Brano: [...]ura di Beniamino Finocchiaro, Venezia, Neri Pozza, 1958, p. 543.
(12) Cfr. Les délibérations du Conseil des Quatre (24 mars 28 juin). Notes de l'Officier Interpréte PAUL MANTOUX, Paris, Editions du Centre National de la Recherche Scientifique, 1955, vol. II, pp. 5455.
(13) Cfr. la recensione di ATTILIO DEPOLI al Mussolini diplomatico di G. Salvemini in Fiume, a. I, n. 2 (aprilegiugno 1952), p. 154.
166 PAOLO ALATRI
definì a il tristo agente bancario di Muro Lucano » e affermò che <c aveva venduto Fiume allo straniero » (14).
L'iniziativa di D'Annunzio creò una situazione che condizionò le trattative diplomatiche condotte dal Governo Nitti. Un quesito che è giusto porsi, ma al quale non é possibile dare una risposta netta e univoca, é il seguente: l'impresa dannunziana costituì un elemento positivo o negativo per la soluzione del problema adriatico? Se ci limitiamo all'aspetto strettamente fiumano di quel problema, possiamo affermare che D'Annunzio, inserendo nella situazione un fatto compiuto sul quale si articolò la vasta mobilitazi[...]
[...]ceau e contro Wilson, nei confronti del sempre titubante e sempre commosso Orlando, e contro le preoccupazioni, le insidie e il cinismo rinunziatario di Nitti ».
In Fiume — prendendo il nome della città come simbolo di quella mobilitazione — si incontrano i rappresentanti delle varie frazioni del nazionalismo e del sovversivismo di destra: accanto al figlio di Vittorio Emanuele Orlando il figlio di Giuseppe Toeplitz,. consigliere delegato della Banca Commerciale, a capo di un ufficio « delle relazioni estere », e il genero del gen. Porro, uno degli accusati nell'inchiesta su Caporetto, tanto per citare qualche nome indicativo. Vecchia classe politica, alta finanza, militarismo dànno vita nella generazione più giovane alla forza armata di una ideologia della quale scaturirà il fascismo e la « marcia su Roma ». Nella sua biografia di Salvemini, Enzo Tagliacozzo osserva che lo storico di Molfetta accentua fin troppo la sua interpretazione e dà un peso forse eccessivo al fattore militare in paragone a quello economicosociale nella spiegazione[...]
[...] meraviglia come il grande fatto storico del dopoguerra, l'immissione del quarto stato" nella vita pubblica italiana, abbia potuto compiersi con incidenti relativamente così trascurabili (41). Del resto le agitazioni sociali non furono un fatto solo italiano ma travagliarono, in misura maggiore o minore, tutti i Paesi che aveva partecipato alla guerra.
Nitti stesso vide chiaramente quali forze Io fecero cadere: « Furono i grandi banchieri della Banca Commerciale, i grandi arricchiti di guerra che più si agitarono per evitare un piccolo aumento del prezzo del pane che essi stessi avevano proposto e che richiesero subito dopo le mie dimissioni » (42). « Io ero nella strana
(40) Cfr. per esempio il citato rapporto di Buchanan a Curzon del 28 ottobre 1919.
(41) ALFREDO FRASSATI, Giolitti, Firenze, Parenti, 1959, p. 2.
(42) F. S. NITTI, Rivelazioni cit., p. 51. Alla lotta tra gli opposti gruppi che si contendevano il controllo della Banca Commerciale, il gruppo Marsiglia e il gruppo dei fratelli Pio e Mario Perrone, e in generale all'attivi[...]
[...]ra che più si agitarono per evitare un piccolo aumento del prezzo del pane che essi stessi avevano proposto e che richiesero subito dopo le mie dimissioni » (42). « Io ero nella strana
(40) Cfr. per esempio il citato rapporto di Buchanan a Curzon del 28 ottobre 1919.
(41) ALFREDO FRASSATI, Giolitti, Firenze, Parenti, 1959, p. 2.
(42) F. S. NITTI, Rivelazioni cit., p. 51. Alla lotta tra gli opposti gruppi che si contendevano il controllo della Banca Commerciale, il gruppo Marsiglia e il gruppo dei fratelli Pio e Mario Perrone, e in generale all'attività degli ambienti dell'alta finanza plutocratica, Nitti dedico molta attenzione nei mesi della primavera 1920: di ciò restano a testimonianza i documenti che egli raccolse in appositi fascicoli e che si conservano anch'essi tra le sue carte. La lotta tra i due gruppi della Banca Commerciale si scatenò ai primi di marzo 1920 (si veda L'Epoca e il Messaggero dell'U e del 14 marzo). Dopo un incontro tra Pio Perrone e Giuseppe Toeplitz nel gabinetto di Nitti, l'accordo fu raggiunto e venne stipulato a Genova, auspice il comm. Pogliani, amministratore delegato della Banca di Sconto, alle 3 del mattino del 12 marzo, dopo una drammatica discussione. Fu sostanzialmente una vittoria dei Perrone, che vennero cooptati nel consiglio d'amministrazione della Commerciale dopo che ebbero rivelato di non possedere le 90 mila azioni con le quali erano entrati nel sindacato bancario costituito da Nitti allora ministro del Tesoro, nel marzo 1918, ma 240 mila azioni sul totale di 520.000. I Perrone basavano la loro potenza principalmente sull'Ansaldo, di cui erano proprietari e che aveva tratto larghi profitti dalle forniture di guerra, ma possedevano anche, oltre a poco meno della metà delle azioni della Commerciale, la totalità delle azioni della Banca di Sconto e avevano una larga partecipazione al Banco di Roma; inoltre fondavano proprio allora la Società Nazionale di Navigazione e stavano impadronendosi della Transatlantica. La tregua stipulata il 12 marzo fu però rotta e la lotta riprese due mesi dopo: il 13 maggio i Perrone pubblicavano sul Giornale d'Italia una lettera aperta che era una dichiarazione di guerra contro il gruppo avverso; ad essa ne fecero seguire altre due, pubblicate sempre nel Giornale d'Italia, il 22 e 23 maggio. Il 28 maggio si riunì allora il consiglio d'amministrazione della Commerciale; la relazione fu tenuta da[...]
[...]del programma della Confederazione Generale degli Industriali fondata ' il 9 aprile 1919, Nitti era l'uomo politico che, nella sua veste di ministro del Tesoro, aveva creato, al contrario, l'Istituto dei Cambi, poi soppresso da Orlando (a regolare la materia erano rimaste le banche): Cfr. Louls HAUTECOUR, L'Italie sous le Ministère Orlando. 19171919, Paris, Bossard, 1919, pp. 207 e' 249. Un interessante accenno a legami tra L'Idea Nazionale e la Banca Commerciale, che inclinavano l'organo nazionalista a « una guerra ingiusta ed eccessiva ai jugoslavi », è in un appunto di Bissolati del 24 dicembre 1916, cit. da R. COLAPIETRA, op. cit., p. 241.
(43) F. S. NITT5, Rivelazioni cit., p. 539.
IL GOVERNO NITTI E LA QUESTIONE ADRIATICA 183
di fare quel provvedimento con decretolegge. Era un aumento non solo facilmente tollerabile e che non avrebbe agito se non minimamente agli effetti del consumo. Il provvedimento era necessario. Quando io ritirai il decretolegge, dimettendomi, il governo che mi succedette dovette ripresentarlo come disegno di [...]