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Il segmento testuale Cattaneo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 99Analitici , di cui in selezione 5 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [Gli interventi] Gastone Manacorda in Studi gramsciani

Brano: [...] al di sotto dell’ambiente intellettuale. Nel 1896 la lettura di Antonio Labriola II Materialismo storico mi orientò definitivamente. Mi orientò, dico, come una preziosa ipotesi di lavoro, con l’aiuto della quale riuscii a risolvere nella storia della lotta fra magnati e popolani a Firenze molti problemi che fino a quel momento erano rimasti nebbiosi nel mio spirito. La seconda grande influenza benefica sulla mia vita intellettuale la ebbe Carlo Cattaneo; nei primi mesi del ’99, quando conobbi i suoi scritti sul 1848 in Lombardia i quali erano pensati con lo stesso metodo di'pensiero di quelli di Marx sulla Francia del 1848 ».

È una testimonianza di grande interesse. Vi si trovano tre nomi: quello di Marx, quello di Labriola e quello di Cattaneo. Da Salvemini, dunque, siamo ricondotti da un lato a Labriola e a Marx; dall’altro, a Cattaneo. E il nome di Cattaneo ci invita a considerare l’opera di Gramsci, per un certo aspetto, come il punto di approdo di un filone di pensiero politico italiano, e di riflessione critica sul Risorgimento, che prende le mosse proprio da Cattaneo.

Come il prof. Garin ha ricordato stamane, oggi vi è una ripresa di studi su Cattaneo, una ripresa che non è certamente dettata soltanto daGastone Manacorda

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un interesse erudito; quindi quello che io sto dicendo potrebbe essere interpretato come un indulgere iad una moda. Perciò vorrei subito precisare che i riferimenti diretti di Gramsci a Cattaneo sono scarsissimi, non solo, ma ci sono alcune cose interessanti : ad esempio per due volte Gramsci cita l’edizione in volume de La città del Cattaneo della quaile egli aveva notizia, mi pare di capire, attraverso una recensione (come per molti altri libri) con il desiderio di leggerla perché sente che li troverebbe qualche cosa che lo interessa vivamente, vi troverebbe trattato quel problema di città e campagna che è uno dei temi Centrali del suo pensiero; ma Gramsci non conosce questo scritto, che prima del suo arresto non era stato mai ripubblicato. Cosi, non tricorda, Gramsci, gli scritti di carattere economico di Cattaneo. Viceversa, mi sembra di derivazione nettamente cattaneiana la critica al ’48 : il giudizio sulla politica piemonte[...]

[...]otizia, mi pare di capire, attraverso una recensione (come per molti altri libri) con il desiderio di leggerla perché sente che li troverebbe qualche cosa che lo interessa vivamente, vi troverebbe trattato quel problema di città e campagna che è uno dei temi Centrali del suo pensiero; ma Gramsci non conosce questo scritto, che prima del suo arresto non era stato mai ripubblicato. Cosi, non tricorda, Gramsci, gli scritti di carattere economico di Cattaneo. Viceversa, mi sembra di derivazione nettamente cattaneiana la critica al ’48 : il giudizio sulla politica piemontese nel ’48, la questione dei rapporti fra Piemonte e Lombardia, la Lombardia più illuminata, più evoluta rispetto al Piemonte, ecc.; idee che poi sono rimaste molto vive anche nella storiografia recente, soprattutto nell’opera di Cesare Spellanzon.

Ma è chiaro che nello stabilire questa derivazione gramsciana, o meglio nel considerare il pensiero gramsciano anche come punto di approdo della critica del Risorgimento, non possiamo fermarci soltanto allesame dei rapporti diretti [...]

[...]fra Piemonte e Lombardia, la Lombardia più illuminata, più evoluta rispetto al Piemonte, ecc.; idee che poi sono rimaste molto vive anche nella storiografia recente, soprattutto nell’opera di Cesare Spellanzon.

Ma è chiaro che nello stabilire questa derivazione gramsciana, o meglio nel considerare il pensiero gramsciano anche come punto di approdo della critica del Risorgimento, non possiamo fermarci soltanto allesame dei rapporti diretti fra Cattaneo e Gramsci; oi occorre ricostruire la storia del formarsi di certe idee, del loro svolgersi e del loro confluire, poi, nei pensiero di Gramsci; quindi, una duplice ricerca che implica, fra l’altro, una biografia intellettuale di Gramsci, lo studio della sua formazione culturale e, quindi, anche delle sue letture negli anni giovanili, ecc.: cose tutte nelle quali siamo ancora ad uno stato prelucano.

Però, come dicevo prima, una derivazione chiara e più immediata ce, ed è quella da Salvemini. A Salvemini direttamente, senza dubbio Gramsci deve molto, nonostante la grande distanza che li separ[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] R. Zangheri, La mancata rivoluzione agraria nel Risorgimento e i problemi economici dell'unità in Studi gramsciani

Brano: [...]un potere statale sorretto non dai proprietari fondiari, ma da un movimento rivoluzionario dei contadini; di una politica creditizia e fiscale, di una politica della spesa pubblica, di una

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I documenti del convegno

politica culturale orientate secondo gli interessi del blocco sociale dominante, ivi compresi, dunque, i contadini. Queste condizioni mancarono, e si capisce l’esito delle censuazioni, come è comprensibile il monito di Cattaneo che la distribuzione delle terre, senza la necessaria provvista di capitali, era inutile e nociva. Sebbene debba dirsi, contro recenti e,, a mio debole avviso, eccessive valutazioni del realismo cattaneano, che l'economista lombardo era incapace di concepire concretamente le condizioni, politiche e sociali, del progresso agricolo nel Mezzogiorno, profondamente diverse da quelle su cui si erano modellate le sue vedute economiche \ L’agricoltura inglese, cui il Cattaneo teneva l’occhio, e quella stessa della cascina lombarda, seppure in grado diverso, non era libera dal peso della rendita, ma s[...]

[...]uzione delle terre, senza la necessaria provvista di capitali, era inutile e nociva. Sebbene debba dirsi, contro recenti e,, a mio debole avviso, eccessive valutazioni del realismo cattaneano, che l'economista lombardo era incapace di concepire concretamente le condizioni, politiche e sociali, del progresso agricolo nel Mezzogiorno, profondamente diverse da quelle su cui si erano modellate le sue vedute economiche \ L’agricoltura inglese, cui il Cattaneo teneva l’occhio, e quella stessa della cascina lombarda, seppure in grado diverso, non era libera dal peso della rendita, ma si era resa indipendente da molti e gravi vincoli e impacci ordinariamente imposti dalla proprietà allo sviluppo delle forze produttive agricole. Ivi le condizioni storiche deH’agricoltura eranodeterminate, ormai da secoli, dal capitale. Nel Mezzogiorno, invece, i residui feudali nel regime della proprietà terriera influenzavano in modo decisivo la produzione agricola e il sistema agronomico, e la conservazione di questi residui, che improntavano di sé l’intera vita del[...]

[...]fficoltà nella formazione dei capitali e nelle « occasioni » di investimento, cosi costituì, come Gramsci ha indicato, la base principale della nascita e del progressivo aggravamento, nell’Italia unita, di una questione meridionale.

Ma per tornare alle fonti dell’accumulazione, non vi è dubbio che la « molla principale di tutto il processo » è, nei primi decenni dell’Unità*

1 Cfr. A. BERTOLINO, « I fondamenti delle idee economiche di Carlo Cattaneo», in Studi in onore di Armando Sapori, II, Milano, 1957, p. 1443. È interessante, ad esempio, per giudicare dell’orientamento del Cattaneo sui problemi del finanziamento dello sviluppo economico, la posizione assunta verso la costituzione di un istituto di credito fondiario con capitali misti italiani e francesi, proposta da Gioacchino Pepoli. « Cattaneo — notava in proposito il Pepoli — sostiene che questa è una illusione, che non esistono tutti questi capitali disponibili in Francia, ove l’agricoltura è cosi poco sussidiata, cosi poco favorita; che quindi la Francia non può, di ciò di che essa stessa difetta, soccorrere altrui. Eppure dove si collocano le azioni del nostro prestito? dove le obbligazioni delle nostre ferrovie e specialmente delle meridionali? in gran parte si collocano in Francia; dunque i capitali francesi vengono qui ». Dove il Pepoli, uomo di modeste qualità e di orientamento politico certo meno avanzato, mostra di valuta[...]

[...]la Francia non può, di ciò di che essa stessa difetta, soccorrere altrui. Eppure dove si collocano le azioni del nostro prestito? dove le obbligazioni delle nostre ferrovie e specialmente delle meridionali? in gran parte si collocano in Francia; dunque i capitali francesi vengono qui ». Dove il Pepoli, uomo di modeste qualità e di orientamento politico certo meno avanzato, mostra di valutare la situazione in modo indubbiamente più realistico del Cattaneo. Cfr. Annali della Società agraria di Bologna, III (1863), p. 69.Renato Zangheri

òli

la spesa pubblica, cui lo Stato fa fronte con l’inasprimento del prelievo fiscale e l’emissione di cartelle della rendita pubblica. Agli inizi del ’900 Nitti osservava che in Italia, a differenza degli altri paesi, « la rendita sovrasta per importanza tutti gli altri valori mobiliari uniti insieme » \ In questo quadro, è palese la funzione decisiva del capitale straniero, che detiene, secondo le valutazioni più caute, più d’un terzo dei titoli di Stato2. A questa partecipazione imponente vanno aggiunti[...]



da Eugenio Garin, Gramsci nella cultura italiana in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]reoccupò di raccogliere in candidi mazzolini temi incontaminati perché a tutti estranei, ma combatté sul terreno reale, nella situazione reale, ed affrontò l'unica posizione veramente operante in Italia (e non a caso era tale), veramente potente, e con essa si impegnò: ne prese talora il linguaggio, vide l'ambito della sua validità, non ne sottovalutò né l'importanza, né la forza, né le conquiste reali. Oggi può sembrare che sulla linea RomagnosiCattaneo ci fosse una forza teorica più robusta: e può darsi (18); ma in un'Ita
(18) Gobetti, nel '24, indicava fra a i maestri più diretti del Gramsci » Salvemini, del Cattaneo grande ammiratore (editore, nel '22, presso il Treves, di una antologia molto significativa). Che, per vie mediate, il a positivo » di Carlo Cattaneo
(per usare la distinzione del Labriola fra a positivo e a positivistico ») passasse in
Gramsci, è comprensibile. Ma una meditazione approfondita non risulta; il nome di Cattaneo (a giacobino con troppe chimere in testa », come lo chiama in una lettera nel '31) compare nei volumi delle opere una diecina di volte circa, e sempre
II
GRAMSCI NELLA CULTURA ITALIANA 165
lia non a caso culturalmente crociana e gentiliana, che aveva scelto una propria tradizione storica convergente verso un esito politico molto chiaro, un impegno culturale serio non poteva muoversi che consumando « dall'intrinseco » certe posizioni — ossia svelando le « mistificazioni » di Machiavelli come di Marx, di Hegel come di De Sanctis o di Labriola: ossia ripercorrendo tutta una serie di scelte st[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Massucco Costa, Aspetti sociologici del pensiero gramsciano in Studi gramsciani

Brano: [...] ritiene propria, a torto, di tutto il pensiero positivistico.
Ma il naturalismo volgare è una filosofia scadente, non è la ricerca scientifica, a cui Gramsci non poteva non riconoscere il suo buon diritto; ricerca che può ammettere, senza dannosamente interferirvi, la presenza di principi etici nelle formazioni umane, quelle stesse considerate spontanee o naturali. Tali sono le organizzazioni di gruppi, gli interscambi collettivi, che anche il Cattaneo aveva studiato, con piú astrattamente mitica fiducia nella quasi presenza del divino in coloro che « pensano insieme ». La psicologia delle menti associate del Cattaneo, senza cadere nell'entificazione del positivismo durkheimiano, prelude però a un concetto ottimistico degli interscambi mentali in genere, che sarebbero produttivi di verità. Piú cauto, e piú storicamente agguerrito, Gramsci riconosce la funzione positiva possibile delle associazioni umane, ma non ne ignora, al di là della generica funzione formale di attivazione di energie umane, il pericolo contenutistico di una chiusura in princfpi e conoscenze indebitamente cristallizzati e resi assoluti. La via di uscita da questo pericolo sta appunto nella auspicata presa di coscienza e nella unificazio[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] E. Garin, Antonio Gramsci nella cultura italiana in Studi gramsciani

Brano: [...]tamente liberale, capace di salvare le forme e la pace »). In tal senso soltanto, Gramsci è costantemente « condizionato » da Croce — e dalla situazione determinatasi intorno a Croce — pro e contro. E questo significa unicamente che la forma della discussione, proprio per essere non velleitaria, ma calata nella realtà nazionale, si definisce in certi termini storici. Machiavelli di contro a Guicciardini; De Sanctis, Spaventa, Labriola, invece di Cattaneo, e cosí via. Ed era davvero piú importante mostrare le possibilità e fecondità di De Sanctis oltre, o su un piano diverso da quello
Mach., p. 39.
2 M.S., p. 157.
3 Quaderni della Critica, 8, p. 86.
I documenti del convegno
degli « avversari » che si rifacevano a De Sanctis. Per una loro intima forza, e per l'opera della cultura piú « avanzata», erano quelli i temi operanti; 11 bisognava dar battaglia, non spostar l'attenzione altrove, su linee magari importanti, ma non altrettanto « attuali » (quanto piú « astratto » e « dottrinario » l'amore di Salvemini e Gobetti per la « concretezza [...]

[...], p. 157.
3 Quaderni della Critica, 8, p. 86.
I documenti del convegno
degli « avversari » che si rifacevano a De Sanctis. Per una loro intima forza, e per l'opera della cultura piú « avanzata», erano quelli i temi operanti; 11 bisognava dar battaglia, non spostar l'attenzione altrove, su linee magari importanti, ma non altrettanto « attuali » (quanto piú « astratto » e « dottrinario » l'amore di Salvemini e Gobetti per la « concretezza » di Cattaneo!). Valgono per Gramsci le parole che Gramsci scriveva su Machiavelli: « il Machiavelli non è un mero scienziato; egli è un uomo di parte, ... un politico in atto, che vuol creare nuovi rapporti di forze... » 1. E come Croce, costantemente, aveva legato la sua visione storica della vita culturale italiana a unimpegno eticopolitico, cosí, di contro, Gramsci, da un lato tende a svelare i limiti — e la validità — di una tradizione culturale italiana (di quella tradizione culturale italiana), ma dall'altro indica accanto ad essa i fremiti e le possibilità di un'altra cultura: giacobina, popolarena[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Cattaneo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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