Brano: [...]l popolare giornale napoletano che ai suoi inizi recava le lezioni del De Sanctis, il « Roma ».
Ma la materia del suo piccolo romanzo autobiografico era originale e tutta vera, anche se forse da bambino potè aver letto la celeberrima, esemplare pagina di Jacques Laffitte, il giovane che fu visto raccogliere uno spillo e perciò divenne impiegato e poi erede universale di un banchiere, e banchiere lui stesso. Se mai lesse tra i libri dei figli il Cuore deamicisiano, avrebbe potuto ritrovarsi in questo o in quel personaggio, volitivo e generoso, capace di dedicarsi con « una passione violenta» (come lui scrive) allo studio e al lavoro, alla famiglia e al commercio. Che a tredici anni facesse il fattorino (o come dice lui il «commissionario ») di un negoziante di scarpe, e a quaranta il mediatore, questo era per lui sempre un « lavoro ».
E' uno schietto borghese senza spocchia ma anche senza servilismo, che si sente sempre popolo, senza distinzioni di classe. Egli ha perfettamente assimilato la mitologia radicale del lavoro che «nobilita l'u[...]
[...]osso della sua felicità, o si ferma a metà salita, per guardare soddisfatto al cammino percorso.
La linea di sviluppo progressivo della sua vita il narratore ce la fa osservare nelle stesse repliche di certi episodi. E anche ciò fa parte del meraviglioso popolareborghese che si accumula nel racconto. Durante il primo matrimonio la sua condizione economica di subalterno ed erede putativo, anche se probabile e poi effettivo, del terribile zio dal cuore d'oro, gli fa passare ore drammatiche e umilianti, anche per il lavoro a cui è costretta la sua delicata e gentile Vincenzina. Il secondo matrimonio con una ragazza senza dote, ma (requisito importante come egli ammonisce nel corso del racconto), con molte doti di laboriosità, a cominciare dal viaggio di nozze è vissuto « con più agiatezza ». E poi zia Angela Rosa (l'affettuosa vedova di zio Sabina) e la cara Amelia diventano
provette » commercianti accanto a lui, in un'azienda ormai tutta sua, che prospera a gonfie vele. Il senso di questo ritmo narrativo si manifesta anche nell'iterazione [...]
[...]ia con maggior piacere al suo narcisismo autobiografico.
Ciò che é essenziale di una «odissea» mio padre mostrava di saperlo, non tanto per quella « fortuna nella sfortuna » che torna a
42 CARLO MUSCETTA
rifulgere nel suo cielo, quanto perla posizione centrale dell'« uomo» che irraggia simpatia intorno a sé, oggetto onnipresente d'ispirazione per la Musa, a cominciare dal principio. Chi è questo ragazzo che crediamo di aver già conosciuto nel Cuore e che invece è senza infanzia e senza compagni di scuola? E' forse un misto del Garoffi
e del Garrone di De Amicis, del commerciante nato e del ragazzo più adulto dei suoi anni, prudente e mite, ma generoso negli affetti e nell'adempimento dei suoi doveri ? Non direi. Se la sua vita fosse solo e sempre tesa nel realizzare « l'idea predominante » cioè « diventare grossista », neppure le qualità positive di Garrone sarebbero valse a cancellare certe odiosità caratteristiche nella tensione mistica dei volitivi. «Procace in esperienza» (come dice buffamente di sé : precoce e un po' sfrontato), q[...]