Brano: [...]'Insegna di Pallade). L'autore si può identificare con certezza in Luigi Ciampolini, uno sconosciuto per la critica, o quasi: napoleonico prima, liberale poi, è in Grecia durante la guerra d'Indipendenza contro i Turchi; neoclassicista, che non disdegna però una professionale collaborazione con l'« Antologia », è ai suoi tempi scrittore pressoché ignorato. Eppure conosce Leopardi, Giovan Battista Niccolini, il tragediografo e carbonaro Francesco Benedetti, Giovanni Rosini, il Giordani, Filippo Pananti, ed è noto al Foscolo; anzi, l'incontro con quest'ultimo, come ci confessa in una sua breve autobiografia finora inedita, si rivelò per lui molto importante: « `Io vi conosco', mi disse egli il Foscolo, venendomi incontro e stendendomi cortesemente la mano, e mi recitò il sonetto La Venere Italica scolpita da Antonio Canova [stampata dal Ciampolini nel 1812], facendomi encomio che soddisfece molto alla mia ambizioncella. E Foscolo era uno di quegli scrittori, che mi andava a genio e per le sue poesie e per le stravaganze del suo vivere e per quel[...]
[...]atissimo ora scansato da tutti; il monaco... e tante altre figure minori.
Non si tratta quindi di una galleria di personaggi, quanto di una folla, dove rapporti e relazioni sono del tutto estrinseci, anche se, indubbiamente, li accomuna una tensione di fondo morale e civile. In tal senso oltre ai numerosi spunti patriottici presenti nella figura del viaggiatore, va visto il profilo dell'amico morto prematuramente (dove si adombra la vicenda del Benedetti) il quale « riprendeva
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la stupida tolleranza di tanti secoli, biasimava amaramente il vanto inverecondo delle avite glorie, l'inerzia di noi presenti, mostrava gli esempi, additava i rimedi. Folgore erano i detti suoi e fiamma devastatrice che ratta si apprende agli animi gentili [...] Oh! potess'io in ogni cuore gentile ridestando la tua memoria accenderlo ad un tempo di quella santa carità di patria [...] ma la mia penna non ispande torrenti di luce... ella segna soltanto alcune traccie fosforiche » (pp. 279).
La medesima esigenza di rinnovamento etico e politi[...]
[...]i stridi / Ascolti del tuo error, madre pentita ». Cosí, dopo avere frequentato le scuole Pie Fiorentine pensa di concorrere ad un posto gratuito nel collegio Ferdinando di Pisa, e Io vince.
Terminati, per volere del padre, gli studi legali, decide di dedicarsi alla letteratura sotto la guida del Pagnini, del Rosini, maestri a tanta gioventú liberale del nostro Risorgimento. Sempre a Pisa si lega al Pignotti, al commediografo coetaneo Francesco Benedetti, di cui resta amico sino alla fine. Tornato a Firenze viene assunto nell'amministrazione napoleonica, con nomina del 19 marzo 1810 a « verificatore di pesi e misure per il Circondario di Firenze », ma insoddisfatto del proprio lavoro si dedica sempre piú all'approfondimento della lingua latina e greca. « E perché le opere di Virgilio mi andavano a genio piú di quelle di ogni altro sentendomi gran propensione per la poesia pastorale mi proposi di dettare una bucolica parendomi esser noi scarsi in quel genere né sapendo tollerare (lo dirò francamente) che tante laudi fossero state date in ogni [...]
[...]nio Canova, Pisa, F. Didot, 1812) e all'edizione, curata assieme a Vincenzo Nannucci, delle Rime del Poliziano.
Caduto Napoleone, si trova come molti altri senza impiego; fa allora domanda per insegnare, ma non viene accolta, né gli giova avere scritto Per il faustissimo ritorno di Sua Altezza Imperiale e Reale Ferdinando III (Firenze, Stamperia Granducale, 1814). Ormai è compromesso con il passato regime, e l'intima amicizia con uomini come il Benedetti, i legami con il « Gabinetto letterario e di belle arti all'insegna di Pallade », che oltre a pubblicare opere di classici è occasione di periodiche riunioni patriottiche, non migliorano certo la sua posizione dinanzi al Buongoverno Segreto (si vedano le carte a lui relative presso l'Archivio di Stato di Firenze).
Nel 1816, in un'Anacreontica. Sopra la propria cetra, rimasta fortunatamente inedita, scrive: « Vorrei cantar gli Atridi / Cadmo cantar vorrei. / Ma il plettro a' versi miei / "Solo risponde amor" [...] Febo a cantar l'imprese / D'Alcide invan m'ispira, / Che la protervia Lira / "S[...]