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Il segmento testuale Belli è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 90Analitici , di cui in selezione 4 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Giovanni Frediani, Poesia dialettale ieri, oggi [relazione conferenza 1951 ca a Domodossola] in Relazione dattiloscritta probabile 1951

Brano: [...]o sessantacinque poeti (tralasciando gli scrittori di teatro) di quasi tutti i dialetti d'Italia. All'esame attento di una così vasta produzione ci accorgiamo che un filo comune unisce questi poeti.
Anticlericalismo L'anticlericalismo e in generale la critica, non tanto alla religione, quanto alla sua cattiva applicazione da parte dei sacerdoti,
Critica alla nobiltà la prepotenza dei nobili e dei ricchi, il loro disprezzo per la giustizia, la ribellione platonica del povero e qualche volta la sua rassegnazione,
Il campanilismo il campanilismo sono temi che vengono trattati dai poeti di ogni dialetto fino agli inizi di questo secolo.
Altri in seguitoAltri sono i temi comuni che vedremo successivamente.
Carlo Porta (17761821) milanese Iniziamo l'esame e la lettura di alcune poesie sul tema della satira al costume dei nobili e del clero. E incomincio dal grande Carlo Porta. (disco)
Avete notato nel disco queste espressioni:
Gran primerista fina de bagaj
che 'l giuga i esèqui on mes prima de faj
ed ancora:
No sugass el sudor cont el mantin
in[...]

[...]gnor, sur marches, lù l' è marches,
marchesazz, marcheson, marchesonon,
e mì sont Carlo Porta Milanes,
e bott lì, senza nanch on strasc d'on Don.
.....................................................................
Lù senza savé scriv, né savé legg,
e senza, direv squas, savé descor,
el god salamelecch, carezz, cortegg;

e mi (destinon porch!) col mè stà sù
sui palpee tutt el dì, g' hoo nanch l'onor
d'ess saludaa da on asen come lù.
Gioacchino Belli (17911863) romano Belli i cui oltre 2000 sonetti avrebbero dovuto per sua volontà essere distrutti e che ci furono tramandati dal suo amico il canonico Tizzani, che ritenne suo dovere mancare alla promessa per conservare ai posteri una così importante opera.
LI SETTE PECCATI MORTALI
Senti, te vojo dà sette segreti
su la distribbuzzion de li peccati.
L'avarizzia è er peccato de li preti,
e l'usuria er peccato de li frati.

La superbia impallona lo poeti
pe li loro sonetti stiracchiati:
e la gola ingallisce li tre ceti
de cardinali, vescovi e prelati.

Le donne attempatelle hanno l'invidia:
li cavaljeri cojonati, l' i[...]

[...]........
Ce vo' un coraccio nero come er tuo
pe' menaje in quer modo... Poverello!...
Che? fece er chierichetto er gatto è suo?
Er prete disse: No... ma è mio l' ombrello!


Ignazio Buttitta siciliano Ed infine il siciliano IGNAZIO BUTTITTA, vivente il quale ha avuto le sue poesie tradotte in lingua italiana dal Quasimodo. /1a)
Un altro dei temi comuni è l'eterna prepotenza dei ricchi; protetti dai governanti. Sentite alcuni esempi: è ancora il Belli che scrive
LA CARROZZA D' UN CARDINALE
Già, a Cacciabove, propio indove strozza
la strada sur macello, ecco de botto
ce s' infrocia abbrivata una carrozza
co un gentiluomo in abbit' e pancotto.

Lì er cucchieraccio fijo de na zozza
senza dì "a voi davanti", e de gran trotto,
sapenno già ch'er poverello abbozza,
t'acchiappa un vecchio e te lo mette sotto.

Le rote je passonno s' una zampa
che fu portato a casa mezzo morto,
e dice ch' è un miracolo si campa.

De tutto è stato fatto er su rapporto:
ma che te credi? Er cucchiere la scampa,
ché, se sa, chi va a piede ha sempre torto.

L' AMORE DE [...]

[...]rità cristiane
sò pe' li morti; e appena more un cane,
je se smoveno tutti li braghieri.

E cataletti e moccoli e incenzieri
E asperge e uffizzi e musiche e campane
E messe e catafarchi e bonemane
E indurgenze e pitaffi e cimiteri!...

E intanto pe' li vivi, poveretti!
Gabbelle, ghijottine, passaporti,
manoreggie, galerre e cavalletti.

E li vivi poi, boni o cattivi,
sò quarche cosa mejo de li morti:
nun fuss'antro pe' questo che so' vivi.
G.G.Belli

Ed il Fucini,
Da "LA REPUBBRIA"
............................
Così non pol' anda', te l'assiuro:
chi lavora, lo vedi? 'un si satolla;
e 'r mi' padrone, pezzo di figuro,
sgranocchia sempre tordi e pasta frolla.

Da " ER CAMPOSANTO"
.............................
Cosa 'mporta studià' 'n della sapienza?
Cerca d'arrabattà quarche miglione,
e poi, se crepi: "E' morta su' eccellenza!"

Da " MISERIA SERENA"
.............................
Che vita fo? La vita der signore!
Sarvo la differenza solamente,
che loro mangian sempre alle su' ore,
e alle mi' ore io nun mangio niente.

E non manca il Trilussa
[...]

[...]................
Ma qui, si rubbi, nun avrai rimproveri:
le trappole so' fatte pe' li micchi:
ce vanno drento li sorcetti poveri,
mica ce vanno li sorcetti ricchi!

Ed il vivente Enzo Guerra emiliano (14 o magnetofono)

Campanilismo Un altro tema che si ritrova in poeti di varie regioni è il campanilismo, che però scompare quasi con la fine del secolo scorso e di cui si trovano oggi scarsi residui.
Ecco alcuni saggi dei nostri conoscenti Porta, Belli, Fucini
Da " LA DIVINA COMMEDIA IN DIALETTO MENEGHINO"
Virgilio spiega a Dante che:
...hoo scritt on poema, ma sui sciall,
sora Eneja e 'l foegh d'Illi in vers latin;
e te diroo che voreva anch brusall
per ghignon de no avell faa in meneghin.
Porta
L'ILLUMINAZIONE DELLA CUPPOLA
Tutti li forestieri, ogni nazzione
de qualunque paese che se sia,
dicheno tutti quanti: "A casa mia
ce se fa gran bellissime funzioni".

E nun dico che dìchino bucìa
fòrzi, chi più, chi meno, hanno raggione.
Ma chiunque ciè a Roma, in concrusione,
mette la coda fra le gamme, e via.

Chi popolo pò èsse, e chi sovrano,
che ciabbi a casa sua 'na cuppoletta
com' er nostro San Pie' in Vaticano?

In qual' antra città, in qual antro stato
c'è st'illuminazione benedetta,
che t'intontisce e te fa perde er fiato?
G.G.Belli
Da "DU' STERRATORI IN CERCA DI LAVORO"
......................................
Ma tu glielo dicesti di dov' eri?
Perché alle vorte, sai, l'esse' pisani,
con certe gente fa bona 'mpressione.

Da"LA 'REAZIONE DER MONDO"
Vola, rivola e vola che ti volo,
pensava un giorno 'r Padre onnipotente:
Guarda! Eppure mi secco a stà qui solo...
guasi, guasi è vergogna a 'un fa' ma' niente.

Vo' fare 'r mondo! Posò 'r ferraiolo,
po' pensò un po' e 'scramò: Precisamente!
Faremo Pisa, L'Affria, 'r Tirolo.
Po' un po' d'acqua, le stelle, eppo' la gente.
Fucini

DI GIACOMO, uno dei più autentici poeti italiani, d[...]

[...]e l'invidia e ce l'ammira.
E l'italiano ci ha quer naturale
che er talentaccio suo se lo rigira.

Pe' 'n'ipotise; vede uno che tira
su 'na lampena? Fa mente locale
e te dice: Sapé', la terra gira.
Ce ripensa e te scopre er cannocchiale.
Pascarella
Scene di malavita Nei poeti dialettali ricorrono spesso pittoresche descrizioni della malavita, duelli rusticani, scorci di una realtà senza falsi moralismi né compiacimenti.
Sentite questo sonetto del Belli
CHI CERCA TROVA
Se l'è verzuta lui; dunque su' danno.
Io me n'annavo in giù p' er fatto mio,
quand'ecco che l' incontro e je fo: "Addio"
Lui passa e m' arrispenne cojonanno.

Dice: "Evviva er cornuto;" e er zor Orlanno
(N'è tistimonio tutto Borgo Pio)
Strilla: "Ah carogna, impara chi so' io";
e torna indietro poi come un tiranno.

Come io lo vedde còr cortello in arto,
co' la spuma a la bocca e l'occhi rossi
Cùrreme addosso pe' venì a l'assarto,

M'impostai còr un zércio e nun me mossi.
Je feci fa tre passi e ar quarto
lo pres'in fronte e je scrocchòrno l'ossi.
G. G. Belli

E quest'altro del [...]

[...] fo: "Addio"
Lui passa e m' arrispenne cojonanno.

Dice: "Evviva er cornuto;" e er zor Orlanno
(N'è tistimonio tutto Borgo Pio)
Strilla: "Ah carogna, impara chi so' io";
e torna indietro poi come un tiranno.

Come io lo vedde còr cortello in arto,
co' la spuma a la bocca e l'occhi rossi
Cùrreme addosso pe' venì a l'assarto,

M'impostai còr un zércio e nun me mossi.
Je feci fa tre passi e ar quarto
lo pres'in fronte e je scrocchòrno l'ossi.
G. G. Belli

E quest'altro del Di Giacomo
L' ACCISO
Si ve cunviene nu dichiaramento,
tant' onore pe mme.L'onore è mio...
Ccà stesso? Pe dimane appuntamento
a mezzanotte. Resta fatto Addio.
Quattro parole. E, doppo mezzanotte,
'a sera appriesso, Carmine De Riso
pe mmano 'e Ciro Assante e cu tre botte,
nterra, int' 'o vico, rummanette acciso.

Pe mbriaco 'o pigliaino albante iuorno:
lle s'accustaie na femmena vicino,
e se mettette affà: Te mette scuorno?!
Puorco! A primma matina vive vino!...

Vino? Era sanco. Lle parette vino,
nterra, na macchia 'e sanco friddo e muollo...
Sciù! nnanz' 'a cchiesia 'e Sant[...]

[...]utti i poeti dialettali serpeggia la potente e inesausta vena umoristica popolare.



Potenza umoristica e satirica Qualche volta, è vero, l'umorismo è di bassa lega, e scade nello scurrile, nel sottinteso volgare, come il Fucini, il Trilussa e lo stesso Terototela. Ma queste eccezioni non riescono a diminuire di molto il valore complessivo delle loro opere, e la potenza satirica ed umoristica della poesia dialettale.
Sentite ancora il Porta, il Belli, il Fucini, il Pascarella, il Trilussa e Edoardo De Filippo
ER MISERERE DE LA SETTIMANA SANTA
Tutti l' Ingresi de Piazza de Spagna
nun hanno antro che di si che piacere
e' de sentì a San Pietro er miserere
che gnisun' istrumento l'accompagna.

Defatti, cacchio!, In ne la gran Bretagna
e in nell'antro cappelle furistiere,
chisà dì com' a Roma in ste tre sere
"Miserere mei Deo sicunnum magna?"
Oggi sur "magna" ce se' stati un' ora;
e cantata accusì, sangue dell' ua!,
quer "magna" è una parola che innamora.

Prima l'ha detta un musico, poi dua,
poi tre, poi quattro; e tutt' er coro allora
j' ha [...]

[...] Pietro er miserere
che gnisun' istrumento l'accompagna.

Defatti, cacchio!, In ne la gran Bretagna
e in nell'antro cappelle furistiere,
chisà dì com' a Roma in ste tre sere
"Miserere mei Deo sicunnum magna?"
Oggi sur "magna" ce se' stati un' ora;
e cantata accusì, sangue dell' ua!,
quer "magna" è una parola che innamora.

Prima l'ha detta un musico, poi dua,
poi tre, poi quattro; e tutt' er coro allora
j' ha dato giù: "misericordian tua".
G. G. Belli

ER CIMITERIO DE LA MORTE
Come tornai da la Madondell'orto?,
co' quer pizzicarolo de la cesta,
agnêde poi còr mannataro storto
ar Cimiterio suo che c'è la festa.

Ner guardà quelli schertri io me so' accorto
d'una grancosa, e sta gran cosa è questa;
che l'omo vivo, come l'omo morto;
ha unatestademorto in de la testa.

E ho scuperto accusì che o belli, o brutti,
o préncipi o vassalli o menzignori,
sta testa che dich'io ce l'hanno tutti.

Dunque, ar monno, e li boni e li cattivi,
li matti, li somari e li dottori
so' stati morti prima d'èssé vivi.
G. G. Belli

ER CAPITOLO
Li frati ereno trenta; e fra costoro,
venuto er giorno de creà er guardiano,
prima pranzorno, eppoi doppo lo spano
calorno in fila tutt' e trenta in coro.

E lì, a uno a uno, ognun de loro
(comincianno, s'intenne, dar più anziano)
co una cartina siggillata in mano
annò a ficcalla in un bussolo d'oro.

Fatto questo se venne a la lettura:
fra Matteo, fra Taddeo, fra Benedetto,
fra Elìa, fra Beda, fra Bonaventura...

Insomma un doppo l'antro un terremoto
de nomacci, e 'r guardiano nun fu eletto,
perché tutti li frati èbbeno un voto!
G. G. Belli

LA CUCINA DER PAPA
co la cosa ch'er c[...]

[...], eppoi doppo lo spano
calorno in fila tutt' e trenta in coro.

E lì, a uno a uno, ognun de loro
(comincianno, s'intenne, dar più anziano)
co una cartina siggillata in mano
annò a ficcalla in un bussolo d'oro.

Fatto questo se venne a la lettura:
fra Matteo, fra Taddeo, fra Benedetto,
fra Elìa, fra Beda, fra Bonaventura...

Insomma un doppo l'antro un terremoto
de nomacci, e 'r guardiano nun fu eletto,
perché tutti li frati èbbeno un voto!
G. G. Belli

LA CUCINA DER PAPA
co la cosa ch'er coco m'è compare
m'ha vorsuto fa vede stamattina,
la cucina santissima. Cucina?
Che cucina! Hai da dì porto de mare.

Pile, marmitte, padelle, callare,
cosciotti de vitella e de vaccina,
polli, ova; latte, pesce, erbe, porcina,
caccia, e gni sorte de vivanne rare.

Dico: "Pròsite a lei, sor Padre Santo".
Dice: "Eppoi nun hai visto la dispenza,
che de grazzia de Dio ce n' è antrettanto".

Dico: "Eh, scusate, povero fijolo!
Ma cià a pranzo co lui quarch' eminenza?"
"Noo dice er papa magna sempre solo".
G.G.Belli

Da "DISGRAZII DE GIUANNIN BONGEE"
...........[...]

[...]santissima. Cucina?
Che cucina! Hai da dì porto de mare.

Pile, marmitte, padelle, callare,
cosciotti de vitella e de vaccina,
polli, ova; latte, pesce, erbe, porcina,
caccia, e gni sorte de vivanne rare.

Dico: "Pròsite a lei, sor Padre Santo".
Dice: "Eppoi nun hai visto la dispenza,
che de grazzia de Dio ce n' è antrettanto".

Dico: "Eh, scusate, povero fijolo!
Ma cià a pranzo co lui quarch' eminenza?"
"Noo dice er papa magna sempre solo".
G.G.Belli

Da "DISGRAZII DE GIUANNIN BONGEE"
.......................................................
............................ett vô el marì
de quella famm che sta dessora lì?
Mi, muso duro tant e quant a lû,
respondi: ovì, ge suì muà, perché?
Perché, 'l repìa, voter famm, monsù,
l' è trè giolì, sacre Dioeu, e me plé.
O giolì o no, ghe dighi, l'è la famm
de muà de mi: coss'hal mo de contamm?
C. Porta

Da "ER VOTO UNIVERSALE"
......................................
O cos' è questo voto? "Ene un diritto
come 'r quale lo 'iamano le schiere
che 'un s' ammattisce perch' è bell' e scritto".

O a cosa ser[...]



da Romano Bilenchi, Ancora sul romanzo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 1 - 1 - numero 42

Brano: [...]ontare la molteplicità della vita moderna. Tutto al più può servire a fotografare frammenti e rende impossibili quelle operazioni di sintesi che sostengono le grandi opere di questi ultimi tempi: Doctor Faustus, L'uomo senza qualità, Il dottor Zivago, Il gattopardo e in un certo senso anche Conversazione in Sicilia di Vittorini.
Nessuno, del resto, fino ad oggi é riuscito ad autentificare con la sua necessarietà il dialetto come fece Gioacchino Belli, tanto per citare il nome più spesso invocato a giustificazione. Ma il Belli espresse dialettalmente una realtà dialettale, mentre l'uso del dialetto oggi é proposto come soluzione linguistica generale. Ci sarebbe inoltre da osservare che mentre il dialetto trovò la sua sanzione nell'ideologia romantica e nel suo miraggio di una espressione immediata e anteriore alla cultura, il caso di scrittori in lingua, colti, dedicatisi all'apprendimento di uno o più dia
42 ROMANO BILENCHI
letti fa storcere il naso e segna, forse, una regressione verso il giuoco letterario e l'esperimento caro ai tanti linguaioli dei secoli passati. Un Belli strappò al dialetto il suo substrato[...]

[...]guistica generale. Ci sarebbe inoltre da osservare che mentre il dialetto trovò la sua sanzione nell'ideologia romantica e nel suo miraggio di una espressione immediata e anteriore alla cultura, il caso di scrittori in lingua, colti, dedicatisi all'apprendimento di uno o più dia
42 ROMANO BILENCHI
letti fa storcere il naso e segna, forse, una regressione verso il giuoco letterario e l'esperimento caro ai tanti linguaioli dei secoli passati. Un Belli strappò al dialetto il suo substrato epico popolaresco e lo elevò a linguaggio universale. Oggi gli scrittori che applicano il dialetto mirano tutt'al più a piccoli effetti di verisimiglianza d'ambiente che nulla hanno a che vedere con il realismo.
8. — Che concetto avete della storia? Credete voi che in Guerra e pace contino più le descrizioni delle battaglie e le sparate di Tolstoj contra Napoleone che i rapporti del principe Andrej con la moglie, il babbo, la sorella, Natascia, Pierre, ecc. ecc.? Che nei Promessi sposi contino più le descrizioni dei tumulti di Milano, della peste che i ra[...]



da (9 Domande sul romanzo) Guido Piovene in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]i include il dialetto tra gli strumentibase della sua espressione. Tra l'altro ha per me una grave pecca, quella di rendere più difficile la comunicazione, di condannare il proprio libro a essere meno traducibile, ossia meno universale. Non uso questa parola in senso idealistico, ma concreto; universale è per me il libro che può essere quasi egualmente apprezzato in Italia o in Australia. Il dialetto impedisce a due dei nostri maggiori poeti, il Belli e il Porta, di andare oltre i confini; non riesco a capire perché dobbiamo ripetere quest'avventura proprio oggi che il problema della comunicazione è dominante. Inoltre, il « dialettale » è quasi sempre costretto a rappresentare soltanto esseri intellettualmente e culturalmente elementari; e il « dialettalismo » fa parte della tendenza a trasformare la nostra letteratura in una
specie di grande Cottolengo delle anime e dei corpi. I suoi pregi sono l'efficacia espressiva, la vivacità, l'immediatezza; mi chiedo però se siano oggi i pregi a cui dobbiamo dare la precedenza, o se non sia questo [...]



da Alberto Moravia, Inchiesta sull'arte e il comunismo. Il comunismo al potere e i problemi dell'arte in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]l suo aspetto di conformismo politico e sociale, non sembra che faccia eccezione a questa regola. L'arte sovietica, come é noto, fu decadente, ossia europea, fino al giorno in cui, per ordine superiore, dal mattino alla sera, dovette adottare il realismo socialista. Il cambiamento, dunque, non avvenne per sviluppo spontaneo ma d'autorità, per semplice capovolgi
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE 23
mento. Parafrasando il Belli il quale dice che dentro ogni uomo vivo c'é un uomo morto, potremmo dire che dentro ogni realis a socialista vivo c'é un astrattista morto ma sempre pronto a risuscitare. In questo senso bisogna considerare il realismo socialista come uno degli aspetti del decadentismo universale, forse il più vistoso, certo il più significativo.
Abbiamo parlato dell'arte classica come del solo possibile sbocco positivo dell'arte in regime comunista. E invero non vediamo dove si possa trovare l'oggettività assoluta e universale cui aspira il marxismo se non nell'arte classica quale si manifestò tutte le volt[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Belli, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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