Brano: [...] R. Vidimari per il C.L.N. e un colonnello inviato ad Avezzano dal maggiore Luigi Rocchi del « Centro militare clandestino » di Roma, fu deciso che l’attività militare sarebbe passata sotto la direzione di tale « Centro », mentre quella politica sarebbe spettata al C.L.N. Frequenti riunioni ebbero luogo nell’abitazione del dottor Mario Spallone, con la partecipazione, tra gli altri, del brigadiere dei carabinieri Marchionni e di Felice Fratoddi. Da Roma giunsero in varie occasioni, i giovani Gino Preziosi e Gianni Corbi, quest’ultimo per organizzare gruppi d eWA.R.S.I. (Associazione Rivoluzionaria Studenti Italiani) e per diffondere La Nostra Lotta, mentre Guttuso curava in particolare l’invio di armi.

Da Roma il Centro invia a metà gennaio il primo corriene: Giovanni (Renato Guttuso) che si incontra in casa di Amiconi insieme a Nardelli e Sebastianini. Viene così elaborato il piano di azione del movimento dei G.A.P.. Alla fine di gennaio, su segnalazione di una spia fascista, una squadra di S.S. fa irruzione nel nascondiglio di Amiconi, in Luco dei Marsi, che avvisato in tempo dal patriota Biagio Micocci riesce a fuggire a Trasacco. Ami

coni si sposta a Collelongo, passa nella valle Roveto. A Morrea viene arrestato e insieme a un gruppo di patrioti del posto processato dal tribunale di guerra t[...]

Brano: [...]e 400 giovani vennero deportati in Germania: di essi, 149 non fecero più ritorno. Migliaia di operai furono deportati da Torino, Milano e Genova, come rappresaglia per aver attuato scioperi di protesta durante l’occupazione tedesca. Centinaia di deportati ebbero Prato, Empoli, Castelfiorentino, Montelupo e altri centri della provincia di Firenze.

Gli ebrei italiani nei campi di sterminio nazisti furono 7.495 e, di essi, solo 600 si salvarono. Da Roma ne furono deportati circa 2.000. Venezia, Genova e Firenze ebbero ognuna circa 200 ebrei deportati (v. Antisemitismo).

Le « marce della morte »

Negli ultimi mesi del conflitto, quando la demenza sanguinaria di Hitler impose alla Germania ormai in sfacelo un’assurda resistenza a oltranza, la situazione dei lager divenne ancora peggiore.

Quantunque lo sterminio in massa degli ebrei fosse stato sospeso verso la fine del 1944 (in vista della imminente resa dei conti e per non privare le industrie tedesche di preziosa manodopera), gli indici di mortalità nei campi di deporta

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Brano: [...]ne, in pratica, senza colpo ferire.

I bollettini di guerra italiani segnalarono in quei giorni i bombardamenti nemici, definendoli come « ininterrotti e di estrema violenza ». In realtà, le vittime fra militari e civili non furono molte.

I bollettini riferirono anche, con numerose esagerazioni, l'abbattimento di aerei avversari e affermarono che il comandante deM'isola, l’ammiraglio Pavesi, aveva fieramente respinto le intimazioni di resa. Da Roma partì perfino un telegramma d’elogio per il Pavesi, telegramma che si incrociò con uno del Pavesi a Mussolini, nel quale l’ammiraglio chiedeva l'autorizzazione ad arrendersi perché, a suo dire, « mancava l’acqua potabile » per i soldati e per gli abitanti. L’autorizzazione ad arrendersi fu concessa, perciò fu alzata bandiera bianca e gli inglesi scesero a terra con la sola perdita di due feriti leggeri. Quando poi risultò che, di acqua, nelle cisterne ve n’era ancora a sufficienza per diverso tempo, si spiegò che mancavano le autobotti per distribuirla.

« Il rifiuto del presidio di opporre[...]

Brano: [...]tta giungendo, peggio ancora dei suoi predecessori, a vere e proprie azioni di genocidio (v.).

Più tardi, il futuro capo delle forze antipartigiana in Italia si vanterà di aver avuto nel 1932, nella sola Cirenaica: « 53 scontri importanti e 210 conflitti secondari, nel corso dei quali erano stati uccisi 1.602 ribelli, erano stati catturati 21.500 cammelli e circa altrettante pecore; il numero dei cavalli colpiti o razziati superava i 6.000 ». Da Roma il ministro De Bono non lesinava le minacce: « Gli italiani, i fascisti non possono scendere a patti con i ribelli, né con gli arabi in generale. Possono soltanto accettare la sottomissione a testa bassa e con la consegna delle armi, in caso contrario li saluteremo con il fuoco dei fucili e delle mitragliatrici e, se sarà necessario, con un po’ di capestro ».

Nel 1932 uno dei capi della resistenza, il famoso Omar el Moktar, venne catturato e subito impiccato. La stessa sorte era toccata a El Baruni, ma la resistenza libica continuò. I ribelli non abbassarono la testa, non consegnarono le a[...]