Brano: [...] paragona l'importanza delle somme consacrate a ,questi programmi di assistenza con i risultati mediocri, se non negativi, che sono stati ottenuti, viene da domandarsi come possa accadere che a tanta buona volontà corrisponda un così magro successo.
Spero che mi si perdonerà se, per porre il problema, non ho
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ricorso che a generalizzazioni. Non ho potuto evitare di schematizzare in modo eccessivo. Ma ora che il problema è posto, bisognerà esaminarlo più in dettaglio, tanto più che — non esito a ripeterlo — si tratta d'un quarto dell'umanità, e di sapere con chi questa enorme massa impegnerà il suo avvenire. Si tratta di comprendere che se, abbordando il problema nel nostro modo occidentale, ci siamo avviati su un binario morto, il rischio che corriatno è di ritrovarci isolati.
Troppo spesso, nelle esperienze tentate finora in questo campo, s'é voluto credere che il capitale e le sue capacità di riproduzione siano trasportabili e trapiantabi'li, come un grammofono portatile con i suoi dischi. Con un ottimismo degno del XIX se[...]
[...]a evidente che non è possibile prevedere nel mondo d'oggi un cambiamento tale da far salire improvvisamente questi 250 milioni a 7 miliardi mediante l'afflusso di capitali stranieri verso l'Asia sudorientale. Appare dunque che nel ricercare una soluzione del problema non possiamo far conto né sull'iniziativa privata nel quadro nazionale (all'attuale livello del risparmio nazionale), né sugli investimenti privati stranieri. Tuttavia una soluzione bisognerà trovarla; ed essa potrà derivare soltanto da un'azione energica e radicale sul piano nazionale e internazionale.
Ma passiamo alla nostra terza domanda : quale possibilità ci sia di formare rapidamente la manodopera competente e adattabile necessaria all'espansione rapida del potenziale di produzione, una volta trovati, per qualche imprevedibile miracolo, i capitali.
Basandoci sull'esperienza della nostra rivoluzione industriale, tendiamo a credere che la formazione d'una manodopera sufficiente dipenda da un'adeguata remunerazione materiale, da un adeguato « incentivo ». Ma l'esperienza ha d[...]
[...]tudine alla disciplina industriale o allo sforzo sostenuto richieda un lungo periodo di preparazione, o se sia addirittura incompatibile con un ambiente sociale, climatico e religioso così diverso da quello occidentale. La questione non è stata ancora studiata a sufficienza. Ma da quanto io stesso ho visto ed inteso e da quanto hanno osservato persone più qualificate di me, sembra chiaro che per compiere la trasformazione economica della regione bisognerà offrire all'operaio del SudEst asiatico e alla società che lo circonda un altro incentivo oltre la semplice ricompensa materiale. Saranno necessari ancora lunghi studi per trovare il modo di creare in questi paesi la volontà di uno sforzo sostenuto e di un rendimento maggiore. Questi studi dovranno risalire alle fondamenta stesse del sistema familiare, delle influenze religiose, delle caste e delle tradizioni, e trovare incentivi sentimentali ed emotivi che armonizzino il desiderio di un miglior rendimento con i desideri e con le passioni tradizionali dell'operaio asiatico.
Vediamo dunque ch[...]
[...]nza indiana riesca meglio della pianificazione forzata dei cinesi, e perché i suoi risultati siano più attraenti. Non basterà, per questo, di depositare qualche centinaio di milioni di dollari nelle casse del signor Nehru, poiché ciò non riguarda che un aspetto della questione. Il vero problema é di rigettare utopie pericolose e di trovare metodi nuovi perché quel qualche centinaio di milioni di dollari divenga realmente produttivo; e per questo bisognerà probabilmente rivedere tutta una serie di concetti che ci sono ancora cari in Occidente.
Bisognerà ammettere la necessità di una certa costrizione, e far apparire il capitale nazionale necessario mediante un risparmio forzoso. Bisognerà probabilmente riconoscere che per ottenere risultati, anche modesti, una pianificazione delle più rigide dovrà sostituire l'iniziativa privata. Bisognerà forse accettare la necessità di eliminare gli ostacoli sociali che si oppongono al successo della pianificazione (che si tratti sia di proprietari che difendono un sistema arretrato di ripartizione delle terre, sia di usurai che sfruttano un contadinato già miserabile) e di eliminarli cosí radicalmente come si eliminano gli ostacoli che intralcino un'operazione militare.
Bisognerà parimenti accettare il fatto, abbastanza spiacevole, che queste inevitabili misure non sono forse del tutto compatibili con la nostra nozione di libertà politica e di democrazia parlamentare. Infine, bisognerà qualche volta riconoscere — ed é questa una verità ancor più difficile da ammettere — che per realizzare quest'opera con l'onestà e la determinazione necessarie, i meglio
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qualificati non saranno forse quegli uomini che, attualmente, meglio rispondono ai voti politici dell'Occidente.
Ma perché ciò sia possibile, bisognerà modificare radicalmente certe idee profondamente radicate nel mondo occidentale. Dirò di più. Tutti sanno che il popolo meglio qualificato per aiutare economicamente i popoli arretrati é anche quello che, per lo svolgimento stesso della sua storia, continua a coltivare con maggior attaccamento l'ideale del liberalismo economico. Finché l'americano medio crederà che il liberalismo economico e la libertà d'iniziativa siano all'origine della sua prosperità, difficilmente accetterà che una parte delle imposte che paga serva ad organizzare una struttura economica rigidamente pianificata e regolame[...]