettanti, ed altri che la considerano, e tale è per loro, come un accessorio di secondarissima importanza. Ma per me, fin da ragazzo, era la mia carriera o meglio la mia missione. Non importava dimettere il mandato, abbandonare il giornale, imporre il silenzio alle labbra e la clausura ai piedi. Questo in parte feci, e se l’avessi fatto anche totalmente, forse che io non restavo io e che potevo u[...]

[...]rxismo non vuol dire precludersi l’esame di quanto c’è di buono nel regime sovietico per inserirlo nella nostra civiltà nazionale. Di qui la ripresa dei contatti commerciali e lo sviluppo delle relazioni scientifiche nell'istituto italorusso. La Russia può diventare un grande fattore di progresso e l’Italia sarà ben lieta se potrà contribuire a questo progresso con l’apporto della sua millenaria civiltà e del suo lavoro libero e dignitoso ». (A. De Gasperi, da un discorso pronunciato a Frascati il 26.8.1945).

« C’è qualcosa di immensamente simpatico, qualche cosa di immensamente suggestivo in questa tendenza universalista del comuniSmo russo.

Se per comuniSmo s’intende nel senso ge

nerico che i beni della terra devono essere comunicati a tutti, "ut communicandum " direbbe il teologo medioevale, o che a tutti secondo la formula americana sia dato uguale accesso alla proprietà, questo comuniSmo è anche nostro ». (A. De Gasperi, dal discorso al Teatro Brancaccio a Roma il 23.7.1944).

Bibliografia: Per il periodo che interessa l’antifas[...]

[...]o a Frascati il 26.8.1945).

« C’è qualcosa di immensamente simpatico, qualche cosa di immensamente suggestivo in questa tendenza universalista del comuniSmo russo.

Se per comuniSmo s’intende nel senso ge

nerico che i beni della terra devono essere comunicati a tutti, "ut communicandum " direbbe il teologo medioevale, o che a tutti secondo la formula americana sia dato uguale accesso alla proprietà, questo comuniSmo è anche nostro ». (A. De Gasperi, dal discorso al Teatro Brancaccio a Roma il 23.7.1944).

Bibliografia: Per il periodo che interessa l’antifascismo e la Resistenza, oltre alle opere di carattere generale (Giorgio Candeloro, Il movimento cattolico in Italia, Roma, 1953; Pietro Scoppola, Chiesa e Stato nella storia d'Italia, Bari 1967; Giuseppe Spataro, I democratici cristiani della dittatura alla repubblica, Milano, 1968), sono illuminanti gli scritti stessi dello statista scomparso, raccolti in volume dall’editore Laterza: Alcide De Gasperi, I cattolici dall'opposizione al governo, Bari, 1955, oltre alle già ricordate Let[...]

[...]

Bibliografia: Per il periodo che interessa l’antifascismo e la Resistenza, oltre alle opere di carattere generale (Giorgio Candeloro, Il movimento cattolico in Italia, Roma, 1953; Pietro Scoppola, Chiesa e Stato nella storia d'Italia, Bari 1967; Giuseppe Spataro, I democratici cristiani della dittatura alla repubblica, Milano, 1968), sono illuminanti gli scritti stessi dello statista scomparso, raccolti in volume dall’editore Laterza: Alcide De Gasperi, I cattolici dall'opposizione al governo, Bari, 1955, oltre alle già ricordate Lettere dalla prigione, Mondadori, Milano, 1955.

Le biografie di Igino Giordani, Giorgio Tupini, Giulio Andreotti, Roberto Angeli non vanno molto al di là di una celebrazione agiografica. Non prive di acume critico alcune pagine a lui dedicate nel volume di Maurice Vaussardeu Histoire de la démocratie chrétienne, Editions du Seuil, Paris 1956. Patetica testimonianza dell'ultimo periodo della sua vita e delle « incomprensioni » cui si vide spesso esposto all'interno del suo stesso partito, il libro della figlia p[...]

[...]pini, Giulio Andreotti, Roberto Angeli non vanno molto al di là di una celebrazione agiografica. Non prive di acume critico alcune pagine a lui dedicate nel volume di Maurice Vaussardeu Histoire de la démocratie chrétienne, Editions du Seuil, Paris 1956. Patetica testimonianza dell'ultimo periodo della sua vita e delle « incomprensioni » cui si vide spesso esposto all'interno del suo stesso partito, il libro della figlia prediletta. Maria Catti De Gasperi, De Gasperi, uomo solo, Milano, 1964.

Per una valutazione complessiva della sua opera e del suo pensiero, rimandiamo ai cinque saggi pubblicati da Paimiro Togliatti su Rinascita (« È possibile un giudizio equanime sul l'opera di De Gasperi? » ottobre 1955 maggio 1956): dettagliati ed obiettivi, anche se necessariamente critici, essi sono stati poi raccolti in volume L’opera di De Gasperi, Firenze, 1958.

A.Do.

De Gaulle, Charles

Gaulle, Charles de. N. a Lilla (Francia) il 22.11.1890, m. a ColombeylesdeuxEglises il 9.11.1970. Generale e uomo di stato francese.

Di famiglia aristocratica, clericale e conservatrice, nel 1912, con il grado di sottotenente, fu assegnato al 33° Reggimento di fanteria, comandato dal colonnello Pétain (v.). Combattente nella prima guerra mondiale, ferito, decorato, fu fatto prigioniero Hai tedeschi il 2,3.1916.

Primo dopoguerra

Tornato dalla prigionia al termine del conflitto, nel 1920 si arruolò volontario, con il grado di capitano, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 207

Brano: [...] il secondo ministero, con la sinistra divisa fra Partito d’Azione e Partito socialista da un lato, Partito comunista dall’altro, e con i primi due partiti drasticamente contrari all’ingresso nel governo, mentre il terzo si dichiarò favorevole.

La discussione nel C.L.N. centrale

In succinto, nell’ultima riunione dei 6 partiti del C.L.N. (7.12.1944), sotto la presiv denza di Togliatti e presente Cevolotto (in sostituzione di Ruini), Brosio, De Gasperi, Lussu e Nenni discussero il problema, dopo un’introduzione del segretario del P.C.I. che dichiarava indispensabile il raggiungimento di un accordo, per il fatto che quattro partiti appoggiavano Bonomi. I socialisti avevano già risposto ai comunisti che la loro decisione di entrare da soli nel governo non avrebbe interferito nel patto di unità d’azione, ma Togliatti li invitava ugualmente a rivedere la propria posizione e pregava il Partito d’Azione di desistere dalle sue pregiudiziali, come del resto aveva fatto, egli sottolineava, al mornento dell’ingresso nel secondo gabinetto Badoglio.
[...]

[...]o unitario del C.L.N..

Lussu, non ritenendo che Bonomi fosse l’unico uomo su cui puntare, affermò che, anche se ciò fosse stato dimostrato, il suo partito non sarebbe entrato egualmente nel governo, ma non gli sarebbe stato ostile. Si poteva perciò innanzi tutto invitare Bonomi a desistere; e qualora si fosse trovato un altro nome, il Partito d’Azione avrebbe collaborato con il designato senza porre più alcuna pregiudiziale.

Nenni chiese a De Gasperi, perché non si continuasse a discutere a vuoto, di dichiarare la sua posizione di fronte ad un governo a tre senza socialisti, comunisti e Partito d’Azione, mostrandosi in ogni caso disposto ad accettare qualsiasi nome, una volta superato quello di Bonomi. Propo

neva poi, con Lussu, quello di Meuccio Ruini e dello stesso De Gasperi, offrendosi di fare parte di una delegazione che si recasse da Bonomi a chiedergli il ritiro.

Cevolotto non concordò sul nóme di Ruini, in quanto ormai non avrebbe ottenuto l’unanimità.

De Gasperi obiettò che non aveva nulla da dire, in quanto riteneva « chiarissima » la propria posizione: ormai Bonomi aveva l’adesione di quattro partiti ed era inutile fare delle ipotesi. Egli non avrebbe chiesto a Bonomi di ritirarsi, né avrebbe consentito che si discutesse la propria candidatura. Era però impensabile che egli togliesse il proprio appoggio a Bonomi, concluse De Gasperi, dal momento che glielo assicuravano i comunisti.

Nenni fece allora osservare che Togliatti non avrebbe aderito alla candidatura Bonomi se la D.C. avesse garantito di essere disponibile per un governo a tre. Togliatti ribattè che esisteva una maggioranza per Bonomi senza che ve ne fosse un’altra in alternativa. De Gasperi chiuse il dialogo affermando che l’adesione di Togliatti riguardava Togliatti solo e che un governo con i socialisti era augurabile, ma un governo con le tre grandi correnti, liberale, democristiana e comunista, rappresentava una situazione di equilibrio migliore di quella del governo a sei.

Partito d'Azione e Partito socialista rifiutarono così di entrare nel secondo governo Bonomi. Il P.C.I. credette invece che, facendone parte, si sarebbe inserito, come col secondo gabinetto Badoglio, nella realtà nazionale e internazionale a maggior titolo, e avrebbe avuto un più vasto contatto con le [...]

[...]o i comunisti sulla destra, liberali e democristiani verranno spinti ancor più su posizioni conservatrici; quindi si sposteranno a destra l’ala socialdemocratica del Partito socialista e, a più lunga scadenza, lo stesso P.S.I., nella sua grande maggioranza, col risultato di isolare il Partito comunista. Quando, durante una conversazione a Mosca nel 1951, Stalin rimproverò a Nenni che comunisti e socialisti si erano fatti estromettere dal governo De Gasperi nel 1947 senza provocare grandi reazioni popolari,

207



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 208

Brano: Azione, Partito d’

dava per possibili una spinta e una capacità di azione delle masse popolari che era molto diminuita e compromessa. De Gasperi era giàpadrone del campo.

Il governo Par ri

La decisione immediata del Partito d’Azione e del P.S.I. di collabo/are col secondo governo Bonomi per la condotta della guerra a fianco degli Alleati ricompose temporaneamente l’unità del C.L.N.. E la presenza del P.C.I. nel. governo stesso portò in ogni caso ad un maggior impegno verso la lotta partigiana nell'Italia occupata, per la quale era stato creato anche un apposito ministero.

Sopravvenuta la Liberazione, gli Alleati, il luogotenenté, Bonomi e i partiti di destra del C.L.N. erano già tutti schierati su un fronte unico per un candi[...]

[...]e, dei commissari alleati; dai fenomeni separatisti in Sicilia, in Valle d’Aosta, nella Venezia Giulia; e, infine, dalle pesanti clausole del trattato di pace, finalmente rese note, che colpivano l'Italia come responsabile nel suo insieme del fascismo.

D’altra parte, ai molti attacchi e alfe molte manovre, il governo non seppe opporre una valida contestazione. In queste condizioni, si aprì la crisi del ministero. La provocarono i liberali, ma De Gasperi ne fu esplicitamente compiaciuto, e l’opposizione dei comunisti e dei socialisti fu poco più che formale.

Primo governo De Gasperi

Parri presentò le dimissioni al C.L.N. e al

C.L.N.A.I. in una riunione congiunta, e successivamente al luogotenente. Quest'ultimo, conformemente alla tradizione, invitò i liberali ad assumere la successione del governo da essi stessi messo in crisi, ma quando già egli aveva affidato l'incarico a Orlando, i partiti di sinistra si inalberarono e l’iniziativa tornò al C.L.N.. Qui la candidatura liberale non trovò sostegno, quella comunista risultò improponibile, quella socialista non riuscì ad avanzare: si dovette così designare De Gasperi, sicuro della forza del proprio partito.

Con De[...]

[...]e successivamente al luogotenente. Quest'ultimo, conformemente alla tradizione, invitò i liberali ad assumere la successione del governo da essi stessi messo in crisi, ma quando già egli aveva affidato l'incarico a Orlando, i partiti di sinistra si inalberarono e l’iniziativa tornò al C.L.N.. Qui la candidatura liberale non trovò sostegno, quella comunista risultò improponibile, quella socialista non riuscì ad avanzare: si dovette così designare De Gasperi, sicuro della forza del proprio partito.

Con De Gasperi, la Democrazia cristiana avrebbe iniziato una lunga esperienza di governo che sarebbe stata essenzialmente esperienza di potere, attuata scegliendo di volta in volta le forze con cui allearsi e mirando in primo luogo a dividere e indebolire il movimento operaio. Sarà De Gasperi a realizzare l’operazione — già fallita a Bonomi — di sottrarre all'Assemblea Costituente la decisione sulla monarchia, annullando il decreto legge del 25.6.1944. Il successo risulterà parziale, perché il referendum darà la vittoria ai sostenitori della repubblica, malgrado le ambiguità con le quali la Democrazia cristiana aveva tentato di ingabbiare la sua stessa maggioranza repubblicana nel primo congresso nazionale del partito, tenutosi a Genova il 26.4.1946. Tuttavia ciò renderà più ardua l'affermazione repubblicana e darà concreto respiro alle forze della destra conservatrice.

Vicende[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 502

Brano: [...]lmo. La popolazione li accolse amichevolmente, a partire dal parroco don Giovanni Bruschi che mise a loro disposizione la cappella di S. Agostino e il cornicione della chiesa per nascondere le armi.

La « banda di Peli »

Pochi giorni dopo, per iniziativa di Paolo Belizzi (segretario della Federazione comunista piacentina), furono fatti confluire da Piacenza (v.) a Peli diversi giovani decisi a condurre la lotta (Antonio Cristalli, Pao

lo De Gasperi, Angelo Maruzza, Carlo Barbieri, Ercole Anguissola, Giuseppe Canzi, Giuseppe Narducci, Ghno Tononi, Gaetano Dodi, Mario Lazzari) e altre armi, compreso un fucile mitragliatore.

Verso la fine di settembre si unì al gruppo l’anarchico Emilio Canzi (v.), cui fu spontaneamente affidato, dai partigiani saliti in montagna, il comando di quella che sarà chiamata la « banda di Peli ». Prima di passare a forme di vera e propria guerriglia, Canzi volle però che si costituisse il C.L.N. provinciale per ricevere da questo, in uno spirito unitario, piena legittimità.

Anche in seguito a questa spinta[...]

[...]ginaria « banda di Peli » ricoprivano incarichi di responsabilità: E. Canzi, comandante della XIII Zona; L. Marzani, e don G. Bruschi, rispettivamente ispettore e cappellano della stessa zona; G. Narducci, comandante della 142a Brigata Garibaldi; G. Dodi, commissario della 141a Brigata Garibaldi; D. Lanza, commissario di divisione in vai d’Ossola; P. Belizzi, membro del C.L.N. provinciale; A. Cristalli, comandante della Brigata « Gianmaria »; P. De Gasperi, comandante di distaccamento della 142a Brigata.

Molti furono anche i caduti o dispersi: G. Canzi (commissario della 60a Brigata Garibaldi); C. Barbieri (comandante di distaccamento G.L.); C. Baio (deportato e deceduto a Mauthausen); E. Anguissola (comandante di distaccamento Gap); L. Broglio (ufficiale di collegamento con gli Alleati, trucidato a Fossoli); M. Lazzari (staffetta, caduto in combattimento).

Pella, Giuseppe

N. a Valdengo (Vercelli) il 18.4. 1902, m. a Roma il 31.5.1981; commercialista, docente universitario di tecnica bancaria e industriale. Militante neH'organizzazione[...]

[...]apidamente ai vertici della D.C..

Nelle elezioni del 2.6.1946 fu eletto deputato alla Costituente per la circoscrizione dì TorinoVercelInNovara, poi riconfermato in tutte le successive legislature. Il 19.5.1968 fu eletto senatore nel collegio di Mondovì (Cuneo) e riconfermato nello stesso collegio il 7.5.1972.

Attività di governo

Dall’ottobre 1946, con la sua nomina a sottosegretario alle Finanze nel secondo governo presieduto da Alcide De Gasperi, riconfermato a tale incarico nel terzo governo De Gasperi (febbraiomaggio 1947), Pella iniziò una rapida carriera come uomo di potere democristiano. Dopo l’esclusione delle sinistre dal governo, all’indomani del noto viaggio di De Gasperi negli Stati Uniti (primavera 1947), con l’instaurazione di governi centristi e di centrodestra tesi a perseguire una politica di obbedienza ai disegni e agli interessi dei grandi gruppi mono

Giuseppe Pella

502


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine De Gasperi, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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Comitato <---P.S.I.U.P. <---S.S. <---U.S.A. <---ideologia <---siano <---Antonio Gramsci <---C.V.L. <---Il C L <---P.P.I. <---P.S.D.I. <---Regina Coeli <---S.A.P. <---U.R.S.S. <---Ugo La Malfa <---azionisti <---capitalismo <---centrismo <---d'Azione <---marxista <---C.G.I.L. <---Giacomo Matteotti <---Il Popolo <---La lotta <---Piano Marshall <---Presidenza del Consiglio <---Storia della Resistenza <---anticomunismo <---nazifascista <---prefascista <---sindacalismo <---squadristi <---Augusto De Gasperi <---Clinica <---Congresso di Torino <---Diplomatica <---La guerra <---La prima <---Mario Cingolani <---P.C. <---P.L.I. <---Pio XI <---classista <---collaborazionismo <---ideologica <---nazifasciste <---nazionalista <---nell'Italia <---riformisti <---squadrismo <---squadrista <---Agraria <---Benedetto Croce <---Brigata G <---Brigate nere <---Concetto Marchesi <---Corriere della Sera <---Discipline <---Emanuele III <---Etica <---Francesco Luigi Ferrari <---Giulio Rodino <---Giuseppe Dossetti 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