Brano: Azione, Partito d’
medesimo, qualora l’offensiva angloamericana si fosse dovuta prolungare oltre le Alpi. E Ferruccio Parri capeggiò la missione del C.L.N.A.I. che, nel novembre 1944, condusse à Caserta le difficili ed ingrate trattative con il Comando alleato del Mediterraneo, per addivenire a un accordo tale da consentire il proseguimento della lotta partigiana, col riconoscimento ufficiale delle formazioni combattenti e dei C.L.N., sia pure a prezzo della immediata smobilitazione delle unità e della cessione dei poteri politici agli Alleati, una volta esauritasi la fase insurrezionale.
Arrestato Parri nel gennaio 1945, al suo rientro a Milano dalla missione del Sud; e, alla fine di febbraio, avendo il generale Cadorna (v.), comandante del C.V.L., presentato le dimissioni dall’incarico, ritenendo troppo limitati i suoi poteri nel quadro del Comando quadripartito, toccò a Valiani trattare con rappresentanti alleati — a Berna e a Lione — sui poteri del C.V.L. e del C.L.N.A.I., e ottenere che la resa dei tedeschi e de[...]
[...]ici agli Alleati, una volta esauritasi la fase insurrezionale.
Arrestato Parri nel gennaio 1945, al suo rientro a Milano dalla missione del Sud; e, alla fine di febbraio, avendo il generale Cadorna (v.), comandante del C.V.L., presentato le dimissioni dall’incarico, ritenendo troppo limitati i suoi poteri nel quadro del Comando quadripartito, toccò a Valiani trattare con rappresentanti alleati — a Berna e a Lione — sui poteri del C.V.L. e del C.L.N.A.I., e ottenere che la resa dei tedeschi e dei fascisti fosse accettata soltanto « senza condizioni » e alla presenza dei delegati del C.V.L.. Fu anche ottenuta, in seguito a scambio di prigionieri, la liberazione di Parri, al quale per altro venne imposto dall'accordo di rimanere in Svizzera. Rientrato a Milano, Valiani continuò a tenere i rapporti del C.L.N.A.I. e del C.V.L. con gli Alleati, in contatto con Max Salvadori (v.), uno dei primissimi aderenti al movimento « Giustizia e Libertà », il quale, grazie alla doppia nazionalità (italiana e britannica), era divenuto ufficiale della Special Force e delegato presso il C.L.N.A.I.. Dal loro comune lavoro verrà facilitata la costituzione (29.3.1945) del Comitato insurrezionale, composto di tre membri (uno dei quali sarà appunto Valiani), chiamato a predisporre i piani e a dirigere l'insurrezione del 25 aprile.
Nel quadro dell’azione politica per conferire ai C.L.N. la veste di rappresentanti autentici del potere popolare e per ottenere dagli Alleati il riconoscimento delle loro funzioni, va ricordato in particolare il contributo che i dirigenti del Partito d’Azione della Toscana diedero alla preparazione deH’insurrezione di Firenze, giustamente considerata da essi una tappa essenziale dell’opera della Resistenza, sia perché avrebbe messo gli Alleati di fronte alla prima, grande insurrezione partigiana e popolare, sia perché avrebbe affermato la posizione e l’autorità dei C.L.N. rispetto alla nuova realtà con la quale gli angloamericani si incontravano[...]
[...]enere dagli Alleati il riconoscimento delle loro funzioni, va ricordato in particolare il contributo che i dirigenti del Partito d’Azione della Toscana diedero alla preparazione deH’insurrezione di Firenze, giustamente considerata da essi una tappa essenziale dell’opera della Resistenza, sia perché avrebbe messo gli Alleati di fronte alla prima, grande insurrezione partigiana e popolare, sia perché avrebbe affermato la posizione e l’autorità dei C.L.N. rispetto alla nuova realtà con la quale gli angloamericani si incontravano. In tal senso, il gruppo dirigente fiorentino del partito, con C.L. Ragghianti, Tristano Codignola, Enzo Enriques Agnoletti e Carlo Campoimi fu un elemento dinamico e propulsivo di tutta la vicenda insurrezionale del capoluogo toscano, talché gli Alleati dovettero riconoscere al C. L.N. regionale e alle forze partigiane un prestigio e un peso che fino
allora erano stati praticamente negati.
Ricostruzione di Stato e paese
Il problema istituzionale
Fin dal primo momento il Partito d’Azione prese chiaramente posizione contro la monarchia e il governo Badoglio (v.), in forma pregiudiziale e permanente, pronunciandosi per un governo di C.L.N. con tutti[...]
[...]urrezionale del capoluogo toscano, talché gli Alleati dovettero riconoscere al C. L.N. regionale e alle forze partigiane un prestigio e un peso che fino
allora erano stati praticamente negati.
Ricostruzione di Stato e paese
Il problema istituzionale
Fin dal primo momento il Partito d’Azione prese chiaramente posizione contro la monarchia e il governo Badoglio (v.), in forma pregiudiziale e permanente, pronunciandosi per un governo di C.L.N. con tutti i poteri legislativi ed esecutivi. Ma nel C.L.N. stesso vi era disparità di vedute e il famoso messaggio di Churchill (v.) al popolo italiano, che consigliava l’accantonamento del problema istituzionale e l’immediato sostegno al governo Badoglio, aumentava i contrasti. Il re, solo titolare del patrimonio discusso, era fermo sulla posizione precisa di chi non vuole andarsene a nessun costo, né ora né in avvenire, senza perplessità o dubbi. Ma tutti gli altri fattori erano componenti costanti della disputa: gli Alleati, il ministero Badoglio, il C.L.N. del Sud, il C.L.N. centrale. Churchill era contrastato dal repubblicano Roosevelt (v) ; i[...]
[...]ggio di Churchill (v.) al popolo italiano, che consigliava l’accantonamento del problema istituzionale e l’immediato sostegno al governo Badoglio, aumentava i contrasti. Il re, solo titolare del patrimonio discusso, era fermo sulla posizione precisa di chi non vuole andarsene a nessun costo, né ora né in avvenire, senza perplessità o dubbi. Ma tutti gli altri fattori erano componenti costanti della disputa: gli Alleati, il ministero Badoglio, il C.L.N. del Sud, il C.L.N. centrale. Churchill era contrastato dal repubblicano Roosevelt (v) ; il ministero era dominato da Badoglio, che puntava sulle proprie fortune e sul sostegno del re; Croce e De Nicola si differenziavano da Sforza; Di Rodino si distingueva da questi ultimi tre, e tutti costoro insieme avevano come oppositori i partiti di sinistra. Il C.L.N. centrale, infine, aveva Bonomi che manovrava con Ruini e liberali e democristiani, intenti a isolare i partiti di sinistra.
Il contrasto sulla formula di governo venne risolto inizialmente con un compromesso, gradito d’altronde a Bonomi: alla Liberazione si sarebbe costituito un ministero con i soli partiti del C.L.N.. Ma il vero dissidio era sulla questione istituzionale, poiché le sinistre — alla testa delle quali si poneva, con la sua intransigenza, il Partito d’Azione — reclamavano l’immediato accantonamento della monarchia e la sospensione delle prerogative regie, mentre le destre erano per il mantenimento di queste in via provvisoria (se non, come per alcuni settori dello stesso schieramento, in realtà definitiva). Il primo compromesso proposto da Bonomi — relegare di fatto la monarchia in un ruolo decorativo di continuità fra passato e futuro — fu respinto col solo voto contrario del Partito d’Azione. Un secondo compromesso — abdicazione del re e formazione di un governo del C.L.N. con tutti i poteri costituzionali dello Stato — urtò con
tro il problema del[...]
[...]one delle prerogative regie, mentre le destre erano per il mantenimento di queste in via provvisoria (se non, come per alcuni settori dello stesso schieramento, in realtà definitiva). Il primo compromesso proposto da Bonomi — relegare di fatto la monarchia in un ruolo decorativo di continuità fra passato e futuro — fu respinto col solo voto contrario del Partito d’Azione. Un secondo compromesso — abdicazione del re e formazione di un governo del C.L.N. con tutti i poteri costituzionali dello Stato — urtò con
tro il problema della reggenza: per il Partito d’Azione, questa doveva essere tenuta da civili, mentre i liberali proponevano l'abdicazione del re e del principe ereditario, con la reggenza del nipote. Quando il Congresso dei C.L.N. di Bari (v.), nel gennaio 1944, si pronunciò per l’abdicazione del re, ma con una equivoca formula di compromesso che lasciava da chiarire l’intera sostanza della questione, il tema della reggenza divenne il solo su cui si potesse discutere. Tuttavia, al C. L.N. centrale, in una riunione del 18 marzo durata otto ore, fu accettata con 5 voti di maggioranza una risoluzione con la quale l’intero problema veniva rinviato a dopo la liberazione di Roma. Il voto contrario del Partito d’Azione obbligò invece ad una decisione immediata e Bonomi, per prendere tempo, il 24 successivo presentò le propr[...]
[...]cato dell'Esecutivo romano (artatamente giunto in ritardo), né un invito trasmesso per radiotelegramma dall'Esecutivo di Milano. A cose fatte, ,1'Esecutivo del partito si dissociò dalle responsabilità degli « azionisti » meridionali e sconfessò i rappresentanti entrati nel governo, con una nota pubblicata su « Italia Libera ». In seguito, l'atto di indisciplina fu considerato involontario e non vi furono provvedimenti di sorta.
Il governo del C.L.N.
Il secondo ministero Badoglio entrò in crisi con la liberazione di Roma, 42 giorni dopo il suo insediamento.
Il re, comunque, aveva avuto modo di far cadere la richiesta di abdicazione e di affermare la luogotenenza. Nel giugno, irìfatti, nominava luogotenente il proprio figlio Umberto, con tutti i poteri sovrani. Il C.L.N., per formare il suo primo governo, dovette così vincere l’avversione degli Alleati e del luogotenente, che manovrava per riproporre Badoglio.
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