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Il segmento testuale Boyde è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 9Analitici , di cui in selezione 1 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Recensione di Piero Cudini su Patrick Boyde, Retorica e stile nella lirica di Dante, a cura di C. Calenda, Napoli, Liguori, 1979, pp. 431 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]uazione difficile, anche trasformare in aneddoto pungente l'illustrazione di un caso clinico grave, anche divulgare in modo accattivante un'esperienza di vita e di studio piuttosto complessa. « Del resto », sono parole di un pronipote di Giulio Cesare e di Freud, « certi atteggiamenti, anche se comici, possono raggiungere il loro scopo ». E in un libro come questo è difficile che certe affermazioni sfuggano per caso.
MARIA LUISA VECCHI
PATRICK BOYDE, Retorica e stile nella lirica di Dante, a cura di C. CALENDA, Napoli, Liguori, 1979, pp. 431.
Che dall'originale Dante's Style in his Lyric Poetry si sia trascorsi nell'edizione italiana (che esce a otto anni di distanza da quella di Cambridge) al piú accattivante — ed attuale — Retorica e stile è, forse, segno del malvezzo tutto nostrano di rincorrere, almeno terminologicamente, mode letterarie e non.
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Scrive il Boyde all'inizio della sua vasta Introduzione che si può considerare questo libro « sia come un contributo allo studio della poesia di Dante, sia come un contributo allo studio dello stile `personale' o `individuale' in ogni opera letteraria. Questi due aspetti o propositi sono uguali e complementari. La teoria generale deve essere verificata nell'analisi di testi particolari; l'analisi di testi particolari dovrebbe rivelare la sua base teorica » (p. 35). Il volume si presenta dunque esplicitamente come un complesso studio di stilistica, di cui la retorica (l'approccio retorico all'opera letteraria[...]

[...] si situa la « riscoperta », nella prima metà del nostro secolo, della retorica, come sistema di analisi stilistica oltreché nel riconoscimento del concreto, storico valore del suo insegnamento che consente, una volta individuata e recuperata una certa normativa, di valutare attraverso spogli e campionature ben calibrate i rapporti specifici — e dunque gli scarti — tra l'opera letteraria presa in esame e, appunto, la `norma'.
Su questa linea il Boyde ripropone e discute in particolare la stilistica di Spitzer e di Bally per poi accostarsi piuttosto alla metodologia di Michael Riffaterre (di cui si vedano gli Essais de stylistique structurale, Paris 1971), volta a mediare tra le due posizioni precedenti e ad « annettere saldamente la stilistica al territorio della moderna linguistica » (p. 71). Il fattore stilistico può essere individuato e definito solo in rapporto ad un contesto dato, rispetto al quale risulta « di ridotta prevedibilità » (non siamo lontani, come si vede, dal concetto di straniamento del formalismo russo). Poste queste b[...]

[...] mediare tra le due posizioni precedenti e ad « annettere saldamente la stilistica al territorio della moderna linguistica » (p. 71). Il fattore stilistico può essere individuato e definito solo in rapporto ad un contesto dato, rispetto al quale risulta « di ridotta prevedibilità » (non siamo lontani, come si vede, dal concetto di straniamento del formalismo russo). Poste queste basi, e riconosciuti i debiti verso la stilistica riffaterriana, il Boyde si preoccupa di collocare la sua metodologia e il suo lavoro entro limiti modesti, ma non per ciò privi di validità: la stilistica, afferma, « può essere benissimo paragonata ad una sorta di statocuscinetto tra la linguistica e la critica letteraria: certo piú di una `terra di nessuno', ma in nessun caso una grande potenza » (p. 78). Entro questi limiti; l'applicazione a Dante lirico di un'accurata indagine stilistica porta da un lato all'individuazione — abbastanza solidamente accertata — delle auctoritates, di quelle opere, cioè, che hanno esercitato sicura influenza nel periodo in cui Dant[...]

[...]li esercitare l'approccio stilistico sí da consentire anche, mediante gli opportuni raffronti, la possibilità di misurare in qualche modo gli elementi di uno sviluppo (se non di un'evoluzione) dello stile dantesco.
Si pone perciò nella sostanza un problema sia di scelta che di modi della campionatura: fattore decisivo è innanzitutto la cronologia, per cui, ad esempio, le liriche della Vita Nuova occupano i primi otto gruppi (AH) individuati dal Boyde. Piú discutibile, forse, all'interno di questa prima grande scansione, il raggruppamento secondo indizi latamente tematici, per cui si parla di una fase cavalcantiana secondo la quale viene costituito il gruppo B (i « sonetti del lamento »: xxiii secondo l'edizione Barbi) o di una guinizelliana per il gruppo C (xvi, xvii, xxIxxIV). Ma sono, forse, rischi ineliminabili in lavori di questo tipo, in cui pure, in assenza di costanti e sicuri riferimenti cronologici, ci si deve rifare a criteri per forza di cose abbastanza soggettivi di raggruppamento.
Lascia invece, a mio avviso, maggiormente pe[...]

[...]sto tipo, in cui pure, in assenza di costanti e sicuri riferimenti cronologici, ci si deve rifare a criteri per forza di cose abbastanza soggettivi di raggruppamento.
Lascia invece, a mio avviso, maggiormente perplessi la questione in sé della campionatura e dunque delle esclusioni, ancorché dichiarate. Se é vero, come già Con
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tini e poi tutta la critica recente avevano individuato — e come l'ampia messe di dati organizzati dal Boyde stesso sostanzialmente riconferma e dimostra — se è vero, dicevo, che il Dante lirico opera costantemente in direzioni plurime di uno sperimentalismo che tende, per cosí dire, alla Commedia, ma vive anche di singole tappe ben caratterizzate e di possibilità aperte di recuperi a distanza, allora, in una ricerca cosí ampia e scrupolosa, non si comprende né si giustifica appieno, ad esempio, l'esclusione dall'indagine dei sonetti di corrispondenza con Dante da Maiano né — tanto meno! — di quelli a Forese Donati. E pur vero, come osserva il Boyde, che lo stile della corrispondenza col Maianese « [...]

[...]ostantemente in direzioni plurime di uno sperimentalismo che tende, per cosí dire, alla Commedia, ma vive anche di singole tappe ben caratterizzate e di possibilità aperte di recuperi a distanza, allora, in una ricerca cosí ampia e scrupolosa, non si comprende né si giustifica appieno, ad esempio, l'esclusione dall'indagine dei sonetti di corrispondenza con Dante da Maiano né — tanto meno! — di quelli a Forese Donati. E pur vero, come osserva il Boyde, che lo stile della corrispondenza col Maianese « è precisamente quello che avremmo potuto prevedere in poesie che sembrano, da ogni punto di vista, precedenti a quelle del gruppo A, e devono essere considerate probabilmente le piú antiche tra le poesie dantesche sopravvissute » (p. 89).
Ed è anche vero che i sonetti a Forese « sono gli unici esempi del loro genere in Dante e, almeno dal punto di vista lessicale, sono diversissimi da tutte le altre sue poesie » (ibidem). Ma proprio per questo, e soprattutto a verifica ulteriore e puntuale della riconosciuta « inquieta sperimentazione » che p[...]

[...]n lo era affatto sin dall'inizio » (p. 175). In questo senso si può affermare, con la dovuta prudenza, che i sonetti contro Forese fungono in certo modo da spartiacque, se si considera che il gruppo delle petrose (cronologicamente di poco successivo, se lo si può ascrivere a tempi immediatamente prossimi alla fine del 1296, secondo la datazione ricavabile da Io son venuto al punto de la rota) fruisce abbondantemente della metafora (dr. lo stesso Boyde, pp. 188195). Nei tre sonetti a Forese possono invece rilevarsi essenzialmente non piú di tre metafore. L'accostamento, del resto, non sembri casuale: anche al di là del fattore cronologico tra i due gruppi esiste (pur con differente accentuazione) affinità nel lessico tendenzialmente `realistico' che li rende comparabili. Ma scatta nelle petrose un contenuto astratto fortemente contrastante col lessico concreto che, nella riorganizzazione attuata dalla esplicita e forte presenza dell'« io » (praticamente assente nella tenzone con Forese, ove compare solo, non rilevato, in Lxxvii, 2), consent[...]

[...]orese, ove compare solo, non rilevato, in Lxxvii, 2), consente un dilatarsi sinora inconsueto del campo metaforico.
Del resto, se l'assenza — dalle tabelle e dall'analisi — di alcune zone della lirica dantesca può rendere parziali talune considerazioni, c'è da ritenere, sulla base del vastissimo materiale microscopicamente sottoposto ad esame (« 1624 versi su di un totale di 2720 », p. 85: circa il 60% della produzione dantesca), che i dati del Boyde costituiscano a tutt'oggi il risultato piú obiettivamente sicuro di un'indagine « dello stile di Dante, e dell'evoluzione di tale stile, nel complesso della sua attività lirica » (p. 90).
Si può non concordare con qualche particolare impostazione della ricerca: tipico, direi, il caso del capitolo su L'endecasillabo (il v, pp. 263293), in cui, fermo restando il riconosciuto `limite' della soggettività che in buona parte presiede alla scansione, è però opinabile almeno la distinzione — e l'esemplificazione — fra accentazione principale e intermedia sulla base del valore semantico della parola,[...]

[...] 90).
Si può non concordare con qualche particolare impostazione della ricerca: tipico, direi, il caso del capitolo su L'endecasillabo (il v, pp. 263293), in cui, fermo restando il riconosciuto `limite' della soggettività che in buona parte presiede alla scansione, è però opinabile almeno la distinzione — e l'esemplificazione — fra accentazione principale e intermedia sulla base del valore semantico della parola, a maggior ragione quando poi il Boyde stesso deve descrivere, come eccezioni, i casi in cui l'accento intermedio
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viene promosso a principale (e su tali questioni cfr. COSTANZO DI GIROLAMO, Teoria
e prassi della versificazione, Bologna 1976, specificamente a p. 44).
Peraltro, osservazioni sporadiche o dissensi particolari nulla tolgono all'importanza di un'opera quale quella del Boyde, bene articolata nelle premesse teoriche, puntuale nell'organizzazione della ricerca, sapientemente modulata nella ricca dialettica tra obiettiva presentazione di dati e discussione spesso acuta di essi. Il succedersi dei capitoli (Conversiones; Il lessico; Tropi; La struttura della frase; L'endecasillabo; Ripetizione e antitesi; La situazione retorica e le sue figure; Descriptio, simile, sententia) progressivamente illumina, senza impressionismi o schemi di maniera o conclusioni preordinate, gli elementi centrali dello stile lirico dantesco secondo angolature successive che consentono un app[...]

[...]i nell'indagine generale. Ed è buona prova — su una delle canzoni dantesche meno amate dalla critica moderna,
e comunque meno prossime alla nostra sensibilità e al nostro gusto — della validità critica di un metodo di ricerca individuato con serietà e seguito con rigore.
A buon diritto Vincenzo Pernicone, nella voce dedicata alle Rime nell'autorevole Enciclopedia Dantesca (vol. Iv, Roma 1973, p. 960) ha ritenuto di poter parlare del volume del Boyde come del « piú importante dei contributi recenti... per impegno e per ampiezza, oltre che per i risultati ». È certo su queste linee di ricerca che possono continuare a svelarsi molti modi non ancora del tutto palesi della poesia dantesca.
PIERO CUDINI


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Boyde, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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