Brano: [...]ire al valore del 192730, corrispondenti a circa 250 miliardi di lire del 1953. Le aziende e le partecipazioni azionarie derivate da questo primo salvataggio affluirono, dopo la sua creazione, all’I.RJ..
La seconda grande operazione di salvataggio, che è anche la più importante finora fatta, fu attuata nel 193132, quando le tre maggiori banche italiane a quell’epoca in mani private, la Banca Commerciale Italiana (v.), il Credito Italiano e il Banco di Roma si trovarono improvvisamente sull'orlo della bancarotta. La minaccia derivava dal fatto che, di fronte a 14,5 miliardi di lire di depositi della clientela, queste banche avevano investito ben 12,4 miliardi in azioni di aziende appartenenti a grandi gruppi monopolistici, azioni che nel corso della crisi stavano per crollare. Ligio agli ordini delle forze che lò avevano portato al potere, il governo fascista si affrettò a correre in aiuto alle tre grandi banche e ai gruppi finanziari che stavano dietro di esse (la Banca Commerciale era strettamente legata alla S.A.D.E., alla Montecatini, alla P[...]
[...]monopolistici, azioni che nel corso della crisi stavano per crollare. Ligio agli ordini delle forze che lò avevano portato al potere, il governo fascista si affrettò a correre in aiuto alle tre grandi banche e ai gruppi finanziari che stavano dietro di esse (la Banca Commerciale era strettamente legata alla S.A.D.E., alla Montecatini, alla Piaggio, alla Terni; il Credito Italiano alla FIAT (v.), alla Snia Viscosa, aWEdison (v.), alla Pirelli; il Banco di Roma alla Montecatini, alle Strade Ferrate Meridionali, al
\'l tal cementi, e così via), rilevando le partecipazioni azionarie in possesso delle banche per l’intera somma di 12,4 miliardi di lire, cioè al loro valore contabile antecrisi (G. Lanzarone).
Di questa enorme somma (corrispondente a circa 982 miliardi in lire del 1953), 6 miliardi vennero forniti direttamente dal Tesoro, il resto dalla Banca d’Italia e da altri istituti di credito sotto controllo statale. Ciò avvenne in parte direttamente a spese del contribuente, in parte incrementando il debito pubblico, ma in parte ancora maggio[...]
[...]sposizione della Banca d’Italia per operazioni connesse ai salvataggi bancari ammontava, alla fine del 1932, a ben 7.382 milioni di lire dell’epoca, pari al 54% della circolazione monetaria complessiva alla stessa data [P. Saraceno). Come risultato di queste operazioni
10 Stato'italiano si trovò proprietario di un enorme massa di azioni di aziende diversissime, tra cui quelle delle stesse banche « salvate »: la Commerciale, il Credito e
11 Banco di Roma. I gruppi che controllavano questi istituti di credito avevano infatti provveduto da tempo a ritirare il capitale originariamente immesso e l’avevano sostituito con i mezzi della loro clientela, rispettivamente in ragione del 94% del capitale azionario nel caso della Commerciale, del 78% nel Credito Italiano e del 94% nel Banco di Roma. In tal modo, se le tre banche fossero fallite, l’intera perdita si sarebbe riversata sulla loro clientela. Per gestire questa enorme massa di partecipazioni azionarie, nel 1933 venne creato l’I.R.I..
Secondo dopoguerra
Le terza grande operazione di « risanamento » si svolse dopo la fine della seconda guerra mondiale. Questa volta vennero utilizzati vari canali: l’I.R.I., che a tal fine spese circa 118 miliardi di lire a valori del 1953 [E. Rossi); vari enti statali, compreso anche I 'E.N.I., che spesero circa 20 miliardi di lire del
1953 (E. Rossi) e infine il Fondo di finanziamento[...]