Brano: La guerriglia kurda aumenta la tensione in Medio Oriente
Dietro Barzani
atlesso c'è lo scià
Precedenti storici di una rivendicazione nazionale e democratica. Come il regime progressista di Bagdad ha risolto il problema dell'autonomia del Kurdistan. La casta dominante kurda, di fronte a profonde riforme strutturali, passa dalla parte dell'Iran. Un disegno pericoloso e articolato dell'imperialismo americano. Ma questa volta la maggioranza del popolo kurdo non segue i vecchi capi
Mer Caspienne
di Goffredo Linder
E' una guerra segreta, ma non tanto. Può apparire come uno dei non pochi conflitti di minoranze etniche che riaffiorano qua e là nel mondo, ma non è così. Parliamo del brusco risveglio della guerriglia (ma per le sue proporzioni è una guerra) kurda che si è avuto nelle ultime [...]
[...] generale delle tensioni che permango no e, in qualche caso si accrescono, in una regione decisiva del mondo non solo per le sue risorse petrolifere, ma anche per la strategia politicomilitare dell'imperialismo nell'Oceano Indiano. Che cosa in effetti è mutato nella lotta dei kurdi che negli ultimi cinquant'anni hanno ripreso per la quinta volta le armi? Che cosa di diverso vi è nelle qualità della loro lotta di oggi contro il potere centrale di Bagdad rispetto a quella protrattasi per più decenni sulla base di una rivendicazione conseguente di autonomia?
Per dispondere a questi interrogativi occorre riepilogare brevemente la storia degli ultimi decenni. I kurdi, si sa, sono un gruppo etnico indoeuropeo, convertito all'islamismo, di 15 mi lioni di persone, di cui due milioni risiedono in Iraq, mentre gli altri soni divisi tra la Turchia, l'Iran, l'Urss, ecc. Ma sono qualcosa di più di un semplice gruppo etnico: in realtà costituiscono una nazionalità dotata di una propria lingua, di una propria cultura, di una propria storia, passata anche[...]
[...]delle inaccessibili montagne kurdistane. Il moto rivoluzionario che nel 1958 abbatte re Feisal sembra aprire uno spiraglio alla soluzione del problema, ma il regime di Kassem prima e dei fratelli Aref poi continuano a marciare su una linea repressiva, per cui la guerra riprende con vigore soprattutto dagli inizi del 1961. A questo punto vi è un esercito kurdo vero e proprio — i Peschmerga —, vi sono territori « liberi » e per contro il regime di Bagdad vede logorarsi ricchezze e energie in un conflitto militare senza via d'uscíta. 'D'altro canto le rivendicazigni '.kq de sono condivise dalle forze progressiste irachene (principalmente il partito comunista, ma anche la frazione di .sinistra del Baas) e trovano riscontro in vasti strati di
Il leader kurdo Mustafà Barzani
opinione pubblica interna e mondiale. Vi è una fondata preoccupazione circa la soluzione dei problemi complessi presenti in Iraq sotto il profilo della nazionalità — come altri della regione, il paese è estremamente composito —e soprattutto per il problema dell'unità stata[...]
[...] caso l'elemento dominante è quello sociale: il gruppo dirigente . kurdo vide: infatti nel petrolio una nuova fonte di ricchezza e di potere che può consentire di conservare intatte le strutture sociali del Kurdistan attraverso qualche concessione (sul modello degli emirati del Golfo arabico) alle masse.
Intorno a tutto ciò ruota il progressivo slittamento del movimento kurdo verso altre sponde. L'ostilità alla natura progressista del regime di Bagdad trova naturali convergenze, e Barzani lancia un primo ballon d'essai verso gli Stati Uniti agitando la questione petrolifera. Interrogato da Jim Hoagland del Washington Post nel suo rifugio di montagna, che non ha mai abbandonato, dichiara: « Noi siamo pronti a fare qualcosa che vada nel senso della politica statunitense in questa regione, se gli Stati Uniti ci proteggono dai lupi. Se l'appoggio fosse rilevante, potremmo controllare i campi petroliferi di Kirkuk e darli in conces sione a . delle compagnie ». La dichiarazione non trova orecchie sorde. L'Iraq continua a essere una breccia nel [...]
[...] di un paese progressista ai suoi confini, l'Iran a partire dal 1970, ancor più dal 1972 (anno della nazionalizzazione) e in modo massiccio dopo il conflitto araboisraeliano, dà a Barzani armi, istruttori, viveri, gli mette a disposizione basi e mezzi. Il patto tra il leader kurdo e lo scià di Persia a questo punto è esplicito: l'agitazione nazionalista non si propagherà tra i kurdi iraniani, la guerriglia dovrà minare il regime pro gressista di Bagdad o almeno corroderlo fino a una crisi insostenibile, e in cambio si potrebbe arrivare a un Kurdistan indipendente, come una marca sotto la protezione dell'impero iraniano per impedire che divenga un centro di aggregazione di kurdi dell'Iran e della Turchia. Ma questo è da vedersi e in ogni caso lo scià dispone di forze sufficienti per impedire questa prospettiva. Per ora si procede di conserva: i kurdi riprendono la guerriglia mentre l'esercito iraniano moltiplica gli incidenti di frontiera con gli iracheni, in un comune lavoro volto a provocare la instabilità del regime di Bagdad. Il tutto ne[...]
[...]otto la protezione dell'impero iraniano per impedire che divenga un centro di aggregazione di kurdi dell'Iran e della Turchia. Ma questo è da vedersi e in ogni caso lo scià dispone di forze sufficienti per impedire questa prospettiva. Per ora si procede di conserva: i kurdi riprendono la guerriglia mentre l'esercito iraniano moltiplica gli incidenti di frontiera con gli iracheni, in un comune lavoro volto a provocare la instabilità del regime di Bagdad. Il tutto nel quadro di una mira più alta che ha condotto lo scià a intervenire militarmente nell'Oman, per garantire la « stabilità» in un altro punto della regione decisivo per la strategia imperialista e percorso da forti movimenti antimperialisti.
Questo il punto della guerra segreta. Occorre solo aggiungere che Barzani non ha osato provocare una secessione, limitandosi a parlare di accordi traditi. E' una cautela non casuale. L'autonomia che regola oggi i rapporti arabokurdi viene giudicata positiva da larghi strati del popolo kurdo; il partito comunista è nel Fronte nazionale delle for[...]