Brano: [...] un « patto di pacificazione » tra le organizzazioni sindacali fasciste e la Federazione dei lavoratori del mare di Giulietti, di cui D’Annunzio era il riconosciuto capo spirituale; poi precipitò la decisione sulla marcia su Roma (v.). D’Annunzio tenne un atteggiamento incerto e contraddittorio.
La connivenza con Mussolini
Il 22 ottobre, rispondendo a una lettera di Facta relativa alla sua partecipazione alla manifestazione del 4 novembre, D'Annunzio ancora ribadiva l’intenzione di mettersi interamente al servizio della propria fede e concludeva: « Ho sete dell’acqua di Trevi ». Ma il giorno dopo un suo fedelissimo, Nino Danieli, pubblicava sul « Mondo » una mezza smentita che preludeva alla ritirata; e il 25 ottobre il poeta stesso telegrafava a un altro suo fedelissimo, Eugenio Coselchi: « Sono più ammalato di prima. Punito dalle trasgressioni; Impossibile ricevere alcuno. Rinuncio a tutto irrevocabilmente. Ogni tentativo sarà vano ». Era la ritirata definitiva. Lungo la marcia su Roma Mussolini non trovò più nemmeno l’ostacolo che l’in[...]
[...]zzo poteva assicurare II « duce » che D’Annunzio intendeva ormai tenersi In disparte da qualsiasi iniziativa politica e attendeva soltanto che tutti i suoi manoscritti fossero acquistati e riscattati dal governo, nonché il corrispettivo finanziario relativo alla prima partita.
La riconciliazione era completa. Il 25.5.1925, quando ormai la burrasca per il delitto Matteotti era passata, Mussolini andò a Gardone e per tre giorni rimase ospite di D'Annunzio. Poche settimane più tardi, ai primi di luglio, Rizzo informava il capo del governo: « Il Comandante mostra ora di avere la massima ostilità contro le opposizioni tutte e dice che ormai meritano di essere trattate con la più assoluta intransigenza, senza pietà, e solo così l'Italia sarà salvata ».
Messa in tal modo ormai completamente da parte ogni residua velleità di resistenza, D’Annunzio comincia la geremiade di lamentele e di richieste, cui di volta in volta Mussolini aderisce col deciso proposito di addomesticare definitivamente l'irrequieto e un po’ scomodo (ma utilizzabile) poeta. S[...]
[...]mesticare definitivamente l'irrequieto e un po’ scomodo (ma utilizzabile) poeta. Sarà questo il capitolo più indecoroso della vita di Gabriele D’Annunzio, sempre più svuotato di capacità creative, fino al termine dei suoi giorni.
P.AI.
Bibliografia essenziale: Edoardo Susmel, Lù giornate fiumane di Mussolini, Firenze; Nino Valeri, Da Giolitti a Mussolini, Momenti della crisi del liberalismo, Firenze, 1956; Guglielmo Gatti, Vita di Gabriele D'Annunzio, Firenze, 1956; Paolo Alatri, Nitti, D’Annunzio e la questione adriatica (19191920), Milano, 1959; Giovanni Rizzo, D'Annunzio e Mussolini, la verità sui loro rapporti, Bologna, 1960; Nino Valeri, D'Annunzio davanti al fascismo (Con documenti inediti), Firenze, 1963; Paolo Alatri, Le origini del fascismo, Roma, 1962; Luigi Salvatorelli e Giovanni Mira, Storia d'Italia nel periodo fascista, Torino, 1964; Giulio Trevisani, Compendio di Storia d'Italia, voi. Ili, Milano, La Pietra, 1969.
D’Annunzio e Gramsci
Molto netto fu, sin dall’inizio, il giudizio di Antonio Gramsci (v.) sul significato dell’impresa dannunziana a Fiume.
« La borghesia italiana — scrisse Gramsci [Ordine Nuovo, 4.10.1919, I, n. 20) — è nata e si è sviluppata affermando e realizzando il principio deM’unità nazionale. Poic[...]