Brano: [...] compare all’improvviso, misterioso, chiuso; visibile centro, e inconsapevole, di una vita non mutata da millenni, di uni antica, superstite civiltà.
È la più arcaica « città » di tutt’Italia, probabilmente di tutto il Mediterraneo.
Entrando per la via principale, che attraversa come un serpente tutto Orgosolo, l’abitato si stende in salite scoscese ed in ripide discese, attraversato da viuzze impraticabili scavate nella roccia o fatte con ciottoli taglienti, veri sentieri di capre e di pecore. In alto
lo sbarra un ammasso di pietre di granito frantumato in breccia, ed in basso una scarpata di pietra di calcare ridotta a pietrisco e sabbione. L’abitato non segue alcun disegno per l’altezza e per la larghezza : le case compaiono a livello e sotto e sopra la strada.
Sotto i tetti, fatti a tegole di ardesia o di legno, a primo sguardo sembra che non vi sia differenza alcuna tra abitazioni, se non nei piani che sono di solito uno, raramente anche tre. Eccezion fatta per alcune costruzioni più moderne, tutti i muri sono edificati [...]
[...]n poco rustici, con occhi neri, vellutati, che, per profondità, sembrano avere una doppia pupilla. Lo sguardo delle donne orgolesi è cupo, intenso, ardente : sembra venire da una forza strana, ignota e primitiva. Predisposte nel corpo ad una certa rozzezza e nel volto a un certo declino, sui trentanni le orgolesi si fanno dure e legnose; il viso si copre di rughe, si devasta come avviene tra le giovani in Africa : più che ad un fattore climatico ciò è dovuto, piuttosto, al lavoro sfibrante di casa e di campagna che, dalla più tenera età, sono costrette a subire.
Nel modo di vestire di ogni giorno le donne orgolesi non si differenziano più da tutte le pastore di Sardegna, ma le distingue sempre ima cura maggiore nel vestito, una dignità di sé scomparsa ormai tra uguali categorie del continente; un portamento severo, un’andatura maestosa. Portano, di solito, una gonna scura marrone
o nera che a diecine di pieghe discende sino ai piedi, come è uso in Spagna; una camicia più chiara abbottonata al collo e ai polsi; larghi mantelli in la[...]
[...]color marrone o nero, oppur scure mantiglie a larghe frangie, come è uso in Spagna; piedi scalzi, quasi sempre, o sandali; e un fazzoletto che copre sempre il capo e, discendendo per il viso, viene rigirato sotto il naso come tra le donne africane, a ricoprire il labbro e il mento. Il modo di saper restare immobili, pur stando in movimento; il modo di guardare, con impassibile dignità; il modo di camminare sènza gesti scomposti, con classicità, sciolte, eleganti eppur solenni, le fa sembrare quasi statue viventi, monumenti di un antico mondo.
Se vi capita di vedere una donna di Orgosolo nell’antico, ora poco usato, costume del paese, troneggiante al sommo di una scala,
o accoccolata davanti ad una porta, il paese vi si rivela allora, conINCHIESTA SU ORGOSOLO
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sgomento direi, in tutta la sua misteriosa, millenaria profondità. È un costume fastoso, teatrale, quasi irreale e pauroso, per i ricordi che evoca.
Su una larga gonna marrone, lunga sino ai piedi, son sovrapposti tre grembiali : uno, di orbace rosso, che si chiude [...]
[...]n nastro di seta verde; un altro, uguale; un terzo, più piccolo, di orbace rosso, che sormonta i primi due, ma ricamato in seta con fili d’oro, di rosso, di blu, di verde, a contrasto violento, drammatico, con disegni di fiamma, di braccia vegetali, che ricordano, stilizzati,
i contorni degli antichi candelabri Ebraici. Sopra i grembiali vi è una camicia bianca, pronunciata sul petto, chiusa con grandi bottoni d’oro a forma di una grande chiocciola, che sormontano due giubbotti: uno, di orbace rosso, con maniche larghe, ricamato con quegli stessi fili di policrome sete, con fregi di foglie, di alberi, che ricordano le tavolette di Babilonia; l’altro, funereo, stretto alla vita e senza maniche, che rinchiude il primo.
Il pezzo più singolare di tutto il costume è, però, un rotolo di seta rigida, tessuta a grana grossa, di colore giallo scuro — una specie di papiro di antichi Egiziani — che si pone sul capo e si avvolge intorno al volto, sì che — come da una remota profondità — ne spuntano solo gli occhi, e il naso (1).
Malgrado l’[...]
[...]è un indice impressionante, forse il più basso d’Italia, che la densità è di 13,5 ab. per km2.
La sua superficie territoriale, che raggiunge 40 km. circa di estensione nei punti più distanti, è tenuta quasi tutta a pascolo e a foresta.
I dati esatti della superficie tenuta a pascolo mancano. Si possono aggirare, per calcoli approssimativi sul 55 / 100 del totale. La superficie forestale — secondo i dati gentilmente fornitimi dal locale ufficio forestale — con non meno di 800.000 piante — quasi tutte quercie di leccio, poche di rovere, e perastri — è di h. 6800 (2000 Demaniali, nelle regioni Funtana Bona, Vallone, Supramonte; 4000 Comunali, nelle regioni Fundales, Sulittu, su Pradu, Murgugliai, Mariuzza, Supramonte; 800 privati, nelle regioni Gattoré, Lenardeddu, Monte Pertusu). Purtroppo quasi metà di tutto il patrimonio è intaccato nel frutto ghiandatico e nelPincremento — e senza alcuna misura di provvidenza da parte della Regione e dello Stato — dal bruco « Limantria dispari ». I dati esatti della superficie tenuta a coltivato, in generale orti, mancano. Si possono aggirare, per calcoli approssimativi,[...]
[...]MENTI UFFICIALI
Stato sotto il quale si è svolto il censimento
Regno d’Italia
o
Ss 81 <s
1908
1930
rt
P «
16.313
15.892
O
102
177
Asini
21
37
Muli
Bovini
1809
1235
Suini
4156
1935
Ovini
6424
9891
c
a,
rt
o
3801
2617
N.B. — I dati dei due censimenti sono riportati dalle relative pubblicazioni ufficiali del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio e dell’istituto Centrale di Statistica. Sono da ritenersi molto al di sotto del numero effettivo di bestiame esistente in Orgosolo se si tiene presente che qui è abitudine generale evitare la denunzia poiché si tiene in sospetto ogni operazione statale.INCHIESTA SU ORGOSOLO
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che lo hanno arrestato. Perché gli hanno trovato un fucile qui vicino che non era il suo. Ha visto Nuoro solo nel carcere. Il Continente ? E chi lo conosce ? Non sa nemmeno che cosa è. Sta a pascolare le galline. Prima pascolava le pecore. La mattina si sveglia come le galline, alle 5, alle 6. Prima si svegliava [...]
[...]e è la vita di questi pastori di Orgosolo nelle campagne?
Chi non conosce, ad esempio, la classica montagna di Orgosolo — il Supramonte — nella quale ogni orgolese che eserciti la pastorizia più di una volta nella vita è costretto a soggiornare, a fare un’esperienza che non ha paragoni con il pastore di altri paesi, non può dire, in verità, di conoscere bene il paese di Orgosolo.
E conoscere a fondo il paesaggio, il territorio — conoscere, cioè, le condizioni naturali in cui si svolge la vita del pastore — è, in Orgosolo più che ovunque, condizione indispensabile per conoscere i pastori, per comprendere il paese.
Con la guida del pastore Salvatore Marotto, del barbiere Alberto Goddi, dello studente Domenichino Muscau, di Orgosolo, dal
1 al 3 luglio 1954 mi portavo per due giorni ed una notte sulla montagna del Supramonte.
Le possibilità di accesso al Supramonte, a dire il vero, sono alquanto particolari: da centinaia di anni il Supramonte è noto non solo per la vita dei pastori, ma come il covo dei banditi del paese. Raram[...]
[...]n esisteva ancora il Continente — il mare, invadendo questa terra, ne aveva distrutto ogniINCHIESTA SU ORGOSOLO
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cresta, la aveva spianata. Restano i segni di alte rupi, superstiti, di antichi isolotti, come il colle tabulare o «tacco» di S. Giovanni, alto 1316 m. Ritiratosi lentamente nel Tirreno, il mare, poi, — agevolato da quella piana forma di tettoia — aveva disseminato il fondo, a vista d’occhio, di un caos di massi, di sassi, di ciottoli di detrito.
Nel più tardo periodo pleistocenico, nell’epoca quaternaria — quando tutte le superfici emerse erano coperte da nevi eterne — anche un ghiacciaio doveva essersi deposto sull’altopiano, come dimostrano le alte pareti laterali, lo scavo ad U che, nella parte superiore, compare quasi al centro.
Ma solo inoltrandosi, scendendo nel pianoro, il Supramonte comincia a rivelare il suo mondo strano e tenebroso, il suo segreto.
Tutta la superficie della roccia — come un immenso pavimento di pietra — compare formato di piccole scanalature, di lunghi solchi, di sottilissimi crepa[...]
[...]disterru ». Cadaveri di pastori assassinati si trovano in queste buche e qualcuna prende nome da loro, come, per esempio quella « Matteo Grua », ucciso nel 1917.
Sono le « nurre », le misteriose cavità del Supramonte, così antiche che sembrano nella denominazione ricordare i Nuragici, i primi abitatori della Sardegna.
Non vi è dubbio che si tratta di un paesaggio tipico del calcareo: di un carso.16
FRANCO CAGNETTA
Il carbonato di calcio, di cui è costituito il terreno, alla caduta delle pioggie, al contatto con l’anidride carbonica che vi è contenuta, si scioglie, si fora in tutte quelle crepe, quelle voragini, in un processo che è in corso dalle origini, da 100 milioni di anni.
Tutto il sottosuolo deve essere forato in un sistema di ranali, di fiumi sotterranei, di grotte naturali. Si conosce il fiume di « Gorropu », che si inabissa di un tratto nella terra, con gorgoglìi paurosi, spumeggiando in una voragine, di cui non si vede il fondo, in onde nere. Si conoscono le grotte di « sa pruna » e di « capriles », nascoste da vegetazione nelle imboccature, ma nelle quali, penetrando a lume di rami di ginepro accesi come è l’uso dei pastori, si scop[...]
[...] dell’altopiano è molto scarsa, o quasi inesistente: macchia bassa, ginestre e arbusti di ginepro — ma dell’altezza quasi di un uomo — questi, con le radici affondate sulla nuda roccia e le braccia dei rami, secche, tese in alto come per disperazione.
Al centro dell’altopiano, invece — dove il calcare è più duro e resistente, e lo scolo delle acque ha trascinato anche argille — si distendono grandi, immense foreste con piante di quercia di leccio, quasi tutte, e dell’altezza di 2030 m.: foreste vergini, e inconsuete per uguale densità — probabilmente — in ogni altra regione di Europa, dalle quali, quasi, non meraviglierebbe veder spuntare un mostro preistorico. Fitti intrichi di rami — quasi simili a liane — e fogliame tutto distrutto dai bruchi, sono di tanto in tanto, interrotti solo da spianate di enormi quercie spiantate dal fulmine. Per intere stagioni qui i fulmini dominano con il loro fuoco elettrico, e di piante secolari fanno, di tratto in tratto, solo grandi mucchi di ceneri.
In tutto il territorio d’intorno, su quel cupo[...]
[...]lli di pecora per letto, e mazze, e borse di pecora alle pareti.
Mi mettevano davanti tutto quello che avevano, in recipienti di sughero: pane; latte cagliato, formaggio di pecora; una borraccia di vino.
— Mangiate! — gridava uno minacciandomi con il coltello.20
FRANCO CAGNETTA
— Bevete! Mangiate! — gridavano tutti e mi riempivano le mani.
Dovevano essere così gli ospiti dell’antico mondo, così dissimili dai molli, corrotti Trimalcioni dei nostri tempi. Si è perso ovunque, se non in queste regioni, quel rapporto di banchetto di tribù in cui l’ospitante gode, tripudia nel veder mangiare il suo ospitato, si sazia con la sua fame poiché, una volta entrato in qualche modo nella tribù, lui e l’altro sono ormai come una unità comune, quasi un solo corpo.
— Quanto tempo restate al Supramonte?
— Sei, sette mesi. Da giugno a novembre.
— E l’inverno?
— Non si può stare. Ci stanno solo i disperati. Quelli che non trovano pascolo.
Vivevano in questo paese in condizioni più dure, più tristi dei pastori di ogni altra zon[...]
[...]grotte. Se non potevano, restavano all’aperto, bruciavano immense quercie, che con i venti bruciavano intere, e sotto la pioggia, in poco tempo.
— E l’estate?
— L’estate è un poco meglio. Ma vedete che bella strada per venire. Vedete che caldo, che vento? Paghiamo un tanto per capo, al Comune, per starci!INCHIESTA SU ORCOSOLO
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— Quante volte scendete al paese?
— Una volta al giorno, uno per turno, se portiamo il latte al caseificio e per questa strada. Una volta anche ogni tre mesi se restiamo a fare il formaggio.
Facevano chilometri e chilometri per andare a cercare un poco d’acqua, nelle grotte. Scendevano a queste con le pecore, verso le pozze, e qualche volta sulle spalle dovevano portare le bestie per i cunicoli, ad una ad una. L’acqua era una ossessione, l’ossessione del pastore: parlavano di continuo di quando dovevano prenderla, di dove dovevano prenderla.
— Vedete che vestiti, che barba; che razza di vita!
— Che mangiate, ogni giorno?
— Mezzo litro di latte, mezzo chilo di « frue ».
— E perché?
[...]
[...] con le pecore, verso le pozze, e qualche volta sulle spalle dovevano portare le bestie per i cunicoli, ad una ad una. L’acqua era una ossessione, l’ossessione del pastore: parlavano di continuo di quando dovevano prenderla, di dove dovevano prenderla.
— Vedete che vestiti, che barba; che razza di vita!
— Che mangiate, ogni giorno?
— Mezzo litro di latte, mezzo chilo di « frue ».
— E perché?
— Tutto il latte se ne va per il caseificio, o per fare il formaggio.
— E il formaggio?
— Quello serve per pagare la terra. E se ci avanza si vende.
— Ed il pane?
— Qualche poco.
— E la carne?
— Se ci muore qualche pecora.
— Bevete il vino?
— Quello sì. Ma alle feste, se ce lo offrono... Qualche cicca, un sigarro. E niente altro.
— Dite un po’: e denaro ne avete mai?
— I soldi. Eh, i soldi! — dicevano sorridendo.
— Quelli ci pensa a levarceli il padrone della terra, l’industriale del latte... I soldi ce li hanno solo i Signori. E i Signori Preti.
— Ce ne avrete bisogno per un cappotto, per un vestito[...]
[...]gosolo, in modo diverso dal consueto: il pastore, a gambe aperte, e con in mezzo un secchio, lascia passare sotto le pecore madri ad una ad una e, trattenendole con le gambe, le munge per il tempo necessario, lasciandole poi passare.
11 latte, raccolto in « malunes » (recipienti di sughero), in otri cuciti di pelle di pecora, o in recipienti di metallo — se non è portato a piedi o a cavallo, e per chilometri e chilometri, al più vicino caseificio — si deve lavorare subito.
Per prima, generalmente, si fa « sa frue » (= il latte acido), che è l’alimento tipico e principale di tutti i pastori di Sardegna.
Si pone il latte in un recipiente a fuoco e lo si fa tiepido a 4045 gradi. Poi si prende «su ’agar’u» (= il caglio) — che è un pezzo di duodeno dell’agnello — e, staccatane la quantità di un cucchiaino circa per 4 litri di latte, riposto in uno straccio di lino, si inumidisce col latte e si spreme, in qualche goccia, nel recipiente.
Il dosaggio è operazione molto delicata: se poco, il latte non si quaglia, se troppo si inacidisce. Bisogna scuotere subito questo con una mano, perché il quaglio non si depositi tutto in una parte. Ben presto lasciato ora a freddo il latte comincia a rapprendersi: in 20 minuti si ottiene una pasta gelatinosa e consistente, la cui durezza si saggia con un dito. Appena questa lo permette, si taglia la pasta a larghe fette, e si lascia riposare per 2430 ore. « Sa frue » è pronta ed è una sorta di Yogurth, di qua[...]
[...]nta una tavoletta quadrata) si fa a poltiglia e, po26
FRANCO CAGNETTA
stolo in recipiente sul fuoco, a 4045 gradi, si agita lentamente, continuamente, perché non si attacchi sul fondo. Dopo mezz’oraun’ora si tira, coagulato, e si getta in « sa forma » (== una forma di legno di perastro a scodella tonda, forata nella base). Questa si poggia su « sa ’annitta » (= due assi di legno tenute sospese) e si lascia che « su soru » (= il siero) sgoccioli, in altro recipiente. Per fare prima, e meglio, si comprime il quagliato nella forma con « sa scrimatrice » (= una tavoletta piatta di legno). Divenuta consistente come una pasta, questa si rivolta dall’altra parte, e così più volte, perché assuma da ambo i lati forma tonda. Quando la pasta ha la consistenza voluta — che si saggia con un dito — si toglie dalla forma e si lascia a riposare 1012 ore su una tavola. Si affonda infine in « sa tina » (una mastella) con « sa salamuja » (= acqua satura di sale), e si lascia riposare ancora 24 ore. Il formaggio « fiore » è fatto. Se si vuole preserv[...]
[...]osatura). E questa avviene come altrove, ma tosando la pecora sino alla pelle.
Di tanto in tanto necessita «sa mazzadura)) (la castrazione) che si fa, dopo legata la bestia, rompendo lo scroto con una mazza arroventata, o tagliandolo con un colpo di coltello.
L’« irgannare » (= la macellazione) avviene anche con una tecnica cruentemente primitiva. Legata la pecora o l’agnello bisoINCHIESTA SU ORGOSOLO
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gna cc ispoiolare », colpire cioè con un colpo nella gola recidendo la carotide, sì che ne sgorghi una fontanella di sangue (il « fodiolu » latino). Molte volte accade, nelle annate « de fatigu » (— cattive) che bisogna uccidere tutti gli agnelli, perché poppando e facendo deperire le madri, non le uccidano. Si passa ad « incurare », a squartare cioè la pelle della pancia lungo una linea verticale sì che, affondando la mano, la pelle si possa asportare. Un altro modo di asportare la pelle è « a su buffare », cioè facendo un foro in una gamba dell’animale e soffiando così forte che tutta la pelle si sollevi.
Lavoro del pastore è anche quello di far da rudimentale veterinario. Ed al vero veterinario quasi mai si ricorre. Pratiche mediche empiriche si alternano a pratiche di magia, a « presuras » o formule. Le pecore in Orgosolo hanno, generalmente, queste malattie :
sa prummonita = la polmonite
sa gaddinosa = il capogiro per verme nel cervello
su aflenau = malattia del polmone con essudato
sas ranas o male dissu
i ’adu o dessa figu = malattia del fegato
su eie arterau = il fiele al[...]
[...]lla carne, delle pelli, estremamente gravoso per la concorrenza estrema tra pastori e per il dominio completo che ha il compratore sul pastore. Ecco ad esempio gli « Usi e consuetudini commerciali» di Orgosolo per la vendita più importante di Orgosolo: il latte, tra pastori e caseifici (e si intenda qui baraccamenti che raccolgono il prodotto, a conto di industriali, per spedirlo a lavorare in continente). Cito da un foglio della Camera di Commercio di Nuoro (valido per tutta la provincia):
«5) La consegna avviene nel luogo indicato dal compratore. Abitualmente il caseificio.
6) Il latte viene consegnato nei mesi freddi una volta al giorno, nei mesi caldi due. r28
FRANCO CAGNETTA
7) Le spese di trasporto sono a carico del venditore.
13) La determinazione del prezzo è chiusa, preventivamente stabilita o aperta se si conviene quello di mercato.
14) Si paga ordinariamente ogni quindicina, anche mensilmente ».
E il prezzo, chiuso, lo fa sempre l’industriale. Mai il pastore.
Unico « vantaggio » nella vendita che fa il pastore è una caparra che anticipano i caseifici (che se ne va tutta, o quasi tutta, per il pagamento dell’affitto dei pascoli), i[...]
[...]otto, un paio di scarpe all’ingaggio, 56 pecore a fine d’anno, o — oggi — 100400 lire giornaliere. Suo il lavoro più grave, sua la più grave privazione.
Questa la vita dei pastori del Supramonte, dei pastori medii, dei più giovani nelle campagne di Orgosolo. Paurosa per condizioni naturali, penosa per gravità di lavoro.
Per conoscerla sempre meglio bisogna, ora, scendere in paese.
su mere su cumpanzinu su terraccu
= il padrone = il socio = il servo.INCHIESTA SU ORGOSOLO
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# * #
Il paese di Orgosolo presenta per l’etnologo un terreno di osservazione che, per primitività di strutture sociali e per manifestazioni di mentalità e cultura proprie solo alle civiltà primitive, è difficile trovare ancor oggi, forse, in qualsiasi altro paese d’Italia e d’Europa. Per una convergenza di motivi ambientali estorici (che cercheremo poi di indicare tutt’insieme) il paese si presenta come uno di quei piccoli mondi quasi perfettamente isolati e con una sto ria abbastanza semplice che sembrano destinati alla specifica ricerca dell’et[...]
[...]ripartizione generale della sua proprietà.
I beni di famiglia (greggi, casa, orti, mobili, oggetti, denaro) restano generalmente indivisi (= proprietà « famigliare ») e regolamentati dal padre più anziano « su mannu » (= proprietà « paterna »). Esiste un termine in Orgosolo che indica indifferentemente la proprietà famigliare patriarcale e la famiglia patriarcale proprietaria ed è: s’ereu (dal catalano, = l’eredità).
Si tenga presente come ciò è dettato dalla necessità fondamentale di aumentare il potenziale delle greggi, e non frammentarle con divisioni.
La divisione dell’« ereu » non avviene, generalmente, neppure con la morte del padre più anziano, « su mannu », e passa automaticamente al primogenito o, tra i suoi fratelli, al padre più anziano, che, automaticamente assume la funzione di nuovo « su mannu ». Quando la divisione avviene per varie ragioni (e questo raramente) invale il criterio gerarchico secondo cui il primogenito,
0 il padre più anziano tra i suoi fratelli, riceve quasi tutto; seguono
1 maschi secondo la[...]
[...]ricazione dello speciale pane di Orgosolo che si fa per molti chili, per quintali a volte, e che serve in campagna, per uno, due tre mesi, agli uomini.
Merita un cenno particolare questo lavoro, che non è specifico di Orgosolo, e comune, invece, a tutti i paesi della Barbagia.
Una volta ogni 715 giorni, o un mese, 1015 donne si riuniscono in cucina o, a volte, in una piccola stanza costruita apposta fuori della casa, dal pavimento di terriccio e dal tetto bassissimo. Alcune di esse, le più robuste, con le braccia nude impastano farina, acqua, lievito in larghi e quadrati impastatoi di legno poggiati per terra. Ottenuti alcuni comuni panelli li spianano con un matterello in larghe schiacciate rotonde e, raccoltele, le pongono a riscaldare appena qualche istante in un forno rudimentale a cupola, acceso con frasche e legna. Subito ritrattele le chiudono in strette strisce di tela, lunghe sino a 45 metri (decorate, a volte, con linee trasversali azzurre, nere, marrone) e le lasciano a riposare, o lievitare, per qualche tempo. Quindi le[...]
[...]o nei larghi cesti sardi di asfodelo, che sono fatti per quésta conservazione.34
FRANCO CAGNETTA
In Orgosolo questo pane ha vario nome, secondo più tipi :
Carta ’e musica = il pane ili generale (« carta di musica »
perché croccante)
o « limpidu » o « carasau »
sas ispianadas = il pane di grano
sas tondinas = il pane di orzo
su orgathu = il pane più tondo e più lavorato.
La coabitazione di uomini e di donne nella casa, ciò che in modo completo avviene raramente — se si considera la necessità degli uomini di stare nelle campagne, di migrare — si manifesta altrettanto in carattere collettivo (famigliare) e gerarchico (patriarcale). Non vi è divisione vera e propria di uomini e di donne in due parti ma una tendenza accentuata. Il padre più anziano, <( su mannu », dorme nel letto con la propria moglie, e così fanno abitualmente tutti i figli più anziani sposati; i giovani dormono abitualmente per terra, su una stuoia, in cucina; le donne giovani in una stanza con un letto per una, se possibile, o uno per più.
An[...]
[...]zione dei propri figli che il carattere arcaico e patriarcale della famiglia pastorale si manifesta a pieno. In generale, il piccolo orgolese va alla scuola pubblica per 2, 3 classi elementari, poi viene ritirato e messo subito in campagna: e qui dimentica tutto quello che ha imparato. L’analfabetismo in Orgosolo, ufficialmente, è nella proporzione del 6070 per cento, ma, tenuto conto di questo « ritorno all’analfabetismo » è del 9095 per cento, cioè quasi generale. La famiglia all’educazione pubblica, di cui diffida, preferisce una sua propria educazione famigliare: questa consiste solo nella educazione pratica alle greggi, al lavoro pastorale. Il bambino povero orgolese già1 vestito da adulto con i pantaloni lunghi ed i gambali, con il viso chiuso sempre in un sentimento di timore, di odio contro tutti, è il vero volto del pastore orgolese. A 78 anni, per mangiare, egli è costretto a lasciare la famiglia, a partire lontano. Gran parte del lavoro di sorveglianza delle bestie, marce interminabili, notti passate tra temporali, volpi, ladr[...]
[...]ua ad essere il pilastro e il baluardo di tutta la vita e civiltà orgolese. Da « grandi famiglie » e da rapporti propri allo sviluppo di questa forma si può dire, infatti, che sia costituito tutto
il paese di Orgosolo: un insieme, una «tribù» di «grandi famiglie ».
E una tribù di « grandi famiglie » legate tra di loro in modo molto stretto è, in un certo senso, Orgosolo.
I matrimoni che qui avvengono di frequente in modo « endogamico », cioè in famiglia (tra cugini, tra zìi e nipoti ecc.) si mescolano a quelli « esogamici » più frequenti, cioè fuori della famiglia.
Questa parentela tra due « grandi famiglie » distinte crea una « alleanza » che viene considerata — e lo è per un verso uno sviluppo interno di « sangue » della grande famiglia. I nuovi mariti — i cognati — entrano a far parte come parenti di « sangue » e
lo sono. Tutti i di loro famigliati, impropriamente, vengono consiinchiesta su orgosolo
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derati anche parenti di « sangue ». Si viene a creare una sola, e più vasta « grande famiglia » che si considera unita « ab antiquo ».
Una forma più avanzata di questa parentela artificiale ritenuta anche parentel[...]
[...]omparatico possono prendere parte gli uomini e le donne, ma divisi. I comparatici misti sono eccezionali. Le famiglie dei « compari » entrano a far parte l’una nell’altra come una sola e più estesa « grande famiglia ».
Le maggiori tra le « grandi famiglie » abbracciano un ventesimo, un decimo del paese, ed in alcuni periodi speciali, come i Cossu e i Cornine della famosa « disamistade », dal 1905 al 1926, quasi metà del paese.
Esse non si sciolgono se non con la morte, e, solo più modernamente, per dissidi vari economici, coniugali, politici, ecc.
L’elemento che contribuisce non già all’accrescimento e allargamento di questi grandi gruppi, bensì al loro restringimento e divisione discende, altrettanto, in Orgosolo, dalla « grande famiglia ». Esso è insito nella distribuzione interna della ricchezza e nell’interna subordinazione.
I fratelli minori, i celibi, i giovani, le donne, con il corso degli anni, e dei secoli, vengono a costituire man mano una società patrimonialmente più povera e che, nella divisione del lavoro, adempi[...]
[...]so della mia inchiesta, per evitare la rivelazione di verità, alcuni di loro hanno osato farmi minacce di morte, se non sgombravo, minacce che hanno avuto il solo effetto di dimostrarli tra i più incivili e i più disprezzabili gruppi sociali di Sardegna.
La classe di « sos poveros » o « sos terraccos » ha, nei riguardi della classe superiore un atteggiamento anche troppo paziente, controllato, seppur astioso e, direi, invidioso.
In fondo a ciò sta la opinione primitiva che, poiché il modo quasi unico di arricchirsi rapidamente in una sola vita è qui la rapina, l’appropriazione, l’usura, occorrono pur per questo qualità da
(4) Lascio il testo sardo scorretto, secondo lo scrittore. Eccone la traduzione:
Per descriverti la gente villana seminatrice di oscurantismo vi è in paese la razza Monniana che col potere dà l’ostracismo.
E sono contro al comuniSmo con la democrazia cristiana e sfruttano e condannano e confinano e rubano ed uccidono e rapinano.INCHIESTA SU OSGOSOIO
41
« uomo ». Esiste un termine particolare in Orgosolo per indicare questo uomo esecrato, eppur stimato : « su abile » (l’abile), « su baiente » (il valente). La miseria con tutto quello che comporta è profondamente disprezzata. Il termine che d[...]
[...]ioso che lo guardi da un punto di vista statico della «odierna» economia. Poiché la spiegazione si può trovare solo, a mio parere, in una economia (struttura e cultura) che c’è stata e non si vede in Orgosolo se non in numerosi e reperibili elementi che sono sopravvissuti e come incastrati nell’attuale « ciclo culturale » dei pastori
o della « grande famiglia ».
Si tratta di mettere in luce struttura e culture di un « ciclo » precedente: e ciò è desumibile soltanto, oggi, da uno studio della mentalità e del carattere degli orgolesi (le soprastrutture sono le più lente a trasformarsi), dal soccorso di notizie archeologiche e storiche sul paese, e dallo studio di ancor esistenti, fondamentali ma apparentemente secondari istituti locali.
11 pastore di Orgosolo, se lo si osserva attentamente, è certa44
FRANCO CAGNETTA
mente diverso da quello di tutti i vicini paesi. Il pastore di questi o il pastore tradizionale e proprio della « grande famiglia » (quale
lo Huntington, ad esempio, ha individuato nei suoi lineamenti general[...]
[...]« ciclo » precedente a quello pastorale (al più antico che si conosca in tutta la storia dell’Europa), il « ciclo culturale » che l’etnologia classica chiama dei « cacciatori e raccoglitori » o delle « orde ».
Molti dati di osservazione storica e sulla mentalità e il carattere posso qui avanzare per convalidare questa tesi, ma, soprattutto, varrà a convincere il lettore uno studio dei due principali e particolari istituti sociali del paese, e cioè la « vendetta » e la razzia.
Si tenga conto, innanzitutto, che Orgosolo, tra tutti i paesi della Barbagia, è ancora oggi il solo che conservi nel proprio territorio foreste quasi vergini, e sterminate, a differenza di tutti i paesi vicini che nel secolo scorso (come in tutta la Sardegna) ne sono stati spogliati da una speculazione privata.
La selvaggina (diminuita fortemente in tutta la Barbagia) è più facile a trovarsi ancor oggi nel territorio di Orgosolo, e specie per razze zoologiche preistoriche, come i mufloni.
Nel corso della mia gita effettuata sul Supramonte ho avuto la for[...]
[...]one privata.
La selvaggina (diminuita fortemente in tutta la Barbagia) è più facile a trovarsi ancor oggi nel territorio di Orgosolo, e specie per razze zoologiche preistoriche, come i mufloni.
Nel corso della mia gita effettuata sul Supramonte ho avuto la fortuna di fare un ritrovamento archeologico di una certa importanza : in località « sas baddes » (le valli), ai limiti di un bosco che confina con un largo prato di terra alluvionale, e cioè un’antica palude, ho rinvenuto i resti di un abitato del neolitico (epoca della pietra levigata), costituito da una officina litica con frammenti di pugnali e punte di frecce; resti calcificati di ossa di animali, tra cui un teschio ben conservato di scimmia antropoide, bacini di bue e frammenti di animali da individuare; e numerosi residui di abbozzi statuari, tra cui, ben conservati, una testa di cinghiale e due di bue. Su questo ritrovamento (per il quale mi riservo, effettuati gli studi, di dare una comunicazione integrale) mi limito qui ad osservare
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c[...]
[...]u questo ritrovamento (per il quale mi riservo, effettuati gli studi, di dare una comunicazione integrale) mi limito qui ad osservare
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come possa darci un elemento per congetturare la esistenza in Orgosolo, nel neolitico, di un popolo di cacciatori. L’etimologia stessa del nome del paese, secondo il più autorevole studioso di lingua sarda, Max Leopold Wagner, significa «guado, terreno acquitrinoso » palude (5). Ciò, presumibilmente, fa pensare ad un abitato di cacciatori.
Notizie storiche sugli abitanti di Orgosolo quali cacciàtori sono numerose ma di tradizione soltanto orale. Allo stato attuale non esiste più nel paese un solo individuo che viva della sola caccia, ma sino a 50 anni fa, e specialmente tra i banditi, secondo notizie avute da quasi tutti gli abitanti, esistevano cacciatori abituali, di mestiere.
L’abitante di Orgosolo è conosciuto in tutta la Sardegna come un meraviglioso cacciatore. Abile, astuto, paziente, testardo in modo eccezionale egli si sopraeleva su tutti gli altri sardi, [...]
[...]olarità vale qui a lungo ricordare era la caccia tra l’uomo e l’avvoltoio, da cui discendeva anche una sorprendente forma particolare di gioco. Questo antico gioco, di cui non ho qui più trovata traccia alcuna, ma che è assai vivo ancora nel ricordo di qualche vecchio orgolese era la « lotta » tra l’uomo e l’avvoltoio : non l'uccisione di un ani
(5) « Il guaio è che non conosciamo il significato delle radici palcosarde se non in rarissimi casi, cioè quando esistono appellativi analoghi. Un tale caso è quello di Orgòsa, che proprio a Orgosolo si usa, come potetti verificare sul posto, per designare un terreno umido: l’uscita osa appare in numerosi toponimi (Ollosa, Malosa, Pesurtosa ecc.).
Così pare che orgosa sia un derivato da org(a), ad ogni modo, siccome il significato di orgosa è accertato, abbiamo il diritto di credere che il nome del paese Orgosolo sia in diretta dipendenza da orgosa, e così lo saranno altri toponimi simili disseminati nel cuore dell’isola. Proprio vicino ad Orgosolo vi è Badu Orghe, dunque un « guado » (teiren[...]
[...] usi civici — avere le sue più lontane radici in una consuetudine propria a « raccoglitori ». Naturalmente avanzo questa ipotesi in modo solo dubitativo e non credo che si potrà mai effettuarne la comprova, mancando del tutto i documenti di tradizione ed i residui culturali che potrebbero certificarne quella origine.
Ma per indicare i caratteri probanti (e non soltanto ipotetici come i precedenti) di una origine dai cacciatori e raccoglitori (ciò che serve a chiarire il problema specifico strutturale e culturale della « turbolenza » di Orgosolo) vale qui studiare soprattutto e innanzitutto l’istituto della « vendetta », negli innesti e nelle proprie forme che ha preso nella società contemporanea dei pastori o nell’attuale ciclo culturale della « grande famiglia ».
L’istituto della vendetta, più che ogni altro, ha reso celebre Orgosolo negli ultimi anni non solo in tutt’Italia, ma in tutt’Europa. Per il numero dei reati ad essa connessi, e per la continuità e spettacolarità che essi presentano, si deve ritenere che, in questo settor[...]
[...]endenti e legati) in una singola unità il cui elemento comune è considerato ideologicamente il sangue in primo luogo, e, secondariamente, altro elemento ideologico come il totem in antico, l’amicizia modernamente ecc., all’atto in cui viene intaccata dall’esterno, da altri uomini (e nelle società « chiuse » da un altro gruppo analogo) la propria comune unità con spargimento di sangue od altra offesa, sentendo minacciata la comune esistenza e con ciò la propria e singola sentono la necessità di intervenire con un atto che in qualche modo tenga lontano ed elimini il pericolo e, al tempo stesso, protegga e reintegri la propria comune unità e, con ciò, la propria e singola esistenza. In generale questo atto di « vendetta » si configura con un altro atto uguale a quello ricevuto: spargimento di sangue contro spargimento di sangue, offesa contro offesa.
L’etnologia ha cercato lungamente di ritrovare quale è la necessità culturale che spinge alla « vendetta » e sino ad ora sono state avanzate sempre ragioni generali, ragioni che prescindendo da una particolare economia, si limitano ad una spiegazione religiosa, ad una « ideologia » staccata da ogni particolare società. Il problema è rimasto « astratto » : si fa ricorso a un « uomo » uguale[...]
[...]la vita e del mondo, il sangue, anch’egli, avendolo in comune, è posto di fronte all’esperienza decisiva del rischio della esistenza, della vita di fronte alla morte. Nel momento della caccia, quando il cacciatore perde il sangue ed è in pericolo di vita, colpito dalla bestia, il solo modo che ha di non continuare a perder sangue e non morire è quello di far perder sangue alla bestia e farla morire. L’unico modo proprio di difendersi e salvarsi, cioè, si configura come il solo modo di ferire e far morire. L’estensione di questa esperienza della caccia a tutta la vita, al mondo totale — secondo la generalizzazione propria del primitivo — conduce alla applicazione generale anche nella sola società umana, ai rapporti tra soli uomini, nella lotta tra uomo e uomo. Si ingenera la « vendetta ».
La « vendetta », nasce e non può nascere che da una società di cacciatori; la sua estensione può avvenire solo quando questa attività sia preminente: cioè in un «ciclo culturale» di cacciatori che è, appunto, noto all’etnologia come « ciclo dei caccia[...]
[...] morire. L’estensione di questa esperienza della caccia a tutta la vita, al mondo totale — secondo la generalizzazione propria del primitivo — conduce alla applicazione generale anche nella sola società umana, ai rapporti tra soli uomini, nella lotta tra uomo e uomo. Si ingenera la « vendetta ».
La « vendetta », nasce e non può nascere che da una società di cacciatori; la sua estensione può avvenire solo quando questa attività sia preminente: cioè in un «ciclo culturale» di cacciatori che è, appunto, noto all’etnologia come « ciclo dei cacciatori e raccoglitori ».
Rimane il problema della sua persistenza in un qualsiasi ciclo che gli si sostituisca, e, per esempio, nel ciclo dei pastori della « grande famiglia », nel quale l’« esperienza fondamentale », il lavoro principale non è più, certamente, la caccia ma la domesticazione e l’allevamento.INCHIESTA SU ORGOSOLO
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Secondo gli studi del Mòdlig, Schmidt, Montandon, Menghin, è nota la tendenza, suffragata da numeroso materiale, a far discendere il ciclo dei pastori della « g[...]
[...]atica la « vendetta ».
Alla « vendetta » in Orgosolo partecipano tutti i membri ma54
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schi delle « grandi famiglie » implicate (i congiunti più prossimi, i famigliati, gli affiliati come compari amici, ecc.) dall’età puberale sino a tarda vecchiaia. La limitazione al solo mondo maschile (non ho notizie di « vendette » eseguite da donne) discende certamente dall’essersi l’istituto originato in ima società di cacciatori, e cioè una società già organizzata in una divisione di lavoro maschile e femminile, riprodotta e ribadita nella successiva società dei pastori.
Secondo il modo della « vendetta » riscontrabile in tutte le forme di società divise in grandi gruppi « di sangue » a questa partecipano tutti gli interessati con una « solidarietà attiva » (colpire il responsabile o uno del suo gruppo) ed una « solidarietà passiva » (accettare la responsabilità del colpevole in tutto il gruppo da cui sia uscito).
I moventi della « vendetta » sono in Orgosolo, legati come ovunque ad un danno «economico», in primo luog[...]
[...] del sospetto, sul modo di punire. Una sentenza viene emessa dall’individuo maggiormente colpito o dal membro più autorevole del consesso con il consenso di tutti gli altri.
Indicherò qui, dapprima, quel tipo di sentenza che si chiude sempre con la decisione di uno spargimento di sangue. Per i reati minori viene di solito stabilito che si cominci con mio spargimento di sangue animale, sgozzamento di pecore o sgarrettamento più abitualmente (e cioè taglio dei tendini di una gamba, così che l’animale diventi inservibile). Per i reati più gravi — e sempre per l’omicidio — viene abitualmente comminata sentenza capitale.
L’imputato non viene ammesso al giudizio e, tenuto all’oscuro, non gli si dà la possibilità di difendersi, adducendo prove, testimoni e avvocati rudimentali.
Esiste però in Orgosolo una sorta di « citazione » che consiste in alcuni segni simbolici premonitori, legati in generale a una simbologia di sangue, come lo sgozzamento o lo sgarrettamento di una pecora davanti alla casa od all’ovile di chi ha offeso, la deposi[...]
[...]on ad un solo individuo ma sempre aINCHIESTA SU ORGOSOLO
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più di uno poiché l’antico diritto sardo, abitualmente, non conosce altra forma. L’uso locale dell’esercizio collettivo della giustizia era così invalso ed è ancor oggi così radicato che tutti i governi, da quello spagnolo a quello italiano, lo hanno dovuto elevare in Sardegna a proprio istituto. Nel periodo di dominio spagnolo e piemontese l’istituto locale era l’« incarriga » e cioè l’imposizione ai maggiorenti di un paese di ricercare, catturare od uccidere il responsabile di un reato grave, pena, nell’insuccesso, una punizione collettiva, generalmente una multa. Era indispensabile poiché la forza pubblica statale poteva considerarsi ;— come oggi — impotente a tenervi la giustizia, poiché estranea e nemica di queste popolazioni. In tutto il periodo del dominio italiano, dal 1849 al 1954, questo istituto ha avuto sempre vita e vive ancora, sia pure in forma non importante come in passato, ma solo parallelo alla forza pubblica statale, ed è conosciuto sotto il nome di « [...]
[...]racellato » in Sardegna — un istituto diffuso d’altronde nel medioevo in tutta Europa con nomi e forme varie — è molto lunga e complessa, con continua soppressione e restaurazione, poiché quasi sempre si trasforma in vere associazioni a delinquere, ma è pur sempre necessario per sostituire la forza pubblica statale qui impotente ed inadeguata. In Orgosolo in quest’anno non esisteva la «compagnia baracellare» poiché due o tre anni fa si è dovuta sciogliere per delitti da essa compiuti e non si è potuta riattivare per un collettivo rifiuto della popolazione a farne parte.
L’applicazione della sentenza avviene con il momento della « esecuzione ». In generale in Orgosolo prima della esecuzione avviene anche una specie di « notificazione » della sentenza.
Al giustiziando gli esecutori, a viso aperto o mascherato, ripetono in breve le ragioni che lo hanno portato alla morte e, immantinente, lo uccidono.
I modi di assassinio in Orgosolo (e si potrebbe farne un Grand58
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Guignol) sono di ogni tipo, in ogni luogo, in[...]
[...]ripartizione si può fare per le imprese contro luoghi di dimora e per imprese sulle strade.
Le imprese contro individui sono rivolte, in generale, contro « ricchi » locali. Secondo una mentalità primitiva (che va sempre più scomparendo) sono rare le imprese contro uno « straniero ».
Il ricco colpito può essere orgolese ma, più generalmente, dei paesi vicini. È più facile, naturalmente, nel paese esser individuati come colpevoli, e, oltre a ciò, è più facile non essere riconosciuti e sparire dal territorio vicino. I reati contro individui condotti in luogo di dimora, sono, in generale, furto di pecore (il più diffuso e un vero flagello), di prodotti agricoli, di denaro, di valori, con assalto allo ovile o all’abitazione; ed il sequestro di persona a fine di ricatto. E ancora sgarrettamenti, e danni e incendi a colture ed alberi. I reati contro individui, condotti sulla strada, sono la gassazione del passante isolato, dal pastore al signore in auto con valori e denaro; e, preferito a quello in casa, il sequestro di persona.
Le imp[...]
[...]o dei vecchi orgolesi. L’intero paese, armato, a piedi e a cavallo, scendeva a torme per battersi ogni tanto con quello di Locoe in vere e proprie battaglie. Il territorio, a poco a poco conquistato dagli orgolesi, era militarmente presidiato, e si accendevanoINCHIESTA SU ORGOSOLO
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continuamente conflitti con diecine e diecine di morti. Dopo tanto sangue, il 1845 Locoe veniva completamente spopolata e distrutta e la tradizione vuole che ciò sia avvenuto per avvelenamento di tutte le acque ad opera di orgolesi.
Il saccheggio di tutte le case di un vicino paese, è uno dei feno meni più impressionati della storia di Sardegna. Per darne un esempio vivo darò qui la descrizione di uno assai celebre compiuto in Tortoli il 13 novembre 1894, che contiene tutti gli elementi di questa forma classica di « bardana ».
A mezzanotte, da 100 a 500 grassatori orgolesi a cavallo, armati di moschetti, erano penetrati, silenziosi, in quel paese. Circondata la caserma dei carabinieri, e dispostisi nelle vie in modo da poter controllare tutte le[...]
[...]gli Uffici postali.
La più audace e frequente « bardana » è fatta contro caserme di carabinieri, di p. s., a fine di « vendette » e per svaligiarne gli stipendi.
Le « bardane » più frequenti sono oggi sulle strade.
L’assalto ai treni, al treno CagliariArbatax, con svaligiamento di tutti i viaggiatori, è avvenuto ancora, l’ultima volta, il 1922.
L’assalto alle corriere è, ancor oggi, reato frequente. Negli ultimi anni, dopo la guerra, ciò era divenuto un flagello. Per rendersi conto ancor oggi basta viaggiare sotto la scorta, da FarWest, che fa la polizia. Non solo viaggiano carabinieri armati di mitra nelle corriere e staffette motocicliste armate di mitra che seguono a distanza, ma, lungo le strade, ci sono, da due o tre anni, posti radio che Comunicano il passaggio cronometrico delle corriere: ogni ritardo che venga segnalato è segno di rapina e motociclisti e geeps corrono incontro per soccorso. Ma anche ciò è sventato dai predoni, poiché basta fermare un istante la corriera, svaligiarla durante la corsa e quindi scendere [...]
[...] rendersi conto ancor oggi basta viaggiare sotto la scorta, da FarWest, che fa la polizia. Non solo viaggiano carabinieri armati di mitra nelle corriere e staffette motocicliste armate di mitra che seguono a distanza, ma, lungo le strade, ci sono, da due o tre anni, posti radio che Comunicano il passaggio cronometrico delle corriere: ogni ritardo che venga segnalato è segno di rapina e motociclisti e geeps corrono incontro per soccorso. Ma anche ciò è sventato dai predoni, poiché basta fermare un istante la corriera, svaligiarla durante la corsa e quindi scendere senza provocare alcun ritardo.
L’assalto di macchine che conducono le paghe di operai è statoINCHIESTA SU ORGOSOLO
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frequente dopo la guerra. L’ultima « strage » di Villagrande ne è un esempio grave.
Le stesse macchine di carabinieri e di p. s. se portano paghe vengono fermate e sono assaltate. L’ultima strage di « sa verula » ne è una prova.
L’abilità di scomparire dei predoni, senza lasciar traccia, in un territorio che totalmente li favorisce, la velocità co[...]
[...]hiano la vita e la libertà per pochi soldi, sol fidandosi in quello spirito di fede reciproca, di solidarietà fra essi che ancora permane
(13) Ib. p. 50.70
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incorrotto, nelle rudi popolazioni montane » (14). Per delinquere l’orgolese esce dalla propria famiglia, dal proprio gruppo di « sangue », entra in un altro più largo, in uno Stato. E la « bardana », in vero, si può dire, in certo modo, il solo Stato di Orgosolo.
Ciò fa pensare che questo istituto, con questo istinto associativo, possa nascondere ancora un residuo di società, di organizzazione sociale precedente a quello attuale della « grande famiglia » : la organizzazione in «orda», che è la più propria e più frequente delle società di « cacciatori e raccoglitori ».
Dopo gli studi dello Elkin sopra le « orde » in Australia sappiamo esattamente che cosa si debba intendere per « orda » : questa è una piccola comunità di individui di ambo i sessi, distinti in nuclei famigliari, dimoranti in un proprio territorio, esercitanti gli uomini la caccia, le don[...]
[...]i individui di ambo i sessi, distinti in nuclei famigliari, dimoranti in un proprio territorio, esercitanti gli uomini la caccia, le donne la raccolta; su ogni singola famiglia che si unisce in « orda » non esiste una comune autorità superiore se non in cerimonie dirette dai più anziani; su ogni singola « orda » non esiste una superiore autorità comune e ^'insieme delle orde, la tribù, riconducibile solo a una identità linguistica, non esiste perciò come unità attiva, che per es. fa la guerra, allarga il territorio ecc.
Ciò che distingue l’« orda » dalla famiglia — ed è il suo carattere specifico, determinante — è che mentre in quest’ultima gli individui si ritengono legati per il « sangue », nella prima gli individui si ritengono legati per « antenati comuni », per i « padri che occuparono il territorio ».
Non possiamo pertanto parlare di « orda » nello stadio culturale presente degli orgolesi né possiamo dire — mancando qualsiasi residuo di quell’elemento ideologico decisivo, determinante — che essi in antico, già « cacciatori e raccoglitori » costituissero anche « orde » vere e proprie. Ce lo fanno pensare[...]
[...] le nazioni e le regioni che prima l’hanno perduto sono quelle che prima hanno fatto il loro ingresso nella moderna civiltà industriale : così l’Inghilterra e la Germania occidentale fin dal 1600, più tardi l’Irlanda che arriva sino alle soglie dell’800 ; la Francia sembra averlo perduto nelle regioni più arretrate durante il secolo scorso, e così pure l’Italia settentrionale e centrale; il lamento persiste ancora nelle cosiddette aree depresse, cioè in quelle che non sono pie72
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namente entrate nel processo di industrializzazione, come l’Europa balcanica e danubiana, qualche zona della Spagna, e — per l’Italia
— la Puglia, la Lucania, la Calabria, qualche settore anche abbastanza a nord della catena appenninica (come la Sabina) e, infine, la Sardegna. Nella sua forma generale il lamento funebre è un sistema organico tradizionale e rituale di espressioni foniche (verbali e musicali) e mimiche, sistema che si inserisce nel cerimoniale funerario in momenti critici particolari, e che per il suo interno meccanismo de[...]
[...]ne e che ha la funzione di essere la guida del lamento: ma anche le parenti che sappiano eseguire il lamento partecipano col canto al cordoglio. La funzione del coro sembra limitata ad alcune brevi interiezioni stereotipe come ‘fradi meu’, ‘fizu meu’, ‘ziu meu’, ‘tattaiu meu’ » e simili che o sono ripetute all’unisono con la lamentatrice o riempiono gli intervalli nei quali la lamentatrice si riposa. Vi sono moduli letterari, musicali e mimici : cioè delle forme stereotipe tradizionali che consistono in immagini, interi versi, melopea, gesti.
In particolare, secondo i dati elaborati da Diego Carpitella, gli « attitos » registrati in Orgosolo per la parte musicale hanno particolare importanza. Essi, infatti, si basano su tre sole note: la loro struttura, estremamente elementare, appartiene indubbiamente, alle forme musicali più arcaiche che si conoscano. È difficile dire se le tre note in cui gli attitu si articolano fanno parte di una scala « modale » o di un scala pentatonica ridotta. E, data la frequenza del lamento funebre pentaton[...]
[...]ossa tornare in Sardegna. Se hai preso ferma non possa tornare in caserma. Se hai preso calamaio non possa tornare al quartiere. Fratello mio Michele, di lusso carta. La ho ora nel campo rotta, questa carta di lusso).
La chiesa in Sardegna ha combattuto il lamento, come ne fanno fede i canoni dei concili diocesani. Negli stessi lamenti si ritrova talora una eco di questa lòtta, poiché in dati casi la resistenza dei preti a seguire il loro ufficio ha dato argomento alla lamentatrice di esprimere il suo disappunto.
A Orgosolo qualche anno fa un corteo funebre aveva luogo, accompagnato dal lamento tradizionale: il parroco volle impedire alle lamentatrici di assolvere il loro compito e, allora, una di esseINCHIESTA SU ORGOSOLO
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conclusali suo lamento con questi quattro versi che sono ancora ricordati :
Si ischiada su dolore pranghiada su Rettore si su dolore ischiada su Rettore pranghiada.
(Se provasse dolore attiterebbe il parroco, se il dolore provasse, il parroco attiterebbe).
Il testo impiega il verbo pranghere pe[...]
[...]te accelerati e quasi frenetici, intramezzati da saltelli, ma mai deformanti e scomposti. I balli a circolo, diffusi in tutto il bacino mediterraneo (Kolo montenegrino ecc.) tradiscono la loro arcaica tradizione nella forma di circolo, sempre legata a ragioni di magia il cui significato è oggi difficile determinare e ricostruire. Altra caratteristica fondamentale di questo ballo è che esso non è danzato su musica strumentale ma su musica vocale, cioè sulla poesia cantata: « su tenore ». Gli scarti ritmici di questo nel caso specifico del ballo (secondo le osservazioni che mi fornisce l’amico Carpitella ascoltando le registrazioni da me effettuate) sono qui più evidenti e si passa, attraverso una vivace accelerazione, da un ritmo di80
FRANCO CAGNETTA
ottava ad un ritmo di quarta —t — j. E il ritmo è sottolineato,
molto spesso, dal battito sincrono dei piedi, interrotto da grida, fischi, interiezioni. L’unione di poesia, musica e danza risale alle più antiche manifestazioni culturali che si conoscano, diffuso tra tutti
i popol[...]
[...]ubbliche e private, in archivi di quasi tutt’Italia.
Origini
L’origine delle popolazioni di Orgosolo (come, in generale, di quelle di tutta la Barbagia) si perde nella notte dei tempi. Si può ritenere ipoteticamente, sulla scorta delle notizie storiche generali eINCHIESTA SU ORGOSOLO
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sugli elementi su ricavati dalle ricerche di etnologia, che potrebbe trattarsi di popoli venuti dall’Asia attraverso l’Africa, e per terra, quando '"Cioè la Sardegna, nel paleolitico, con le Baleari ed il Marocco formava un solo continente: la Tirrenide.
Storia antica. (Epoca nuragica e romana)
L’estensione di tutto il territorio di Orgosolo è disseminata da monumenti primitivi, tipici della prima civiltà della Sardegna, e databili, di volta in volta, in un ciclo che va dall’VIII al II sec. a.C.
Si trovano 2 « Perdas fittas » (cioè blocchi di pietra monolitici eretti verticalmente) di destinazione ancora dubbia; di datazione incerta, in loc. : Galamòli e Orùlu.
■ Si trovano 5 gruppi di « Domus de janas » (cioè grotticelle scavate nel granito) di destinazione cemeteriale; di datazione incerta, in loc.: Oreharva, Guspine, Soràsi, sas Molas, sas Vaddes (al Supramonte).
Si trova una « Sepultura de Gigantes » (cioè un lungo corridoio circondato da muro basso e chiuso, in testa, ad abside) di destinazione cemeteriale; di datazione incerta, in loc. : Gorthine.
I « Nuraghi » di Orgosolo (cioè le classiche torri mozze e circolari di tutta la civiltà protosarda) di destinazione ad abitatofortezza per famiglie e tribù di pastori; di datazione dall’VIII al
III sec. a.C., sono 22, in loc.: Ilole, Donori, Ruju, Dovilinò, Dulivìli, Funtana fritta, Larthiò, Des’ena, Sirilò, Talasuniai, Maninturtiò, Ilodèi, Lopàna, Olài, Delàcana, Su puthu, Orghe, Filihaì, Gortòthihe, Manurriè; e Mereu e Intro de patenti (al Supramonte). Sono, in generale, in stato di rovina ed abbattuti da pastori.
I meglio conservati sono i primi citati.
Non si sono trovati bronzetti.
Ruderi e oggetti preist[...]
[...]iche e 16 monete romane (imperiali) di cui si dà descrizione (15).
Nel corso della mia gita al Supramonte ho avuto anch’io occasione di fare, come ho accennato, scoperta di un abitato neolitico che può essere di una certa importanza. Aggiungo qui che la località è vicino al pozzo di « su disterru » — secondo il classico culto degli antichi sardi presso le fonti —, ed ha alle spalle un complesso cemeteriale di <j Domus de janas ». Potrebbe, perciò, essere stato un altro luogo di culto.
Per l’epoca romana, alcuni oggetti e monete, oggi dispersi, si sono trovati solo, oltre che nella cit. località di Orulu, nella loc. Galanòli.
(15) Notizie degli scavi di antichità comunicate alla Regia Accademia Nazionale det Lincei, ecc.; 1932, voi. Vili f., pp. 52836.INCHIESTA SU ORGOSOLO 83
V \ ....
Storia medioevale. (Epoca dei Giudicati e spagnola)
Il primo documento scritto in cui si ricordi Orgosolo — ed il solo per tutto il periodo del regno dei Giudici sardi, nell’alto medioevo, è l’atto di pace stipulato tra Eleonora, Giudiches[...]
[...]ui si ricordi Orgosolo — ed il solo per tutto il periodo del regno dei Giudici sardi, nell’alto medioevo, è l’atto di pace stipulato tra Eleonora, Giudichessa di Arborea e Don Giovanni, Re di Aragona, il 24 gennaio 1388, pubblicato nel « Codice Diplomatico di Sardegna » di Pasquale Tola. In questo documento, firmato da tutti i Comuni del Giudicato di Arborea, tra i firmatari risultano per la «villa» di Orgosolo tali Mariano Murgia, « Majore » (e cioè capo della polizia); Petto de Cori, Joanne de Ferrari, Petro Merguis, Mariano Pina « jurati » (suoi aiutanti); Petro de Oscheri, Oguitto de Martis, Petto Seche, Arcocho Lafra e Joanne Sio « habitantes » (abitanti), convenuti tutti in Orani il 12 gennaio 1388 davanti alla chiesa di San Pietro ed al notaio Arcocho Salari fu Nicolaus per accettare (16).
Le notizie su Orgosolo, nel medioevo, sono formali e concernono la sua dislocazione in una ripartizione amministrativa.
Con la conquista spagnola dell’ex Giudicato di Arborea (1428) e col regime feudale Orgosolo appare dapprima nella Curat[...]
[...]e penetrazione tra le plebi rustiche.
Il 1799 Orgosolo compare citata nella Bolla del papa Pio VI: « Eam inter ceteras » del 21 luglio, con la quale si istituiva la nuova Diocesi di NuoroGaltelly, di cui il paese faceva parte come Rettoria (25).
Dal padre BrescianiBorsa S.J., nella celebre opera « Dei costumi dell’isola di Sardegna » si ha notizia su Orgosolo che : « I Gesuiti che avevan stanza in Oliena visitarono quel popolo in sullo scorcio del sec. XVII e con la santa parola il mansuefecero; ma, cessati i Padri, tornò all’antica rustichezza. Lasciaron essi tuttavia di sé orma indelebile, poiché, introdotti per opera loro i gelsi e i bachi da seta, in quella grossa terra le donne del villaggio vi tesson drappi » (26).
(23) Legendariu ( de Santas / Virgines, et Martires / de lesu Christu / hue fi contennen exemplos admirabiles, necessarios ad ogni forte de persones, qui pretenden falvare sas animas insoro / vogadas de Italianu in Sardu, par Joan Mattheu / Garipa Sacerdote Or gole su prò utile / dessos denoto s deffa natione fu[...]
[...]tle de Sardaigne. cita un episodio avvenuto in Orgosolo, in data imprecisata — che può comprendersi tra il 1831 ed il 1844 :
« Sul Monte Novo si trova la cappella di San Giovanni e non lontano, ai suoi piedi, una regione detta Fontana bona, nella quale vi è qualche capanna di pastori quasi tutti banditi del villaggio di Orgosolo : così per raggiungerla bisogna prendere certe precauzioni e, soprattutto, avere guide che conoscano questi uomini. Ciò che
io feci e, malgrado ciò, fui ricevuto da loro con più di dodici fucili puntati sulla mia persona, con ingiunzione di non fare un passo verso tali uomini disposti in atteggiamento così poco ospitale e, ancor meno, bendisposto; infine, dopo molti discorsi ed una infinità di questioni sul vero scopo del mio viaggio tra di loro — che era solo quello di portarmi sulla cima del Monte Novo con i miei strumenti geodesici — fui ricevuto in modo più cortese; ciò che significa che le punte dei fucili diretti contro di me si abbassarono; ma questa cortesia non era scevra da un certo sentimento di sospetto sul vero oggetto della mia visita.
Bisogna dire che i banditi di Orgosolo sono, in generale, della peggiore specie; sono continuamente in guardia contro la forza armata che vorrebbe sorprenderli in quei ripari quasi inaccessibili, dove si rifugiano dopo aver fatto le loro rapine; queste rapine consistono quasi tutte in furti di bestiame e, qualche volta, rubano ai proprietari dei villaggi vicini — di cui sono il terrore — greggi intere e gli stessi[...]
[...]tinéraire de Vile de Sardaigne pour faire suite au Voyage en cette contrèc par le Conte Albert de La Marmora, ci devant Commandant Militaire de Vile de Sardaigne, Làeutenant generai, Sénateur du Royaume etc. Chez les frères Bocca libraire du Roi. Turin, 1862, voi. I, pp. 41920. La traduzione è mia.INCHIESTA SU ORGOSOLO
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Orgosolo, è il primo scrittore che dia ampie notizie sul paese, la popolazione, l’agricoltura, la pastorizia, il commercio, la religione e le antichità (28).
'Il 1848, voce: Nuoro provincia di Sardegna. Carattere morale di questi provinciali orgolesi, scrive:
« Gli orgolesi sono una popolazione assai sfavorevolmente conosciuta per lo spirito di vendetta, per le rapine e per l’animosità che spiegano i banditi contro i militari. Contrariamente alla pratica degli inquisiti che, quando si incontrano con la truppa si mettono solo in guardia e non osano alcuna offesa se vedano non essere assaliti o ricercati, gli orgolesi, che molto ancora conservano del carattere degli antichi barbaricini prendono l’offensiva. U[...]
[...]valore possiam rapirne alcun centinaio, soccorriamo almeno in parte alla giustizia distributiva.
L’Arcivescovo mostrò loro questa esser logica da Beduini di Arabia, e da corsali di mare, e non da cristiani.
Costoro potrebbero anzi tener cattedra di ComuniSmo in certe università d’Europa...
Ma, per venire al proposito nostro, Monsignore vide a sua gran meraviglia quel popolo così strabocchevolmente unto, che il grasso stillava loro dalle ciocche dei capelli e dai lucignoli della barba in guisa che scorreva giù per le spalle ed il petto. E le donne gocciolavano dalle trecce, e aveane sì unta la faccia, che il viso luccicava loro, e il grasso colava per gli orecchi e pel mento giù nel seno, di che la finissima camicia era tutta inzuppata; e i pepli ch’avean di seta bellissimi e grandi, eran conditi di grasso per modo che traspareano e brillavano al sole come oro. L’Arcivescovo richiese i preti del villaggio che nuova fosse questa; e gli venne risposto: essere immemorabile usanza di lor antenati, ché, nei dì delle sacre feste e nozze e di balli, gli uomini si ugnessero capelli, faccia e barba, e le donne colla faccia e le trecce ugnessero i pepl[...]