Brano: [...]rbottò Teresa. Con aria esasperata, guardò l'orologio. Ecco, erano già le otto, e aveva ancora da buttare la pasta. Per forza, aveva lavorato tutto il pomeriggio per loro.
Antonio non rispondeva. Immobile, sfiorava con la punta delle dita il legno, come a giudicare al tatto la linea che aveva intagliata. Poi sollevò un attimo la testa, guardando vagamente verso Teresa. L'attenzione che gli affinava il viso chino sembrò smarrirsi in quegli occhi così chiari tra le palpebre arrossate. Poi abbassò di nuovo la testa.
Ad un tratto, Marco avverti nella stanza il silenzio teso che segue una domanda o un ordine cui non é stata data risposta. Teresa s'era fermata. Egli sentiva gli occhi della madre fissarlo, dall'ombra. « Accendi. Dico a te! ».
Marco si voltò verso l'interruttore. Stette a guardarlo come se calcolasse quanti movimenti gli sarebbero occorsi per raggiungerlo. Poi vi si diresse piano. « Insomma! » insisté Teresa irritata. Marco portò la mano alla chiavetta. Ora, si disse, lo avrebbero guardato e si sarebbero accorti. Lo dirò, si d[...]
[...], per sentire se avesse la febbre; una mano che interrogava in modo ben più incalzante dello sguardo.
« No, sei fresco », concluse Teresa con aria rassicurata. « E guarda in che stato ti sei ridotto i pantaloni! », aggiunse dopo un momento. Ne scosse la polvere con la mano, Marco si senti oscillare come un fantoccio. « Tutto il giorno che mi sfinisco a lavare e stirare, e guarda come ti riduci! »
E Marco provò quasi piacere a vederla irritarsi così, senza che sapesse. E un senso di forza, appena alterato da un gusto amaro di vendetta.
Antonio mandò un sospiro. « Lascialo stare », disse. «È stanco ».
Lavorava sull'asticciola che aveva piallato prima, già incisa di foglie. L'altro pezzo di legno non era più sul tavolo. Il suo viso, piattamente illuminato dalla lampada, era stanco, le sue mani sembravano mortificarsi con impazienza a quel minuzioso lavoro. Teresa diceva che non ne poteva più, Marco non sapeva di che. Antonio depose l'asticciola sul tavolo e la sua mano, serrandosi lentamente, s'alzò greve come se dovesse battere un pugno[...]
[...]foglie. L'altro pezzo di legno non era più sul tavolo. Il suo viso, piattamente illuminato dalla lampada, era stanco, le sue mani sembravano mortificarsi con impazienza a quel minuzioso lavoro. Teresa diceva che non ne poteva più, Marco non sapeva di che. Antonio depose l'asticciola sul tavolo e la sua mano, serrandosi lentamente, s'alzò greve come se dovesse battere un pugno per accompagnare un violento « basta! »
Ma poi si rilassò e ricadde.
Così impalliditi, nel crepuscolo che tutto intorno scuriva la valle in una morbida densità quasi notturna, i muri d'Oregina facevano avvertire a Marco la presenza di quel mare fermo e ancora bianco, spalancato alle sue spalle.
Stava appoggiato contro la sua casa. Sul campo di calcio, che ave
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vano un po' alla volta intagliato sul colle, e dove la terra si scopriva rossa e polverosa, dei ragazzi giocavano. Non lo videro.
Dall'entrata venne un rumore di passi, e la voce di Teresa gli gridò di non allontanarsi, che era quasi pronto. Non si mosse. Del pianterreno dei Cataldo non sco[...]
[...]rbe scricchiolavano sotto il piede come sterpi : « Va via! » aveva gridato,
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fuggendo subito più in lá. Quando era riapparso, dopo, s'era messo a giocare al pallone con lui senza dir niente.
Costanza Cataldo usci, venne vivacemente incontro a Giacomo, e lo prese a braccio. A Filippo Bertolli gettò un « Buonasera » squillante,
quasi di sfida, poi si mise a parlare con Giacomo : aveva un viso scherzoso, ma il suo sorriso era così in contrasto con l'aria tetra del suo compagno che finiva col sembrare forzato.
« Come fa, poi... Eccola lá. Sempre allegra! » disse Filippo, con un tono di untuosa e stupita riprovazione, quando furono scomparsi.
Sempre allegra. Anche Teresa lo diceva spesso, di Costanza, e con la stessa aria di biasimo. Un tempo, la domenica mattina, partivano tutt'e due sulla bicicletta di Giacomo, Costanza seduta sul ferro. I bambini li aspettavano sulla strada: ogni volta, ne portavano uno giù di volata per la discesa, a freni sciolti. Come rideva, Costanza! Quando passavano, Antonio si faceva alla fin[...]
[...], ne portavano uno giù di volata per la discesa, a freni sciolti. Come rideva, Costanza! Quando passavano, Antonio si faceva alla finestra : appena raso, con quell'aria linda delle mattine di domenica. Si, era allegra, Costanza. E non stava mai in casa, adesso : anche questo lo diceva sempre, Teresa, e che quel mestiere di vendere sigarette giù al porto una donna onesta non l'avrebbe fatto, lo aveva scelto solo perché le piaceva stare in giro. E così, nessuno sapeva mai dove fosse Michele. Rientrava quando voleva, anche a sera, talvolta. Del resto, lo faceva apposta a star fuori, per non trovarsi solo con suo padre. Era per questo, che ora i Cataldo potevano non preoccuparsi del ritardo, sentirsi tranquilli. Eppure, Marco non sapeva sentire del risentimento per Costanza: aveva solo voglia di piangere udendo il suo riso. Ma gli altri, no. Si sentiva gonfio d'odio contro tutti. Contro Nino che aveva paura. Contro gli altri, così distratti, così pigri a rendersi conto.
La cena era stata come tutte le sere. Luigi Stura, il fratello maggiore [...]
[...]Michele. Rientrava quando voleva, anche a sera, talvolta. Del resto, lo faceva apposta a star fuori, per non trovarsi solo con suo padre. Era per questo, che ora i Cataldo potevano non preoccuparsi del ritardo, sentirsi tranquilli. Eppure, Marco non sapeva sentire del risentimento per Costanza: aveva solo voglia di piangere udendo il suo riso. Ma gli altri, no. Si sentiva gonfio d'odio contro tutti. Contro Nino che aveva paura. Contro gli altri, così distratti, così pigri a rendersi conto.
La cena era stata come tutte le sere. Luigi Stura, il fratello maggiore di Marco, era rientrato come sempre all'ultimo momento. Eri poco tempo che aveva un lavoro fisso: solo un anno prima, faceva qualcosa qua e lá come avventizio, e il resto della giornata Io passava a pedalare su e giù per i colli, perché diceva di voler diventare un corridore. Poi, s'era trovato la ragazza, e lei l'aveva convinto a cercarsi un posto giù ai cantieri: per potersi sposare, diceva. Ma era mutato, da allora: parlava poco, e non stava mai con Marco. Anche stasera era uscito di nuovo, dop[...]
[...]ata Io passava a pedalare su e giù per i colli, perché diceva di voler diventare un corridore. Poi, s'era trovato la ragazza, e lei l'aveva convinto a cercarsi un posto giù ai cantieri: per potersi sposare, diceva. Ma era mutato, da allora: parlava poco, e non stava mai con Marco. Anche stasera era uscito di nuovo, dopo mangiato l'ultimo boccone.
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Era già un sollievo, l'essersi alzati da tavola. Mai le pause erano parse a Marco così lunghe. Quella sensazione gli era diventata cosí greve che s'era domandato, per un attimo, se sapessero già, e facessero apposta, aspettando che lui dicesse ciò a cui tutti pensavano. Fini per non liberarsene più nemmeno mentre parlavano : gli pareva che anche i loro discorsi lenti, distratti, fossero quelli di chi pensa ad altro. Poi Antonio s'era fatto stranamente allegro, raccontava delle storie che facevano ridere Luigi; e allora Marco aveva pensato che se il padre avesse saputo non avrebbe scherzato : e che forse era sempre così, solo che di solito lui faceva meno attenzione.
Appena preso il caffè, anche Antonio s'era alzato dicendo c[...]
[...]timo, se sapessero già, e facessero apposta, aspettando che lui dicesse ciò a cui tutti pensavano. Fini per non liberarsene più nemmeno mentre parlavano : gli pareva che anche i loro discorsi lenti, distratti, fossero quelli di chi pensa ad altro. Poi Antonio s'era fatto stranamente allegro, raccontava delle storie che facevano ridere Luigi; e allora Marco aveva pensato che se il padre avesse saputo non avrebbe scherzato : e che forse era sempre così, solo che di solito lui faceva meno attenzione.
Appena preso il caffè, anche Antonio s'era alzato dicendo che andava alla Grotta. Teresa aveva scrollato le spalle senza rispondere. Marco rimase là in un angolo ad ascoltare lo sciacquio e i colpi duri delle stoviglie sull'acquaio. Teresa taceva. Quando la vide prossima a finire, si senti smarrito. Guardò il letto dove dormiva con i suoi. Poteva sdraiarsi, fingere il sonno. Ma Teresa lo avrebbe certo raggiunto : l'avrebbe sentita rivoltarsi tra le lenzuola come faceva quando Antonio non c'era. Con uno sforzo, disse che andava fuori a giocare. [...]
[...]e stette un po' a guardare di lontano i compagni che giocavano a calcio. Poi tornò indietro : voleva sapere se Giacomo e Costanza erano ancora là.
Arrivò, strisciando lungo il muro, fino al punto dal quale si vedeva dentro al pianterreno dei Cataldo. Non poté scorgere che la nonna, in piedi in un angolo della stanza. Il suo viso, chiuso nel fazzoletto nero, aveva, nella sua fissità, un'espressione di solitaria vigilanza. Ma l'aveva sempre vista così; non significava niente, neppure che fosse veramente sola: sola nella stanza, cioè, e non di quella solitudine che era la sua da quando il marito le era morto, e il figlio maggiore era stato ucciso in guerra, e Giacomo era diventato una specie di straccio. Per lo niù stava seduta, senza un gesto, nello stesso angolo, più polveroso degli altri perché non lo lasciava neppure quando Costanza scopava. Non sembrava occuparsi di qualche cosa che quando vegliava, per delle ore, il figlio ubriaco.
Fuggi per non vederla piú, senza neppure pensare agli altri due. Aveva paura.
Una qualunque porta d'os[...]
[...]nicipio, usci con loro. Marco aspettava di sentir parlare suo padre con lo stesso imbarazzo di quando pensava che avrebbe cantato. Gli pareva dovesse farlo in modo diverso dal solito, con Spinola: sapeva che si trovavano spesso insieme alla Grotta. Per un po' tacquero. Poi Antonio domandò come stava Caterina. Al solito, disse Spinola. Più avanti, osservò che era proprio una bella sera; doveva esserci stato un temporale lontano, perché l'aria era così pulita. Si, disse Antonio, era raro vedere tante stelle. Meno male, disse Spinola; perché nella giornata, in quelle sale chiuse del municipio, si soffocava. Poi li lasciò. Andava a cercare una farmacia aperta, disse. Doveva prendere una medicina per Caterina.
« Sei amico di Spinola ? », chiese quasi involontariamente Marco, con voce timida. « ...Si », rispose Antonio in tono un po' stupito. Parve voler aggiungere qualche cosa. Ma poi tacque.
Il passo d'Antonio era lento, mentre salivano il colle, ma non più goffo: era un modo pacato di posare il piede, calcandolo bene, come per sentire le [...]
[...]prendere una medicina per Caterina.
« Sei amico di Spinola ? », chiese quasi involontariamente Marco, con voce timida. « ...Si », rispose Antonio in tono un po' stupito. Parve voler aggiungere qualche cosa. Ma poi tacque.
Il passo d'Antonio era lento, mentre salivano il colle, ma non più goffo: era un modo pacato di posare il piede, calcandolo bene, come per sentire le asperità e la levigatezza di quel vecchio asfalto tormentato. Eppure parve così breve, a Marco, la strada, e così animata la notte, piena di cigolii di tram, di brusii che salivano dai vicoli lontani della città, attorcigliati come i meandri di una conchiglia e punteggiati di lumi. Davanti a lui, fissi in un rettangolo bianco contro il nero dei dossi, s'avvicinavano i fanali d'Oregina, diversi e soli.
Fissò un cespuglio che stava più avanti, e si disse con calma certezza che quando vi fossero giunti avrebbe parlato. In quel momento Antonio, gettando indietro la testa, ebbe un respiro fondo, come accogliesse l'aria della notte. Di nuovo la sua mano toccava piano nella tasca. « Si sta bene », disse. Non f[...]
[...]sulla soglia, quasi nascondendosi dietro il padre, con lo stesso volto che aveva sul greto, il ciuffo ritto e il mento un po' rientrante. Una smorfia convulsa gli tendeva all'indietro fra i denti aguzzi il labbro inferiore.
Fu il pasticcere a parlare, a quel suo modo accurato e circostanziato. Michele non era rientrato, Giacomo e Costanza cominciavano ad essere inquieti... Era la scena che Marco attendeva: ma tutto si stava svolgendo in un modo così stranamente diverso! Non osava alzare gli occhi' su Costanza, che gli stava di fianco, vicino al muro. Per quanto si dicesse che non era possibile, le immaginava sul volto il solito sorriso.
Giacomo s'era accasciato su una sedia; col viso chino, muto. Lo aveva visto spesso così: di nuovo, in lui, c'era soltanto il modo con cui teneva di traverso, senza preoccuparsi di dare intralcio a chi volesse passare, quella sua lunga e rigida gamba di legno, che egli stesso aveva pazientemente digrezzato e piallato. Di solito, aveva una cura così attenta di tirarla in disparte.
Quando erano entrati, Antonio s'era alzato vivacemente, lasciando il suo tavolaccio per andar loro incontro; ma s'era subito fermato. Mentre Filippo Bertolli parlava, il suo volto sembrava appesantirsi : l'alta fronte stempiata si raccoglieva in due rughe tra le sopracciglia, e due pieghe più fonde gli scavavano gli angoli della bocca. Guardo infine verso Costanza, con un'espressione dolorosa e quasi incredula, mentre
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la sua destra, in modo quasi insensibile, s'alzava verso la tasca. Ma subito la lasciò ricadere, e abbassò gli occhi. Marco vi[...]
[...]azzata, Filippo spegneva tra le dita la sigaretta appena acccesa.
Costanza continuava a singhiozzare.
Marco vide suo padre stringersi una mano contro l'altra, come ansioso di fare qualche cosa, e non sapesse che. Fece un passo avanti. Anche Marco, involontariamente, s'avvicinò.
S'udì infine Antonio chiamarla piano per nome : « Costanza ».
Fu suo padre, ora, a parlare. Avevano taciuto tutti, si diceva Marco. Perché proprio lui, adesso, faceva così? Con una voce sorda, la supplicava d'aspettare, che non poteva essere accaduto niente, che se voleva sarebbe andato lui a cercare.
Dapprima tremante, la voce di Antonio si faceva via via più pacata. Ma il padre non credeva a quello che diceva, si disse Marco. Lui sapeva perché suo padre parlava. Voleva soltanto che Costanza non piangesse.
Singhiozzando piano, Costanza scuoteva la testa. Anche Teresa e Filippo avevano ripreso a parlare.
Quando Costanza aveva cominciata a piangere, Giacomo s'era na
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scosto il viso tra le mani. Non s'era più mosso. Ma un grido improvviso di C[...]
[...]va forte alle tempie. «Pensavamo solo a correre », si disse. «Non un momento, ci è venuta l'idea che Michele avesse bisogno che lo aspettassimo. Di questo, avevamo colpa ». Ma Dio, perché gettarla tutta su loro, la colpa, fare che fossero soli a portarla?
Rivide il viso maligno di Nino nel nuoto, e quelle braccia intrise di fango, che quando s'erano screpolate asciugandosi, parevano coperte d'una pelle malata. « Non volevo che nascondesse tutto così... come... come degli assassini ». Aridi singhiozzi lo scuotevano. Perché, perché lui solo doveva essere legato a quello sguardo di Nino, a quelle braccia viscide di fango, mentre gli altri, tutti, potevano difendersi, accusare?
S'era alzato dal letto, vagava inquieto per la stanza: come sempre, i fondi di caffè nella pentola, e i piatti, e la brillantina che Luigi si metteva in testa la sera, ne restava nell'aria un odore dolciastro; e di nuovo i rigidi, stupidi fiori pazientemente incisi da Antonio. Prese in mano una delle asticciole, stette a guardarla un momento, poi la gettò bruscamente[...]
[...]dersi, accusare?
S'era alzato dal letto, vagava inquieto per la stanza: come sempre, i fondi di caffè nella pentola, e i piatti, e la brillantina che Luigi si metteva in testa la sera, ne restava nell'aria un odore dolciastro; e di nuovo i rigidi, stupidi fiori pazientemente incisi da Antonio. Prese in mano una delle asticciole, stette a guardarla un momento, poi la gettò bruscamente sul tavolo.
Si decise a uscire. Trovò d'improvviso la notte: cosi lieve di brezza, e intera tutt'intorno, come se dalla sorgente scura dei colli s'inarcasse, intrisa di polverii luminescenti, fino a quella voce piena e segreta che ritmicamente saliva oltre il groviglio di case, appena mascherate da lumi. Il mare. Un'oscurità piana e fonda. Al limite, la città allineava i fanali del porto, che non proiettavano al di là luce alcuna.
Il cigolio solitario di un tram gli riportò all'improvviso l'odore caldo dei pomeriggi domenicali nella vettura diretta allo stadio, e l'immagine viva di Michele: col suo viso breve, gli occhi maliziosi. Si sporgevano insieme dal[...]
[...]
Molto più in basso, delle forme apparirono muovendosi vagamente, come si svincolassero piano dall'oscurità del suolo : una figura di donna vestita di bianco; e piú scura, una svelta figura d'uomo. Riconobbe il fratello, dopo qualche momento, alla risata un po' brusca; e subito Maria, la sua ragazza: leggera nei movimenti, mentre salivano a fianco il pendio.
Si fermarono abbastanza vicino. Pensò di scappare, ma avrebbe fatto rumore; del resto, cosí fermo contro il colle, i due non potevano vederlo. Luigi si voltò verso la ragazza, nascondendola al suo sguardo. Li udì mormorare, poi all'improvviso sulla schiena scura del fratello, appena profilata contro la notte, vide apparire due braccia pallide, e scorrere inquiete. « Si abbracciano », disse per tranquillizzarsi: ma quasi lo sbigottivano, quelle mani separate e come spaurite. Non sapeva staccarne gli occhi: sembravano cercare a tentoni un appoggio, premevano con le dita divaricate, s'avvinghiavano, scorrevano ancora a quel modo cieco e ansioso, si rizzavano come a schermo di un colpo.[...]
[...]dere, diceva Teresa; non era vero, che non poteva accadere? Lei gli stava attenta, Marco lo sapeva che era sempre attenta. Gli voleva troppo bene, perché potesse accadergli la cosa che era accaduta a Michele, Non era vero, che era sempre preoccupata di lui?
Gli parlava, ma non aspettava risposta, come se lo supponesse in un vago dormiveglia o come a un bimbo molto piccolo. Era stanca, diceva ora, tanto stanca; e poi, poi, oh, perché Antonio era così? Ma Marco no, Marco non l'avrebbe mai abbandonata. Non era vero che sarebbe rimasto lá, sempre, con lei? Il suo Marco.
Marco si sentiva avvolgere dal calore che emanava dal corpo di
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sua madre, e da quell'odore noto e vivo, un odore di stanchezza e di lagrime. Il corpo angoloso dì Teresa si faceva, da vicino, ampio e molle. E Marco si sentiva sempre più tendere dal bisogno di appoggiarvisi, di lasciarvisi andare: di piangere, forse. Sentiva il proprio corpo, rigido dalla punta dell'alluce alle palme tese, cedere lentamente. Si disse duramente di no. Non doveva. Ora, dovev[...]
[...]ualche cosa ».
« Te l'ho detto, non so niente », rispose stancamente Giacomo. « Perché io? Perché io e non tu? Perché non eri là, a chiedergli dove era che andava? Ne avevi abbastanza ,di vedermi, non è vero? Forse, se tu fossi stata qui... Avevi il diritto di stare in giro, no? Perché sei giovane, è questo che pensavi? E io, non lo ero come te? E anche colpa tua ». La sua voce era diventata tagliente. « Tu, si... E anche colpa tua, se è andata così ».
Così?! allora tu lo sai. Lo sai! ». C'era dell'odio, in quella voce, una collera trattenuta che lo fece rabbrividire.
La risposta di Giacomo, stanca e come lontana, si fece attendere.
« L'altra sera... l'altra sera quando è tornato, tu non c'eri... Mi ha detto: vado via e non torno piú. Mi guardava, mi guardava in un modo... Ho paura. Non poteva voler dire questo: ma se penso a come mi guardava... ho paura ».
Non vi fu altra risposta che un gemito, una specie di rantolo. Costanza usci di corsa, e si fermò là, contro il muro, il corpo rattrappito, le mani strette al viso.
Usci anche Giacomo, do[...]
[...]e chiare, tra le palpebre. Sulla facciata di fronte, dei panni stesi s'agitavano sotto lievi raffiche. Era lo stesso vento di quel giorno, ma più molle, estenuato. Sarebbe andato bene ugualmente l'elicottero, si disse Marco. Poi si vergognò di averci pensato : e lo stupì che potesse venire in mente a Caterina.
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Non capiva più che cosa fosse venuto a cercare lá. Si chiese perfino se fosse stata proprio lei a gettare quel grido : cosi stremata come era.
Alle spalle di Marco, la porta del pianerottolo s'aperse piano. Qualcuno si avvicinava, si fermava incerto sulla soglia : poi entrò. Antonio. Evitando di guardare Marco, si diresse verso la seggiola accanto al letto. Sedette con pesante lentezza.
« Ecco », disse questa volta Caterina.
Per un attimo, il respiro di lei parve più rapido. Una lieve contrazione degli zigomi fece risaltare più duramente, nel viso scarno, il suo naso affilato. Poi si rilassò.
« Fa lo stesso », disse.
Antonio gettò di sfuggita sul figlio uno sguardo quasi timoroso. Si coperse gli occhi con la [...]
[...] non lo diceva; e quando veniva a cercarlo all'improvviso, in certe ore di sole in cui non si vedeva in giro che qualche cane appiattito sul selciato, e gli proponeva di salire sul Righi o dì andare a rubare la frutta
in qualche orto, era perché aveva paura Giacomo, e non lo diceva.
E non avrebbe tollerato che lui lo dicesse.
Ma in questo non c'era niente di cui si potesse parlare. Eppure, ormai, non sapeva pensare ad altro. Tutto s'era fatto così confuso. Riandò con la memoria a quel grido : non sapeva più ritrovarlo.
Caterina aveva lo sguardo fisso alla cresta del Righi. Si vedevano ora lassù, nitide, lontanissime, due persone : una delle tante coppie che salivano con la funivia e vagavano per il colle.
La mano d'Antonio gli premeva di nuovo la spalla, guidandolo verso la porta. Lo segui.
Gli parve, mentre scendevano le scale, che il padre cercasse le parole per dirgli qualche cosa. « Dio, Dio, Dio... » si limitò a borbottare tra i denti.
C'era sulla strada un assembramento di gente, appena fuori del quartiere. Guardò, attraverso[...]
[...]lche cosa. « Dio, Dio, Dio... » si limitò a borbottare tra i denti.
C'era sulla strada un assembramento di gente, appena fuori del quartiere. Guardò, attraverso la finestra aperta, nel pianterreno dei Cataldo : deserto. Capi che qualcuno della questura doveva essere arrivato. « Ora m'interrogheranno », si disse « e sarà finita ».
Nino era tra altri ragazzi che, dietro agli adulti, si serravano per vedere: pallidissimo, ma avevano tutti un'aria così spaurita. L'agente, un uomo dal viso bruno e pigro e dalle palpehre pesanti sugli occhi molto neri, sembrava sorridere mentre parlava : ma forse era solo un'im
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pressione che veniva dall'atteggiamento naturale delle sue lunghe labbra sinuose. Si rivolgeva a Giacomo, che stava seduto su di un paracarro; ma più di lui rispondeva Filippo Bertolli, l'aria premurosa e perfettamente a suo agio, agitando con più circospezione del solito quelle sue caute mani. L'agente teneva in mano un taccuino, e ogni tanto vi scriveva, inumidendo sulla punta della lingua la matita, che vi lasciava[...]
[...]su di un paracarro; ma più di lui rispondeva Filippo Bertolli, l'aria premurosa e perfettamente a suo agio, agitando con più circospezione del solito quelle sue caute mani. L'agente teneva in mano un taccuino, e ogni tanto vi scriveva, inumidendo sulla punta della lingua la matita, che vi lasciava una piccola traccia violacea.
Antonio era rimasto un po' indietro, e guardava Costanza che stava a lato del marito, una mano posata sulla sua spalla. Così accasciato, Giacomo pareva piegare sotto quel peso, eppure Costanza non si appoggiava : lo guardava ritta e pallida, tosi tesa che, sembrò a Marco, un colpo l'avrebbe trovata dura come il macigno, o rovesciata di schianto
come un'antenna.
« Ora chiamerà noi », pensò Marco. Invece l'agente si voltò verso Costanza. Di profilo, il suo viso mutava stranamente. L'orecchio piatto e allungato, come stirato dal basso verso l'alto, gli dava, a contrasto con la pigrizia dei lineamenti, una bizzarra espressione di vigilanza animale. Marco capi che faceva delle domande sul mestiere di Costan
za. Lei [...]
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lo avesse ormai scavato, lasciandolo duro e asciutto e compatto come un ciottolo levigato dall'acqua.
Un aroma forte saliva intorno, insieme a un leggero crepitio, dalle erbe corte e dure. Più tardi si levò il vento: il cielo sembrò indurirsi.
Già impallidiva, quando Marco senti venire di lontano il solito grido: « All'erta! ». S'alzò, aggrappandosi con le mani all'orlo della trincea. Il grido s'avvicinava, meno fitto del solito: così isolata, ogni voce sembrava chiara, e fragile, in quella cerchia nuda. Non c'era più nessuno sulla strada. In fondo, tra le facciate scialbe, i vetri chiusi di Caterina mandavano un riflesso verdastro. Il grido si fermi). Una lunga lunga pausa : le trincee vicine dovevano essere vuote, certo mancavano tutti i ragazzi d'Oregina. L'eco del grido pareva essersi fissata nell'aria. Attese, trattenendo il respiro, che qualcuno lo continuasse; come sperso in quel vuoto in cui la catena si spezzava. All'improvviso — e quasi non riconobbe la propria voce — si senti rispondere: «All'erta! ». Lo ripeté [...]