Brano: [...]ano le tavolette di Babilonia; l’altro, funereo, stretto alla vita e senza maniche, che rinchiude il primo.
Il pezzo più singolare di tutto il costume è, però, un rotolo di seta rigida, tessuta a grana grossa, di colore giallo scuro — una specie di papiro di antichi Egiziani — che si pone sul capo e si avvolge intorno al volto, sì che — come da una remota profondità — ne spuntano solo gli occhi, e il naso (1).
Malgrado l’insieme dei pezzi, così vario ed eterogeneo, la manifesta provenienza da così antiche civiltà, quel costume ha pure una
(1) Il prezzo medio dei singoli pezzi del costume è il seguente: sa vranella su sa ’ittu sa veste sa antalena sa ’ammisa su zippone sas palas su liunzu sa caretta su sacchittiddu s’aneddu issu lumene
sos butones
sa ’orona
sas iscarpas nieddas » » zelinas
gonna L. 2.000
primo grembiule » 10.000
secondo grembiule » 10.000
terzo grembiule » 15.000
la camicia » 2.000
primo giubbetto » 10.000
secondo giubbetto » 6.000
la benda » 15.000
zucchetto » 1.500
sottoveste » 1.500 Panello del nome (con iniziali)
gr. 50 d[...]
[...]a Antico Testamento: con peli bianchi che discendono da sopra gli occhi, dalle orecchie, dai baffi, in una barba morbida, fluente, ben disposta in pieghe ondulate, che scende sino a metà petto. Hanno in mano vincastri contorti, bastoni maestosi da pastori.
Un quadro di tremila anni fa!
Questo è l’aspetto che compare per primo, superficiale, al visitatore, ma, cominciando a conoscere, a penetrare nel paese, voi vi accorgerete che esso non è così esterno, non vi tradisce : esso è rivelatore, proietta un mondo locale.INCHIESTA SU ORGOSOLO
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Uno sguardo ad alcuni primi dati statistici sopra Orgosolo vi dà una fisionomia del paese che lascia trapelare certo, ma non certo intendere, quello che si nasconde nel fondo in quel mondo. Per conoscere Orgosolo bisogna conoscerà i suoi uomini, parlare con loro, comprenderli : essere amico dei cittadini di Orgosolo. Bisogna, soprattutto andare a cercarli mentre fanno i pastori in campagna, sapere le loro biografie, conoscere la storia antica e moderna del paese.
Per la scarsezza di fonti [...]
[...]dell’altopiano (quale sorpresa vi aspetta?).
A chi lo guardi la prima volta affacciandosi e quasi all’improvviso — l’altopiano si presenta sotto gli occhi come una catastrofica, una paurosa visione. È un mondo lunare, un mondo non umano.
Una lunga e stretta pianura, lunga circa 2030 km., colore di ossa, si stende sotto gli occhi con un paesaggio di asprezza, di drammaticità certo rara. Non vi è terra, probabilmente, che riesca a conservare così evidenti, così chiari, i segni della sua antica storia minerale, della sua millenaria vita geologica.
Certamente, come si è detto, in primo tempo era il fondo di un mare. Nel periodo cretaceo — quando nel mondo esistevano solo i rettili terrestri, acquatici, volanti, e non esisteva ancora il Continente — il mare, invadendo questa terra, ne aveva distrutto ogniINCHIESTA SU ORGOSOLO
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cresta, la aveva spianata. Restano i segni di alte rupi, superstiti, di antichi isolotti, come il colle tabulare o «tacco» di S. Giovanni, alto 1316 m. Ritiratosi lentamente nel Tirreno, il mare, poi, — agevolato da q[...]
[...] « Gorropu ».
Di tanto in tanto, in tutto il territorio, si aprono voragini circolari, imbutiformi, di piccola profondità, o tali che le pietre lanciate dai pastori non rispondono più con un tonfo di caduta — per esempio « su disterru ». Cadaveri di pastori assassinati si trovano in queste buche e qualcuna prende nome da loro, come, per esempio quella « Matteo Grua », ucciso nel 1917.
Sono le « nurre », le misteriose cavità del Supramonte, così antiche che sembrano nella denominazione ricordare i Nuragici, i primi abitatori della Sardegna.
Non vi è dubbio che si tratta di un paesaggio tipico del calcareo: di un carso.16
FRANCO CAGNETTA
Il carbonato di calcio, di cui è costituito il terreno, alla caduta delle pioggie, al contatto con l’anidride carbonica che vi è contenuta, si scioglie, si fora in tutte quelle crepe, quelle voragini, in un processo che è in corso dalle origini, da 100 milioni di anni.
Tutto il sottosuolo deve essere forato in un sistema di ranali, di fiumi sotterranei, di grotte naturali. Si conosce il f[...]
[...]osa esplorazione e una indagine accurata potrebbero ricostruire la idrografia sotterranea del Supramonte.
Una prova dell’esistenza dell’acqua nel sottosuolo — che stagna e corre come in un grande serbatoio — è data anche dalla esistenza di qualche sorgente tutt’intorno alla fascia esterna del monte, dove la copertura calcarea è stata forata.
Tutto l’altopiano, invece, in superficie, non ha una sola goccia di acqua.
I raggi del sole sono così roventi che quasi tutta la terra bolle sotto i piedi; di tanto in tanto, dilatandosi, produce crepitìi.
Quasi ogni giorno, all’improvviso, si levano venti di tramontana, quasi gelidi anche in stagioni soffocanti, e sì veloci — a 100 e più km. orari — che la stessa faccia del viandante vi viene deformata. Con il trasporto di polveri, di detriti di pietre, spazzando il suolo, questi venti hanno levigato, lisciato il pavimento in grandi lastre bianche, fino a farle luccicare.
II clima è arido, tipicamente desertico, con gran calori diINCHIESTA SU ORGOSOLO
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giorno e freddi intensi [...]
[...]o pianeta.
In esso vive il pastore di Orgosolo, il pastore medio, il pastore giovane: il pastore del 1954.
Quando inoltrandomi nel bosco avevo cercato — e quasi con disperazione — i primi segni, il primo volto di un uomo, mi ero trovato di fronte a indizi di una estrema, incredibile primitività.
Di tanto in tanto si trovavano piccole conche naturali, dovute all’erosione, coperte da una pietra : erano il solo segno umano, dei pastori che così conservano l’acqua delle pioggie dalla 'evaporazione solare, « sos presetos ». Bisogna sdraiarsi per terra, succhiare come le bestie.
Di tanto in tanto, nel bosco, vi erano mucchi di pietre rudimentali, per indicare la via, ad uso dei pastori.
Si sentiva lontano lo scampanio delle capre, delle pecore; ma non si vedeva un solo uomo.
Solo verso il centro, dopo 3 o 4 ore di cammino, avevo trovato le prime traccie di abitazioni, il primo segno vivo dei pastori.
Sono capanne di rami di quercia, secchi, bianchi, ammucchiati a cono — « sos pinnettos » — in forma simile a quella dei tucul[...]
[...]vo : vi erano pietre e tronchi tagliati per sedili, una caldaia, a terra, pelli di pecora per letto, e mazze, e borse di pecora alle pareti.
Mi mettevano davanti tutto quello che avevano, in recipienti di sughero: pane; latte cagliato, formaggio di pecora; una borraccia di vino.
— Mangiate! — gridava uno minacciandomi con il coltello.20
FRANCO CAGNETTA
— Bevete! Mangiate! — gridavano tutti e mi riempivano le mani.
Dovevano essere così gli ospiti dell’antico mondo, così dissimili dai molli, corrotti Trimalcioni dei nostri tempi. Si è perso ovunque, se non in queste regioni, quel rapporto di banchetto di tribù in cui l’ospitante gode, tripudia nel veder mangiare il suo ospitato, si sazia con la sua fame poiché, una volta entrato in qualche modo nella tribù, lui e l’altro sono ormai come una unità comune, quasi un solo corpo.
— Quanto tempo restate al Supramonte?
— Sei, sette mesi. Da giugno a novembre.
— E l’inverno?
— Non si può stare. Ci stanno solo i disperati. Quelli che non trovano pascolo.
Vivevano in questo paese in condizioni più dure, [...]
[...]nimento per le pecore (collari, campane, funi ecc.); le spese personali e famigliari di vitto, vestimento, medicine ecc. Erano bilanci poveri, incredibilmente poveri. Si aggiravano su una spesa giornaliera massima di 100200 lire per persona. Le entrate erano sempre incerte per l’andamento delle stagioni, per gli smarrimenti, gli azzoppamenti, la moria delle pecore; per il furto subito ad opera di volpi e di pastori. Per i più fortunati, dopo una così terribile vita di stenti, le entrate riuscivano a chiudersi a paro con le uscite; per i più ogni anno finiva con 50100 mila lire di deficit, con la vendita del gregge, per parte o per intero, con il sequestro delle bestie, dei mobili, della casa.
Erano costretti così, di tanto in tanto, a rubare qualche pecora per mangiarla, a rubare a loro simili, a poveri pastori. Era il prodotto della loro spietata situazione, del mondo del povero pastore.
Alcuni d’essi, per vivere, facevano malazioni abituali : i più do tati cercavano tra i più miseri, tra i disperati; li fornivnao di vitto, di vino, di armi e, quasi sempre, li mandavano a rubare le pecore tra gli altrui greggi. Qualche volta li dirigevano di persona, molte volte li mandavano soli di fronte alla vendetta dei derubati, all’arresto,. alla morte. Lottavano tra di loro, qualche volta si facevano bandit[...]
[...]gulato, e si getta in « sa forma » (== una forma di legno di perastro a scodella tonda, forata nella base). Questa si poggia su « sa ’annitta » (= due assi di legno tenute sospese) e si lascia che « su soru » (= il siero) sgoccioli, in altro recipiente. Per fare prima, e meglio, si comprime il quagliato nella forma con « sa scrimatrice » (= una tavoletta piatta di legno). Divenuta consistente come una pasta, questa si rivolta dall’altra parte, e così più volte, perché assuma da ambo i lati forma tonda. Quando la pasta ha la consistenza voluta — che si saggia con un dito — si toglie dalla forma e si lascia a riposare 1012 ore su una tavola. Si affonda infine in « sa tina » (una mastella) con « sa salamuja » (= acqua satura di sale), e si lascia riposare ancora 24 ore. Il formaggio « fiore » è fatto. Se si vuole preservare la pasta da agenti esterni si cosparge di siero e si liscia con le mani.
Il formaggio si consuma fresco, a « ’asu mustiu » — l’antico «casus musteus» citato da Plinio — o si lascia in casa a stagionare, su assi esposte[...]
[...] (il « fodiolu » latino). Molte volte accade, nelle annate « de fatigu » (— cattive) che bisogna uccidere tutti gli agnelli, perché poppando e facendo deperire le madri, non le uccidano. Si passa ad « incurare », a squartare cioè la pelle della pancia lungo una linea verticale sì che, affondando la mano, la pelle si possa asportare. Un altro modo di asportare la pelle è « a su buffare », cioè facendo un foro in una gamba dell’animale e soffiando così forte che tutta la pelle si sollevi.
Lavoro del pastore è anche quello di far da rudimentale veterinario. Ed al vero veterinario quasi mai si ricorre. Pratiche mediche empiriche si alternano a pratiche di magia, a « presuras » o formule. Le pecore in Orgosolo hanno, generalmente, queste malattie :
sa prummonita = la polmonite
sa gaddinosa = il capogiro per verme nel cervello
su aflenau = malattia del polmone con essudato
sas ranas o male dissu
i ’adu o dessa figu = malattia del fegato
su eie arterau = il fiele alterato
sa ùria ’e sambene = malattia del sangue
sa isc[...]
[...]ni tra quasi tutti i popoli Indoeuropei e Semiticamiti; si può ritrovare oggi, con forme quasi lineari, solo nelle zone montuose più isolate e ad economia unilateralmente pastorizia della Russia (Ciukci, Tungusi, Samojedi, Tartari, Mongoli, Calmucchi, Ostiachi, Kirghisi), della Turchia, della penisola balcanica (Slavi zadruga, Albanesi) e, parzialmente, della Spagna.
Lo studio della organizzazione particolare che ha la famiglia in Orgosolo (e così, seppure con forme più contaminate, in quasi tutti i paesi della Barbagia), costituisce la chiave di volta per una larga comprensione di quasi tutta la locale società. Questa, infatti, si può dire che, per quella propria organizzazione, sia arrestata, o quasi, soltanto alla famiglia: le forme sociali più sviluppate e superiori, che costituiscono invece la nostra società, lo Stato, sono quasi estranee o, solo adesso, iniziano ad intaccarla.
In tutte le terre in cui il suolo si sfrutta in modo primitivo,30
FRANCO CAGNETTA
solo a pascolo (come è il caso di Orgosolo e dei popoli su cita[...]
[...]onni, e subordinati. La subordinazione dei nipoti è per il nonno, per il padre, per gli zii in ordine di età, per la madre, per i fratelli e cugini in ordine di età. Non risulta subordinazione propria, se non di rispetto, per la nonna, le zie, le sorelle, le cugine. La subordinazione delle nipoti è per il nonno, per il padre, per gli zii, fratelli e cugini in ordine d’età; per la madre, per le zie, sorelle e cugine in ordine di età.
Si viene, così, a costituire un grosso gruppo famigliare che va da 1030 individui, in media, a più di 100, che abitano una stessa casa o case attigue (ove possibile), con alla sommità il padre più anziano è (( su mannu » (= il patriarca), subordinatamente il primogenito o, se è celibe o senza figli, il padre più anziano tra i suoi52
FRANCO CAGNETTA
fratelli. Si tenga presente che il criterio di età ha valore unitamente a quello di capacità nel lavoro di pastore. Il vecchio orgolese impossibilitato per età a lavorare perde automaticamente l’autorità di « mannu ». Ma, in generale, egli rimane valido si[...]
[...]avorato.
La coabitazione di uomini e di donne nella casa, ciò che in modo completo avviene raramente — se si considera la necessità degli uomini di stare nelle campagne, di migrare — si manifesta altrettanto in carattere collettivo (famigliare) e gerarchico (patriarcale). Non vi è divisione vera e propria di uomini e di donne in due parti ma una tendenza accentuata. Il padre più anziano, <( su mannu », dorme nel letto con la propria moglie, e così fanno abitualmente tutti i figli più anziani sposati; i giovani dormono abitualmente per terra, su una stuoia, in cucina; le donne giovani in una stanza con un letto per una, se possibile, o uno per più.
Anche i pasti — quando la famiglia è riunita — avvengono in modo collettivo e patriarcale. Al centro della cucina si mette in generale in terra una tavola quadrata bassissima, quasi a fior di terra con una sola scodella e tutti mangiano secondo la gerarchia incominciando dal padre più anziano — ma anche secondo la gerarchia dell’appetito — attingendo con le mani, il coltello o le posate. I[...]
[...] pomodoro — ima minestra tipica di tutta la Barbagia — chili di pasta, un po’ di pecora bollita (se c’è) e formaggio pecorino. Uno straordinario modo di cuocere la carne, che non è solo di Orgosolo ma di tutta la Barbagia, consiste, in campagna, nel cuocere una intera pecora in ima buca di terra riempita di brace e ricoperta di frasche e ancora terra, a fior di suolo. È questo un modo che deriva quasi sempre dall’essere stata la pecora rubata e, così messa a cuocere, l’eventuale suo proprietario non si accorge neppure del banchetto che si sta per fare alle sue spalle. In Orgosolo si fa abbastanzaINCHIESTA SU ORGOSOLO
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uso di vino forte, di tipo « canonau » e di un caffè eccellentissimo ed offerto in ogni casa, tostato a perfezione. Si fanno di tanto in tanto, nelle feste, banchetti formidabili con interi agnelli e capretti bolliti od arrostiti, con « sa ’orda » (intestini di pecora arrestiti), con damigiane di vino, birra e in un’atmosfera da fastosi e grandi banchetti deH’antichità.
Ma è soprattutto nella educazione dei propr[...]
[...]e, delle terre, dei denari loro rubati o sottratti con inganno dai ricchi; cova il ricordo delle umiliazioni, delle sofferenze, dei lutti subiti in passato; cova il presente di una vita tristissima e grama che debbono sopportare. Di tanto in tanto, e molto spesso, essi si ricordano di essere sensibili, ostili, ribelli a una ingiustizia immeritata, a una crudele sopraffazione.
La lotta contro il ricco e l’uomo di migliore condizione si svolge, così, in modo aperto o nascosto, con il furto di pecore, con gli sgarrettamenti, con il furto nelle campagne, con la loro devastazione, con il ricatto, con il sequestro, con l’omicidio.
Assai di recente, dall’ultimo dopoguerra, tutta la lotta tra le due classi è andata assumendo in Orgosolo anche un aspetto più moderno, che la mitiga e la nobilita (come vedremo) : una lotta culturale e politica; ma, in generale, si deve ritenere che essa si svolge quasi tutta, ancora, con i metodi primitivi o « barbari » che sono propri della struttura e tradizione locale.
Parrebbe, a questo punto, che l’esi[...]
[...] qualche vecchio orgolese era la « lotta » tra l’uomo e l’avvoltoio : non l'uccisione di un ani
(5) « Il guaio è che non conosciamo il significato delle radici palcosarde se non in rarissimi casi, cioè quando esistono appellativi analoghi. Un tale caso è quello di Orgòsa, che proprio a Orgosolo si usa, come potetti verificare sul posto, per designare un terreno umido: l’uscita osa appare in numerosi toponimi (Ollosa, Malosa, Pesurtosa ecc.).
Così pare che orgosa sia un derivato da org(a), ad ogni modo, siccome il significato di orgosa è accertato, abbiamo il diritto di credere che il nome del paese Orgosolo sia in diretta dipendenza da orgosa, e così lo saranno altri toponimi simili disseminati nel cuore dell’isola. Proprio vicino ad Orgosolo vi è Badu Orghe, dunque un « guado » (teireno acquitrinoso); e una regione chiamata Orgolasi.
Certo non possiamo sapere se tutti questi nomi risalgono alla radice org di orgosa : per quelli cominciati con orgos lo riteniamo sicuro.
Il basco e il berbero non sembrano offrire nessun tipo affine; ma il greco antico (attico) ha 5pya « terra umida, grassa e fertile ».
La somiglianza di forma e di significato fra il vocabolo greco e il vocabolo sardo può essere un puro gioco del caso, ma ove il vo[...]
[...]la criniera tra uno svolazzo
(6) Francesco Cetti, Gli uccelli di Sardegna. Presso Giuseppe Piattoli. Sassari. MDCCLXXVI, p. 23.
IINCHIESTA SU ORGOSOLO
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di pelli o di lucenti panni, tra balzi, dirupi, precipizi. I primi cavalieri di Sardegna.
L’amore quasi incredibile che l’orgolese porta per le armi, qualsiasi genere di armi, può essere un segno, ancora, della origine antichissima e lunghissima, da un popolo in eminenza di bellicosi cacciatori. Imbracciando il fucile oggi, come ieri la clava e l’arco con le frecce; l’orgolese sembra nato in quella positura.
I migliori tiratori sardi — e ne fa fede la tradizione dei banditi
— discendono da Orgosolo.
Un altro elemento che potrebbe denunciare l’origine orgolese dai «cacciatori» è la generale crudeltà che essi dimostrano contro gli animali o gli uomini che lottano. Ho assistito, per esempio, all’uccisione di una pecora, ed ho avuta la netta impressione che il colpo inferto per la morte non è certo quello del pastore, dell’ex padrone della bestia, ma, piuttosto, quel[...]
[...]i, discende il carattere alquanto sanguinario, l’abitudine frequente al sangue.
Poiché il ciclo culturale dei « cacciatori » si accompagna sempre, o quasi sempre, con una attività specifica di « raccoglitori » vale qui citare un importante ed ancor esistente istituto che ha una forte sopravvivenza in Orgosolo (già diffuso in tutta la Sardegna) che è, esattamente, quello dell’« Ademprivio ».
L’« Ademprivio », il quale è un uso civico locale così diffuso e tenace che dai tempi della legislazione aragonese (1325) sino alle leggi italiane di abolizione (186577) era stato codificato come « diritto », è l’abitudine di tutto il paese di riunirsi per andare nei boschi, gratuitamente e senza ostacolo (ora soltanto per uno o due48
FRANCO CAGNETTA
periodi dell’anno) a fare legna, pietre, ghiande ed altri frutti che si trovino. L’ademprivio come « diritto » è rimasto sino ad oggi solo in Orgosolo.
In esso è da individuarsi il più antico e primitivo istituto agrario locale e, tenuto conto lo scarso sviluppo che sino ai nostri giorni ha[...]
[...] di divampare ed incendiare in tutto il paese come legge generale interna della società. Diviene allora « disamistade » (inimicizia).
Una osservazione attenta ed analitica dei modi propri, passati e presenti, della « vendetta » in Orgosolo ci permette da un lato di ricavare preziosi elementi che comprovano l’esistenza di una mentalità o cultura (di un’« anima ») primitiva, per dirla con Levi Bruhl; e, dall’altro, di individuare in essa un uso così largo, che si è venuto a profilare con un vero e proprio « codice » o « diritto consuetudinario » locale ed una vera e propria prassi giuridica o « procedura consuetudinaria » locale.
È interessante notare per la datazione dell’istituto della « vendetta » in Orgosolo che esso si può far risalire con la massima certezza a tempi primitivi, poiché nelle forme proprie che ha oggi nel paese si possono ritrovare usi e consuetudini di giure che risultano incorporati e codificati nella prima raccolta di leggi sarde, la « Carta de Logu » di Eleonora Giudichessa di Arborea (XIV secolo) — il più anti[...]
[...]e ci permette di far luce sulla storia popolare sarda dell’alto medioevo (78).
Ho domandato, innanzitutto, a diecine e diecine di orgolesi quale credono che possa essere la ragione che rende necessario lo esercizio della « vendetta » nel paese. Quasi tutti mi hanno risposto che questa è « sa justissia » (la giustizia) — non la « sola », aggiungeva qualcuno, ma quella « vera » —; e « su conno tu » (la tradizione, il fatto che si è sempre fatto così). Nel corso di queste domande mi è occorso di ritrovare anche alcune altre spiegazioni più specificamente culturali, che si possono inquadrare in un ciclo di mentalità o cultura precedente, propriamente « primitiva », perché legata a un mondo magico; e in un ciclo più moderno che generalmente si può dire risalente al mondo ideologico medioevale.
Giovanni Antonio e Francesco Succu, tra i più notorii esecu
(78) La sua edizione critica è: Carta de Logu de Arborea. Testo con prefazioni illustrative, a cura di E. Besta, nella rivista: Studi sassaresi pubblicati per cura di alcuni professori de[...]
[...] sentenza viene emessa dall’individuo maggiormente colpito o dal membro più autorevole del consesso con il consenso di tutti gli altri.
Indicherò qui, dapprima, quel tipo di sentenza che si chiude sempre con la decisione di uno spargimento di sangue. Per i reati minori viene di solito stabilito che si cominci con mio spargimento di sangue animale, sgozzamento di pecore o sgarrettamento più abitualmente (e cioè taglio dei tendini di una gamba, così che l’animale diventi inservibile). Per i reati più gravi — e sempre per l’omicidio — viene abitualmente comminata sentenza capitale.
L’imputato non viene ammesso al giudizio e, tenuto all’oscuro, non gli si dà la possibilità di difendersi, adducendo prove, testimoni e avvocati rudimentali.
Esiste però in Orgosolo una sorta di « citazione » che consiste in alcuni segni simbolici premonitori, legati in generale a una simbologia di sangue, come lo sgozzamento o lo sgarrettamento di una pecora davanti alla casa od all’ovile di chi ha offeso, la deposizione, quivi, di qualche palla di fucil[...]
[...]ssibilità di difendersi, adducendo prove, testimoni e avvocati rudimentali.
Esiste però in Orgosolo una sorta di « citazione » che consiste in alcuni segni simbolici premonitori, legati in generale a una simbologia di sangue, come lo sgozzamento o lo sgarrettamento di una pecora davanti alla casa od all’ovile di chi ha offeso, la deposizione, quivi, di qualche palla di fucile o altro oggetto mortale, qualche croce di asfodelo, bandiere nere e così via.
A termine del giudizio interviene la designazione dell’« esecutore ». L’esecuzione è delegata generalmente tra gli stessi giudicanti all’individuo più colpito o al più importante o capace del consesso. Raramente si ricorre, malgrado si dica il contrario, a un esecutore professionale o a un sicario che è in generale un bandito. L’esecutore non è mai delegato da solo ma con esecutori supplementari i quali, per le ragioni tecniche dell’omicidio, sono necessari, in generale, come guardia del corpo, pali, protettori.
È di straordinario interesse rilevare che l’esecuzione della sentenza [...]
[...]olo ma con esecutori supplementari i quali, per le ragioni tecniche dell’omicidio, sono necessari, in generale, come guardia del corpo, pali, protettori.
È di straordinario interesse rilevare che l’esecuzione della sentenza viene delegata non ad un solo individuo ma sempre aINCHIESTA SU ORGOSOLO
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più di uno poiché l’antico diritto sardo, abitualmente, non conosce altra forma. L’uso locale dell’esercizio collettivo della giustizia era così invalso ed è ancor oggi così radicato che tutti i governi, da quello spagnolo a quello italiano, lo hanno dovuto elevare in Sardegna a proprio istituto. Nel periodo di dominio spagnolo e piemontese l’istituto locale era l’« incarriga » e cioè l’imposizione ai maggiorenti di un paese di ricercare, catturare od uccidere il responsabile di un reato grave, pena, nell’insuccesso, una punizione collettiva, generalmente una multa. Era indispensabile poiché la forza pubblica statale poteva considerarsi ;— come oggi — impotente a tenervi la giustizia, poiché estranea e nemica di queste popolazioni. In tutto il periodo del dominio[...]
[...]ente tranquillo e non è per timore di rappresaglie e tanto meno per « omertà » (che è un termine esterno) che cadeINCHIESTA. SU ORGOSOLO
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nel silenzio anche l’eco dei misfatti. È piuttosto, e solamente, l’antichissima « legge » di Orgosolo.
Il vecchio principio primitivo che la vendetta è inestinguibile (quello appunto che conduce all’assassinio) è però attenuato anche in Orgosolo da qualche principio che la considera estinguibile (e così conduce a punizioni « minori »).
In generale si possono dire aumentate le vendette « minori » o
lo spargimento di sangue « secondario » che si ha con lo sgozzamento e sgarrettamento di pecore. Questo reato, che non ha pari in tutta Italia per estensione, è un vero flagello della economia orgolese, come ieri lo era, e forse ancor oggi, di tutta la Sardegna : patrimoni ingenti vanno distrutti. L’intensità del fenomeno è tale che ogni mattino, come mi scrivono da Orgosolo, esiste un vero e proprio « bollettino informativo ».
Anche le soluzioni della « vendetta » con una « pacificazione [...]
[...]scolo o di seminato da parte di una pecora
o di un gregge. Il danneggiato ha il diritto di fare immediatamente l’esecuzione della bestia, o di più bestie, consegnandone il cadavere,
o i cadaveri, al loro proprietario. È dato ritrovare in questo modo un antico principio di riscatto sacrificale, di « simbolica » vendetta,60
FRANCO CAGNETTA
che nel medioevo, per es. si può ricollegare ai processi contro gli animali. L’uso di questo era così vasto e diffuso che la « Carta de Logu » e la legislazione spagnola lo stabiliscono come istituto che prende il nome di « maquizia ».
Ma ancor più che nell’« abbonamento » il principio della conciliazione o della « vendetta simbolica » ha la sua manifestazione più importante in Orgosolo nelle « paghes » (paci) che di tanto in tanto si realizzano.
Ogni volta che si sia verificato un eccesso di delitti (omicidi, ecatombi di bestiame ecc.) rovinoso per le famiglie e le proprietà di ambo i gruppi in contesa si può addivenire, in generale tramite «pacificatori» (che sono sempre uomini del pa[...]
[...]senta il carattere di riscatto simbolico del sangue versato nel precedente omicidio.
Un altro elemento arcaico di analoga compensazione è il versamento del sangue di pecore e di capre, uccise davanti a tutti nei banchetti che si tengono sempre in Orgosolo in occasione di « paghes ». Anche qui lo spargimento di sangue animale ha il valore di riscatto simbolico del sangue versato in tutte le precedenti vendette.
L’istituto della «vendetta» è così diffuso nel paese di Orgosolo che si può ritenere, a mio parere, inestinguibile, almeno finoINCHIESTA SU ORGOSOLO
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a che non saran modificati la struttura più profonda dell’economia del paese ed i più profondi rapporti sociali di struttura delle « grandi famiglie ».
Il continuo alimento alla vendetta viene dato ora (e, naturalmente, anche in passato) oltre che dalla lotta tra le grandi famiglie, dalla lotta sociale tra le due classi, tra i ricchi e i poveri. Questa si articola così largamente nella « vendetta » che si deve cercare in essa, di volta in volta, lo sviluppo proprio e [...]
[...]enere, a mio parere, inestinguibile, almeno finoINCHIESTA SU ORGOSOLO
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a che non saran modificati la struttura più profonda dell’economia del paese ed i più profondi rapporti sociali di struttura delle « grandi famiglie ».
Il continuo alimento alla vendetta viene dato ora (e, naturalmente, anche in passato) oltre che dalla lotta tra le grandi famiglie, dalla lotta sociale tra le due classi, tra i ricchi e i poveri. Questa si articola così largamente nella « vendetta » che si deve cercare in essa, di volta in volta, lo sviluppo proprio e locale di una primitiva lotta di classe.
L’istituto della « vendetta » contribuisce così grandemente alla formazione della mentalità e del carattere degli orgolesi che, per il suo esercizio millenario, si può dire che, quanto nessun altro in Italia, questi possono considerarsi un antico popolo guerriero che, per concorrenza di economia e di cultura, è riuscito a sopravvivere sino ai nostri giorni.
Ma per porre in evidenza questo carattere « guerriero » (che è un aspetto generale della discendenza dai «cacciatori e raccoglitori») bisogna indubbiamente studiare l’altro istituto, a questo fine più interessante: la «bardana».
L’istituto della « bardana » o razzia è un istituto [...]
[...]o, Livio, Floro. Varrone, Cicerone, Tacito, Procopio, Giustiniano e qualche iscrizione epigrafica ci parlano di popolazioni di instancabili predoni, combattuti continuamente ma irriducibili, contro i quali non si era potuto fare altro che limitarli con ima cintura militare nel loro territorio, dando a questo il nome di Barbaria, terra non romana. Non diverse sono le notizie medioevali da papa Gregorio I ai documenti del « Codice diplomatico », e così per l’epoca moderna in raccolte di leggi, documenti di polizia, libri di viaggiatori ecc.
In tutto il mondo sono conosciuti popoli consimili come, per es., nell’antichità i Germani i Celti, i Baleari, i Pannoni, gli Sciti i Parti ecc.; nell’epoca medioevale gli Unni, i Vandali ecc.; nella epoca contemporanea i Berberi, i Beduini, gli Arabi ecc.; ma l’esistenza ancor oggi di popoli predoni nel territorio italiano è una sorpresa per la maggior parte degli italiani.
E, in verità, l’attività dei predoni di Barbagia (limitata oggi soprattutto al paese di Orgosolo) costituisce per le popolazi[...]
[...]il bottino va al promotore o ai promotori con percentuale al delegato o ai delegati e, qualche volta, con un premio a tutti gli arruolati, uguale o proporzionale alla parte avuta.
L’organizzazione di rapine da parte di «ricchi» è la «bardana» abituale: si può dire che la «bardana» è la via maestra della formazione della proprietà.
Questo fatto è stato più volte documentato.
I proprietari di Oliena, paese confinante con Orgosolo, il 1870 così scrivevano in petizione al Parlamento : « i delinquenti sono tra le persone tenute per buone e per condotta e per posizione sociale... meriterebbe la sua seria attenzione il sapere che questi individui così riuniti ad hoc non sono banditi né persone miserabili, ma tra i più influenti e superiori ad ogni sospetto (9) ». Il Procuratore del Re, a Nuoro, Sisini, il 1899 così scriveva nella relazione riassuntiva dell’anno giudiziario: « Gran parte dei delitti è opera di persone che non basiscono nella miseria, sibbene di gente più o meno abbiente. Solo il povero ed il pezzente spesse volte cala nella rete della giustizia e ne riporta la meritata pena, ma i grossi delinquenti che hanno agio e modo riescono ad eluderla. I furti più grossi si commettono col concorso di molti, e quelli che ne sono la mente e l’anima trovano il modo di mostrarsi al pubblico al momento che il reato viene consumato.... Il numero stragrande dei furti non potrebbe avere luogo senza l’aiuto[...]
[...]he il reato viene consumato.... Il numero stragrande dei furti non potrebbe avere luogo senza l’aiuto di coloro che con biechi fini vogliono arricchirsi senza badare ai mezzi, e costoro non li troviamo tra i poveri, ma sibbene tra coloro che del furto non hanno bisogno per vivere, tra gli agiati» (10). Il colonnello On. PaisSerra il 1896 nella inchiesta parlamentare da lui condotta sulle condizioni della p. s. in Sardegna per incarico di Crispi, così scriveva: «Non è raro il caso che partecipino a rapine agiati pastori, e spesso ve ne ha di coloro che seguitano i loro affari, resi più prosperi dal bottino ricavato in siffatte
(9) Avv. G. M. LeiSpano, Presidente dell’Associazione Economica Sarda. La questione sarda. Con dati originali e prefazione di Luigi Einaudi. Bocca, Torino, 1922, pp. 112.
(10) Egidio Castiglia, Undici anni nella zona delinquente. Dessi, Sassari, 1899, pp. 8284.INCHIESTA SU ORGOSOLO
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imprese; e se non se ne vantano non se ne sentono però né rimorso né vergogna, come se si trattasse di agiatezza acquista[...]
[...]gimento di civiltà superiori (si pensi al lamento funebre in Grecia, in Roma e in Israele) e che solo per entro la civiltà cristiana è stato oggetto di una lotta decisiva, protrattasi per venti secoli. Appena alcuni secoli fa il lamento funebre era diffuso tra le plebi rustiche di tutto il continente europeo, e le nazioni e le regioni che prima l’hanno perduto sono quelle che prima hanno fatto il loro ingresso nella moderna civiltà industriale : così l’Inghilterra e la Germania occidentale fin dal 1600, più tardi l’Irlanda che arriva sino alle soglie dell’800 ; la Francia sembra averlo perduto nelle regioni più arretrate durante il secolo scorso, e così pure l’Italia settentrionale e centrale; il lamento persiste ancora nelle cosiddette aree depresse, cioè in quelle che non sono pie72
FRANCO CAGNETTA
namente entrate nel processo di industrializzazione, come l’Europa balcanica e danubiana, qualche zona della Spagna, e — per l’Italia
— la Puglia, la Lucania, la Calabria, qualche settore anche abbastanza a nord della catena appenninica (come la Sabina) e, infine, la Sardegna. Nella sua forma generale il lamento funebre è un sistema organico tradizionale e rituale di espressioni foniche (verbali e musicali) e mimiche, sistema che si inserisce nel cerimoniale funerario in momenti critici particolari, e che per il [...]
[...]i provocano a urli, a omei, a singhiozzi gemebondi e soffocati, si dissipano in larghissimo compianto. Altre si abbandonano sulla bara, altre si gittano ginocchioni, altre si stramazzan per terra, si rotolan sul pavimento, si spargon di polvere; altre per sommo dolor disperate, serran le pugna, strabuzzan gli occhi, stridon i denti, e con faccia oltracotata sembran minacciare il cielo stesso. Poscia di tanto inordinato corrotto, le dolenti donne così sconfitte, livide e arruffate, qua e là per la stanza sedute in terra e sulle calcagna si riducon a un tratto in un profondo silenzio. Tacite, sospirose, chiuse dai raccolti mantelli, con le mani congiunte e con le dita conserte mettono il viso in seno e contemplano con gli occhi fissi nel cataletto. In quello stante, una infra loro quasi tocca ed accesa da un improvviso spirito prepotente, balza in pie’, si riscuote tutta nella persona, s’anima, si ravvisa, le s’imporpora il viso, le scintilla lo sguardo, e, voltasi ratta al defunto, un presentaneo cantico intuona. E in prima tesse onorato e[...]
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escludere. Il loro modo di esecuzione è un declamato sillabico libero ed asimmetrico.
È molto interessante il fatto che alcune donne si trascrivono in un quadernetto i lamenti che hanno occasione di ascoltare: questo quadernetto, gelosamente conservato, è utilizzato poi dalle donne pei attingere alla prima occasione il lamento da recitare, adattandolo con opportune modificazioni in analoghe situazioni (figlia al padre, moglie al marito, e così via). Così, p. es., tutti i lamenti della famosa lamentatrice Bannedda Corraine furono a suo tempo raccolti dalle nipoti Pauledda e Pippina. Gli uomini non partecipano al lamento,* anzi esistono forme parodistiche maschili del lamento femminile. In sostanza il cordoglio comporta una sorta di divisione dei compiti: le donne eseguono il cordoglio attraverso T attitu che in Orgosolo è molto spesso legato alla esortazione alla vendetta; gli uomini eseguono la vendetta che fa parte integrante del cordoglio ed è il modo maschile di esprimerlo. Un esempio caratteristico di attitu di vendetta può essere il segu[...]
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Si ischiada su dolore pranghiada su Rettore si su dolore ischiada su Rettore pranghiada.
(Se provasse dolore attiterebbe il parroco, se il dolore provasse, il parroco attiterebbe).
Il testo impiega il verbo pranghere per atti tare : prova evidente che nella coscienza comune non si fa nessuna differenza fra il cordoglio in generale e quella forma rituale di cordoglio che é il lamento.
Una seconda manifestazione di estremo interesse e così diffusa da costituire la forma tipica ed il principale mezzo di formazione e di colloquio culturale tra gli orgolesi, è costituita dalla produzione di poesie cantate, « poesia sarda » o « su tenore » nel quale è rintracciabile il carattere arcaico e classico di identità tra parole e suoni di tutta la poesia e musica propriamente popolare.
Nel corso della mia inchiesta ho avuto modo di effettuare numerose registrazioni di questa forma su apparecchio a nastro magnetico, integrate da piccole riprese cinematografiche. I testi e le notizie da me raccolte sono state qui cortesemente elaborati da[...]
[...]o e libero; nella seconda, invece, le tre voci entrano con un ritmo marcato, preciso e regolare (in genere prevale il ritmo ternario). Le tre voci non ripetono alcuna parola del testo esposto dalla voce solista, ma fondono il loro blocco ritmico sulla scansione di alcune sillabe tradizionali : Barillà, Bimbarà, Bimborò; ecc. Conclusosi questo inciso ritmico la voce solista riprende il canto, per essere poi nuovamente interrotta dalle tre voci, e così via di seguito. Questo insieme di voci rintracciabile anche in qualche altra zona musicale italiana si differenzia però essenzialmente da queste, soprattutto nella impostazione della voce bassa, la quale ha caratteri analoghi nella musica primitiva di Oceania e di Africa. Nel centro di quest’ultimo continente si possono infatti trovare forme ed esecuzioni affini a Su tenore. Non si può dimenticare, inoltre, che ad Orgosolo questi canti servivano quale eccitazione ed incitamento alla « bardana », come tuttora, servono larINCHIESTA SU ORGOSOLO
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gamente a popolazioni dell’Africa per int[...]
[...]d un ritmo di quarta —t — j. E il ritmo è sottolineato,
molto spesso, dal battito sincrono dei piedi, interrotto da grida, fischi, interiezioni. L’unione di poesia, musica e danza risale alle più antiche manifestazioni culturali che si conoscano, diffuso tra tutti
i popoli primitivi e, altrettanto, dell’antichità. Il ballo dell’antica Grecia, per es., non doveva essere dissimile come ci testimonia l’Iliade (cap. XVIII, scudo di Achille). E così era altrettanto il ballo dell’antica Roma se si tiene conto della testimonianza dell’Eneide (VI, 664):
Pars pedibus plaudunt choreas et carmina dicunt...
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Chi ricerchi qualche notizia sulla origine, sulla storia antica, medioevale e moderna di Orgosolo si mette in una impresa quasi disperata. A somiglianza di quasi tutti i piccoli paesi di Sardegna e ancora più — quasi un caso limite — su di Orgosolo non si tramanda quasi nulla per iscritto. Bisogna andare a cercare qualche breve notizia contenuta in opere generali sulla Sardegna, in codici diplomatici, in rapporti di amministra[...]
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11 primo scrittore su cose del paese è il generale Alberto Fer rero della Marmora che, nel suo Itinéraire de l’tle de Sardaigne. cita un episodio avvenuto in Orgosolo, in data imprecisata — che può comprendersi tra il 1831 ed il 1844 :
« Sul Monte Novo si trova la cappella di San Giovanni e non lontano, ai suoi piedi, una regione detta Fontana bona, nella quale vi è qualche capanna di pastori quasi tutti banditi del villaggio di Orgosolo : così per raggiungerla bisogna prendere certe precauzioni e, soprattutto, avere guide che conoscano questi uomini. Ciò che
io feci e, malgrado ciò, fui ricevuto da loro con più di dodici fucili puntati sulla mia persona, con ingiunzione di non fare un passo verso tali uomini disposti in atteggiamento così poco ospitale e, ancor meno, bendisposto; infine, dopo molti discorsi ed una infinità di questioni sul vero scopo del mio viaggio tra di loro — che era solo quello di portarmi sulla cima del Monte Novo con i miei strumenti geodesici — fui ricevuto in modo più cortese; ciò che significa che le punte dei fucili diretti contro di me si abbassarono; ma questa cortesia non era scevra da un certo sentimento di sospetto sul vero oggetto della mia visita.
Bisogna dire che i banditi di Orgosolo sono, in generale, della peggiore specie; sono continuamente in guardia contro la forza armata che vorreb[...]
[...]ade, e facevan tripudio di spari, e le donne s’eran tutte raccolte ad attendere l’Arcivescovo nella Chiesa, e i preti in sulla porta maggiore con la croce in asta.
L’Arcivescovo, fatte sue orazioni all’altare, e voltosi a quella gente, recitò una calda e forte Omelia, dicendo — in fra le altre gran cose — che ivi gli uomini non potevano aver nome di criINCHIESTA SU ORGOSOLO
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stiani, se non cessavano di ladroneggiare il paese, ch’essi così di frequente correano, rapinando il bestiame de’ pastori.
Uc*mini e donne piangeano a grosse lacrime e picchiavansi il petto e gridavano — sé volere essere cristiani, e vivere e morire nel seno di Santa Chiesa.
Ma terminato l’Arcivescovo di predicare, si spiccarono dalla turba quattro maggiorenti del popolo, e posti a ginocchi avanti il faldistorio, dissero: — Monsignore, insino ad ora noi non ci credemmo infrangere la legge di Dio, pigliando pecore, vacche, porci e montoni a sovvenimento di nostre necessità. Imperocché essendo la provvidenza del Signore Iddio pietosa a tutte le sue cre[...]
[...] abbiamo una greggiola di cento? Onde, se noi per insidia o per valore possiam rapirne alcun centinaio, soccorriamo almeno in parte alla giustizia distributiva.
L’Arcivescovo mostrò loro questa esser logica da Beduini di Arabia, e da corsali di mare, e non da cristiani.
Costoro potrebbero anzi tener cattedra di ComuniSmo in certe università d’Europa...
Ma, per venire al proposito nostro, Monsignore vide a sua gran meraviglia quel popolo così strabocchevolmente unto, che il grasso stillava loro dalle ciocche dei capelli e dai lucignoli della barba in guisa che scorreva giù per le spalle ed il petto. E le donne gocciolavano dalle trecce, e aveane sì unta la faccia, che il viso luccicava loro, e il grasso colava per gli orecchi e pel mento giù nel seno, di che la finissima camicia era tutta inzuppata; e i pepli ch’avean di seta bellissimi e grandi, eran conditi di grasso per modo che traspareano e brillavano al sole come oro. L’Arcivescovo richiese i preti del villaggio che nuova fosse questa; e gli venne risposto: essere immemorabi[...]