Brano: [...] nella sua mole cartacea, raggiunga un peso non inferiore a un certo numero di ettogrammi. Di conseguenza, succede che chiunque abbia riempito 300 pagine di pettegolezzi, oppure abbia allungato fino a 300 pagine una novelletta amena, si presume autore di un romanzo. Mentre che, magari, per difetto di uno o due ettogrammi di peso, vengono classificati altrove che fra i romanzi alcuni modelli perfetti di romanzo, quali, a esempio, « La steppa » di Cekof.
Inoltre, succede pure, che, secondo le rigide, e talora incongrue, determinazioni dei « generi », le storie letterarie àccademi' che, nelle loro trattazioni del romanzo, studiano, si, fra i romanzi
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— com'è logico —, « L'asino d'oro », per esempio, o il « Don Chisciotte »; ma non, invece, l'« Eneide », per esempio, o l'« Orlando furioso », che pure, nella loro sostanza, sono assolutamente dei romanzi, e andrebbero studiati sotto lo stesso titolo dei due primi. Nei riguardi dell'arte del romanzo, non importa se questi siano scritti in prosa, e quelli in versi. Anche nell'art[...]
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do si componga, con la ricchezza omogenea delle sue parti, in una interezza sviluppata e armoniosa — ha valore certo di romanzo. Così, poniamo, « La lettera rubata » di Poe é un racconto; però il volume dei « Racconti straordinari » (di cui « La lettera rubata » è parte) si può identificare certamente con un romanzo, del quale i singoli racconti sono altrettanti capitoli. Allo stesso modo, gran parte delle singole narrazioni di Cekof sono, a sé stanti, dei raccontï; ma la raccolta cekofiana dei « Racconti » (anche senza contare quelli, come « La steppa » o « Una storia noiosa » ecc. che sono già dei romanzi in se stessi) senza dubbio ha valore di romanzo: giacché presenta un intero sistema (il sistema cekofiano) delle relazioni umane e dell'universo reale.
Liberato, così, da certi superflui schemi, e meglio inteso secondo le sue origini e le sue ragioni poetiche, il romanzo non può restringersi nella misura di un genere letterario, fissato da convenzioni scolastiche o determinato da contingenze culturali. Il gusto di inventare la storia inesauribile della vita è una disposizione umana naturale, comune a tutte le epoche e a tutti i paesi (perfino le leggende mitologiche e popolari sono già una specie di romanzo collettivo).
Il romanzo in prosa, che ha prevalso (sebbene non esclusivamente) dal S[...]
[...] Tanto più, allora, i poeti dovranno tener caro il massimo
valore della poesia e difenderlo dalle varie tentazioni interessate... E la crisi finirà (come diceva una canzonetta della nostra infanzia).
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Mi sembra, così, di avere risposto coscienziosamente a tutte le domande della presente inchiesta. Mi rimane solo la domanda finale: quali siano i miei romanzieri preferiti, e perché; e a questa rispondo:
Omero; Cervantes; Stendhal; Melville; Cekof; Verga.
Perché questi sei poeti, più di tutti gli altri da me conosciuti, provocano sempre in me, a frequentarli, un aumento di vitalità straordinario. Tale che, più di una volta, nel corso (ormai funghetto) della mia vicenda, io credo di essere stata addirittura risuscitata dai morti, per la virtù loro.
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