Brano: [...]e tedesca e comprovano la connivenza delle vecchie classi dirigenti con la politica hitleriana.
Dal '48'49 è calato in Italia un sipario di silenzio, rotto ogni tanta dalla tardiva apparizione di qualche memoria, da qualche romanzo (fra i quali, di grande popolarità, L'Agnese va a morire di R. Viganò), saggio, o articolo della stampa di sinistra. È mancata da parte governativa ogni iniziativa (fa eccezione il breve periodo in cui funzionò l'Ufficio Storico della Presidenza del Consiglio) tendente a promuovere la sistematica raccolta ed elaborazione di documenti, la diffusione dei libri sulla Resistenza nelle pubbliche biblioteche, l'educazione degli scolari e studenti ai valori che animarono il Movimento di Liberazione in Italia e negli altri Paesi e, in genere, la conoscenza di quel momento della nostra vita nazionale che fu l'atto di nascita della Repubblica Italiana. È mancata da parte degli studiosi ed artisti una elaboiazione dei fatti e dei temi di quei tempi, ostando, fra molte cause spcci
LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RES[...]
[...]e cause spcci
LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA
fiche e generiche, lo scoraggiamento degli editori, anche fra i più democratici, di fronte al disinteresse del mercato librario per i testi sulla Resistenza. Il solo Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia ha rappresentato, pur nella estrema limitatezza dei mezzi finanziari a disposizione, una certa continuità negli studi e nella raccolta di documenti. E ciò proprio nel periodo in cui avveniva la fioritura delle memorie degli exgerarchi fascisti e repubblichini. Analoga vicenda sembra aver subito la pubblicistica degli altri Paesi dell'Europa Occidentale e una parallela fioritura di memorie di nazisti (ultime della serie quelle di Kesserling) si è verificata nella Germania di Bonn.
Recentemente, invece, vi è stata da noi una ripresa delle iniziative legate ai temi e valori della Resistenza, ripresa che risulterebbe sorprendente se non la si mettesse in relazione al rinnovato impegno degli studiosi ed alla vivace reazione di larghi strati della s[...]
[...]i o nemiche, si sono trovati impegnati ad un riesame dei valori espressi in quegli anni di lotta. Le reazioni furono, come logico, varie, riflettendo l'evoluzione, dopo circa un decennio, delle correnti che della Resistenza erano state protagoniste e dei partiti che avevano formato i Comitati di Liberazione Nazionale; ma furono nel loro insieme, (ignorandosi qui volutamente gli insulti di una parte della stampa neofascista) serie e impegnate. Perciò ci parve di essere su di una buona strada e di dover fare, su di essa, un passo avanti.
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Dapprima pensammo ad una seconda raccolta di lettere di partigiani, non più limitata al tema dei condannati a morte. Ne facciamo qui cenno perché è una ricerca che qualcuno dovrà compiere (e subita, prima che altro materiale vada disperso!) rifacendosi al lavoro che l'Omodeo compi sulle lettere dei combattenti della prima guerra mondiale e da cui emerge, sia pure limitatamente ai ceti intellettuali borghesi, la storia morale delle generazioni che i[...]
[...]eglianti ebraici che vennero a cercare le loro vittime nelle abitazioni e nei nascondigli. Bubi ed io andammo a lavorare. Mamma e papá restarono a casa, avevano il « timbro per la vita ». Allo sbarramento non ci fecero passare. Bubi ed io fummo condotti al piazzale delle vittime ed eravamo convinti che non ne saremmo usciti vivi. Molti furono fucilati sul luogo stesso. Noi ci demmo alla fuga e riuscimmo a salvarci. Fortunatamente arrivai all'Ufficio. Eccomi dunque seduta li, mentre lá fuori migliaia di persone attendevano la morte. Ah, come posso descrivervi ciò? Nel pomeriggio venni a sapere che mamma e papá erano stati visti sul piazzale. Dovevo continuare a lavorare, non potevo aiutarli. Ho creduto di impazzire. Ma non si impazzisce. Poi seppi che le donne che non lavoravano, le semplici donne di casa, non le si poteva salvare. Ora, dovevo piangere e lamentarmi per aver perduto la mamma, o rallegrarmi di aver salvato il papa? Non lo sapevo. Si può concepire una cosa simile? La si può comprendere ? Non sarebbe normale che il cervello e il cuore scoppiassero?
Così continuammo a vivere senza la mamma, la nostra cara e fedele mamma, il buon cuore di [...]
[...]ontinuavano le preoccupazioni quotidiane, la dura lotta per l'esistenza che era diventata stupida, priva di senso.. Si dovette cambiare casa ancora una volta, il ghetto doveva essere ancora ristretto. Infatti le case degli uccisi erano venute libere. E si continuava a vivere.
Il 5 novembre era domenica. Improvvisamente, alle undici del
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mattino, il ghetto fu circondato ed il ballo ricominciò. Io fui, quella volta, particolarmente «fortunata ». Senza che avessi alcun sospetto d'una imminente azione, esattamente dieci minuti prima che il ghetto fosse circondato, ero uscita. Col tempo ci si abitua a tutto. Si diventa così ottusi. Anche se si perdeva qualcuno degli amici o parenti più prossimi, non si reagiva quasi piú. Non si piangeva, non si era più esseri umani, si era di pietra, senza più sentimenti, nessuna notizia ci faceva più impressione. Ci si avviava alla morte, anzi, con calma assoluta. La gente sul piazzale era indifferente e tranquilla.
20 aprile 1943
Sono ancora viva [...]
[...]tbus, il 258, di mattina, iniziò il processo e a mezzogiorno era già finito. E andato secondo le aspettative. Ora sono, con un compagno, in una cella a Ploetzensee, incolliamo dei sacchetti, cantiamo ed aspettiamo che venga il nostro turno. Rimangono alcune settimane, a volte si aspetta anche dei mesi. Le speranze cadono silenziosamente e dolcemente, come foglie secche.
L'inverno sfronda l'uomo come un albero. Credetemi: nulla, proprio nulla di ciò che è successo ha potuto togliermi la gioia che è in me e che ogni giorno si annuncia con qualche motivo di Beethoven. L'uomo non diventa più piccolo anche se viene accorciato della testa. E vi prego caldamente, quando tutto sarà finito, di non ricordarvi di me con tristezza, ma con quella gioia con la quale io ho sempre vissuto. (Seguono alcune parole cancellate dalla censura) ...nasce. Queste sono idee così, lo so che fareste voi stessi tutto il possibile. Ma se anche non riuscirete a nulla, non disperatevi per questo, né siate infelici. Una volta o l'altra dietro ad ognuno si chiude la por[...]
[...]vinezza e sentimento perché possa avere il diritto di rimanere vedova. Volevo che fosse felice e vorrei che lo fosse anche senza di me. Dirà che non è possibile. Ma è possibile. Nessun uomo è insostituibile. Nel lavoro, come nei sentimenti. Ma tutto questo ancora non 'scriveteglielo. Quando ritornerà, se ritornerà.
Voi, ora, vorreste forse sapere (vi conosco!), come vivo. Viva del tutto bene. Anche qui ho del lavoro, libri e giornali ed oltre a ciò non sono solo in cella, cosicché il tempo passa... anche troppo presto, come dice il mio compagno.
Il trattamento qui è molto buono, come dappertutto dove sono stato finora in Germania. A Bautzen, per esempio, ogni settimana arrivavano da casa dei pacchi con il mangiare, che si conservava, malgrado la lunghezza del viaggio (pane, zucchero, mele, lardo, ecc.). Non si poteva scrivere in proposito, ma a tutti venivano consegnati i pacchi. Sapete che in me non c'è mai stato rancore per il popolo tedesco e le mie esperienze qui niente (seguono alcune parole cancellate dalla censura) ...è svanito.[...]
[...] suono della canzone: o Quando il destino ti porta il dolore e la malinconia t'entra nel cuore ». Canto quella canzone che cantavamo pulendo le piume e anche quell'altra: o Arriva la primavera, arriva, di nuovo verrà maggio ». Sii coraggiosa, non piangere, soltanto l'uomo debole dispera di sé. In occasione delle nostre nozze d'argento ti ringrazio per il tuo amore
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verso di me, per tutto ciò che hai fatto per me. Che la vita ti dia
ancora raggi di sole dorato e il profumo delle rose!
Sarò felice, Hedvika, di ricevere ancora tuoi scritti. Sii forte
e coraggiosa.
Tuo
Josef
ANTONIE BEJDOVÄ
Cecoslovacca, operaia, moglie del redattore del giornale giovanile « Mladé Gardy » Karel Elsnic. Lavora nella Segreteria dei Sindacati Rossi di Moravská Ostrava e continua tale lavoro durante l'occupazione nazista e dopo che, nell'autunno del 1941, il marito viene suppliziata dai tedeschi. Nel luglio 1943 viene arrestata perché sospettata di spionaggio a favore dell'U.R.S.S., condannata a m[...]
[...]de assai meglio di prima i suoi lati buoni, ma soprattutto anche le sue insufficienze e gli errori.
Se si potesse ritornare, dopo tali prove vitali, si sarebbe certamente migliori di quanto si sia stati prima. Ma nella vita succede così: dobbiamo continuamente imparare e prima che si riesca a imparare perfettamente, viene la fine. Ma tuttavia il domani sarà sempre migliore del ieri, forse tutto migliorerà e la gente vivrà sempre meglio. Potesse ciò essere vero, miei cari! Bene, io auguro a tutti voi che la vostra vita sia bella come questa giornata, che vi sia in essa molto sole e pochissime nuvole, oppure che vi siano solo quelle che portano la rugiada.
Così, miei cari, ed anche voi più piccini, ricevete tutti un gran bacio (a voi piccoli anche un buffetto sulla guancia per ognuno, in aggiunta) e un caldo abbraccio. A tutti i conoscenti una stretta di mano. State tutti bene.
Vostro
Jan
gig
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LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA 13
IVAN VLADKOV
Bulgaro, nato a Drjanovo il lo gennaio 1915, impiegato di Tribunale Dipartimentale, poi licenziato per la sua attività nel movimento operaio. Sorpreso nel maggio 1943 come operatore di una radio trasmittente clandestina, viene fucilato il 22 novembre dello stesso anno. (Lettere e pagine di diario tratte dalla raccolta « Poslednata im Duma », Edizioni del Partito Comunista Bulgaro, Sofia, 1952)
Prigioni Centrali di Sofia
Caro Rumjanco,
n[...]
[...]er la sua attività nel movimento operaio. Sorpreso nel maggio 1943 come operatore di una radio trasmittente clandestina, viene fucilato il 22 novembre dello stesso anno. (Lettere e pagine di diario tratte dalla raccolta « Poslednata im Duma », Edizioni del Partito Comunista Bulgaro, Sofia, 1952)
Prigioni Centrali di Sofia
Caro Rumjanco,
negli ultimi minuti della mia vita mi sforzo di ricordare il tuo bel visetto ridente e di mandarti un bel bacio.
Caro, domani eseguono la mia sentenza, mi fucilano. Non puoi attenderti pietà dal nemico. Ho vissuto in povertà, non ricordo gioie. Nella mia famiglia non si sentivano canti di gioia e domani il dolore visiterà ancora mia madre, mia sorella, mio fratello.
Con le lacrime e con il pianto soffocato la tua mamma ti abbraccerà...
Amo la vita, il lavoro tranquillo, la tua mamma. Ma la lotta é lotta, il nemico é nemico.
L'ultima mia gioia, Rumjanco e Marusja, é questa, che vedo la piena disfatta del fascismo.
So che vivrai con difficoltà senza papà e che dovrai penare. Ma il socialismo, nel no[...]
[...] il lavoro tranquillo, la tua mamma. Ma la lotta é lotta, il nemico é nemico.
L'ultima mia gioia, Rumjanco e Marusja, é questa, che vedo la piena disfatta del fascismo.
So che vivrai con difficoltà senza papà e che dovrai penare. Ma il socialismo, nel nome del quale io muoio, verrà e vi metterà in ottime condizioni di vita.
Sii un combattente anche tu e ama la giustizia. Ama tua madre, figliolo caro, essa sarà per te una difesa nella vita.
Bacio te, tua mamma, i fratelli, le sorelle e il nonno.
Tuo padre
Vanío
21 novembre 1943
L'unico desiderio che ho è di vivere.
Qualcosa ti soffoca, ti porta via, ti toglie lentamente la coscienza; lo spazio della cella diventa stretto, la cella sembra senza aria. Eppure, avere tanto desiderio di vivere!
14 LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA
E il bambino! Caro il mio figliolo, che fin da adesso sente la mancanza del suo papà. Sono ancora commosso delle sue parole: « Papa, quando vieni mi compri un tramvaiuccio, il trenino, le scarpe ».
Mio figlio sente la mia mancanza, ha[...]
[...]943
L'unico desiderio che ho è di vivere.
Qualcosa ti soffoca, ti porta via, ti toglie lentamente la coscienza; lo spazio della cella diventa stretto, la cella sembra senza aria. Eppure, avere tanto desiderio di vivere!
14 LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA
E il bambino! Caro il mio figliolo, che fin da adesso sente la mancanza del suo papà. Sono ancora commosso delle sue parole: « Papa, quando vieni mi compri un tramvaiuccio, il trenino, le scarpe ».
Mio figlio sente la mia mancanza, ha nostalgia di me, della carezza e del pensiero del papà. Quando gli ho risposto che non mi lasciavano andare da lui, mi ha detto: «Ma allora se non vuoi venire vuol dire che non mi vuoi bene, papà ». Che puro amore infantile, che grande amore racchiude il suo animo!
Ma questi che ci hanno condannato a morte non hanno forse bambini? Non capiscono gli errori, non hanno compassione? Certo per se stessi trovano sempre unn giustificazione, ma quando, se non altro per i nostri figli, dovrebbero mitigare la condanna, essi dicono che la [...]
[...]i, mi ha detto: «Ma allora se non vuoi venire vuol dire che non mi vuoi bene, papà ». Che puro amore infantile, che grande amore racchiude il suo animo!
Ma questi che ci hanno condannato a morte non hanno forse bambini? Non capiscono gli errori, non hanno compassione? Certo per se stessi trovano sempre unn giustificazione, ma quando, se non altro per i nostri figli, dovrebbero mitigare la condanna, essi dicono che la legge non lo permette. Che sciocchezze! Ma forse non sentono un amore altrettanto forte per i propri figli? Perché, se lo sentissero, agirebbero in altra maniera. Mi ricordo le parole del generale Koco Stojanov che mi ha detto: « I giudici pensano ai bambini ». E adesso non posso capire né forse lo capirò mai: come si può dire che pensano ai bambini quando pronunziano delle sentenze simili?
« Il governo é forte e può affrontare tutto ». Ma se questo é vero perché mi fucilano?
21 novembre 1943
Una nottataccia inquieta, e come può essere quieta quando ti aspetti che in mezzo al silenzio ti vengano a prendere. Oh queste san[...]
[...]atto. Come ti senti bene quando vedi che il lavoro ti riesce bene. A me il lavoro dá alla testa come il profumo dei lillà.
LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA 15
21 novembre 1943
Marusja, Rumjanco, zio Kolo, mamma, Stefano, Vladko, papà, arrivederci, oggi mi fucilano. Vi amo, siate forti. Vi bacia il vostro
Vanío
NICOLA NISOV OPOV
Bulgaro, nato il 7 novembre 1912 a Salonicco (Macedonia), assistente in uno stabilimento di cioccolato a Sofia. Prima della guerra è Segretario dell'Associazione degli operai dell'industria dolciaria. Durante la clandestinità organizza gruppi di resistenza facendoli figurare come organizzazioni sportive e prende parte all'attività di gruppi di sabotaggio. Ferito e catturato il 27 settembre 1941, il 18 ottobre viene condannato a morte ed il 15 novembre impiccato. (Lettera tratta dalla raccolta u Poslednata im Duma », Edizioni del Partito Comunista Bulgaro, Sofia, 1952)
12/XI/1941
Non penso alla morte, penso a te e ai bambini. Beka, tu devi vivere, per i bambini e per te stessa. Botusce[...]
[...] per i bambini e per te stessa. Botuscev mi ha mostrata la fotografia dei suoi figlioli: come li ama! E io non argo meno la mia famiglia.
Katja, Nivko, figli miei, vostro padre vi ama tanto e pensa solo a voi. Ma bisogna morire. Un giorno voi saprete perché vo stro padre ha dovuto morire. Ricordate che vostro padre, oltre a voi, ha amato altrettanto il suo popolo e nel suo popolo vedeva voi. Io muoio perché voi possiate vivere, miei cari.
Vi bacio Nicola Sopov
ISTVÁN PATAKI
Ungherese, nato a Budapest nel 1914. Operaio metallurgico e capo dei giovani metallurgici, è uno degli organizzatori dell'insurrezione armata del 1944. Arrestato con numerosi compagni il 23 novembre 1944 nella fabbrica Manfred Weisz, oggi Mattia Rákosi, di Csepel, viene con essi suppliziato, il 24 dicembre 194', nella prigione di SopronKöhida. (Lettera inedita avuta dall'Associazione Ungherese Combattenti della Libertà)
Miei cari,
sono assolutamente tranquillo e sereno. Ho sempre detto che non sarei vissuto oltre i trent'anni, ma voi non volevate credermi.
16 L[...]
[...]per la quale merita vivere e lavorare. Fa' per la famiglia, anche in avvenire, tutto quello che puoi. Vogliatevi bene, perché solo l'affetto dá senso alla vita.
Perdonatemi se sto filosofeggiando, ma credetemi, io sento così, mi fa bene dirvi questo per l'ultima volta e mi pare di essere tra voi e di conversare e parlare con voi.
Mi congedo da tutti: non mi sarebbe possibile nominarli uno a uno.
Mia adorata mamma, babbo, sorelle mie, vi abbraccio con caldo affetto.
Pista
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LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA
ZOLTÁN SCHOENHERZ
Ungherese, nato a Ko"síce nel 1905. Segretario del Partito Comunista Ungherese, dopo quattro anni di attività clandestina viene arrestato, il 6 luglio 1942, e consegnato alla Gestapo ungherese. Condannato a morte il 29 settembre 1942, il 9 ottobre viene suppliziato. (Lettera inedita avuta dall'Associazione Ungherese Combattenti della Libertà)
Budapest, 8 ottobre 1942
Mio adorato Gyuri, figlio mio, mia adorata moglie,
caro piccolo figlio mio, quando riceverai fra le mani queste righe [...]
[...]ose belle che avemmo in comune: Praga, la Slesia, la visita a Bruna, Praga VII, Pilsen, Kosice, ecc. ecc. Ma terminando questa lettera non voglio commuovermi ed essere sentimentale. Ti auguro
18 LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA
di camminare sempre sulla retta via e che tu abbia ancora molta felicità nella vita. Quanto a me, sto qui, incrollabile come in tutta la mia vita, ed é così che muoio. Saluta i miei amici. Vi abbraccio con affetto.
Il vostro Zoli
Miei cari genitori, mio tesoro, sorella mia Klára,
mi si stringe il cuore se penso quanta tristezza ho causato e causo a voi. In una cartolina ho scritto che speravo di potervi rendere tutto l'affetto e tutte le cure di cui mi avete circondato. Purtroppo non posso adempiere quello che desideravo. Non pensate però a me con cuore risentito per le tante tristezze che vi ho causato. Non ho potuto agire diversamente da come ho agito. Quando mi sono reso conto del pericolo che minacciava i miei prossimi in Ungheria, non ho potuto tacere, non ho potuto fare diversament[...]
[...], BerlinPotsdam, 1948)
Mia cara piccola figlia Michaela,
oggi la tua mammina deve morire. Ho da chiederti due cose soltanto mia piccina: tu devi diventare una donna buona e coraggiosa e dare tante soddisfazioni ai nonni. Ti auguro ogni bene per il cammino della tua vita e ti prego di volermi sempre bene e di non dimenticarmi mai. Io piango calde lacrime per te e per
i genitori. l
Addio, mia piccola amata figliolina. Nei mie pensieri ti abbraccio e ti bacio.
La tua disperata mammina
ALFRED SCHMIDT
Tedesco, nato a Schlegel (Sassonia), maestro di scuola elementare ed insegnante di musica a Lipsia, suppliziato il 4 aprile 194'3. (Stralci di lettere alla moglie tratti dal volume di memorie del cappellano H. Poelchau, « Die Letzten Stunden )), Verlag Volk und Welt, Berlino)
Questo lo scrivo il lunedì 8 marzo. Anche i terribili minuti verso le ore 13, quando vengono a prelevare dalle celle le vittime per la sera, e quando tutta la casa trattiene il respiro, anche questi minuti sono per oggi trascorsi e la giornata può essere registrata come un'alt[...]
[...]osì, due o tre volte la settimana, mi conducono sull'orlo dell'abisso, e mentre mi costringo di guardarvi dentro con calma, aspetto la piccola spinta che basterà a farmi precipitare...
4 aprile 1943
Di nuovo mi avvicino a un crepuscolo... é il crepuscolo che annuncia la mattina ed il nuovo giorno. Non riesco ad immaginarmelo se non con te, accanto a te, in te... Sono trascorse cinque ore, mi hanno appena trasferito al numero sette, questa sera cioè, tra altre cinque ore, sarò giustiziato.
Ho in me una grande pace, una grande leggerezza. Ogni gravame é caduto! E mai ho avuto più puro, immacolato, intimo, l'amore tua e degli altri. Sono inspiegabilmente felice. Ricordami cosí...
ERIKA VON BROCKDORF
Tedesca, nata in Pomerania il 13 febbraio 1910, assistente sociale. Insieme al marito Cay, arrestato con lei ma poi liberato, partecipa all'attività cospirativa del gruppo Schulze BoysenHarnack. Arrestata a Berlino dalla Gestapo, alla fine di agosto del 1942, insieme a tutti i dirigenti del
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LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DFLLA RESISTEN[...]
[...](Ostfriesland) il 16 aprile 1912. Cappellano della comunità di Lubecca, svolge attività cospirativa nei locali gruppi giovanili cattolici. Arrestato a Lubecca il 15 giugno 1942, viene decapitato ad Amburgo, il 10 novembre 1943, insieme ad altri due cappellani cattolici e ad un pastore protestante. (Lettera inedita avuta dalla Redazione del periodico «Die Tat » di Francoforte sul Meno)
Quando riceverete questa lettera io non sarò più fra i vivi! Ciò che da molti mesi ormai ha continuamente occupato le nostre menti senza lasciarci un minimo di tregua, sta per avverarsi. Mi dispiace immensamente, dopo tutto, di non aver più visto P. che avevo atteso con molta certezza per oggi. D'altra parte é bene che sia a casa proprio in questi giorni, così potrete consolarvi a vicenda. Se mi chiedete come mi sento, posso soltanto rispondervi: sono serenamente commosso e pieno di una grande attesa. Con oggi ha termine per me ogni sofferenza, ogni miseria terrena, e «Dio detergerà ogni lacrima dai loro occhi ». Quale consolazione, quale mirabile forza em[...]
[...]entenza venga eseguita. Non c'é da contare sulla grazia e, secondo le esperienze fatte sinora, non c'é nemmeno da contare su di una revisione del giudizio, devo concludere la mia vita e su questi fogli vòglio dirti i miei ultimi pensieri e desideri. Cucirò questi fogli in un materasso e spero che qualche uomo giusto e buono li trovi un giorno e che pervengano in buono stato, sia pure con un certo ritardo, nelle tue care mani. Quando li avrai, se ciò avverrà mai, tutto sarà già comunque chiarito. Vari prigionieri condannati a pene minori, che sopravviveranno a me, ti racconteranno più estesamente di me e delle mie cose, del mio destino e del mio con tegno. La morte non é in definitiva così orribile come generalmente la si pensa. Una volta che ci si è rassegnati al proprio destino e se si tiene conto dello stato in cui qui vegetiamo, essa é una vera liberazione. Ognuno si augura che venga subito, eppure tutti temono le ore estreme, l'angoscia della morte prende ogni uomo ed ogni nervo si ribella contro la morte violenta. Con tutta
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[...]re) e Leopold Bill (se ne andò il 6 gennaio). Il 26 novembre al pasto di Scholle venne un altro candidato alla morte, Walter Rosporka. E un muratore di Leobersdorf, delle mie parti. Ha 35 anni ed è stato condannato a morte per aver pagato ed incassato dei contributi del Partita Comunista! Dalla mia cella finora due sono stati condotti all'esecuzione, da una delle celle attigue pure due, da un'altra ancora uno. Dal 23 novembre 1942, nei 55 giorni cioè che mi trovo qui, sano state giustiziate circa 110 persone. Visto che il « periodo di grazia n dura circa 90 giorni, secondo le supposizioni delle vittime designate, qui in questa cella ci si sente relativamente sicuri. Dico relativamente, perché alcuni sono stati giustiziati dopo neanche 40 giorni. Tutti questi dati sono mere supposizioni. Nessuno sa niente di preciso. Non udiamo e non vediamo nulla del mondo. Meno di tutto sappiamo dei nostri affari personali. E poiché anche i nostri parenti non sanno nulla, ci tocca aspettare, aspettare, finché la cella si apre e saremo condotti alla esec[...]
[...]esto colpo. Eravamo insieme da sette settimane. Già dal 7 settembre era stato condannato a morte e si trovava nella cella. Era maturo da molto tempo. Durante i temuti giorni delle esecuzioni egli se ne stava spesso ore ed ore davanti alla porta e cercava di capire se e quanti venivano condottii alla esecuzione. E poi, il 6 gennaio, del tutto inatteso venne il suo turno. Nel bel mezzo del lavoro, senza sospetto, sperando in qualcosa di meglio, lasciò sorridendo la cella senza un addio. Da allora siamo Walter ed io soli.
In due si sta meglio, per l'aria e perché ci figuriamo sempre di essere in tanti. Walter sarebbe stato uno dei migliori con cui costruire un nuovo mondo di pace. Pur sentendomi triste al pensiero che non potrò vedere la pacifica ricostruzione che seguirà questa guerra spaventosa, mi consola tuttavia il pensiero che essa vi libererà dal bisogno e che non dovrete peroccuparvi del vostro futuro benessere.
Nella serena attesa della mia morte imminente ho spesso riflettuto sulla mia vita passata e l'ho riesaminata. Il cappell[...]
[...] é dovere elementare di un uomo educato e perbene. Anche dal punto di vista nazionale non mi sento colpevole. Non ho mai concepito l'internazionale come un fattore ostile, avverso al nazionalismo, ma come una intesa ragionevole dei vari interessi nazionali nell'interesse di un fecondo sviluppo di tutta l'umanità. Mi sono sempre riconosciuto come parte della mia Patria e del mio popolo, perché considero popolo e nazione non come qualcosa di artificioso e casuale, ma come fenomeno naturale, storicamente determinato. La mia posi
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zione democratica mi conduce verso il socialismo internazionale che unisce i popoli.
Sono una vittima di questi tempi terribili, come molte, molte migliaia prima e dopo di me. Devo morire perché la solidarietà umana mi é filtrata nel sangue e nell'animo, perché stimo superiore alla mia salvezza personale il rispetto verso il mio prossimo, verso i miei compagni di lavoro.
I più affettuosi, caldi saluti e baci d'addio dal vostro
papà
LEOPOLD BRTNA
Austr[...]
[...]lera debbo finire! Che questa sia una vergogna? No, no, cari genitori, non piangete, vostro figlio é hero di vivere in una tale scia, e all'occorrenza di morirvi. La vostra fierezza consista nel poter dire un giorno: mio figlio ha lottato per una vita più degna, ed é morto nella consapevolezza di aver sacrificato la sua vita al socialismo.
E se forse continuate a nutrire dei lievi dubbi: io sono convinto che il domani apparterrà all'operaio. Perciò sopporto piil facilrhente il mio destina. Avreste dovuto sentire la nostra solidarietà nella prigione, vi sareste resi conto che un tale movimento
LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA 27
non può perire. Questo stendardo rosso sangue, cui é legata la vittoria, riordinerà il mondo e merita che si lasci la vita per esso. Invero, nessuno di noi muore volentieri, perché avremmo ancora molti compiti da risolvere; ma se così deve essere, allora avvenga con ferrea decisione.
Visto che ora sono dunque un delinquente, non dovete tuttavia disperarvi: il basto non è ancora spezzato. [...]
[...] dunque un delinquente, non dovete tuttavia disperarvi: il basto non è ancora spezzato. E necessario restare forti fino all'ultimo respiro. Mostrate che il dolore, la sofferenza, la vecchiaia, il terrore non vi possono spezzare. I genitori da cui sono nati figli di questo genere, sono lottatori anche essi. Ed é anche per questo che sono fiero di voi! Vi ringrazio tante e tante volte del bene che mi avete fatto, nonostante la vostra povera. Tutto ciò non lo si può pagare nemmeno con l'oro; e così ve ne ringrazio con ciò che ho di piú alto, con il mio spirito proletario. E tutto ciò, cari genitori, che vi posso offrire in questo momento.
Nel Landesgericht II ho vissuto con molta solidarietà, e il compenso per questo dritto modo di vivere l'ho sentita quando mi sono congedato dai miei compagni di sofferenza... Certo, ho pianto quando li ho salutati, ma si trattava di lagrime di gioia, perché mi accorsi che essi avevano approvato il mio contegno. Ciò mi ha rafforzato nella mia convinzione che la mia posizione non era perduta. Chi dei borghesúcci può immaginarlo che oggi dei giovinetti, ragazze e ragazzi, alcuni di nemmeno diciassette anni, affrontano la morte sorridendo? Ecco il nostro movimento: fedeli al motto: non curatevi dei sacrifici, della dura sorte, avanti, sia il vostro detto, libertà o morte!; essi si avviano al patibolo, convinti nella loro vittoria. Un sol desiderio ci anima tutti: la libertà. A questo fine sacrifichiamo tutto. Ma la nostra morte richiede che voi continuiate ad essere forti, fino ad incassare il debito che an[...]
[...]dato, oggi. Vi posso assicurare che nemmeno il vostro Poldi si nasconde dietro i nostri eroici caduti, e non rimpiange in nessun modo la sua vita perché ora vogliono la sua testa! No, per me c'é solo un avanti, e non una vergognosa diserzione della bandiera. So cosa mi attende, ed aspetto con animo sereno quella giornata.
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Già il mio avvocato mi ha fatto un quadro del mio nuovo ambiente, cioè nel suo intimo mi ha dato per perduto. Io sapevo e conoscevo la mia posizione sin dalla prima giornata del mio arresto, ma non mi volevo arrendere, per quanto Kohim avesse rivelato tutto. Il mio motto era: guadagnare tempo vuol dire guadagnare mezza vita. Ma, se quest'ultimo atto non mi sarà risparmiato, lo saprò sopportare da combattente.
La mia vita l'avevo già conclusa il 3 dicembre '42, e non ho perciò desideri, soltanto vi pregherei di una cosa: Anni, finché se lo merita, consideratela come mia moglie. Essa è giovane, forse non mi ha capita, ma ci siamo amati, e se il destino non ci avesse toccato così duramente, forse sarebbe diventata più saggia. Essa, dopo tutto, è stata tirata su in un altro mondo. Il suo destino mi addolora molto, e sono triste perché non sono stato in grado di aiutarla.
Era mio destino essere lottatore, e non l'ho mai dimenticato. Voglio ancora salutare tutti i conoscenti qui, i Leder, anche essi mi comprenderanno e ciò fa bene. Salutami anche Prinz, le mie zie, i m[...]
[...]ie. Essa è giovane, forse non mi ha capita, ma ci siamo amati, e se il destino non ci avesse toccato così duramente, forse sarebbe diventata più saggia. Essa, dopo tutto, è stata tirata su in un altro mondo. Il suo destino mi addolora molto, e sono triste perché non sono stato in grado di aiutarla.
Era mio destino essere lottatore, e non l'ho mai dimenticato. Voglio ancora salutare tutti i conoscenti qui, i Leder, anche essi mi comprenderanno e ciò fa bene. Salutami anche Prinz, le mie zie, i miei zii e le cugine. Peperl mi resterà sempre in un felice ricordo, per me era più di un cugino. Se nella mente faccio passare la fila dei parenti, mi rimangono ben pochi che mi abbiano compreso. I nostri nonni, Dada e Babi, quei deliziosi vecchietti, come piangeranno quando l'irrequieto Poldi non verrà più, ah si, Babi, egli è morto perché voleva vivere umanamente. Perciò lo chiamano traditore ecc. ecc. Ma consolati, cara nonna, muoio per una buona causa e sono felice. Ma migliaia e migliaia di persone si dissan guano e non sanno perché. Non sono triste, so che la nostra morte coopererà ad un più felice avvenire di molti.
E con ciò, cari genitori, voglio terminare. Su con la testa, se no non potrete vedere le stelle e il rosseggiare del mattino, si, si avvicina con passi giganteschi la giornata in cui i proletari di tutto il mondo si riuniranno per marciare sotto il sole dolce di maggio. Non camminate curvi! Anche a voi sorriderà il raggio di sole sulla mia bara. Vi chiamo coraggiosi genitori: siate coraggiosi e fieri: voi avete posto le fondamenta e la gioventù costruirà su di esse. Così il nostro stendardo non si ammaina mai, ed è questo
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ciò che vogliamo. V[...]
[...]a con passi giganteschi la giornata in cui i proletari di tutto il mondo si riuniranno per marciare sotto il sole dolce di maggio. Non camminate curvi! Anche a voi sorriderà il raggio di sole sulla mia bara. Vi chiamo coraggiosi genitori: siate coraggiosi e fieri: voi avete posto le fondamenta e la gioventù costruirà su di esse. Così il nostro stendardo non si ammaina mai, ed è questo
LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA ' 29
ciò che vogliamo. Vi auguro salute ed una tarda età perché possiate vedere il compimento della nostra opera. Con fierezza per i miei coraggiosi genitori termino con un forte: Evviva il Fronte Rosso.
Vostro figlio Leopold
P. S. Vi prego, salutate anche la coraggiosa mamma di Franzl Reingruber, e ringraziatela per il suo grande aiuto. Anche il suo dolore é un ammonimento per il movimento, anche a lei bisognerà porgere ringraziamenti perché per lei la vita é stata durissima. La saluta uno dei suoi figli.
Leopold
ELEF'E1'IRIOS CHIOSSÈS
Greco, nato al Pireo nel 1923, studente in lettere e filoso[...]
[...]i avi e della Grecia. Non tremo affatto e vi scrivo dritto in piedi. Respiro per l'ultima volta la profumata aria ellenica sotto l'Imetto. E una mattina splendida. Abbiamo fatta la comunione e ci siamo tutti spruzzati con acqua di colonia che un nostro compagno aveva in tasca.
Addio Ellade, madre di eroi.
Addio, miei cari. Addio. Sappiate tutti esser degni di me. Addio sorelline. Addio papà. Addio dolce mammina. Coraggio. Viva la Patria.
Vi bacio con amore
Leftéris
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ANGHELOS e MARINOS BARKAS
Greci, fratelli, nati entrambi ad Aghiios Ioannis, sobborgo di Atene, meccanico il primo e studente liceale il secondo. Membri di una organizzazione in collegamento con l' EA/A, svolgono azione di sabotaggio it primo nello stabilimento Malcini6tis che produceva motori da aeroplano, ed il secondo agli impianti telefonici ad Atene e nell'Attica. Arrestati i! 12 gennaio 1942, nella casa del padre che pure viene arrestato e condannato a dieci anni di reclusione. Fucilati al medesimo palo a K[...]
[...]davanti al tribunale militare. Siamo stati condannati a morte. So che sei una donna forte e che ti rassegnerai, ma non ti devi limitare a rassegnarti, devi anche rendertene conto. Io non sono che una piccola cosa, ed il nome sarà presto dimenticato, ma l'idea, la vita e l'ispirazione che mi pervasero continueranno a vivere. L'incontrerai ovunque, sugli alberi in primavera, negli uomini sul tuo cammino,. in un piccolo e dolce sorriso. Incontrerai ciò che ebbe un valore per me, l'amerai e non mi dimenticherai. Crescerò e diventerò maturo, vivrò in voi, i cui cuori ho occupato, e voi continuerete a vivere, perché sapete che mi trovo davanti a voi e non dietro voi, come forse eri portata a credere. Ho scelto una strada di cui non sono pentito, non sono mai venuto meno a quanto era nel mio cuore, ed ora mi sembra di vedere una certa correlazione. Non sono vecchio, non dovrei morire, ma tuttavia mi pare naturale e semplice. E soltanto il modo brusco che ci spaventa in un primo momento. Il tempo é breve, i pensieri sono molti. Non capisco il pe[...]
[...]ue rattristarmi io, (panda vedo tutta questa ricchezza che vive ?
Ci sono poi i bambini, che mi sono sentito vicini in queste ultime ore, ero felice di rivederli e di vivere nuovamente con loro. Ho sentito il mio cuore palpitare al pensiero di loro, e spero che cresceranno da uomini che sanno guardare oltre gli argini della via. Spero che il loro animo possa svilupparsi liberamente e mai sotto un'influenza unilaterale. Salutameli, il mio figlioccio e suo fratello.
Vedo che svolta prendono le cose nel nostro paese, ma ricordati, e ve ne dovete ricordare tutti, che il sogno non deve essere di tornare ai tempi primi della guerra; i1 sogno per voi tutti, giovani e vecchi, deve esser di creare un ideale per noi tutti che non sia unilaterale. Il nostro paese tende verso una grande méta, qualcosa a cui anche il piccolo contadino aspirerà, mentre con gioia sente che il suo lavoro e la sua lotta hanno fatto suo questo c< qualcosa ».
In fine c'é lei che é mia. Falle capire che le stelle brillano an cora ed io non era che una pietra miliare. 'Ai[...]
[...]le.
Non pensatemi come morto, pensate alle belle ore che abbiamo passato insieme, e perdonatemi il male che vi ho fatto. Nelle seguenti pagine ho annotato varie cose, un paio di saluti
,che vi prego porgere e qualche informazione circa le mie questioni personali, tra l'altro circa il debito contratto per ragioni di studio, debito che purtroppo non posso più liquidare.
Innanzi tutto vi prego salutare le zie Elsa e Margrete e rin graziarle per ciò che hanno fatto per me durante la mia infanzia e gioventù. Seguono due indirizzi a Silkeborg. Uno é il mio domicilio in Thorsgade 46 (il padrone di casa si chiama Jensen); l'altro é un certo salumiere Skou, Ornsovej 93, dove mi recavo a
u
34 LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA
mangiare. Egli vi aiuterà certamente a procurare e ad inviarvi
quanto mi appartiene.
In fine, i più cari saluti e grazie ancora per tutto ciò che avete
fatto per me durante la mia infanzia e gioventù.
Perdonatemi.
Leif
CHART J'S APPELMAN
Olandese vissuto in Belgio, nato a Villersle Bouillet, fucilato alla cittadella di Liegi il 26 novembre 1943. (Lettera avuta dall'Armée Belge des Partisans)
Miei cari fratelli e cari compagni,
vi scrivo questa lettera, 7 ore e 50 prima della mia morte.
Paul, quando Jean ritornerà dalla Germania gli dirai che non mi é dispiaciuto di morire perché da quando ho lasciato casa sapevo quello che facevo. Non prendermi per un bugiardo, ma andremo alla fucilazione cantando, perché noi non moriremo c[...]
[...]u devi pensare a mio fratello e sopportare tranquillamente questa prova. Sono molto calma, mia piccola mamma. Lo vedi anche tu, ho la coscienza tranquilla. Ho agito conformemente ai miei iprincipi. Non è una morte triste quando si ha questa consolazione. Credo di essermi sempre comportata degnamente. Ho moltò,pensato a te, dopo che sono in prigione. Mia piccola mamma, erediti conto pure tu, non devi troppo piangermi, ero giovane e libera, non lascio bambini.
Per quanto riguarda mio fratello, digli che cerchi di essere un uomo, questo é tutto quanto gli chiedo. Presto il mondo sarà libero, e sarà pure per lui, il mio caro piccolo Claudio, che avrò lottato. Digli di cercare di ben comprendere la vita, avrei tanto voluto fargliela scoprire. Ho pensato enormemente anche a lui, in prigione. Ti chiedo di abbracciarmi Maria. Dille che lei è uno dei miei più bei ricordi. Sono veramente felice di aver incontrato sulla mia strada una persona cosí buona e cosí onesta. L'amo molto e le sono molto riconoscente per avermi dato un po' della sua amici
[...]
[...]o trionfo. Ho anche l'autorizzazione a scrivere ad Alberto. Gli scriverò indirizzando a sua sorella. E molto giovane, sarà libero quando ritornerà, si rifarà una nuova vita, l'altra non ha contato. Da sposati siamo rimasti cinque giorni insieme!
Mia piccola mamma, ho lasciato della roba da mia cognata. Vedi di riprenderla. Vorrei che tu dessi a Maria quella bomboniera tanto bella ch'essa mi aveva dato tempo fa. Sarà un ricordo per lei. A te, lascio il mio orologio che si, deve trovare a St. Gilles. Disgraziatamente, non lascio molto. Vedi mia piccola mamma ti amo molto e ti domando di portare su Claudio tutto il tuo amore materno. Credo che dopo questa guerra s'inizierà una vita di felicità. Vi chiedo di approfittarne, tutti. Ho anche una grande consolazione: nessun amico mi ha seguito in prigione. T'assicuro che questo mi dà una grande forza. Ti prego di informare una delle mie vecchie compagne di prigione, Antoinette Delmazière di Courriéres o di HeninLiétart, sulla Manica. Non lo ricordo più con esattezza, ma indirizza alle due località, la lettera giungerà certamente senza altre indicazioni. Lei ti parlerà di m[...]
[...]re la mia sorte con calma e che mi sono mostrata degna fino alla fine. Ho mantenuto le mie convinzioni sino alla fine, sono sempre rimasta atea. Oggi é una giornata bella e calda, questo per me è un simbolo dell'aurora che vedo spuntare. Approfittatene.
La prigione non mi ha cambiato moralmente, salvo per rendermi migliore.
Ed ora dico addio a te, mia piccola Mamma, ed a tutti quelli che mi hanno voluto bene. Ancora una volta, coraggio. Ti lascio, ahimé, per sempre.
La tua «grande» figlia Fernanda
38 LETTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA
P. S. Di ai miei amici che non rimpiango nulla di ciò che ho fatto, che ricomincerei la mia vita sulla stessa via che ho seguito, per quanto riguarda il mio lavoro.
Ti abbraccio un'ultima volta.
F.
PAUL THIERRET
Francese, arrestato il 18 maggio 1942, fucilato il successivo 21 ottolyre. (Lettera tratta dalla raccolta « Lettres de fusillés », Éditions France d'Abord, Paris, 1946)
Ottobre 1942
Alla mia cara moglie, alla mia famiglia, ai miei amici.
Fui condotto alla Brigata Speciale dove subii un primo interrogatorio, ma non risposi nulla. Fui incatenato e custodito da tre guardie, isolato in una stanza.
L'indomani, nuovo interrogatorio con la minaccia di punizioni, uno di quelli che erano stati arrestati avendo detto che io gli avevo consegnato una rivoltella. R[...]
[...] compagni, a tutti, addio.
A tutti voi affido mia moglie, amatela, aiutatela, io l'amo tanto.
Paul
JEAN CAMUS
Francese, nato a Gonesse (S.et0.) il 25 matzo 1926, fucilato i1 25 aprile 1944. (Lettera tratta dalla raccolta ((Lettres de fusillés », Editions France d'Abord, Paris, 1946)
Fresnes, 25 aprile 1944
Cará mammina cara,
perdonami, mia cara mamma, di averti già dato tante pene, ma oggi te ne dò una più dolorosa di tutte: fra due ore, cioè alle quindici di questo pomeriggio, sarò fucilato dal plotone d'esecuzione.
Sono stato condannato a morte 1'11 aprile e sarò fucilato a 18
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anni ed un mese giusto: muoio da valoroso che ha la coscienza di non aver fatto che il suo dovere. Voglio proprio, cara mamma, che tu non ti faccia del cattivo sangue per tuo figlio, perché io non sono più da compiangere, parto per raggiungere il regno di Dio dove sari) molto felice: quelli che sono più da compiangere siete voi, tu ed il mio amato papá.
Prima di morire, domando perdono a tutte [...]
[...]glio anche abbracciare Antoine e Renée, così come la nonna e Huguette. Andrai da Suzanne e abbraccerai tutti, questa è la mia ultima volontá. Soprattutto, soprattutto, mammina mia cara, reagisci e riprendi il corso della vita normale.
Dopo la guerra, fa riprendere il mio corpo o i suoi resti e falli mettere vicino al mio povero nonno Désiré Camus: va a trovare il Signor T... e digli che il suo vecchio allievo lo abbraccia di tutto cuore.
Ti lascio, cara mamma, per mangiare un poco e per non morire a stomaco vuoto. Per adesso ti dico arrivederci, cara mamma, ma t'invito a credere che solo ora vedo ciò che tu rappresentavi per me
Jean Camus
JEAN ARTHUS
Francese, studente al Liceo Buffon di Parigi. Arrestato con altri quattro studenti nel corso di una manifestazione al liceo, il 10 marzo 1942, viene con essi fucilato, l'8 febbraio 1943, al MontValerien (Parigi). (Lettera al padre tratta dalla raccolta «Lettres de fusillés n, Éditions France d'Abord, Paris, 1946)
8 Febbraio 1943
Mio carissimo,
non so se tu t'aspettassi di rivedermi: io me lo aspettavo. Ci hanno detto stamattina ch'era finita, allora addio. So che è un col
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[...]
[...]spettassi di rivedermi: io me lo aspettavo. Ci hanno detto stamattina ch'era finita, allora addio. So che è un col
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po molto duro per te, ma spero che tu sia abbastanza forte e che saprai continuare a vivere, avendo sempre fiducia nell'avvenire.
Lavora, fa questo per me, continua ad occuparti dei libri che volevi scrivere, pensa che io muoio da Francese per la mia Patria..
T'abbraccio forte.
Addio, carissimo jean Arthus
VALERIO BAVASSANO
Italiano, nato a Genova il 14 gennaio 1923, operaio elettromeccanico. Partigiano nella III Brigata Garibaldi « Liguria », il 17 aprile 1944 viene catturato nel corso di un rastrellamento, tradotto di carcere in carcere e più volte seviziato. Fucilato al Colle del Turchino, il 19 maggio 1944, con altri cinquantasette patrioti. (Lettera inedita avuta dalla famiglia per il tramite di Calisto Saettone di Genova)
Carceri 16/5/1944
Mammina carissima,
un triste presentimento mi dice che oggi é stata l'ultima volta che ci siamo visti.
Mammi[...]
[...]co naturale restar vivo solo io fra tanti compagni morti.
Adesso andrò con loro. Doveva finire così.
Ancora una volta, mammina, perdonami.
Anche Milli deve perdonarmi e dille che se spesse volte ci si bisticciava, era proprio perché ci volevamo bene.
Quando il dolore ti sembrerà insopportabile, rifugiati in lei, ti sarà di grande sollievo.
42 LUTERE DI CONDANNATI A MORTE DELLA RESISTENZA EUROPEA
Ricevi da tuo figlio il più affettuoso abbraccio e tanti, tanti
baci, anche per Milli. Per l'ultima volta perdonatemi.
Vostro
Valerio
PAOLA GARELLI
Italiana, nata a Mondovì (Cuneo) il 14 maggio 1926, pettinatrice. E collegatrice e rifornitrice di viveri e materiale per le formazioni partigiane operanti nella zona di Savona. Arrestata nella notte fra il 14 ed il 15 ottobre 1944, il successivo lo novembre viene fucilata alla Fortezza di Savona con altri cinque patrioti tra cui due donne. (Lettera tratta dalla raccolta «Lettere di condannati a morte della resistenza italiana », Einaudi, Torino, 1952)
Mimma cara,
la tua mamma se ne va pe[...]
[...], Torino, 1952)
Mimma cara,
la tua mamma se ne va pensandoti e amandoti, mia creatura adorata, sii buona, studia ed ubbidisci sempre agli zii che t'allevano, amali come fossi io.
Io sono tranquilla. Tu devi dire a tutti i nostri cari parenti, nonni e gli altri, che mi perdonino il dolore che dò loro. Non devi piangere né vergognarti per me. Quando sarai grande capirai meglio. Ti chiedo una cosa sola: studia, io ti proteggerò dal cielo.
Abbraccio con il pensiero te e tutti, ricordandovi
la tua infelice mamma
GUGLIELMO JERVIS
Italiano, nato a Napoli il 31 dicembre 1901, ingegnere. E uno dei primi organizzatori delle formazioni partigiane della Valle d'Aosta e commissario delle formazioni G. L. nelle valli Pellice, German asca e Chisone. Arrestato ai primi di marzo 1944, tradotto nelle carceri Nuove di Torino, più volte seviziato viene fucilato nella notte fra il 5 e il 6 agosto 1944 nella piazza principale di Villar Pellice (Torino). (Messaggio scritto con uno spillo sulla copertina d'una bibbia e ritrovato nei pressi del luogo dove[...]