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Il segmento testuale C.L.N.A.I. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 802

Brano: [...] Governo di Roma e allo Stato.

Il testo dei Protocolli di Roma era il seguente:

1. Il comandante supremo alleato desidera che la più completa cooperazione militare sia stabilita fra gli elementi che svolgono attività nel movimento della Resistenza; il C.L.N.A.L stabilirà e manterrà tale cooperazione in modo da riunire tutti gli elementi che svolgono attività nel movimento di Resistenza, sia che essi appartengano ai partiti antifascisti del C.L.N.A.I. o ad altre organizzazioni antifasciste.

2. Durante il periodo di occupazione nemica il Comando generale dei volontari della libertà (che è il comando militare del

C.L.N.A.I.) eseguirà per conto del C.L.N.A.L tutte le istruzioni date dal comandante in capo delle armate alleate in Italia, il quale agisce in nome del comandante supremo alleato. Il comando supremo alleato desidera, in linea generale, che particolare cura sia dedicata alle misure atte a sal

vaguardare le risorse economiche del territorio contro gli incendi, le demolizioni e consimili depredazioni del nemico.

3. Il capo militare del Comando generale dei volontari della libertà (e cioè del comando militare del C.L.N.A.I.) deve essere un ufficiale accetto al comandante in capo delle armate alleate [...]

[...]l comandante in capo delle armate alleate in Italia, il quale agisce in nome del comandante supremo alleato. Il comando supremo alleato desidera, in linea generale, che particolare cura sia dedicata alle misure atte a sal

vaguardare le risorse economiche del territorio contro gli incendi, le demolizioni e consimili depredazioni del nemico.

3. Il capo militare del Comando generale dei volontari della libertà (e cioè del comando militare del C.L.N.A.I.) deve essere un ufficiale accetto al comandante in capo delle armate alleate in Italia, il quale agisce per conto del comandante supremo alleato.

4. Quando il nemico si ritirerà dal territorio da esso occupato, il C.L.N.A.I. farà il massimo sforzo per mantenere la legge e l’ordine e per continuare a salvaguardare le risorse economiche del paese in attesa che venga istituito un governo militare alleato. Subito all’atto della creazione del governo militare alleato, il C.L.N.A.I. lo riconoscerà e gli farà cessione di ogni autorità e di tutti i poteri di governo e di amministrazione precedentemente assunti. Con la ritirata del nemico tutti i componenti del Comando generale dei volontari della libertà nel territorio liberato passeranno alle dipendenze dirette del comandante in capo delle armate alleate in Italia, che agisce per conto del comandante supremo alleato, ed eseguiranno qualsiasi ordine dato da lui o dal governo militare alleato in suo nome, compresi gli ordini di scioglimento e di consegna delle armi, quando vi venisse richiesto.

5. Durante il periodo di o[...]

[...]i volontari della libertà nel territorio liberato passeranno alle dipendenze dirette del comandante in capo delle armate alleate in Italia, che agisce per conto del comandante supremo alleato, ed eseguiranno qualsiasi ordine dato da lui o dal governo militare alleato in suo nome, compresi gli ordini di scioglimento e di consegna delle armi, quando vi venisse richiesto.

5. Durante il periodo di occupazione nemica dell'Alta Italia verrà data al C.L.N.A.I. insieme con tutte le altre organizzazioni antifasciste la massima assistenza per fare fronte alle necessità dei loro membri che sono impegnati nel contrastare il nemico nel territorio occupato; un’assegnazione mensile non eccedente i centosessanta milioni di lire che verrà consentita per conto del comandante supremo alleato per fare fronte alle spese del C.L.N.A.I. e di tutte le altre organizzazioni antifasciste. Sotto il generale controllo del comandante in capo delle armate alleate in Italia, il quale agisce in nome del comandante supremo alleato, tale somma sarà attribuita alle zone sottoindicate nelle proporzioni sottoindicate per sostenere tutte le organizzazioni antifasciste in tali zone: Liguria, venti; Piemonte, sessanta; Lombardia, venticinque; Emilia, venti; Veneto, trentacinque. La somma complessiva e le singole ripartizioni su citate saranno soggette a variazioni secondo le esigenze della situazione militare: la cifra massima sarà ridotta pr[...]

[...]e proporzioni sottoindicate per sostenere tutte le organizzazioni antifasciste in tali zone: Liguria, venti; Piemonte, sessanta; Lombardia, venticinque; Emilia, venti; Veneto, trentacinque. La somma complessiva e le singole ripartizioni su citate saranno soggette a variazioni secondo le esigenze della situazione militare: la cifra massima sarà ridotta proporzionalmente man mano che le provincie saranno liberate.

6. Missioni alleate addette al C.L.N.A.I., al Comando generale dei volontari della libertà o a qualsiasi dei loro componenti saranno da loro consultate in tutte le questioni riguardanti la resistenza armata, le misure antiincendi e il mantenimento dell’ordine. Gli ordini emanati dal comandante in capo delle armate alleate in Italia, in nome del comandante supremo alleato e trasmessi per il tramite delle competenti commissioni saranno eseguiti dal C.L.N.A.I., dal Comando generale dei volontari della libertà e dai loro componenti.

Le precedenti trattative

L’accordo rappresentò il culmine di una lunga trattativa fra rappresentanti di vari livelli delle forze alleate e il C.L.N.A.L, iniziata in Svizzera

(v. Certenago) e poi formalizzata con la missione al Sud dei rappresentanti del C.L.N.A.I. dal 14.11. 1944. Sogno vi partecipò per esplicita richiesta del Comando alleato (v. Franchi, Organizzazione),

Le considerazioni più importanti che determinarono i criteri di comportamento del Comando alleato furono: a) la previsione di un possibile crollo totale delle forze tedesche, con conseguente difficoltà per il controllo strategico, politico e giuridico delle aree così liberate; b) l’impossibilità di portare avanti ulteriormente la campagna autunnale senza un crollo tedesco; c) la necessità di utilizzare la forza militare della Resistenza per un’eventuale offensiva primaverile; d) il[...]

[...]no: a) la previsione di un possibile crollo totale delle forze tedesche, con conseguente difficoltà per il controllo strategico, politico e giuridico delle aree così liberate; b) l’impossibilità di portare avanti ulteriormente la campagna autunnale senza un crollo tedesco; c) la necessità di utilizzare la forza militare della Resistenza per un’eventuale offensiva primaverile; d) il desiderio di evitare qualunque avallo dell’autorità politica del C.L.N.A.I. e di garantire la sua totale subordinazione all’autorità del Governo militare alleato al più presto dopo la liberazione fisica dei territori del Nord; e) il desiderio di rinforzare il carattere unitario del C.L.N.A.I. per neutralizzare la presunta minaccia di un’egemonia comunista e insurrezionale (gli avvenimenti conclusivi della lotta di liberazione in Grecia (v.), sfociati nella battaglia di Atene di quelle settimane, ten* devano a rinforzare questa visione alleata).

Per contro, gli scopi della missione del C.L.N.A.I. erano: a) il riconoscimento formale degli specifici compiti e competenze che il Comitato si era assegnato durante la lotta e in prospettiva della sua fine; b) garantire alle Autorità alleate e al Governo italiano la sua piena autorevolezza e lealtà politica e giuridica; c) ottenere il riconoscimento del ruolo del C.V.L come parte integrante dell’Esercito italiano.

Le trattative si svolsero a Caserta, Quartiere generale del S AC MED (Comando supremo alleato per il teatro del Mediterraneo), poi a Roma. Da parte alleata, oltre che da Maitland Wilson, esse furono condotte dal generale american[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 349

Brano: [...]leati.

La cassa della IV Armata

Il primo consistente finanziamento a disposizione delle forze della Resistenza fu quello avuto tramite

il generale Operti che era stato intendente generale della IV Armata deM’esercito italiano, dissoltasi dopo I’8.9.1943.

Secondo Pizzoni, il generale Operti versò al C.L.N. regionale piemontese 200 milioni di lire in valuta estera. Di tale somma il C.L.N.R.P. si trattenne la parte maggiore, passando al C.L.N.A.I., per il fabbisogno delle altre regioni italiane, soltanto

50 milioni di lire. Realizzata la valuta estera, e grazie ad altri finanziamenti, il C.L.N.R.P. si trovò a disporre di circa 200 milioni. Dati i valori monetari dell'epoca e secondo un calcolo approssimativo, tale somma avrebbe permesso il mantenimento di una forza media di 20 mila partigiani per dieci mesi, sulla base di uno stanziamento pari a

1.000 lire mensile prò capite.

51 diceva che la cassa della IV Armata fosse assai più consistente («molto denaro deve essersi disperso», afferma Pizzoni), certo è che il generale Opert[...]

[...]olide, ecc.. Potrebbero essere invece assegnati dei sussidi alle famiglie dei combattenti e dei caduti bisognose d’aiuto ».

Al momento della Liberazione il generale Operti consegnò alla prefettura di Cuneo il residuo della cassa in suo possesso. Si trattava di qualche centinaio di franchi, ormai inutilizzabili essendosi nel frattempo avuto in Francia il cambio della moneta.

Operazioni bancarie

Altri consistenti finanziamenti giunsero al C.L.N.A.I. attraverso alcune banche le quali consegnarono in Italia somme che erano state raccolte in Svizzera da fonti diverse. Inoltre alcuni istituti di credito italiani anticiparono grosse somme su garanzie da essi ricevute.

« Dalla Svizzera — si legge nella relazione Pizzoni —, gli inglesi fecero un'operazione brillante e interessante. La filiale di Ginevra di una Banca inglese, la Lloyd & National Foreign Bank, emise una garanzia a favore del nostro consocio ing. Valerio che viveva in Svizzera. Questa garanzia fece sì che l'ing. Ferreiro, informato, sborsasse a noi alcune decine di milioni che [...]

[...]. Questa garanzia fece sì che l'ing. Ferreiro, informato, sborsasse a noi alcune decine di milioni che a fine guerra gli furono regolarmente restituite. Inoltre anche gli americani della Svizzera ci aiutarono; non avendo filiali di banche, non poterono escogitare operazioni del genere inglese, ma ci dettero denaro in biglietti di banca svizzeri che furono cambiati a Milano ».

L’accordo con gli Alleati

Infine il terzo forte finanziamento il C.L.N.A.I. lo ottenne grazie all’accordo ratificato il 7.12.1944 dalla delegazione del C.L.N.A.I. (composta da Ferruccio Parri, Gian Carlo Paletta, Alfredo Pizzoni, Edgardo Sogno), incontratasi a Roma con il Comandante supremo alleato. Questi si impegnò a un’assegnazione di 160 milioni di lire al mese.

Il protocollo firmato a Roma il 7.12,1944 diceva tra l’altro: « Durante il periodo di occupazione nemica dell'Alta Italia verrà data al C.L.N.A.I., insieme con tutte le organizzazioni antifasciste, la massima assistenza per fare fronte alle necessità deP loro membri che sono impegnati nel contrastare il nemico in territorio occupato; una assegnazione mensile non eccedente i 160

milioni di lire verrà consentita per conto del Comandante supremo alleato, per fare fronte alle spese del C.L.N.A.I. e di tutte le organizzazioni antifasciste. Sotto il generale controllo del Comandante in capo AAI, il quale agisce in nome del Comandante supremo alleato, tale somma sarà attribuita alle zone sotto indicate, nelle proporzioni sotto indicate, per sostenere tutte le organizzazioni antifasciste in tali zone: Liguria 20, Piemonte 60, Lombardia 25, Emilia 20, Veneto 35. La somma complessiva e le singole ripartizioni saranno soggette a variazioni secondo le esigenze della situazione militare. Firmato: il Comandante supremo alleato nel Teatro di operazioni mediterraneo: Maitland Wilson, generale.
[...]

[...]le somma sarà attribuita alle zone sotto indicate, nelle proporzioni sotto indicate, per sostenere tutte le organizzazioni antifasciste in tali zone: Liguria 20, Piemonte 60, Lombardia 25, Emilia 20, Veneto 35. La somma complessiva e le singole ripartizioni saranno soggette a variazioni secondo le esigenze della situazione militare. Firmato: il Comandante supremo alleato nel Teatro di operazioni mediterraneo: Maitland Wilson, generale.

Per il C.L.N.A.I.: Pietro Longhi, Maurizio, Mare, E. Sogno ».

Con questi stanziamenti pervennero al C.L.N.A.I. oltre un miliardo e 100 milioni di lire. Dal testo dell’accordo risulta che là distribuzione ai diversi C.L.N. regionali non era rigorosamente proporzionata al numero effettivo dei partigiani, ma ciò dipendeva anche dal fatto che bisognava tener conto di diverse altre esigenze delle organizzazioni locali e degli accordi che, attraverso le Missioni alleate, alcuni Comitati regionali avevano già realizzato direttamente con il Comando supremo.

Altre fonti

Se è facile calcolare quanto il C.L.N.A.I. potè distribuire grazie alle fonti sopra indicate, molto arduo è il calcolo di ciò che le for[...]

[...]testo dell’accordo risulta che là distribuzione ai diversi C.L.N. regionali non era rigorosamente proporzionata al numero effettivo dei partigiani, ma ciò dipendeva anche dal fatto che bisognava tener conto di diverse altre esigenze delle organizzazioni locali e degli accordi che, attraverso le Missioni alleate, alcuni Comitati regionali avevano già realizzato direttamente con il Comando supremo.

Altre fonti

Se è facile calcolare quanto il C.L.N.A.I. potè distribuire grazie alle fonti sopra indicate, molto arduo è il calcolo di ciò che le formazioni partigiane riuscirono a reperire nelle singole zone, sotto forma di pro^ dotti alimentari messi a disposizione dai contadini e di manufatti (coperte, stoffa per divise, camicie, scarpe, calze, ecc.) offerti spontaneamente o requisiti dalle formazioni presso le fabbriche, o di contributi, non sempre « volontari », di industriali e benestanti.

La Edison versò complessivamente oltre 76 milioni; la Snia Viscosa, 20 milioni; la Pirelli, tramite il suo direttore generale Cesare Merzagora, 70 mili[...]

[...]e « volontari », di industriali e benestanti.

La Edison versò complessivamente oltre 76 milioni; la Snia Viscosa, 20 milioni; la Pirelli, tramite il suo direttore generale Cesare Merzagora, 70 milioni. Ma non si tratta che di esempi; la maggior parte delle grandi industrie dell’Italia settentrionale, per una evidente politica di doppio gioco (collaborare con i tedeschi e, nello stesso tempo, crearsi un alibi per il futuro), fece versamenti al C.L.N.A.I. anche se preferì conservare l’anonimo. Altrettanto avveniva su scala locale, per iniziativa delle singole formazioni, che reperirono quanto faceva loro bisogno mediante « prestiti » volontari o forzosi. Vi furono industriali patriottici che sottoscrissero spon. taneamente di buon grado; altri che collaboravano apertamente con i tedeschi ed erano notoriamente di

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 603

Brano: [...]ione nei C.L.N..

Dopo il compromesso di Salerno, i dissensi continuano ma in qualche modo attenuati dalla « moderazione » dei comunisti. La struttura stessa dei C.L.N. diventa più organica: un’assemblea generale a cui sono riservate le decisioni generali; un comitato militare articolato in diversi uffici; un comitato finanziario diviso in intendenze, trasporti, ufficio militare; in alcuni, anche un comitato stampa e propaganda. L’autorità del C.L.N.A.I. come supremo organo dirigente nell’Italia occupata si rafforza. La consapevolezza, già evidente nelle dichiarazioni di Parri e Valiani agli Alleati nell'incontro del 3.11.1943 a Certenago (v.), di dirigere non una semplice rete di nuclei di tecnici e sabotatori, ma un esercito di liberazione nazionale, espressione di una guerra di popolo, trova convalida nell'atteggiamento più « antifascista » del govèrno BadoglioTogliatti nato il 21 aprile dalla « svolta » di Salerno e, più ancora, nella condotta del primo governo dei C.L.N. formato il 6.6.1944 dopo la liberazione di Roma. Il C.L.N. di Roma,[...]

[...]C.L.N. di Roma, che sarà destinato dalla liberazione stessa della Capitale a perdere peso di fronte al nuovo governo, riesce infatti a ottenere che il ministero Bonomi giuri fedeltà non al « luogotenente » Umberto, ma alla Nazione, si impegni a decretare la convocazione di una Costituente a guerra terminata, istituisca un’assemblea consultiva, inizi l’epurazione dell’esercito: che il nuovo go

verno nasca, cioè, con alcuni degli impegni che il C.L.N.A.I. considera fondamentali per mantenere acceso il fervore della lotta dèi resistenti nel Centro e nel Nord, fervore nel quale tanta parte hanno anche le speranze di rinnovamento profondp dello Stato e della società italiana. Ciò facilita indubbiamente il compito dei C.L.N. dell’Italia occupata. Il C.L.N. toscano dimostra, guidando con molta efficienza l’insurrezione di Firenze e trasmettendo «con decreto proprio » il 16.8.1944 « i poteri di governo provvisorio » al Governo militare alleato, le capacità effettive dei Comitati come organi guida della lotta di liberazione. Il C.L.N.A.I. riesce a co[...]

[...]a parte hanno anche le speranze di rinnovamento profondp dello Stato e della società italiana. Ciò facilita indubbiamente il compito dei C.L.N. dell’Italia occupata. Il C.L.N. toscano dimostra, guidando con molta efficienza l’insurrezione di Firenze e trasmettendo «con decreto proprio » il 16.8.1944 « i poteri di governo provvisorio » al Governo militare alleato, le capacità effettive dei Comitati come organi guida della lotta di liberazione. Il C.L.N.A.I. riesce a costituire (il 9 giugno) un Comando militare unitario, col quale coordina e finanzia assai meglio di prima l'attività delle bande; difende, sulla base dell’autodecisione dei popoli e dell’autogoverno e senza venir meno al principio della collaborazione internazionale, l’italianità delle terre istriane e della Valle d’Aosta; respinge tutte le manovre per attenuare l’intransigenza della lotta, guida con equilibrio ed energia gli esperimenti di amministrazione democratica nelle «zone libere» (v.).

Rapporti con governo e Alleati

Queste indubbie prove di idoneità della direzione pol[...]

[...]zione politica della Guerra di liberazione accentuano però, in un certo senso, il distacco fra i C.L.N. dell’Italia occupata e i C.L.N. e il governo dell’Italia liberata. Il prevalere dei moderati nel governo Bonomi e i timori degli Alleati di una prevalenza comunista tra le forze della Resistenza rendono difficili i rapporti tra il governo di fatto clandestino e il governo « legittimo » romano, e complicano le discussioni all’interno stesso del C.L.N.A.I..

Lunga ed estenuante è la battaglia, tra giugno e novembre, per la nomina di un comandante militare unico, che per le sinistre dovrebbe essere un « consulente », per i moderati un vero e proprio capo, responsabile verso gli Alleati. Deludente è il risultato delle trattative tendenti a ottenere il riconoscimento formale del C.L.N.A.I. quale rappresentante del governo e degli Alleati nell’Italia occupata. Il bisogno di aiuti finanziari e militari e l’esigenza di inquadrare le operazioni partigiane nei piani militari alleati costringono il C.L.N.A.I. a pagare per esso un prezzo molto alto. I protocolli di Roma del 7.12.1944 con

I Alto comando alleato e la dichiarazione del 26 dicembre col gover

no Bonomi danno al C.L.N.A.I. l’incarico di unificare il movimento di resistenza nell’Italia occupata e di mantenere l’ordine fino all’arrivo del Governo militare alleato, insieme con un notevole aiuto in denaro e in armi, ma impongono anche il disarmo dei partigiani al momento della cessazione delle ostilità e quindi riducono fortemente le possibilità della Resistenza di partecipare con una sua forza alla costruzione del nuovo Stato. Pochi giorni prima della firma di questi accordi, del resto, la crisi del governo Bonomi ha ridotto l’autorità dei Comitati, perché Bonomi ha rimesso i suoi poteri non al C.L.N. ma al luogot[...]

[...]artecipazione dei socialisti e degli azionisti.

Dissidi politici interni

Certo è che i due documenti sanciscono di fatto la fine delle speranze di fare dei C.L.N. un « terzo governo indipendente », fra la Repubblica sociale e il « regno del Sud », capace di fondare una democrazia aperta a tutti gli sviluppi. Se ne rendono ben conto subito, nel Nord, i socialisti, che protestano contro la firma dei protocolli e della delega nelle sedute del C.L.N.A.I. del 12 gennaio e deM2 febbraio. Tutta la discussione fra i partiti, in corso dal 20 novembre, sulla natura e i compiti del C.L.N. ne risente, rivelando ancor meglio le profonde differenze esistenti in seno ai Comitati. Una lettera del Partito d’Azione, in data 20 novembre, propone « di fare dei C.L.N., dopo l’insurrezione, la base non solo del governo centrale, ma anche dell’amministrazione periferica », per sostituire allo Stato « centralizzato e autoritario » l’autogoverno dei comitati con gli organismi di massa.

I socialisti ritengono che questo allargamento annacquerebbe la politica « [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 647

Brano: [...]à troppo delicato per complicarlo con transazioni che comportavano lucro. Comunque con questi fondi si arrivò al mese di ottobre ».

Nelle trattative con gli Alleati

Si ebbe inoltre la presenza attiva di Pizzoni in ognuna delle fasi più importanti dei rapporti tra il vertice deH’organizzazione partigiana e gli Alleati: in particolare, nelle vicende degli ultimi mesi del 1944, quando la missione al Sud (composta, oltre che dal presidente del C.L.N.A.I., da Farri, Pajetta, Sogno e Bauer) ottenne, con gli accordi di Roma del dicembre, tanto il riconoscimento ufficiale del Comitato di liberazione come unico centro coordinatore dell'attività resistenziale, quanto l’aumento dell’assegnazione mensile da 100 a 160 milioni di lire (v. Protocolli di Roma). Le delusioni e le perplessità suscitate negli esponenti della sinistra dal « semiinganno » (Parri) di Roma, pagato dal C.L.N.A.I. a prezzo del previsto, futuro indebolimento, a liberazione avvenuta, dei propri poteri di governo, non modificano il giudizio positivo sul l'efficacia del lavoro svolto, soprattutto da Pizzoni, nel condurre le trattative con gli angloamericani.

« Dovetti condurre — egli scrive — una lotta lunghissima per ottenere quanto volevo. Esposi per iscritto le nostre necessità, basando i miei calcoli sulle forze delle formazioni partigiane allora attive, e richiesi centosessanta milioni di lire al mese. Dopo lunghissima discussione la mia richiesta fu bocciata e questo principalmente dalla Commissio[...]

[...] meno evidenti, per portare a termine accordi organizzativi con altri movimenti di liberazione europei: ci riferiamo a quello sloveno (accordi con il professor Urban, Anton Vratusa, a Milano nei mesi da luglio a settembre del 1944) e a quello francese (incontri di Lione e dell 'Alta Savoia con la missione britannica e con l’ufficiale francese Guirche, il 1719 dicembre, nel viaggio di ritorno della missione al Sud). Ogni episodio della storia del C.L.N.A.I. ebbe fra i suoi protagonisti il presidente Pizzoni, figura interessante di apolitico, oltremodo attento al rispetto, da parte di tutti i rappresentanti politici, delle regole di vita interne del centro attivo della Resistenza italiana. La storia istituzionale del C.L.N.A.I., tuttavia, non è sufficiente a fornire con chiarezza ogni aspetto della personalità di Pizzoni, che senza dubbio della « Resistenza taciuta » fu uno dei personaggi di maggiore rilievo, soprattutto per ciò che riguarda le vicende, per alcuni tratti ancor oggi oscure, dei rapporti con gli angloamericani.

Pizzoni fu sostituito alla presidenza del C.L.N.A.I. da Rodolfo Morandi nell'aprile del 1945, alla vigilia dell’insurrezione. Nella seduta del 29 marzo il C.L.N.A.I. l’aveva incaricato di recarsi nel Sud per trattare e concludere con gli Alleati una nuova convenzione finanziaria,

al fine di perfezionare e chiarire alcuni aspetti degli accordi precedenti, riguardo soprattutto alla posizione del Comitato di Milano nella distribuzione degli stanziamenti. I tempi ormai stringevano. Pur in assenza di Pizzoni, ai membri del C.L.N.A.I. parve opportuno procedere per tempo alla nomina di un nuovo presidente, un politico, non tanto per sostituire « Longhi », quanto per giungere a una soluzione che riaffermasse la funzione del C.L.N. nella vita del paese.

O, come disse il rappresentante del P.d’A. nella seduta del 19 aprile, « per significare che il C.L.N.A.I [...] intendeva contribuire alla costituzione di un nuovo Stato italiano, in cui le masse siano chiamate a risolvere i problemi di interesse nazionale ».

Dopo la Liberazione, Pizzoni continuò la sua attività all’interno del C.L.N.A.I. fino al giugno 1945, ricoprendo [...]

[...]ire « Longhi », quanto per giungere a una soluzione che riaffermasse la funzione del C.L.N. nella vita del paese.

O, come disse il rappresentante del P.d’A. nella seduta del 19 aprile, « per significare che il C.L.N.A.I [...] intendeva contribuire alla costituzione di un nuovo Stato italiano, in cui le masse siano chiamate a risolvere i problemi di interesse nazionale ».

Dopo la Liberazione, Pizzoni continuò la sua attività all’interno del C.L.N.A.I. fino al giugno 1945, ricoprendo la carica di presidente della Commissione finanziaria.

Dopo aver partecipato ai lavori della Costituente, ritornò all’attività bancaria, assumendo la presidenza del Credito italiano.

Nel 1946 fu insignito della medaglia della Libertà e, nel 1954, ricevette dal Comune di Milano la medaglia d’oro dei cittadini benemeriti quale presidente del Comitato lombardo della Croce Rossa italiana.

G.Gras.

Pizzorno, Amino

N. a Torino il 2.8.1909, m. a Roma il 23.4.1968; tecnico industriale. Membro del P.C.I. dal 1943, prese parte alla Guerra di liberazione nel[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 609

Brano: r

Comitato di liberazione nazionale dell’Alta Italia

però, questa ramificazione che avrebbe potuto e dovuto riavvicinare il popolo alla cosa pubblica venne combattuta dalle correnti di destra del C.L.N.A.I., le quali fecero di tutto per evitarla e renderla vana: avvertivano, per quanto oscuramente, che essa offriva alle classi lavoratrici la possibilità di scalzare le strutture antiquate e irrigidite della società italiana, di immettervi veramente nuove forze democratiche eliminando ogni gioco clientelistico. Ecco perché la loro qpposizione fu sino a un certo moménto decisa e intransigente, ma si trattò di una posizione che non potè essere mantenuta troppo a lungo, perché risultò ben presto superata dalla realtà stessa, cioè dal rafforzarsi delle formazioni partigiane e dai grandi scioperi della[...]

[...]classe operaia nelle città industriali del Nord.

In particolare, quando verso la fine di maggio sembrò che gli Alleati potessero travolgere le linee tedesche' e raggiungere rapidamente la valle Padana, non fu più possibile a quelle correnti resistere: esse si rassegnarono e il 2 giugno approvarono aH’unanimità, cioè in pieno accordo con tutti gli altri partiti, un manifesto che voleva essere un vero e proprio programma di governo. Con esso il C.L.N.A.I., consapevole di avere ormai « la figura di rappresentante della volontà nazionale » e di collaboratore del governo e degli Alleati ai fini della guerra, invitava i C.L.N. provin* ciafi e locali ad assumere il potere politico nominando tutte le autorità ne II’intervallo fra la liberazione di un dato territorio e l’arrivo degli angloamericani. Insomma spettava ai C.L.N. svolgere una complessa opera, tendente a realizzare « l’effettiva partecipazione popolare alla vita del paese per fondare un regime progressivo aperto a tutte le conquiste democratiche e umane ».

Il 30 agosto il C.L.N.A.I. ri[...]

[...]ni della guerra, invitava i C.L.N. provin* ciafi e locali ad assumere il potere politico nominando tutte le autorità ne II’intervallo fra la liberazione di un dato territorio e l’arrivo degli angloamericani. Insomma spettava ai C.L.N. svolgere una complessa opera, tendente a realizzare « l’effettiva partecipazione popolare alla vita del paese per fondare un regime progressivo aperto a tutte le conquiste democratiche e umane ».

Il 30 agosto il C.L.N.A.I. ritornava sull'argomento, con un nuovo e pressante invito ai C.L.N. regionali e provinciali perché procedessero il più presto possibile alla costituzione di C.L.N. periferici, d’azienda, di categoria, di fabbrica ecc., lasciando loro la più ampia libertà e facendo diventare ciascuno di essi « centro di impulso e di iniziativa indipendente Solo così l’autogoverno popolare avrebbe ridato al nòstro popolo la netta sensazione di una nuova realtà politica e il popolo stesso sarebbe stato indotto a partecipare alla lotta antifascista con maggiore entusiasmo: senza contare che si sarebbe pure costit[...]

[...]bbe stato indotto a partecipare alla lotta antifascista con maggiore entusiasmo: senza contare che si sarebbe pure costituito un « potere politico e amministrativo capace di un funzionamento organico ed efficace », perché poggiato sulle larghe masse popolari e tale da « meritare il rispetto delle autorità alleate di occupazione ».

Come si vede, nei mesi centrali del

1944, che furono quelli di più intensa attività politica e legislativa del C.L.N.A.I., le opposizioni, i timori e le perplessità dei partiti mo

derati furono vinti e ciò fu dovuto indubbiamente allo slancio costruttivo assunto dalla Resistenza: la partecipazione delle classi lavoratrici, di larghi strati della piccola borghesia e dei contadini che sostenevano xe appoggiavano i partigiani correndo molto spesso gravi pericoli, si era ormai verificata anche contro i tentativi di chi aveva cercato di limitarla o almeno di frenarla. Là verità era che la situazione in movimento e la stessa esigenza, avvertita da tutti, di presentare agli Alleati un volto concorde e senza interne [...]

[...]r ottenere condizioni più favorevoli al momento di concludere la pace; e da parte delle sinistre per affermare il diritto del popolo italiano a vivere libero in una comunità democratica di nazioni), fecero superare ogni resistenza e consentirono quelle deliberazioni all’unanimità.

Ma i contrasti di fondo non erano affatto vinti ed essi riemersero tra la fjne del 1944 e l’inizio del 1945, in occasione dello scambio di lettere fra i partiti del C.L.N.A.I. sulle funzioni e sulle prospettive politiche del C.L.N..

La polemica sulle prospettive

Aveva cominciato il Partito d’Azione il 20.11.1944, sostenendo, secondo la sua tradizionale linea politica che i C.L.N. dovessero diventare, dopo l’insurrezione, « la base non solo del governo centrale, ma anche deH’amministrazione periferica >». Questo allo scopo di favorire quel profondo rinnovamento democratico della vita nazionale che avrebbe dovuto essere il risultato più duraturo della Resistenza. Il 26

novembre rispondeva il P.C.I. dicendosi pienamente d’accordo con le posizioni azioniste, m[...]

[...]erfetta, rendendo vano il loro tentativo di insediare i vecr chi funzionari del tempo fascista. Le risposte degli altri tre partiti giunsero solo nel gennaio 1945, dopo la crisi di governo aperta dal Bonomi il quale, dopo avere ricevuto l’investitura dal C.L.N. di Roma, aveva rassegnato le dimissioni al luogotenente rimettendo, in tal modo, la monarchia nel gioco politico. Il P.S.I., traendo lo spunto da questo avvenimenti affermò che in seno al C.L.N.A.I. si avvertiva un profondo disagio perché si erano venuti determinando « un progressivo allentamento della sua unità e il declino della sua autorità e del suo prestigio ». Il Comitato, pertanto, uscendo « dal silenzio e dalle incertezze » doveva infondere nuovo vigore « nella lotta che si fa sempre più ardua » contro la monarchia, denteo dellay reazione capitalistica, e contro il fascismo, non quello repubblicano « privo di una forza viva », ma quello che si preparava « a concorrere con i partiti popolari, usando della più sfrenata demagogia, per ostacolare e sopraffare il governo di domani ». [...]

[...] « dal silenzio e dalle incertezze » doveva infondere nuovo vigore « nella lotta che si fa sempre più ardua » contro la monarchia, denteo dellay reazione capitalistica, e contro il fascismo, non quello repubblicano « privo di una forza viva », ma quello che si preparava « a concorrere con i partiti popolari, usando della più sfrenata demagogia, per ostacolare e sopraffare il governo di domani ».

Ben più gravi, peraltro, furono per l’unità del C.L.N.A.I. (che i sociali

Ferruccio Parri, nominato presidente del Consiglio, visita a Milano la sede del C.L.N.A.I.

, 609



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 610

Brano: [...]ai nazifascisti e l’arrivo degli Alleati, e* poi fino alle elezioni amministrative e politiche nelle quali il popolo avrebbe eletto direttamente i suoi rappresentanti locali e nazionali. Non si pensava certo di istituire una nuova dittatura al posto di quella caduta, ma solo di impedire che gli angloamericani mettessero ai posti di responsabilità nelle province e nei comuni gli ex prefetti, gli ex podestà che, come aveva notato il presidente del C.L.N.A.I. quando si era recato a Roma nel novembre del

1944 con la delegazione, li accompagnavano nella loro avanzata verso il Nord; si trattava insomma di garantire una ripresa della vita democratica con elementi di sicura fede antifascista e che avevano preso parte alla Resistenza.

Sembrava quasi impossibile che i democristiani ed i liberali non capissero questo, sicché tale loro incomprensione trovava la spiegazione in qualche altro motivo che poteva essere facilmente indicato nel desiderio di prepararsi alla lotta politica postliberazione e, pertanto, di presentarsi coir una fisionomia ritenu[...]

[...] i voti di una determinata parte dell’elettorato. Infatti Fa Democrazia cristiana diceva nella sua lettera di essere consapevole di « rappresentare una forza di equilibrio nella vita nazionale » e di voler far valere quella « esigenza di rivoluzione progressiva, entro un ordine evolutivo » che riteneva propria alla grande maggioranza del popolo italiano.

Alla testa dell’insurrezione

Il contrasto che aveva opposto fino allora le due ali del C.L.N.A.I. sui caratteri della lotta partigiana e sulle funzioni dei C.L.N. si complicava adesso con queste altre preoccupazioni, che veramente introducevano nel Comitato una frattura sotto certi aspetti insanabile. Vi furono ancora, senza dubbio, momenti in cui il C.L.N.A.I. ritrovò la sua unità, come di fronte aH’ultimatum recato al Comitato dal Medici Tornaquinci nel marzo 1945, ma ormai l’entusiasmo e il calore che avevano sorretto gli animi nei duri mesi del 19431944 erano scomparsi sotto l’urgenza dei problemi del proselitismo elettorale, e i dissidi fra i vari partiti si erano rivelati troppo profondi per poter essere nascosti o celati. Tuttavia, il C.L.N.A.I. ritrovò ancora una volta una perfetta unità di intenti, e ciò fu nelle giornate dell’insurrezione nazionale, quando esso apparve come l’organismo dirigente e responsabile della lotta clandestina, quello che ne riassumeva le speranze e la volontà di una vita individuale e collettiva più alta e più degna. Ma fu un momento, è subito dopo riprese, sorda e senza soste, la polemica fra le diverse parti, una polemica inevitabile e che dimostrava, d’altra parte, come l’unanimità che aveva regnato per buona parte della resistenza fosse stata il frutto di una grande coscienza democratica e civile che a[...]

[...]o riprese, sorda e senza soste, la polemica fra le diverse parti, una polemica inevitabile e che dimostrava, d’altra parte, come l’unanimità che aveva regnato per buona parte della resistenza fosse stata il frutto di una grande coscienza democratica e civile che aveva fatto passare in seconda linea i dissensi di fronte al compito più immediato e più importante della guerra contro il nemico.

F.Ca.

Il C.L.N. di Milano, dal quale sorse poi il C.L.N.A.I., fu inizialmente composto da: Vittorio Albasini Scrosati e Ferruccio Parri, per il Partito d’Azione; Gerolamo Li Causi

e Giuseppe Dozza, per il Partito comunista; A. Caso e G. Falk per la Democrazia cristiana; Giustino Arpesani, R. Col li no Pasa e L. Casagrande per il Partito liberale; R. Veratti e D. Viotto per il Partito socialista.

Successivamente, trasformatosi in C.L.N.A.I., il Comitato subì una serie di modifiche dovute agli spostamenti di molti suoi membri ad altri incarichi: Parri, passato al C.V.L., fu sostituito da Riccardo Lombardi e da Leo Valiani; Li Causi da Emilio Sereni. A rappresentare il Partito liberale si aggiunsero A. Dante Coda e Filippo Jacini. Caso fu sostituito da Achille Marazza e da Augusto De Gasperi. Per il Partito socialista si aggiunsero Giorgio Marzola, Rodolfo Morandi e Sandro Pertini. La presidenza fu tenuta, quasi sino alla fine, dalj’indipendente Alfredo Pizzonì,

Al momento dell’insurrezione nazionale (25.4.1945) il C.L.N.A.I. e[...]

[...]stituito da Riccardo Lombardi e da Leo Valiani; Li Causi da Emilio Sereni. A rappresentare il Partito liberale si aggiunsero A. Dante Coda e Filippo Jacini. Caso fu sostituito da Achille Marazza e da Augusto De Gasperi. Per il Partito socialista si aggiunsero Giorgio Marzola, Rodolfo Morandi e Sandro Pertini. La presidenza fu tenuta, quasi sino alla fine, dalj’indipendente Alfredo Pizzonì,

Al momento dell’insurrezione nazionale (25.4.1945) il C.L.N.A.I. era costituito da: Luigi Longo ed Emilio Sereni per il P.C.I.; Ferruccio Parri e Leo Valiani per il Partito d’Azione; Achille Marazza e Augusto De Gasperi per la Democrazia cristiana; Giustino Arpesani e Filippo Jacini per il Partito liberale; Rodolfo Morandi e Sandro Pertini per il Partito socialista. Questi sono i nomi dei firmatari del manifestodecreto emesso dal C.L.N.A.I. il mattino del 26 aprile, non appena occupata la prefettura, e poi trasmesso da « Radio Libertà ».

Il suddetto decreto affermava: «Il Comitato di liberazione per l'Alta Italia, delegato dal solo Governo legale italiano, in nome del popolo e dei Volontari della Libertà assume tutti i poteri di amministrazione e di governo per la continuazione della Guerra di liberazione a fianco delle Nazioni Unite, per l’eliminazione degli ultimi resti del fascismo e per la tutela dei diritti democratici. Gli italiani devono dargli il pieno appoggio. Tutti i fascisti devono fare atto di resa alle autorità [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 607

Brano: Comitato di liberazione nazionale dell'Alta Italia

La delegazione del C.L.N.A.I. incontratasi con i rappresentanti degli Alleati a Caserta nel dicembre 1944. Da destra: Ferruccio Parri, il generale Maitland Wilson, Gian Carlo Pajetta, Alfredo Pizzoni, Edgardo Sogno

fasciste nelle loro file. E quando nel maggio riprese l’offensiva alleata, che portò alla liberazione di Roma (4 giugno) e alla fine di agosto a quella di Firenze, il C.L.N.A.I. trovò in questa favorevole situazione una spinta per una intensa attività legislativa: infatti esso approvò tutta una serie di decreti che miravano non solo a favorire la lotta partigiana, ma che si preoccupavano anche di preparare le condizioni per l’instaurazione di una effettiva democrazia nel nostro paese mediante l’eliminazione di tutta la vecchia burocrazia e il rinnovamento sostanziale delle antiche ed autoritarie strutture dello Stato italiano. Opera che si palesava nei provvedimenti presi per fare assumere ai C.L.N. locali una effettiva e precisa funzione di governo, in quanto da ess[...]

[...]pirito pubblico e di una azione politica costruttiva nelI’Italia del Nord » costituiva « un sintomo incoraggiante » e che « l’episodio di Firenze » aveva « una portata molto più vasta di quella della riforma del governo locale nel suo senso stretto: esso riguarda il problema dell'autonomia regionale ».

Ma il nuovo governo democratico di Roma, diretto dal Bonomi, noh assumeva alcuna posizione sui problemi internazionali, ed allora intervenne h C.L.N.A.I. il quale avviò, fra il giugno e il luglio, trattative con uno dei popoli che maggiormente avevano da lamentarsi della politica italiana e fascista, cioè con il popolo jugoslavo. Impostando i problemi della convivenza su basi democratiche e rifacendosi allo spirito del Risorgimento, il C.L.N.A.Ì. si sforzò di creare una « concreta coordinazione delle azioni comuni » sì da giungere alla « totale eliminazione dell’intolleranza nazionale ». Condannò recisamente la violenta politica imperialista del passato ed i « misfatti del fascismo aggressore e snazionalizzatore », ma espres^ se la speranza che i problemi derivanti dalla vicinanza e dalla convivenza dei due popoli fossero « affrontati e risolti in uno spirito di muta fratellanza e fiducia, nel rispetto dei diritti nazionali di cia

scuno ». Queste posizioni tuttavia destarono le critiche di alcuni partiti del C.L.N., ma troppo inten[...]

[...]oppo peso.

Di nuovo si ristabilì l’unità fra le varie correnti quando si trattò di rispondere al proclama Alexander (v.) che praticamente invitava i partigiani ad abbandonare la lotta ed a smobilitare, anche se temporaneamente, come se ciò fosse stato possibile a un esercito che viveva alla macchia e per il quale ogni arresto offensivo avrebbe significato consentire al nemico di condurre decise azioni di annientamento.

In tale occasione il C.L.N.A.I. condannò ogni posizione rinunciataria e di compromesso con i nazifascisti ed ogni esortazione a sospendere la lotta, proprio in un momento in cui « consoli e ambasciatori tedeschi, comandanti delle SS, sbirri e carnefici delle varie polizie di Mussolini, moltiplicavano i Joro tentativi di approcci per trattare di compromessi e di tregue ». A questi eventuali cedimenti, il C.L.N.A.I. rispondeva esortando a non dare alcun credito alle manovre del nemico: « Per la salvezza e per l’avvenire d'Italia, perché la Patria possa sedere fiera nel consesso dei popoli liberi, il Comitato di Liberazione Nazionale vi ha chiamato e vi chjama a tendere le vostre forze nella lotta per l'insurrezione nazionale». In tal modo, anche perché il C.V.L. prese a sua volta una decisa posizione affermando che la lotta partigiana non era un lusso o un capriccio per il popolo italiano bensì una necessità

per difendere il proprio patrimonio materiale, politico e morale, le conseguenze negative del [...]

[...]sizione affermando che la lotta partigiana non era un lusso o un capriccio per il popolo italiano bensì una necessità

per difendere il proprio patrimonio materiale, politico e morale, le conseguenze negative del proclama Alexander poterono essere contenute.

Rapporti con Alleati e governo

Certo, l’inverno 194445 fu molto duro per gli uomini c|ie vivevano sulle montagne e che avevano sperato nella fine della guerra, e fu duro anche per il C.L.N.A.I., una cui missione, recatasi a Roma per ottenere dagli Alleati il riconoscimento ufficiale (fine novembreinizio dicembre 1944) si trovò di fronte a richieste gravose e che minacciavano di colpire seriamente la Resistenza. Gli angloamericani insisterono soprattutto — ponendola come condizione preliminare e inalienabile — sul disarmo delle formazioni. Inoltre gli Alleati imponevano solo obblighi, senza offrire nulla in cambio e mostravano, tornando sempre sulla loro ormai radicata diffidenza verso i C.L^N. come strumenti del nuovo potere, di voler privare i C.L.N. stessi di ogni funzione politic[...]

[...]solo obblighi, senza offrire nulla in cambio e mostravano, tornando sempre sulla loro ormai radicata diffidenza verso i C.L^N. come strumenti del nuovo potere, di voler privare i C.L.N. stessi di ogni funzione politica rinnovatrice per ridurli a semplici organi tecnico* amministrativi: anzi, sembrava che proprio ad essi assegnassero il compito di restaurare la vecchia società.

Una profonda delusione dovette impadronirsi dei rappresentanti del C.L.N.A.I. (Parri, Alfredo Pizzoni e Gian Carlo Pajetta), delusione che traspare chiaramente dal racconto che et ha lasciato Parri della firma dell’atto con cui gli angloamericani riconoscevano il C.V.L. come l'ese

607



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 608

Brano: Comitato di liberazione nazionale dell'Alta Italia

cutore delle disposizioni e delle istruzioni del comandante in capo alleato; ma mancava « il documento per noi essenziale, e che secondo je nostre richieste doveva essere contestuale, di riconoscimento^ del C.L.N.A.I. da parte del governo Bonomi ». Insomma gli Alleati avevano in certo modo riconosciuto il C.V.L., ma si erano rifiutati di concedere tale riconoscimento anche al C.L.N.A.I., sempre per i motivi che abbiamo detto sopra.

Fu questo un nuovo episodio di quella tendenza a svalutare l’opera politica degli organismi dirigenti della Resistenza, tendenza che si manifestò pure quando, alla fine del marzo 1945, venne inviato a Torino e a Milano il sottosegretario per le Terre occupate nel secondo ministero Bonomi, Aldobrando Medici Tornaquinci, con l’incarico di imporre ai due C.L.N. la limitazione a funzioni puramente consultive. Il Medici Tornaquinci aggiunse di poter escludere « modificazioni di atteggiamenti » negli Alleati e di essere venuto per dire « le loro ulti[...]

[...]a Milano il sottosegretario per le Terre occupate nel secondo ministero Bonomi, Aldobrando Medici Tornaquinci, con l’incarico di imporre ai due C.L.N. la limitazione a funzioni puramente consultive. Il Medici Tornaquinci aggiunse di poter escludere « modificazioni di atteggiamenti » negli Alleati e di essere venuto per dire « le loro ultime definitive intenzioni ». Ma il C.L.N. di Torino non volle decidere e Io rimandò a quanto avrebbe deciso il C.L.N.A.I.; il quale, in questa occasione, ritrovò la sua unità e proclamò di non voler « né rinunciare né modificare i suoi principi relativamente alla posizione politica del C.L.N. nel quadro della rinnovata democrazia italiana ». Gli Alleati si trovarono di fronte a una deliberazioni unanime, mentre forse avevano contato su alcune defezioni aH'interno del Comitato.

Fra il marzo e l’aprile si fece d’altra parte sempre più evidente l’intenziòhe degli Alleati di confinare la Resistenza a compiti del tutto secondari, come la difesa delle industrie e degli impianti idroelettrici. Ma sarebbe stato impos[...]

[...]ioni unanime, mentre forse avevano contato su alcune defezioni aH'interno del Comitato.

Fra il marzo e l’aprile si fece d’altra parte sempre più evidente l’intenziòhe degli Alleati di confinare la Resistenza a compiti del tutto secondari, come la difesa delle industrie e degli impianti idroelettrici. Ma sarebbe stato impossibile arrestare lo slancio del popolo italiano o frenare e deviare la direzione politica mantenuta con tanta fermezza dal C.L.N.A.I., il quale, quando venne il momento, diede l’ordine dell’insurrezione nazionale assumendo contemporaneamente^ come « delegato del solo governo legale italiano », « tutti i poteri di amministrazione e di governo per la continuazione della guerra di liberazione al fianco delle Nazioni Unite ». L’esercito che la Resistenza aveva, in ogni modo e attraverso contrarietà di ogni genere, cercato di creare, adesso si batteva e liberava le città dai tedeschi e dai fascisti prima ancora che arrivassero gli Alleati, i quali riconobbero con una

certa meraviglia che « il contributo partigiano alla vittor[...]

[...]certa meraviglia che « il contributo partigiano alla vittoria alleata in Italia fu assai^notevòle e sorpassò di gran lunga le più ottimistiche previsioni (...). Senza queste vittorie partigiane — proseguiva il rapporto della Special Force — non vi sarebbe stata in Italia una vittoria alleata così rapida, così schiacciante e così poco dispendiosa ».

Dissidi politici interni

Ma si commette un grosso errore se si pensa che la vita interna del C.L.N.A.I. sia proceduta sempre senza alcun contrasto e che tutte le decisioni siano state adottate all’unanimità. È questa una rappresentazione falsa e poco naturale di un organismo che voleva contribuire a ricostruire la democrazia e che, perciò, non poteva non lasciare la più ampia libertà di discussione e di dibattito fra i vari partiti che lo componevano. Insomma era un organismo democratico e non autoritario, e il dissenso o il contrasto erano una naturale espressione di divergenza di vedute sui problemi essenziali della Resistenza. Desta quindi meraviglia non tanto che questi contrasti siano esis[...]

[...]ascisti, dal punto di vista militare; contro gli Alleati, per affermare il diritto del popolo italiano al riscatto mediante una partecipazione alla guerra sempre più vasta e non limitata a piccoli gruppi; infine contro una lunga tradizione di passività^ causata dalla dittatura, da cui le popolazioni andavano risvegliandosi, ma per la quale avevano spesso bisogno di essere guidate e dirette.

E tuttavia i contrasti accompagnarono l’attività del C.L.N.A.I. fin dall’inizio, negli ultimi mesi del 1943, cioè da quando si accese la discussione sui metodi con cui condurre la lotta partigiana, perché i partiti di destra e moderati (liberale è Democrazia cristiana) erano del parere che si dovesse rinviare ogni azione contro i nazifascisti fintanto non si fosse avuta la certezza dell’avanzata degli Alleati, anche per non provocare dolorose rappresaglie del nemico sulle popolazioni. I partiti di sinistra (d’azione, socialista, comunista) erano invece convinti che si dovesse proseguire sulla strada di una lotta sempre

più aspra e non arrestarsi, dando[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 110

Brano: [...]litici che potevano presentarsi al Nord, dove esistevano popolazioni urbanizzate e non tanto disponibili a ritornare allo status quo ante. Così, a mano a mano che la campagna estiva con l’attacco alla Linea Gotica (v.), nel mese di settembre, si avvicinava al suo culmine e, a mano a mano che venivano diramate tre importanti esortazioni alle forze partigiane per dare il massimo in vista della vittoria finale (del 6, dell’8 e de! 20 settembre), al C.L.N.A.I. vennero mandate istruzioni che insistevano sul mantenimento dell’ordine, sulla difesa degli impianti di pubblica utilità, sul disarmo e sul potere supremo del Governo militare alleato, il quale sarebbe arrivato subito dopo la Liberazione (v. A.M.G.O.T.).

A livello psicologico, gli Alleati svilupparono una serie di tattiche per rendere meno difficoltosa la gestione delle forze partigiane durante la fase di transizione da combattenti a ex combattenti: cerimonie ufficiali di smobilitazione (v. Dh sbaud), certificati di benemerenza firmati dal generale Alexander, promesse di aiuti agli smobili[...]

[...]ènent beaucoup »), alla fine di ottobre Churchill e Lord Selbourne, ministro responsabile del S.O.E., ritenevano che la Resistenza italiana meritasse ogni sostegno.

Comunque non mancarono contraddizioni organizzative e tattiche all’interno del campo alleato, mentre restano ancora da chiarire le ragioni per cui il Proclama di Alexander sia stato emanato dall’A.F.H.O. il giorno precedente l’arrivo (14 novembre) di una importante delegazione del C.L.N.A.I. composta da Ferruccio Parri, Gian Carlo Pajetta, Alfredo Pizzoni ed Edgardo Sogno (v. Protocolli di Roma).

Gli “accordi di dicembre"

L’obiettivo centrale della strategia degli Alleati nei confronti della Resistenza consistette nel giungere a precisi accordi sui concetti di disarmo, smobilitazione e passaggio completo dei poteri, al momento della Liberazione, nelle mani dell’A.M.G.. In cambio, il movimento partigiano avrebbe potuto usufruire di notevoli quantità di armi e di denaro.

Gli Alleati guardavano con ansia al momento successivo alla Liberazione, per loro cruciale in quanto ra[...]

[...]istette nel giungere a precisi accordi sui concetti di disarmo, smobilitazione e passaggio completo dei poteri, al momento della Liberazione, nelle mani dell’A.M.G.. In cambio, il movimento partigiano avrebbe potuto usufruire di notevoli quantità di armi e di denaro.

Gli Alleati guardavano con ansia al momento successivo alla Liberazione, per loro cruciale in quanto rappresentava la fine della loro esperienza militare con la Resistenza. Il

C.L.N.A.I., d’altra parte, si preoccupava del proprio futuro politico e chiedeva il riconoscimento di un suo status, sia dagli Alleati che dal governo italiano. Ma gli Alleati

insistevano sul fatto che le questioni militari dovevano essere separate da quelle politiche e che la responsabilità di queste ultime spettava esclusivamente al governo (con il quale, infatti, il C.N.L.A.I. fu costretto ad aprire un negoziato separato).

In seguito, gli “accordi di dicembre” vennero considerati come il momento culminante dei rapporti tra Alleati e Resistenza, durante il quale il movimento ricevette il giuto r[...]

[...]overno (con il quale, infatti, il C.N.L.A.I. fu costretto ad aprire un negoziato separato).

In seguito, gli “accordi di dicembre” vennero considerati come il momento culminante dei rapporti tra Alleati e Resistenza, durante il quale il movimento ricevette il giuto riconoscimento dello sforzo compiuto e del suo status. D’altro canto, fu prevista una serie di controlli militari, finanziari e politici da applicare alle strutture del C.V.L. e del C.L.N.A.I., sia durante che dopo le fasi conclusive della guerra. Gli Alleati sicuramente desideravano rinforzare il C.L.N.A.I. nella sua autorità effettiva e nella sua unità politica, poiché in questo modo le spinte provenienti da particolari direzioni avrebbero potuto essere neutralizzate senza ricorrere a scontri frontali.

Ulteriori precauzioni furono prese per timore che il sistema ciellenistico (di cui il Foreign Office di Londra diffidava molto) si rivelasse incapace di controllare la situazione sul campo o che, al contrario, divenisse un « mostro di Frankenstein ».

L'operazione Cinders

Chi usò questa metafora nel campo alleato si riferiva al caso dell’E.A.M. (v.) in Grecia e sicuramente i fatti di Aten[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 657

Brano: Medici Tornaquinci, Missione

Poche espressioni di circostanza chiusero la cerimonia (sulla quale, per di più, pesava l’ansia per l’immotivata assenza del generale Trabucchi, il quale infatti era stato arrestato quella stessa mattina).

La riunione di Milano

Il 29 marzo il sottosegretario proseguì la sua missione a Milano, incontrandovi i membri del C.L.N.A.I.. II massimo organo dirigente della Resistenza al Nord, pur confermando la volontà di assoluta collaborazione con gli Alleati, quali che fossero le condizioni poste, fece presente all’inviato del governo Bonomi che non si rassegnava a modificare i propri principi « relativamente alla posizione politica del C.L.N. nel quadro della rinnovata democrazia italiana » e a confinare i Comitati in semplici funzioni consultive. Questa affermazione comparve nel documento sottoscritto da tutti i partiti del C.L.N.A.I., ma essa non toglieva la sostanza della rinuncia alla quale i Comitati si erano piegati.[...]

[...]ord, pur confermando la volontà di assoluta collaborazione con gli Alleati, quali che fossero le condizioni poste, fece presente all’inviato del governo Bonomi che non si rassegnava a modificare i propri principi « relativamente alla posizione politica del C.L.N. nel quadro della rinnovata democrazia italiana » e a confinare i Comitati in semplici funzioni consultive. Questa affermazione comparve nel documento sottoscritto da tutti i partiti del C.L.N.A.I., ma essa non toglieva la sostanza della rinuncia alla quale i Comitati si erano piegati.

Il Partito socialista, esprimendo l'amarezza di altri componenti del C.L.N.A.I., il 6.4.1945 presentò al Comitato un ordine del giorno nel quale dichiarava di aver approvato il testo del decreto concordato con Medici Tornaquinci « al solo scopo di mantenere, in questo grave momento, l’unità di tutti i partiti del C.L.N. ». Il P.S.I. ribadiva che il C.L.N., organo di direzione politica della Resistenza nell’Italia settentrionale, doveva conservare il suo carattere di organismo « squisitamente politico », avente il compito di « prendere la direzione del Paese a liberazione avvenuta ». Qualora tali funzioni politiche gli fossero state rifiutate, aggiungevano i socialisti, i[...]

[...]al solo scopo di mantenere, in questo grave momento, l’unità di tutti i partiti del C.L.N. ». Il P.S.I. ribadiva che il C.L.N., organo di direzione politica della Resistenza nell’Italia settentrionale, doveva conservare il suo carattere di organismo « squisitamente politico », avente il compito di « prendere la direzione del Paese a liberazione avvenuta ». Qualora tali funzioni politiche gli fossero state rifiutate, aggiungevano i socialisti, il C.L.N.A.I. non avrebbe più avuto motivo di essere. Essi censurarono infine il governo Bonomi per aver fatto proprie le posizioni degli Alleati e per aver mandato un proprio membro a sostenerle nell’Italia occupata.

Bibliografia: Paolo Greco, « Cronaca del Comitato Piemontese di Liberazione Nazionale », in Aspetti della Resistenza in Piemonte, a cura dell'istituto Storico della Resistenza in Piemonte, Torino 1950, pagg. 107154; Roberto Battaglia, Storia della Resistenza italiana, Torino 1953 (nuova edizione 1964); Franco Catalano, Storia del C.L.N.A.I., Bari 1956; Mario Giovana, La Resistenza in Piemo[...]

[...]r fatto proprie le posizioni degli Alleati e per aver mandato un proprio membro a sostenerle nell’Italia occupata.

Bibliografia: Paolo Greco, « Cronaca del Comitato Piemontese di Liberazione Nazionale », in Aspetti della Resistenza in Piemonte, a cura dell'istituto Storico della Resistenza in Piemonte, Torino 1950, pagg. 107154; Roberto Battaglia, Storia della Resistenza italiana, Torino 1953 (nuova edizione 1964); Franco Catalano, Storia del C.L.N.A.I., Bari 1956; Mario Giovana, La Resistenza in Piemonte Storia del C.L.N. Regionale, Milano 1962; Guido QuazzaLeo ValianiEdoardo Volterra, Il governo dei C.L.N., Torino 1966 (Atti del Convegno dei Comitati di Liberazione Nazionale, Torino 910 ottobre 1965).

M. Gi.

Medicina

Comune bolognese di 14.000 abitanti (4.100 nel capoluogo), sulla via S. Vitale che collega il capoluogo emiliano a Ravenna. Notevolmente esteso (159 kmq) e con una grande proprietà terriera, fu spesso teatro di dure lotte condotte da lavoratori agricoli e in particolare dai braccianti.

Lotte contadine

Il mutuo [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine C.L.N.A.I., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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