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Il segmento testuale Cuba è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 630Analitici , di cui in selezione 13 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Saverio Tutino, Un eccezionale esperimento umano e sociale. Come a Cuba si trapianta la «città» nel villaggio. Festa dinanzi alle telecamere a San Andres de Calguanabo, redenta dallo squallore dell'arretratezza - Fidel Castro pone lo «effetto urbano» al servizio della rivoluzione in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1967 - - marzo - 1

Brano: Un eccezionale esperimento umano e sociale
Come a Cuba si trapianta la «città» nel villaggio
Festa dinanzi alle telecamere a San Àndres de Caiguanabo, redenta dallo squallore dell'arretratezza — Fidel Castro pone lo ««effetto urbano» al servizio della rivoluzione
Dal nostro corrispondente
L'AVANA, febbraio.
Fu un sabato sera. Fidel diede appuntamento a ministri e membri del Comitato Centrale a San Andres de Caiguanabo, un piccolo centro sulle alture al centro della provincia di Pinar del Rio. Un tempo qui vivevano dimenticati contadini poveri. Fino a un anno fa, neanche la rivoluzione aveva portato cambiamenti notevoli. Vi sono molte zone d[...]

[...]ro pone lo ««effetto urbano» al servizio della rivoluzione
Dal nostro corrispondente
L'AVANA, febbraio.
Fu un sabato sera. Fidel diede appuntamento a ministri e membri del Comitato Centrale a San Andres de Caiguanabo, un piccolo centro sulle alture al centro della provincia di Pinar del Rio. Un tempo qui vivevano dimenticati contadini poveri. Fino a un anno fa, neanche la rivoluzione aveva portato cambiamenti notevoli. Vi sono molte zone di Cuba ancora in questo stato: l'abbondanza non sorge da un giorno all'altro dalla scarsità. Ma San Andres aveva raggiunto, in quanto a scarsità, livelli problematici, anche dal punto di vista politico. Quel sabato sera, San Andres apparve completamente trasformato. In sei mesi, era diventato una piccola città e aveva allestito un grande spettacolo, dopo una giornata di competizioni sportive e di vacanza e festa. «Prendi un mogote di circa cinquanta metri di altezza — così un giornalista ha descritto la scena (il «mogote» è un montarazzo tipico della zona pinaregna) — con la vegetazione corrisponde[...]

[...]piani di legno dissimulati, invisibili, che emergono di sorpresa quando tutto si illumina: su di uno metti a ballare, lassù in alto, Alicia Alonso, sull'altro a cantare Joselito Fernandez e sul terzo un gruppo di ragazze contadine nella loro "danza del caffè" e puoi cominciare ad avere un'idea di quel che accadde quella sera a San Andres...».
Quello di San Andres non era altro che un primo «effetto urbano» creato artificialmente nella campagna cubana, a fini pedagogicopolilici. L'idea naturalmente è stata di Fidel Castro, che sta facendo ogni giorno le delizie dei moderni urbanisti, come dei più avanzati studiosi di tecnica del suolo e dei fertilizzanti. Il fine che si propone Fidel Castro è di capovolgere rapidamente il rapporto cittàcampagna. Abbiamo già visto quali contraddizioni e quali problemi possa provocare questo disegno. in una metropoli assurda come l'Avana. Trasferendo la città — o «l'effetto urbano», come dicono gli urbanisti — in campagna ci si propone immediatamente di ottenere il rinnovamento profondo anche della città [...]

[...]ti. Il fine che si propone Fidel Castro è di capovolgere rapidamente il rapporto cittàcampagna. Abbiamo già visto quali contraddizioni e quali problemi possa provocare questo disegno. in una metropoli assurda come l'Avana. Trasferendo la città — o «l'effetto urbano», come dicono gli urbanisti — in campagna ci si propone immediatamente di ottenere il rinnovamento profondo anche della città — nel senso etimologico di civìs — cioè la società civile cubana. Ma descrivere il procedimento è più semplice che realizzarlo.
La cosa più difficile è convincere la gente. Chi non vede il futuro, con occhi di anticipatore. ha anche la mente offuscata dalle abitudini del presente. Fidel sa parlare. I suoi discorsi sono un modello di oratoria popolare efficace. Eppure a un certo punto anche il senso pedagogico della parola non basta più. I contadini sono gente restia alla fiducia. Sono sospettosi e quindi resistenti, per natura sociale, alla spinta psicologica che deve afferrare il rivoluzionario. Nemmeno i massacri, talvolta, li portano a una coscienza[...]

[...] batistiani, i contadini di San Andres erano rimasti tuttavia isolati, privi di vie di comunicazione e di trasporti. A San Andres non esisteva nessun centro di lavoro statale dove potessero trovare lavoro e così, dopo ogni raccolto del tabacco, restavano inoperanti. TI partito era debole, i dirigenti incapaci di trasmettere orientamenti adeguati. Alla fine del 1965, Fidel Castro ebbe l'idea di dare un esempio tangìbile ai contadini e a tutti i cubani di quello che dovrà essere in futuro il nuovo centro abitato tìpico della società cubana orientata verso la costruzione del comunismo. L'idea era di costruire artificialmente, così come gli architetti costruiscono modelli in miniatura di case e di città, un vero e proprio centro modello di «effetto urbano» del futuro, con le sue relazioni di produzione e le sue caratteristiche culturali nuove. Per questo esperimento fu scelto appunto San Andres.
Con un piano di semina di caffè fu creata una base di economia statale e una fonte di impiego permanente per i contadini della zona, specialmente per le donne. Con un'ampia operazione di aiuto ai piccoli agricoltori, sul piano economi[...]

[...] un mese dopo la nascita fino all'ultimo anno delle scuole medie, disporranno delle istituzioni scolastiche gratuite. Gratis riceveranno anche il cibo, i vestiti, le scarpe, l'assistenza medica. Nella trasformazione del rapporto città campagna. Castro vede dunque la possibilità di innestare direttamente la trasformazione dell'uomo, nella sua vita sociale. Per quanto diversa e più proletaria di quella di molti paesi europei, la società contadina cubana recava in sé accentuati motivi di individualismo piccolo borghese. Trasferiti ai margini delle grandi città coloniali e neocoloniali, questi contadini, si proletarizzavano, ma senza acquisire lo stimoloforza delle grandi concentrazioni operaie: restavano isolati nella lotta di ogni gruppo famigliare per il proprio sostentamento, quindi individualisti e fermni a una concezione statica e subalterna del proprio ruolo nella società.
Il rovesciamento di questa tendenza non può avvenire che contemporaneamente al rovesciamento della sistemazione del territorio. Separare i due momenti equivale[...]

[...]ruppo famigliare per il proprio sostentamento, quindi individualisti e fermni a una concezione statica e subalterna del proprio ruolo nella società.
Il rovesciamento di questa tendenza non può avvenire che contemporaneamente al rovesciamento della sistemazione del territorio. Separare i due momenti equivale a non realizzare né l'uno né l'altro compiutamente. Di qui l'idea, ora, di una «scuola integrale» — come viene chiamata la nuova scuola cubana: coscienza e tecnica: i due fondamenti del rinnovamento di una società nazionale incompiuta, nell'epoca del socialismo. L'importanza formativa della partecipazione al lavoro produttivo agricolo, del legame fra l'educazione e questo operare direttamente nel tessuto basico della società, è il modo come qui si vede l'unione sempre più stretta fra la teoria e la pratica. L'ottimismo sull'uomo è un'altra idea che viene inculcata nelle menti dei cubani con un quotidiano sforzo di propaganda: «I reazionari — dice Castro — sono quelli che non hanno fiducia nell'uomo e pen sano che l'essere umano sia ancora qualcosa di simile a una bestia, che si muove sola sotto la frusta, che sia capace di fare cose nobili, solo se è mosso da un interesse esclusivamente egoista. Il rivoluzionario ha un concetto molto più elevato dell'uomo, lo considera capace di forme superiori di vita...».
Quella notte, a San Andres, si vide uno spettacolo pieno d'immaginazione e fuori dell'ordinario, di sapore cubano e adeguato allo spirito della festa che si celebrava[...]

[...]n hanno fiducia nell'uomo e pen sano che l'essere umano sia ancora qualcosa di simile a una bestia, che si muove sola sotto la frusta, che sia capace di fare cose nobili, solo se è mosso da un interesse esclusivamente egoista. Il rivoluzionario ha un concetto molto più elevato dell'uomo, lo considera capace di forme superiori di vita...».
Quella notte, a San Andres, si vide uno spettacolo pieno d'immaginazione e fuori dell'ordinario, di sapore cubano e adeguato allo spirito della festa che si celebrava: la musica di Juan Bianco — da monte a monte — «tamburi, trombe e elementi elettronici, che venivano dal fondo delle rocce riuscì a creare in quattro minuti quel sentimento tra lo stupore e l'ammirazione che impone la montagna». Grazie alla televisione tutta l'isola stava a guardare, e più forte che mai si aveva la sensazione che gli uomini, facendo la rivoluzione «danno la scalata al cielo».
Saverio Tutino



da Saverio Tutino, Messa in vendita all'Avana. Un libro sugli insegnamenti della guerriglia castrista. Secondo l'autore, il francese Regis Debray, l'esperienza cubana (prima l'esercito partigiano, poi il partito, prima la montagna, poi la pianura) può essere ripetuta in altri paesi dell'America Latina. in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1967 - - marzo - 29

Brano: Messo in vendita all'Avana
Un libro sugli insegnamenti della guerriglia castrista
Secondo l'autore, il francese Regis Debray, l'esperienza cubana (prima l'esercito partigiano, poi il partito, prima la montagna, poi la pianura) può essere ripetuta in altri paesi dell'America Latina
Dal nostro corrispondente
L'AVANA, marzo.
Preceduto da una intensa pubblicità sulla stampa e alla radio, è uscito nelle librerie della capitale cubana ed è stato immediatamente esaurito un opuscolo del francese Regis Debray sugli insegnamenti della guerrìglia cubana. L'opuscolo è intitolato Rivoluzione nella rivoluzione e suggerisce contributi nuovi alla teoria della rivoluzione nell'America Latina. L'interesse con cui è stato accolto lascia prevedere che susciterà anche molte discussioni, tanto a Cuba quanto in tutta l'America Latina e in generale nel movimento operaio e comunista internazionale.
Regis Debray è già autore di due saggi sul «castrismo» e i problemi della rivoluzione nell'America Latina. La tesi che egli suggerisce con questo nuovo studio è che l'esperienza cubana, contrariamente a quanto generalmente sì afferma, possa essere ripetuta. Già altri scrittori avevano cercato di sostenere con più o meno fortuna questa tesi. Ma Debray lo fa in modo particolarmente originale, affermando che l'apporto nuovo e per tutti utile che la rivoluzione cubana ha dato al movimento rivoluzionario latinoamericano, consiste essenzialmente nel modo in cui è stata condotta la guerriglia: come fulcro dell'azione e sede unica della direzione politica e militare del movimento.
Trascurando volutamente tutta la preparazione del movimento delle masse che lo stesso Fidel Castro, in polemica attiva con i partiti tradizionali della borghesia cosidetta «nazionale» e del proletariato, aveva organizzato prima di salire armato sulla Sierra. Debray punta tutto il proprio sforzo di analisi sulla tecnica della guerriglia e sull'inversione, storicamente nuova, nella [...]

[...]ca della direzione politica e militare del movimento.
Trascurando volutamente tutta la preparazione del movimento delle masse che lo stesso Fidel Castro, in polemica attiva con i partiti tradizionali della borghesia cosidetta «nazionale» e del proletariato, aveva organizzato prima di salire armato sulla Sierra. Debray punta tutto il proprio sforzo di analisi sulla tecnica della guerriglia e sull'inversione, storicamente nuova, nella rivoluzione cubana, del rapporto tra l'esercito partigiano e il partito politico; prima lo esercito poi il partito, prima la montagna poi la pianura; per concludere che l'insegnamento di Cuba deve essere accolto come un apporto teorico nuovo nell'America Latina e quindi come un esempio da seguire, se si vuole che i movimenti guerriglieri non si riducano ad una semplice autodifesa più o meno passiva o a costituire solo un braccio armato dei partiti operanti, legalmente o meno, nelle città.
Nel libro che merita di essere analizzato e discusso più distesamente, anche per la sua non comune qualità letteraria, si trova tra l'altro un interessante accenno alla figura e alla sorte di Ernesto Che Guevara, l'exministro dell'Industria cubano, che fo uno dei più preziosi collaboratori di Fi[...]

[...] da seguire, se si vuole che i movimenti guerriglieri non si riducano ad una semplice autodifesa più o meno passiva o a costituire solo un braccio armato dei partiti operanti, legalmente o meno, nelle città.
Nel libro che merita di essere analizzato e discusso più distesamente, anche per la sua non comune qualità letteraria, si trova tra l'altro un interessante accenno alla figura e alla sorte di Ernesto Che Guevara, l'exministro dell'Industria cubano, che fo uno dei più preziosi collaboratori di Fidei Castro nella guerriglia. Si legge testualmente: «Quando ripreso il lavoro insurrezionale, ha tratto su di un piano internazionale le conseguenze di questa linea di azione impersonata dal dirigente della rivoluzione cubana Fidel Castro. Quando Che Guevara riapparà, non è azzardato affermare che starà alla testa di un movimento guerrigliero come capo politico e militare indiscusso».
Saverio Tutino



da Romano Ledda (a cura di), Dossier NATO in KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 5 - 9 - numero 19

Brano: [...] E' particolarmente importante provvedere affinchè tutti i posti importanti siano provvisti del personale necessario: un gruppo di lavoro della NATO sta studiando con attenzione questo vitale aspetto dei piani di emergenza ».
INVESTIMENTI AMERICANI IN EUROPA (tnmato,i a dollari)
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1957 1960
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1966
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1967
p. 18 Rinascita n. 19 maggio 1969 Dossier NATO
Crisi politica
delPAlleaiiza
La crisi di Cuba e l'aggressione al Vietnam fanno precipitare le tensioni all'interno dell'Alleanza. Quali basi reali può avere una politica che tenda soltanto a « modificare » il trattato atlantico? Il superamento dei blocchi è l'unica prospettiva di sviluppo autonomo dell'Italia e dell'Europa
Non può stupire, alla luce di quanto siamo sinora venuti esponendo, che la NATO sia stata colpita da una profonda crisi politica. Le sue cause sono varie. La sua vecchiaia in una situazione mondiale assai diversa, che ha visto scomparire la credibilità di un immaginario pericolo di un'aggressione sovietica all'occiden[...]

[...]Ma la sua radice principale è nella subalternità
e diseguaglianza in cui si
è trovata l'Europa rispetto agli Stati Uniti. L'urto e il uu.seaiso sono divenuti nnevitabili nel momento in cui la politica di Washington, lungi dall'esercitare una mediazione in nome degli interessi di tutto l'occidente capitalistico, si è rivelata pienamente come corrispondente a specifiche scelte dell'imperialismo USA, cercando di coinvolgervi l'Europa. La crisi di Cuba nel 1962, e soprattutto l'aggressione al Vietnam, furono i campanelli d'allarme di una situazione che era venuta già incancrenendosi fin dai primi anni di vita dell'Alleanza.
Gli interessi degli Stati Uniti coincidono sempre con quelli dei loro alleati europei? questo l'interrogativo che ha cominciato a dilagare in Europa, anche in settori non trascurabili della borghesia europea... Di qui una serie di spinte di varia natura e anche di segno opposto. Il ripiegamento nazionale gollista, espressione di un insorgente conflitto interirnperialista, oltre che di una diver nte veduta sui problemi m[...]


precedenti
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Cuba, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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