Brano: Un eccezionale esperimento umano e sociale
Come a Cuba si trapianta la «città» nel villaggio
Festa dinanzi alle telecamere a San Àndres de Caiguanabo, redenta dallo squallore dell'arretratezza — Fidel Castro pone lo ««effetto urbano» al servizio della rivoluzione
Dal nostro corrispondente
L'AVANA, febbraio.
Fu un sabato sera. Fidel diede appuntamento a ministri e membri del Comitato Centrale a San Andres de Caiguanabo, un piccolo centro sulle alture al centro della provincia di Pinar del Rio. Un tempo qui vivevano dimenticati contadini poveri. Fino a un anno fa, neanche la rivoluzione aveva portato cambiamenti notevoli. Vi sono molte zone d[...]
[...]ro pone lo ««effetto urbano» al servizio della rivoluzione
Dal nostro corrispondente
L'AVANA, febbraio.
Fu un sabato sera. Fidel diede appuntamento a ministri e membri del Comitato Centrale a San Andres de Caiguanabo, un piccolo centro sulle alture al centro della provincia di Pinar del Rio. Un tempo qui vivevano dimenticati contadini poveri. Fino a un anno fa, neanche la rivoluzione aveva portato cambiamenti notevoli. Vi sono molte zone di Cuba ancora in questo stato: l'abbondanza non sorge da un giorno all'altro dalla scarsità. Ma San Andres aveva raggiunto, in quanto a scarsità, livelli problematici, anche dal punto di vista politico. Quel sabato sera, San Andres apparve completamente trasformato. In sei mesi, era diventato una piccola città e aveva allestito un grande spettacolo, dopo una giornata di competizioni sportive e di vacanza e festa. «Prendi un mogote di circa cinquanta metri di altezza — così un giornalista ha descritto la scena (il «mogote» è un montarazzo tipico della zona pinaregna) — con la vegetazione corrisponde[...]
[...]piani di legno dissimulati, invisibili, che emergono di sorpresa quando tutto si illumina: su di uno metti a ballare, lassù in alto, Alicia Alonso, sull'altro a cantare Joselito Fernandez e sul terzo un gruppo di ragazze contadine nella loro "danza del caffè" e puoi cominciare ad avere un'idea di quel che accadde quella sera a San Andres...».
Quello di San Andres non era altro che un primo «effetto urbano» creato artificialmente nella campagna cubana, a fini pedagogicopolilici. L'idea naturalmente è stata di Fidel Castro, che sta facendo ogni giorno le delizie dei moderni urbanisti, come dei più avanzati studiosi di tecnica del suolo e dei fertilizzanti. Il fine che si propone Fidel Castro è di capovolgere rapidamente il rapporto cittàcampagna. Abbiamo già visto quali contraddizioni e quali problemi possa provocare questo disegno. in una metropoli assurda come l'Avana. Trasferendo la città — o «l'effetto urbano», come dicono gli urbanisti — in campagna ci si propone immediatamente di ottenere il rinnovamento profondo anche della città [...]
[...]ti. Il fine che si propone Fidel Castro è di capovolgere rapidamente il rapporto cittàcampagna. Abbiamo già visto quali contraddizioni e quali problemi possa provocare questo disegno. in una metropoli assurda come l'Avana. Trasferendo la città — o «l'effetto urbano», come dicono gli urbanisti — in campagna ci si propone immediatamente di ottenere il rinnovamento profondo anche della città — nel senso etimologico di civìs — cioè la società civile cubana. Ma descrivere il procedimento è più semplice che realizzarlo.
La cosa più difficile è convincere la gente. Chi non vede il futuro, con occhi di anticipatore. ha anche la mente offuscata dalle abitudini del presente. Fidel sa parlare. I suoi discorsi sono un modello di oratoria popolare efficace. Eppure a un certo punto anche il senso pedagogico della parola non basta più. I contadini sono gente restia alla fiducia. Sono sospettosi e quindi resistenti, per natura sociale, alla spinta psicologica che deve afferrare il rivoluzionario. Nemmeno i massacri, talvolta, li portano a una coscienza[...]
[...] batistiani, i contadini di San Andres erano rimasti tuttavia isolati, privi di vie di comunicazione e di trasporti. A San Andres non esisteva nessun centro di lavoro statale dove potessero trovare lavoro e così, dopo ogni raccolto del tabacco, restavano inoperanti. TI partito era debole, i dirigenti incapaci di trasmettere orientamenti adeguati. Alla fine del 1965, Fidel Castro ebbe l'idea di dare un esempio tangìbile ai contadini e a tutti i cubani di quello che dovrà essere in futuro il nuovo centro abitato tìpico della società cubana orientata verso la costruzione del comunismo. L'idea era di costruire artificialmente, così come gli architetti costruiscono modelli in miniatura di case e di città, un vero e proprio centro modello di «effetto urbano» del futuro, con le sue relazioni di produzione e le sue caratteristiche culturali nuove. Per questo esperimento fu scelto appunto San Andres.
Con un piano di semina di caffè fu creata una base di economia statale e una fonte di impiego permanente per i contadini della zona, specialmente per le donne. Con un'ampia operazione di aiuto ai piccoli agricoltori, sul piano economi[...]
[...] un mese dopo la nascita fino all'ultimo anno delle scuole medie, disporranno delle istituzioni scolastiche gratuite. Gratis riceveranno anche il cibo, i vestiti, le scarpe, l'assistenza medica. Nella trasformazione del rapporto città campagna. Castro vede dunque la possibilità di innestare direttamente la trasformazione dell'uomo, nella sua vita sociale. Per quanto diversa e più proletaria di quella di molti paesi europei, la società contadina cubana recava in sé accentuati motivi di individualismo piccolo borghese. Trasferiti ai margini delle grandi città coloniali e neocoloniali, questi contadini, si proletarizzavano, ma senza acquisire lo stimoloforza delle grandi concentrazioni operaie: restavano isolati nella lotta di ogni gruppo famigliare per il proprio sostentamento, quindi individualisti e fermni a una concezione statica e subalterna del proprio ruolo nella società.
Il rovesciamento di questa tendenza non può avvenire che contemporaneamente al rovesciamento della sistemazione del territorio. Separare i due momenti equivale[...]
[...]ruppo famigliare per il proprio sostentamento, quindi individualisti e fermni a una concezione statica e subalterna del proprio ruolo nella società.
Il rovesciamento di questa tendenza non può avvenire che contemporaneamente al rovesciamento della sistemazione del territorio. Separare i due momenti equivale a non realizzare né l'uno né l'altro compiutamente. Di qui l'idea, ora, di una «scuola integrale» — come viene chiamata la nuova scuola cubana: coscienza e tecnica: i due fondamenti del rinnovamento di una società nazionale incompiuta, nell'epoca del socialismo. L'importanza formativa della partecipazione al lavoro produttivo agricolo, del legame fra l'educazione e questo operare direttamente nel tessuto basico della società, è il modo come qui si vede l'unione sempre più stretta fra la teoria e la pratica. L'ottimismo sull'uomo è un'altra idea che viene inculcata nelle menti dei cubani con un quotidiano sforzo di propaganda: «I reazionari — dice Castro — sono quelli che non hanno fiducia nell'uomo e pen sano che l'essere umano sia ancora qualcosa di simile a una bestia, che si muove sola sotto la frusta, che sia capace di fare cose nobili, solo se è mosso da un interesse esclusivamente egoista. Il rivoluzionario ha un concetto molto più elevato dell'uomo, lo considera capace di forme superiori di vita...».
Quella notte, a San Andres, si vide uno spettacolo pieno d'immaginazione e fuori dell'ordinario, di sapore cubano e adeguato allo spirito della festa che si celebrava[...]
[...]n hanno fiducia nell'uomo e pen sano che l'essere umano sia ancora qualcosa di simile a una bestia, che si muove sola sotto la frusta, che sia capace di fare cose nobili, solo se è mosso da un interesse esclusivamente egoista. Il rivoluzionario ha un concetto molto più elevato dell'uomo, lo considera capace di forme superiori di vita...».
Quella notte, a San Andres, si vide uno spettacolo pieno d'immaginazione e fuori dell'ordinario, di sapore cubano e adeguato allo spirito della festa che si celebrava: la musica di Juan Bianco — da monte a monte — «tamburi, trombe e elementi elettronici, che venivano dal fondo delle rocce riuscì a creare in quattro minuti quel sentimento tra lo stupore e l'ammirazione che impone la montagna». Grazie alla televisione tutta l'isola stava a guardare, e più forte che mai si aveva la sensazione che gli uomini, facendo la rivoluzione «danno la scalata al cielo».
Saverio Tutino