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Il segmento testuale Bagdad è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 72Analitici , di cui in selezione 5 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Goffredo Linder, Dietro Barzani adesso c'è lo scià [sopratitolo: La guerriglia kurda aumenta la tensione in Medio Oriente] [sottotitolo: Precedenti storici di una rivendicazione nazionale e democratica. Come il regime progressista di Bagdad ha risolto il problema dell'autonomia del Kurdistan. La casta dominante kurda, di fronte a profonde riforme strutturali, passa dalla parte dell'Iran. Un disegno pericoloso e articolato dell'imperialismo americano. Ma questa volta la maggioranza del popolo kurdo non s... in KBD-Periodici: Rinascita 1974 - 5 - 17 - numero 20

Brano: La guerriglia kurda aumenta la tensione in Medio Oriente
Dietro Barzani
atlesso c'è lo scià
Precedenti storici di una rivendicazione nazionale e democratica. Come il regime progressista di Bagdad ha risolto il problema dell'autonomia del Kurdistan. La casta dominante kurda, di fronte a profonde riforme strutturali, passa dalla parte dell'Iran. Un disegno pericoloso e articolato dell'imperialismo americano. Ma questa volta la maggioranza del popolo kurdo non segue i vecchi capi
Mer Caspienne
di Goffredo Linder
E' una guerra segreta, ma non tanto. Può apparire come uno dei non pochi conflitti di minoranze etniche che riaffiorano qua e là nel mondo, ma non è così. Parliamo del brusco risveglio della guerriglia (ma per le sue proporzioni è una guerra) kurda che si è avuto nelle ultime [...]

[...] generale delle tensioni che permango no e, in qualche caso si accrescono, in una regione decisiva del mondo non solo per le sue risorse petrolifere, ma anche per la strategia politicomilitare dell'imperialismo nell'Oceano Indiano. Che cosa in effetti è mutato nella lotta dei kurdi che negli ultimi cinquant'anni hanno ripreso per la quinta volta le armi? Che cosa di diverso vi è nelle qualità della loro lotta di oggi contro il potere centrale di Bagdad rispetto a quella protrattasi per più decenni sulla base di una rivendicazione conseguente di autonomia?
Per dispondere a questi interrogativi occorre riepilogare brevemente la storia degli ultimi decenni. I kurdi, si sa, sono un gruppo etnico indoeuropeo, convertito all'islamismo, di 15 mi lioni di persone, di cui due milioni risiedono in Iraq, mentre gli altri soni divisi tra la Turchia, l'Iran, l'Urss, ecc. Ma sono qualcosa di più di un semplice gruppo etnico: in realtà costituiscono una nazionalità dotata di una propria lingua, di una propria cultura, di una propria storia, passata anche[...]

[...]delle inaccessibili montagne kurdistane. Il moto rivoluzionario che nel 1958 abbatte re Feisal sembra aprire uno spiraglio alla soluzione del problema, ma il regime di Kassem prima e dei fratelli Aref poi continuano a marciare su una linea repressiva, per cui la guerra riprende con vigore soprattutto dagli inizi del 1961. A questo punto vi è un esercito kurdo vero e proprio — i Peschmerga —, vi sono territori « liberi » e per contro il regime di Bagdad vede logorarsi ricchezze e energie in un conflitto militare senza via d'uscíta. 'D'altro canto le rivendicazigni '.kq de sono condivise dalle forze progressiste irachene (principalmente il partito comunista, ma anche la frazione di .sinistra del Baas) e trovano riscontro in vasti strati di
Il leader kurdo Mustafà Barzani
opinione pubblica interna e mondiale. Vi è una fondata preoccupazione circa la soluzione dei problemi complessi presenti in Iraq sotto il profilo della nazionalità — come altri della regione, il paese è estremamente composito —e soprattutto per il problema dell'unità stata[...]

[...] caso l'elemento dominante è quello sociale: il gruppo dirigente . kurdo vide: infatti nel petrolio una nuova fonte di ricchezza e di potere che può consentire di conservare intatte le strutture sociali del Kurdistan attraverso qualche concessione (sul modello degli emirati del Golfo arabico) alle masse.
Intorno a tutto ciò ruota il progressivo slittamento del movimento kurdo verso altre sponde. L'ostilità alla natura progressista del regime di Bagdad trova naturali convergenze, e Barzani lancia un primo ballon d'essai verso gli Stati Uniti agitando la questione petrolifera. Interrogato da Jim Hoagland del Washington Post nel suo rifugio di montagna, che non ha mai abbandonato, dichiara: « Noi siamo pronti a fare qualcosa che vada nel senso della politica statunitense in questa regione, se gli Stati Uniti ci proteggono dai lupi. Se l'appoggio fosse rilevante, potremmo controllare i campi petroliferi di Kirkuk e darli in conces sione a . delle compagnie ». La dichiarazione non trova orecchie sorde. L'Iraq continua a essere una breccia nel [...]

[...] di un paese progressista ai suoi confini, l'Iran a partire dal 1970, ancor più dal 1972 (anno della nazionalizzazione) e in modo massiccio dopo il conflitto araboisraeliano, dà a Barzani armi, istruttori, viveri, gli mette a disposizione basi e mezzi. Il patto tra il leader kurdo e lo scià di Persia a questo punto è esplicito: l'agitazione nazionalista non si propagherà tra i kurdi iraniani, la guerriglia dovrà minare il regime pro gressista di Bagdad o almeno corroderlo fino a una crisi insostenibile, e in cambio si potrebbe arrivare a un Kurdistan indipendente, come una marca sotto la protezione dell'impero iraniano per impedire che divenga un centro di aggregazione di kurdi dell'Iran e della Turchia. Ma questo è da vedersi e in ogni caso lo scià dispone di forze sufficienti per impedire questa prospettiva. Per ora si procede di conserva: i kurdi riprendono la guerriglia mentre l'esercito iraniano moltiplica gli incidenti di frontiera con gli iracheni, in un comune lavoro volto a provocare la instabilità del regime di Bagdad. Il tutto ne[...]

[...]otto la protezione dell'impero iraniano per impedire che divenga un centro di aggregazione di kurdi dell'Iran e della Turchia. Ma questo è da vedersi e in ogni caso lo scià dispone di forze sufficienti per impedire questa prospettiva. Per ora si procede di conserva: i kurdi riprendono la guerriglia mentre l'esercito iraniano moltiplica gli incidenti di frontiera con gli iracheni, in un comune lavoro volto a provocare la instabilità del regime di Bagdad. Il tutto nel quadro di una mira più alta che ha condotto lo scià a intervenire militarmente nell'Oman, per garantire la « stabilità» in un altro punto della regione decisivo per la strategia imperialista e percorso da forti movimenti antimperialisti.
Questo il punto della guerra segreta. Occorre solo aggiungere che Barzani non ha osato provocare una secessione, limitandosi a parlare di accordi traditi. E' una cautela non casuale. L'autonomia che regola oggi i rapporti arabokurdi viene giudicata positiva da larghi strati del popolo kurdo; il partito comunista è nel Fronte nazionale delle for[...]



da Massimo Robersi, Patto islamico: una sfida imperialista ai popoli arabi [sopratitolo: I "pellegrinaggi diplomatici" del monarca saudita all'insegna dell'attacco contro le forze del progresso] in KBD-Periodici: Rinascita 1966 - 10 - 1 - numero 39

Brano: [...] funzione dinamica nella politica internazionale: ciò procurerebbe nuove occasioni d'azione per coloro che sono inclini a sfruttare i sentimenti religiosi. Invero tutto questo può non essere altro che un incubo; tuttavia certi indizi ci spingono a suonare l'allarme con tutte le nostre forze: grandi evoluzioni si sono registrate nell'ultimo anno nel Medio Oriente, le posizioni degli sceicchi si sono irrigidite e di fronte allo scacco del Patto di Bagdad ed agli insuccessi della CENTO, gli anglosassoni stanno ricercando nuove combinazioni con le monarchie rappresentate da quegli sceicchi ».
La citazione è un po' lunga, ma pure il giudizio risulta tanto esplicito e significativo che meritava d'essere sottolineato: anche una fonte non sospetta di tendenze di sinistra come il giornale turco (ed altri commenti non meno pungenti di altri autorevoli organi di stampa potrebbero essere ,egnalati) ha ritenuto doveroso cogliere lo spunto dall'arrivo del sovrano saudita per mettere in guardia tanto per ciò che concerne il peggioramento complessivo dell[...]

[...]e e riagganciare alla linea della NATO o, più puntualmente, agli orientamenti angloamericani, alcuni paesi dell'area mediorientale.
Di conseguenza, proprio per chiarire meglio il significato dell'operazione in corso, perchè risultino evidenti i contrasti di fondo e le lotte che stanno sviluppandosi, non pare inutile ricordare che cosa abbia rappresentato per il mondo islamico la crisi provocata circa dieci anni fa dalla istituzione del Patto di Bagdad che tanto di frequente viene richiamato alla memoria in questi giorni.
Secondo i più attenti studiasi di questio
ni arabe, gli anni 195455 vale a dire
il periodo in cui la polemica pro o contro i patti di « difesa regionale » promossi dall'Occidente fu più aspra costituirono un momento cruciale, di scelte decisive. In pratica, mentre in Asia e in Africa il movimento anticoloniale andava acquistando forza e consapevolezza, Gran Bretagna e Stati Uniti tentarono, per mezzo delle pressioni politiche e dei ricatti economici ed in stretta collaborazione con i gruppi di governo più reazionari e [...]

[...]tta collaborazione con i gruppi di governo più reazionari e più timorosi di perdere i loro privilegi, di impiantare un sistema di alleanzecapestro che costituis se una cintura di « sicurezza » tanto verso i paesi socialisti, quanto verso i popoli delle colonie in fermento. Nel Medio Oriente tale progetto si concretizzò nell'alleanza « difensiva » tra Irak, Turchia, Iran, Pakistan e Gran Bretagna (con gli americani dietro le quinte) : il Patto di Bagdad, appunto. Troppo complesso sarebbe esaminare i motivi specifici che spinsero ciascuno di questi Stati all'adesione: vale la pena di dire che essa fu però avversata violentemente dalle masse popolari, che lo Scià dell'Iran, ad esempio, si affrettò a sottoscriverla perchè appena uscito dal tentativo di democrazia avanzata di Mossadegh, che in Irak la monarchia era traballante (cadde infatti nel 1958), che in Giordania, re Hussein, per la pressione popolare dovette rinunciare al proposito di inserire il suo paese nella combinazione.
Tuttavia questa rapida rievocazione delle vicissitudini del Pa[...]

[...]versata violentemente dalle masse popolari, che lo Scià dell'Iran, ad esempio, si affrettò a sottoscriverla perchè appena uscito dal tentativo di democrazia avanzata di Mossadegh, che in Irak la monarchia era traballante (cadde infatti nel 1958), che in Giordania, re Hussein, per la pressione popolare dovette rinunciare al proposito di inserire il suo paese nella combinazione.
Tuttavia questa rapida rievocazione delle vicissitudini del Patto di Bagdad, che doveva melanconicamente trasformarsi nel semimorto patto della CENTO, non intende per nulla essere una sorta di meccanico auspicio o previsione circa il futuro del patto islamico in gestazione. La storia, in questo caso almeno, si guarda bene dal ripetersi o dal ripercorrere cammini conosciuti; tra l'altro sono venuti maturando negli ultimi tempi fenomeni che imporranno inevitabilmente alle forze progressiste arabe non poche revisioni di strategia e di tattica.
D'altro canto esiste un retroscena storico che va tenuto presente per meglio valutare gli orientamenti e le prese di posizione [...]



da Tibor Mende, Note sull'Iran in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]za e meno l'esercito angloindiano, ma piú i missili americani nell'Iran o nei dintorni, è tornata ad essere uguale, per un certo tempo, alla potenza russa più la propaganda comunista alla frontiera.
Quest'ultima formula aritmetica, naturalmente, non può essere che provvisoria. I missili americani possono proteggere l'Iran contro il pericolo delle pressioni militari o della conquista. Ma gli avvenimenti dell'Irak hanno dimostrato che il patto di Bagdad
impotente davanti alle rivolte interne. Dunque, durante il tempo
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TIBOR MENDE
di validità provvisoria dell'ultima formula aritmetica, bisogna che dei cambiamenti politici immunizzino l'Iran contro la propria debolezza interna se si vuole che la garanzia materiale abbia un effetto duraturo.
Quali sono le possibilità che ciò si verifichi, nel limitato spazio di tempo del quale dispongono gli attuali dirigenti del paese?
Per gli occidentali nutriti di classici persiani, e che non vedono nell'Iran altro che una messa in scena di magnifiche moschee e di imponenti rovine archeologiche, T[...]



da Saverio Tutino, La lunga marcia del popolo Curdo verso l'indipendenza [sopratitolo: Una resistenza che dura da mezzo secolo] in KBD-Periodici: Rinascita 1963 - 6 - 22 - numero 25

Brano: Questi avevano ancora dato una mano al complotto e il c Baas s doveva sdebitarsi. Ma era chiaro che il goverii. di Bagdad cercava solo di guadagnare tempo. Proprio mentre si negoziava la tregua, il ministro degli esteri baasista Scebib dichiarava all'inviato di Le Monde: r Non intendiamo affatto concedere l'autonomia ai curdi. E' già molto se accettiamo di negoziare con un fuorilegge. Se il generale Barzani non dimostra di essere disposto al compromesso, non ci vorrà molto per schiacciare la ribellione una volta per tutte ». Queste parole vennero stampate da Le Monde più di un mese dopo che erano state pronunciate, il 15 aprile: lo stesso giorno in cui il quotidiano sovietico Trud rendeva note informazioni da Ba[...]



da Dina Forti, Il rilancio arabo al Cairo in KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 8 - 29 - numero 34

Brano: [...]evidenza: la tragica catena di esecuzioni capitali che sconvolge e crea uno stato di pesante tensione in Irak e la crisi dei rapporti diplomatici fra i paesi arabi e la Romania (il solo paese socialista che mantenga e anzi migliori le proprie relazioni diplomatiche con Israele): alla rottura diplomatica con Bucarest di Damasco e Karthum, sono seguite le proteste di . Algeri, Amman e Beirut e il richiamo degli ambasciatori da parte del Cairo e di Bagdad. Un motivo di frizione che si aggiunge ai molti già esistenti in questa regione.


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Bagdad, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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