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Il segmento testuale Banco di Roma è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 71Entità Multimediali , di cui in selezione 12 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 101

Brano: [...]ire al valore del 192730, corrispondenti a circa 250 miliardi di lire del 1953. Le aziende e le partecipazioni azionarie derivate da questo primo salvataggio affluirono, dopo la sua creazione, all’I.RJ..

La seconda grande operazione di salvataggio, che è anche la più importante finora fatta, fu attuata nel 193132, quando le tre maggiori banche italiane a quell’epoca in mani private, la Banca Commerciale Italiana (v.), il Credito Italiano e il Banco di Roma si trovarono improvvisamente sull'orlo della bancarotta. La minaccia derivava dal fatto che, di fronte a 14,5 miliardi di lire di depositi della clientela, queste banche avevano investito ben 12,4 miliardi in azioni di aziende appartenenti a grandi gruppi monopolistici, azioni che nel corso della crisi stavano per crollare. Ligio agli ordini delle forze che lò avevano portato al potere, il governo fascista si affrettò a correre in aiuto alle tre grandi banche e ai gruppi finanziari che stavano dietro di esse (la Banca Commerciale era strettamente legata alla S.A.D.E., alla Montecatini, alla P[...]

[...]monopolistici, azioni che nel corso della crisi stavano per crollare. Ligio agli ordini delle forze che lò avevano portato al potere, il governo fascista si affrettò a correre in aiuto alle tre grandi banche e ai gruppi finanziari che stavano dietro di esse (la Banca Commerciale era strettamente legata alla S.A.D.E., alla Montecatini, alla Piaggio, alla Terni; il Credito Italiano alla FIAT (v.), alla Snia Viscosa, aWEdison (v.), alla Pirelli; il Banco di Roma alla Montecatini, alle Strade Ferrate Meridionali, al

\'l tal cementi, e così via), rilevando le partecipazioni azionarie in possesso delle banche per l’intera somma di 12,4 miliardi di lire, cioè al loro valore contabile antecrisi (G. Lanzarone).

Di questa enorme somma (corrispondente a circa 982 miliardi in lire del 1953), 6 miliardi vennero forniti direttamente dal Tesoro, il resto dalla Banca d’Italia e da altri istituti di credito sotto controllo statale. Ciò avvenne in parte direttamente a spese del contribuente, in parte incrementando il debito pubblico, ma in parte ancora maggio[...]

[...]sposizione della Banca d’Italia per operazioni connesse ai salvataggi bancari ammontava, alla fine del 1932, a ben 7.382 milioni di lire dell’epoca, pari al 54% della circolazione monetaria complessiva alla stessa data [P. Saraceno). Come risultato di queste operazioni

10 Stato'italiano si trovò proprietario di un enorme massa di azioni di aziende diversissime, tra cui quelle delle stesse banche « salvate »: la Commerciale, il Credito e

11 Banco di Roma. I gruppi che controllavano questi istituti di credito avevano infatti provveduto da tempo a ritirare il capitale originariamente immesso e l’avevano sostituito con i mezzi della loro clientela, rispettivamente in ragione del 94% del capitale azionario nel caso della Commerciale, del 78% nel Credito Italiano e del 94% nel Banco di Roma. In tal modo, se le tre banche fossero fallite, l’intera perdita si sarebbe riversata sulla loro clientela. Per gestire questa enorme massa di partecipazioni azionarie, nel 1933 venne creato l’I.R.I..

Secondo dopoguerra

Le terza grande operazione di « risanamento » si svolse dopo la fine della seconda guerra mondiale. Questa volta vennero utilizzati vari canali: l’I.R.I., che a tal fine spese circa 118 miliardi di lire a valori del 1953 [E. Rossi); vari enti statali, compreso anche I 'E.N.I., che spesero circa 20 miliardi di lire del

1953 (E. Rossi) e infine il Fondo di finanziamento[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 363

Brano: [...]ui spettava il grande merito di aver diretto a lungo la resistenza armata contro l’oppressione italiana. La Libia poteva così essere considerata un baluardo del neocolonialismo nell'arco delle nazioni africane. La sua politica era decisamente filooccidentale, tesa a favorire la penetrazione economica delle società petrolifere (Mobil OH, Gelsenberg Benzin, Esso Libia, Pan American Lybic, Philips Petroleum, Dutch Shell, ENI) e delle grandi banche [Banco di Roma, Banco di Napoli, Barclay’s Bank) che avrebbero a loro volta garantito la dominazione della casta monarchica sulla massa della popolazione.

Nel 1952 si svolsero le prime elezioni politiche per la camera federale. Si presentarono alle urne

400.000 elettori che diedero al partito dominante 47 dei 55 seggi in palio. Gli altri 8 seggi furono conquistati dal Partito nazionale del Congresso, filoegiziano e di orientamento progressista.

Verso la rivoluzione

Nel 1953 la Libia aderì alla Lega araba, dimostrando però che si trattava di una mossa strumentale, tante vero che rifiutò di firmar[...]

[...]orito per contribuire allo sviluppo del paese ».

Il Consiglio della rivoluzione non effettuò la nazionalizzazione dell’industria petrolifera e, quanto alle basi militari, si limitò a chiedere agli americani e agli inglesi di abbandonarle al più presto, cosa che infatti avvenne nel 1970. Nel luglio

1970 il governo confiscava i beni di tutti i residenti italiani (che erano circa 40.000 fino al 1969), e nazionalizzava le locali dipendenze del Banco di Roma e del Banco di Napoli, nonché la banca inglese Barclay’s, denominandole rispettivamente Banca della Nazione, Banca dell’industria, Banca della Repubblica.

Nel contempo venivano aumentati i salari e diminuiti i prezzi degli affitti, dei medicinali e delle tariffe mediche. Insieme a provvedimenti ispirati a un’applicazione oltranzista dei principi del Corano (come la totale abolizione delle importazioni di alcoolici e carni suine) il governo ne varò altri chiaramente xenofobi, come la eliminazione dei caratteri latini perfino nelle segnalazioni stradali.

La dittatura militare fu chiaramen[...]



da Contro ogni ritorno : dal fascismo alla Costituzione repubblicana : Provincia di Firenze, 2 giugno 1972 / \a cura di Claudio Galanti, Paolo Tinti, Giovanni Verni!, p. 108

Brano: [...]i a prendere una sigaretta che non fumarono. Targetti Guido rimase tutta la notte molto serio, ma impavido senza fare neppure una lacrima; parlava, ragionava sulla sua ingiusta sorte ma per nessuno ebbe parole di recriminazione; mi mostrava delle fotografie, mi parlava e chiedeva notizie della sua mamma che aveva lasciata moribonda e diceva che era rimasto a casa per assisterla e perché era assai grave. Mi parlava di un suo fratello impiegato al Banco di Roma. “ Lui si interesserà di me — diceva — non mi devono fucilare, non ho fatto nulla di male; ho combattuto ed ho sempre fatto il mio dovere, ero guardia alla frontiera e non sono mai stato punito ”. Allora lo invitai a scrivere e gli dissi: “ Su Guido, da bravo, conforta i tuoi cari!

L’ho tutt’ora presente, in tutti i suoi atti, serio, forte, seduto con la penna in mano in un angolo dell’ufficio matricola; scrisse più lettere con una tranquillità e serenità ammirevoli. Di tanto in tanto mi aiutava ad incoraggiare gli altri. Dietro una fotografia scrisse una semplice dedica: “ Tardetti Guido [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 818

Brano: [...]te. Nel dopoguerra non chiese, per queste, nessuna assistenza pensionistica, cui avrebbe avuto diritto, sostenendo che erano semplicemente « infortuni del mestiere di soldato ».

Nel 1921 si trovò subito oppositore al fascismo, iniziando una lotta politica che avrebbe poi continuato nella clandestinità. Negli anni del regime subì persecuzioni poliziesche, tanto che per non accettare compromessi fu costretto ad abbandonare il posto di lavoro al Banco di Roma.

Nel 1940 l’entrata in guerra dell'Italia lo trovò impegnato nella sua attività segreta di collegamento tra vecchi e nuovi antifascisti di vario orientamento politico. Collaborò a Bologna con Massenzio Masia e, nel laboratorio di sarta della moglie Rina, fedele compagna di ogni rischio, organizzò riunioni nonché un centro di stampa clandestina. Questa attività fu individuata dall’Ovra che procedette a vari arresti senza però mai riuscire a localizzare il centro di produzione, grazie al silenzio mantenuto dagli arrestati.

Il 26.7.1943, mentre agli antifascisti stava riaprendosi il carcer[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 42

Brano: [...]proletarie: nazionalismo », e sotto questa insegna nacque l’Associazione nazionalista, che l’anno successivo ebbe il suo organo ufficiale di stampa neWIdea nazionale. Al vertice del giornale stavano Francesco Coppola, il Corradini, il Federzoni, Roberto Forges Davanzati e Maurizio Maraviglia, che lo ressero come un direttorio. L’industria pesante guardò con favore e appoggiò i nazionalisti, ma non furono indifferenti nemmeno gli zuccherieri o il Banco di Roma.

Il gruppo dell’« Idea nazionale », a sua volta, lanciò nel paese campagne per il potenziamento delle for



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 540

Brano: Marelli Ercole, Società

ziaria della Società, il presidente Benni ne moltiplicò i legami con le principali aziende e con gli istituti finanziari italiani, entrando nel consiglio di amministrazione della FIAT e della Snia Viscosa, assumendo nel 1928 la presidenza del Banco di Roma e via via quella deU’ANIC, della Italcable, della Larderello, oltre a far parte dei consigli di amministrazione della Società Italiana Strade Ferrate Meridionali (gruppo finanziario corrispondente all’attuale Bastogi), della Edison (v.), della Adriatica di Sicurtà, della Stipel, della Eternit. La Marelli si legò in quegli anni anche al capitale americano (Westinghouse e Radio Corporation).

Nello stesso tempo il Benni rilevò insieme a Tamai, al quale aveva dato in sposa una figlia, il 45% del capitale azionario della Marelli, lasciando una quota pari alla sua al gruppo degli eredi e il rest[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 135

Brano: [...]impresa libica, alla quale il Giolitti non era personalmente favorevole, ma di cui permise l’attuazione, rispondeva alle richieste di tutti i gruppi nazionalistici, da quelli che chiedevano una espansione coloniale per ragioni essenzialmente economiche, a quelli che si rifacevano all’ideologia del nazionalismo cattolico, ampiamente sviluppatosi nel primo decennio del secolo. Elemento di punta delle forze finanziarie che volevano la guerra era il Banco di Roma (v. Capitale finanziario), in cui esistevano forti interessi del Vaticano, e che chiedeva una politica di espansione, sia in

Sintesi delle perdite italiane nella guerra libica del 1911 (da una pubblicazione dell'epoca)

Tripolitania sia nella penisola balcanica.

La guerra di Libia ebbe, come contraccolpo, il rafforzamento della sinistra socialista. All'interno del partito, infatti, non fu più possibile conservare il compromesso turatiano. Una parte dei deputati, guidata da Leonida Bissolati (v.), volle continuare la politica di appoggio al Giolitti, ma dovette uscire dal partito, dove[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 50

Brano: [...]i classe (v. Carta del lavoro), il regime fascista impose ripetute e drastiche riduzioni salariali. Secondo dati della stessa stampa fascista dell’epoca, dal 1927 al 1932 i salari furono diminuiti in Italia in ragione del 50% circa.

Dal 1923 al 1930 il governo fascista, attraverso la Banca d’Italia (v.), intervenne ripetutamente in favore di vari istituti di credito e di grosse aziende industriali legate alla Banca Italiana di Sconto (v.), al Banco di Roma, al Banco di Sicilia, alla Banca Agricola Italiana e a banche locali, coprendo in molti casi i loro disavanzi con versamenti a fondo perduto. La perdita complessiva dello Stato per i salvataggi effettuati fino al 1930 è stata accertata in 5 miliardi di lire dell’epo

50



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 446

Brano: [...]ro.

Il sistema bancario italiano

Dopo il 1900 si consolidarono in Italia particolarmente tre grandi istituti bancari: la Banca Commerciale

Italiana (v.), fondata con capitale iniziale prevalentemente tedesco, dominante l’industria elettrica (Edison, SADE) e meccanica, specie in Lombardia; il Credito Italiano, sorto nel 1895 e collegato poi con il capitale francese e belga, che legò le sue fortune principalmente alla Fiat e alla Snia; il Banco di Roma, fondato dall’aristocrazia nera romana ancora nel 1880 (per quanto costantemente caratterizzato da una vita travagliata, tanto da dover essere più volte salvato, potè espandersi rastrellando i risparmi dei contadini cattolici e legandosi alla fase di sviluppo dell’espansione coloniale). Accanto a questi colossi poterono svilupparsi altri grandi istituti: tra questi la Banca Italiana di Sconto (v.), operante tra il 1915 e il 1921 in collegamento all’industria pesante di guerra e poi clamorosamente fallita.

Nel contemporaneo processo di concentrazione industriale, intorno ai grandi gruppi de[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 228

Brano: [...]. Ma, non potendo l’I.M.I. sobbarcarsi I intero costo del salvataggio della Comit e provvedere nello stesso tempo al finanziamento industriale a breve termine, dopo due anni viene creato l’I.R.I., a sua volta finanziato dalla Banca d’Italia, la cui « sezione smobilizzi » provveder alla liquidazione dei pacchetti azionari e al recupero dei crediti bancari. Da quel momento l’I.R.I. avrà il controHo della Comit, come pure del Credito Italiano e del Banco di Roma.

Con la riforma bancaria del 1936 il credito ordinario viene separato dàl credito mobiliare e le banche, salvo le loro sezioni speciali, non possono fare crediti superiori a un anno. Si .istituisce inoltre la categoria delle banche « di interesse nazionale » e la Comit entra a farne parte. Formalmente la situazione viene così a modificarsi, ma nella sostanza il legame tra banca e industria, proprio del capitale finanziario, non viene a cessare: il clientegruppo monopolìstico continua a dominare la banca, come appare chiaramente dalla composizione del Consiglio di amministrazione. Ciò vale [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Banco di Roma, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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