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Il segmento testuale Azione cattolica è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Luigi Salvatorelli, L'azione cattolica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 7 - 1 - numero 3

Brano: L'AZIONE CATTOLICA
Pio XI é stato chiamato il Papa dell'Azione cattolica, ch'egli diceva « pupilla dei suoi occhi ». Acquista, dunque, un valore particolare la definizione che di essa egli ebbe a dare: «la partecipazione dei laici all'apostolato gerarchico della Chiesa » Questa definizione il pontefice riteneva di averla formulata «non senza divina ispirazione»; e precisò di essersi ispirato «ai testi della Sacra Scrittura », cioè a un passo dell'epistola di San Paolo ai Filippesi (IV, 3): «aiuta quelle che lavorano con me nel Vangelo ». Come si vede, San Paolo parlava di donne. La partecipazione dei laici all'apostolato si estende adunque ad ambo i sessi: come, i[...]

[...]lla Chiesa » Questa definizione il pontefice riteneva di averla formulata «non senza divina ispirazione»; e precisò di essersi ispirato «ai testi della Sacra Scrittura », cioè a un passo dell'epistola di San Paolo ai Filippesi (IV, 3): «aiuta quelle che lavorano con me nel Vangelo ». Come si vede, San Paolo parlava di donne. La partecipazione dei laici all'apostolato si estende adunque ad ambo i sessi: come, infatti, risulta dalla struttura dell'Azione Cattolica italiana. Tutto ciò si accorda con l'altro richiamo, fatto per essa da Pio XI, al « sacerdozio universale » dei cristiani. Richiamo che forse sorprenderà chi é abituato alla netta, rigorosa distinzione, caratteristica del cattolicesimo, fra clero docente, e popolo, o laicato, discente. Beninteso, nel pensiero del pontefice non c'era nessuna contraddizione fra i due principi, sacerdozio universale del popolo cristiano e clero gerarchico: in quanto che il primo non può né deve essere esercitato se non secondo i dettami del secondo.
L'Azione cattolica, dunque, si proclama antica quanto il crist[...]

[...]dozio universale » dei cristiani. Richiamo che forse sorprenderà chi é abituato alla netta, rigorosa distinzione, caratteristica del cattolicesimo, fra clero docente, e popolo, o laicato, discente. Beninteso, nel pensiero del pontefice non c'era nessuna contraddizione fra i due principi, sacerdozio universale del popolo cristiano e clero gerarchico: in quanto che il primo non può né deve essere esercitato se non secondo i dettami del secondo.
L'Azione cattolica, dunque, si proclama antica quanto il cristianesimo. Qui, però, prima di andar più avanti, occorre una distinzione. cc Azione cattolica» ha doppio senso e impiego. La si può intendere secondo il senso letterale del sostantivo astratto «azione »: e allora essa indicherebbe qualsiasi attività svolta da cattolici a pro del cattolicismo. Ma la si può anche riferire — e questo é íl caso piú frequente, soprattutto in Italia a una organizzazione concreta, a un istituto particolare, fattore o dirigente specifico di dette attività cattoliche. E ovvio, tuttavia, lo stretto legame fra i due significati: inquantoché di fatto non ogni e qualsiasi attività a pro del cattolicismo si indica delle autorità ecclesiastiche e dai cattolici mili[...]

[...]lici a pro del cattolicismo. Ma la si può anche riferire — e questo é íl caso piú frequente, soprattutto in Italia a una organizzazione concreta, a un istituto particolare, fattore o dirigente specifico di dette attività cattoliche. E ovvio, tuttavia, lo stretto legame fra i due significati: inquantoché di fatto non ogni e qualsiasi attività a pro del cattolicismo si indica delle autorità ecclesiastiche e dai cattolici militanti con il termine «Azione cattolica » preso
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nel primo senso; bensì, certe attività specifiche, caratterizzate e unificate da uno spirito e da un obbiettivo comuni: caratterizzazione e unificazione che è, per l'appunto, cómpito dell'Azione cattolicaistituto di assicurare.
La caratterizzazione dell'Azione cattolica quale partecipazione laicale all'opera di apostolato del clero é stata fatta propria, e sistematicamente ripetuta, dal successore di papa Ratti, Pio XII, nonché dalle alte gerarchie cattoliche di ogni paese: ed ha avuto la sua proclamazine « urbi et orbi » nel primo « Convegno mon diale per l'apostolato dei laici» tenutosi a Roma dal 7 al 14 ottobre 1951. Ad esso parteciparono — secondo i dati dell'Osservatore Romano — sessantaquattro paesi e trentacinque organizzazioni nazionali.
Il tema dell'apostolato laico in collaborazione con la gerarchia ecclesiastica fu il motivo conduttore dei disco[...]

[...]ta delle anime. I laici devono costituire, secondo il detto della prima epistola di San Pietro, un sacerdozio capace di offrire ostie spirituali: preghiere, mortificazioni, buone opere. Il loro apostolato, dunque, é di ordine soprannaturale, anche se contribuisce efficacemente al benessere sociale. Con questa nota di trascendenza religiosa si intone. senza sforzo l'oratore immediatamente successivo, l'avvocato Vittorino Veronese, presidente dell'Azione Cattolica Italiana « e principale artefice del congresso », come lo definiva il resocontista dell'Osservatore Romano. Egli invitò i congressisti, con franchezza cristiana, a un esame di coscienza personale, in profondità: a una diagnosi delle proprie resistenze
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individuali, delle incrostazioni psicologiche della propria personalità, della «routine» inevitabile prodotta dall'affetto alle cose proprie, dissimulato talora pericolosamente dall'attaccamento alla propria terra, alla propria organizzazione. E richiamò la necessità di non perdere un istante di vista alcuni motivi profondi di meditazione: l'u_ miltà di sentirsi nei ranghi, lo sforzo tenace, quotidiano, paziente, di vincere la contraddizione in cui il Salvatore stesso pose i suoi seguaci: « Voi siete nel mondo, ma non del mondo». Era una elevata applicazione del « medice, cura te ipsum »,[...]

[...]hiamò la necessità di non perdere un istante di vista alcuni motivi profondi di meditazione: l'u_ miltà di sentirsi nei ranghi, lo sforzo tenace, quotidiano, paziente, di vincere la contraddizione in cui il Salvatore stesso pose i suoi seguaci: « Voi siete nel mondo, ma non del mondo». Era una elevata applicazione del « medice, cura te ipsum », che il Veronese compieva in questo, che potremmo chiamare il suo canto del cigno quale Presidente dell'Azione cattolica italiana.
Al motivo della purificazione individuale, svolto prevalentemente dal Veronese, fu associato quello della spiritualità sociale da monsignor Cardijn, il fondatore della J.O.C. (« Jeunesse ouvrière chrétienne »), istituita nel Belgio ed estesasi felicemente alla Francia: organizzazione fondata sul principio della cristianizzazione del mondo operaio a mezzo degli operai. Mons. Cardijn, con frase suggestiva, definì il momento storico attuale «l'ora più missionaria della storia della Chiesa D. La trasformazione sociale, irresistibile e necessaria, crea problemi che non possono esser ris[...]

[...]ccorre formare, disse il secondo, non una massa rigidamente inquadrata, ma cellule vitali di vita cristiana; occorre rendere inquieti gli uomini per il regno di Dio, incitandoli sempre più all'amore di Cristo che tende a comunicarsi agli altri. L'ultima vittoria sarà quella della verità, della giustizia, dell'amore.
Affermazioni particolarmente importanti furono fatte dal cardinal Caggiano, vescovo di Rosario (Argentina), circa le relazioni fra Azione cattolica e società civile. Egli ricordò che i cattolici, oltreché membri della Chiesa, sono cittadini della città terrena, entro la quale debbono dare la loro collaborazione al bene comune temporale che é il fine della società civile. Questo non é più il campo dell'Azione cattolica, ma dell'azione « dei cattolici », disposti — e qui citò parole di Pio XII del 1945 — ad innestare nel campo sociale, economico, giuridico, il vero spirito cristiano, e a salvaguardare con l'azione civica e politica gli interessi religiosi. Quindi, precisando il punto di vista teorico, l'Eminentissimo Caggiano concluse che l'oggetto dell'Azione cattolica é essenzialmente soprannaturale, e pertanto non si inserisce direttamente ed exprof esso nel temporale, ma ha su di esso le ripercussioni piú felici; ed é per questo che si può parlare di influenza sociale dell'Azione cattolica nel campo economicösociale, e persino in quello politico.
Nello stesso ordine di idee si mosse Charles Flory, presidente delle « Settimane sociali » di Francia: un « attivista » laico, dunque, particolarmente portato (si doveva credere) a metter l'accento sull'attività «temporale» dell'Azione cattolica. Egli disse che l'apostolato laico postula la instaurazione di un ordine sociale rispondente alle esigenze cristiane. Questo nuovo ordine tanto più si sarebbe potuto dire cristiano quanto maggiormente riuscisse a promuovere, nella giustizia, il bene degli individui e della collettività.
Credo, dunque, di non essere stato interprete infedele di queste affermazioni del cardinal Caggiano e del signor Flory — e più in generale dello spirito dominante nel congresso allorquando, nella Stampa del 14 ottobre 1951, scrissi che da queste affermazioni l'ordine sociale cristiano appariva tt non come co[...]

[...]to dire cristiano quanto maggiormente riuscisse a promuovere, nella giustizia, il bene degli individui e della collettività.
Credo, dunque, di non essere stato interprete infedele di queste affermazioni del cardinal Caggiano e del signor Flory — e più in generale dello spirito dominante nel congresso allorquando, nella Stampa del 14 ottobre 1951, scrissi che da queste affermazioni l'ordine sociale cristiano appariva tt non come costruzione,
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dal di fuori e dall'alto, di forze confessionali, ma come il prodotto organico di una società penetrata dello spirito cristiano ». Seguitavo: «Una concezione simile non richiede, anzi esclude, politiche confessionali, privilegi ecclesiastici, invocazioni o aspirazioni verso un «braccio secolare» interveniente a mantenere l'unità della fede, manifestate fra noi anche recentemente da voci considerate assai autorevoli. Una concezione simile richiede semplicemente un regime di legale e legalmente protetta libertà; e conferma pertanto in pieno ciò che altra volta abbiamo scritto su queste colo[...]

[...]egalmente protetta libertà; e conferma pertanto in pieno ciò che altra volta abbiamo scritto su queste colonne: la difesa della libertà e della democrazia é anche la salvaguardia migliore degli interessi religiosi e morali. Quanto é accaduto e accade al di là della cortina di ferro é la riprova di fatto di questa verità fondamentale. S'intende bene che la difesa della libertà e della democrazia noi non la chiediamo all'apostolato dei laici e all'Azione cattolica. Ci auguriamo invece che l'uno e l'altra si ispirino, sempre e dappertutto, ai principe formulati in questo solenne convegno, secondoché abbiamo fedelmente riferito qui sopra. E siamo sicuri che in tal caso si avrà armonia di spiriti e concordanza di interessi fra società religiosa e società civile ».
L'avvocato Veronese ebbe anche a dichiarare che non s'intendeva affatto istituire una organizzazione internazionale dell'Apostolato laico. V'erano bensì talune Federazioni particolari, principale quella degli intellettuali e degli studenti cattolici (« Pax Romana »).
* * *
E interessante conf[...]

[...]Chiesa; distinzione, collaborazione e subordinazione fra laicato e clero. Non vi
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troviamo invece quell'insistenza, che abbiamo riscontrato al Congresso, sulla formazione individuale, sulla vita spirituale personale, anche se accenni non mancano. L'accento é portato sulle relazioni fra l'apostolato laico e la società, insieme con una distinzione di grande interesse fra detto apostolato in senso generico, e la più specifica Azione cattolica.
Il pontefice incominciò con uno schizzo storico dell'apostolato laico nei tempi moderni. In esso egli prese posizione contro l'idea
assai diffusa che negli ultimi quattro secoli diciamo, dalla Con
troriforma in poi — la Chiesa sarebbe divenuta estremamente o clericale ». Al contrario: «é dal Concilio di Trento in poi che il laicato ha preso rango ed ha progredito nell'attività apostolica ». Constatazione esatta, e tuttavia non completamente confutatrice della tesi tc laica » impugnata dal Pontefice: in quanto che precisamente quel «prender rango» del laicato successe a un'attività più var[...]

[...]propri ad assicurare la sua azione, l'adempimento della sua missione, la difesa dei suoi diritti e della sua libertà ». Questa fu l'origine di quelli che si chiamano i movimenti cattolici, i quali, sotto la condotta di preti e di laici, trascinano, con la forza dei loro effettivi compatti e della loro fedeltà sincera, la gran massa dei credenti al combattimento e alla vittoria.
Il tracciato storico é esatto: la prospettiva ricavatane dal Pon
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tefice per l'« apostolato laico » é alquanto differente da quella dominante al Congresso. Ciò apparirà più chiaro riconnettendo questa prima parte del (( messaggio» pontificio con l'ultima, in cui si parla de « il lavoro pratico che l'apostolato dei laici ha compiuto e compie attraverso il mondo intero in tutti i domini della vita umana individuale e sociale D. A proposito di tale lavoro, delle cui specie diverse è fatta una lunga enumerazione, Pio XII credeva di potersi felicitare con i congressisti «della vostra resistenza a quella tendenza nefasta, regnante anche presso taluni cattolic[...]

[...]tta, al risultato obbiettivo terreno dell'opera soprannaturale — il « soprappiù "» data, secondo il Vangelo, a chi cerca il regno di Dio — subentra qui l'azione diretta, il proposito preventivo, 1'« interventismo» politicosociale; anche se, prudentemente, il pontefice aggiunge che «é difficile formulare su questo punto una regala uniforme per tutti ».
Questi ammonimenti del pontefice sui pericoli di ogni concezione (( puramente religiosa » dell'Azione cattolica, non erano sulla
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sua bocca cosa nuova. Già quattro anni innnanzi, per due volte nel corso di otto mesi, Pio XII aveva manifestato la stessa preoccupazione. Parlando il 22 gennaio 1947 ad alcune centinaia di signore e signorine aderenti ai gruppi di « rinascita cristiana» — un movimento o una organizzazione cattolica italiana di cui non ci é accaduto in seguito di sentir menzione — egli aveva affermato risolutamente che «il voler tirare una netta linea di separazione tra religione e vita, tra soprannaturale e naturale, tra Chiesa e mondo, come se non avessero nulla a che fare tra loro, come se i diritti di Dio non avessero valore in tutta la multiforme realtà della vita quotidiana, umana e sociale, é completamente alieno dal pensiero cattolico, é apertamente anticristiano ». Aveva soggiunto che quanta più « oscure potenze » osi sforzano di bandire la Chiesa e la religione dal mondo e dalla vita, tanto più[...]

[...]d'anni, continua ad accreditarsi nel mondo: quella del ritorno allo `spirituale puro'. E con ciò s'intende di confinarla rigorosamente sul terreno strettamente dommatico: l'offerta del Santo Sacrificio, l'amministrazione dei sacramenti, interdicendole ogni incursione, e perfino ogni diritto di esame, sul dominio della vita pubblica, qualsiasi intervento nell'ordine civile e sociale... Pareille vivisection est tout simplement anticatholique ».
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Occorre appena spiegare, per chi ha una qualche conoscenza di storia ecclesiastica, che simili affermazioni di papa Pacelli sono sulla linea tradizionale del cattolicismo romano (per quello grecoortodosso é un altro affare: e ciò spiega la facilità con cui la Chiesa russa ha fatto pace e alleanza col governo sovietico). All'indomani dei patti lateranensi io ebbi ad avvertire (cito da La Chiesa e il Mondo, Roma, 1948, p. 163 s.) « i termini errati nei quali é posto generalmente il problema delle relazioni fra la Chiesa (Cattolica) e lo Stato. Quasi tutti (comprendendo in questi «tutti» anc[...]

[...]e continua oggi a ricusare più energicamente che mai, di essere considerata come spirito puro; essa crede che questa condizione angelica convenga al mondo celeste, ma non a quello di quaggiù; essa vuol essere un'organizzazione materiale, giuridica, né più né meno dello Stato, mentre al tempo stesso si presenta come l'unica depositaria autorizzata del così eroicamente antigiu ridico Discorso della Montagna ».
Abbiamo inteso Pio XII ricollegare l'Azione cattolica al Regno di Cristo. In ciò egli continuava direttamente Pio XI, il quale precisamente aveva concepito l'Azione cattolica, da lui riorganizzata, come lo strumento di attuazione della regalità di Cristo e del supremo governo della Chiesa sulla società cristiana. La «regalità di Cristo» é stata una delle iniziative più caratteristiche di papa Ratti: non già ch'egli inventasse l'idea, ma fu lui a trarla in luce — alla ribalta, se così é permesso esprimersi — dall'oscurità e dalla dimenticanza delle «riserve» ecclesiastiche. Istituendo la festa di Cristo Re con l'enciclica Quas primas datata 11 dicembre 1925 (cioè pochi giorni avanti la chiusura dell'Anno Santo), egli precisò che a CristoUomo si doveva rivendicare i[...]

[...]suo reggimento, il pontefice faceva della regalità di Cristo il titolo giuridico per il governo della Chiesa sul mondo, e riprendeva in altri termini l'Unam Sanctam di Bonifacio VIII.
Pio XII, come si é detto, continua logicamente, coerentemente, Pio XI; e le dichiarazioni di lui che abbiamo esaminato testé ne sono la prova. In quanta all'attuazione pratica, però, passa una differenza notevole fra i due pontificati. Qui occorre rifarsi indie
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tro, tentando un breve schizzo di storia politicoecclesiastica del cinquantennio.
La successione, nel 1903, di Pio X a Leone XIII — il cui pontificato aveva raggiunto e superato i leggendari «annos Petri» — é forse il caso più favorevole per quello schema dell'alternanza fra papa politico e papa religioso il quale ebbe gran voga nel primo venticinquennio del nostro secolo. Ho detto altrove, più volte (particolarmente in «Ricerche religiose », 1949, pp. 163164), in che limiti la distinzione sia accettabile. Essa non implica che un papa «religioso» non tocchi a materie e interessi politici[...]

[...] pieghevole di adattamento; aveva voluto far riprendere
al papato la partecipazione — egli, anzi, aveva sognato: la dire zione — nella vita internazionale. Pio X fece opera tutta contraria: lavorò a concentrare, a raccogliere in se stesso, ad isolare (potremmo dire) il cattolicesimo. Concentration et défense catholiques: con queste parole fu esattamente definita l'opera sua.
A Leone XIII non meno che a Pio XI spetterebbe il titolo di papa dell'Azione Cattolica. Potremmo dire che il primo é stato il fondatore, il secondo il restauratore (e il terzo, papa Pacelli, il trasformatore). L'« Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici rappresenta la prima organizzazione dell'Azione cattolica: si può in proposito consultare con profitto il libro del De Rosa, presso Laterza, L'Azione cattolica. Storia politica dal 1874 al 1904. L'a Opera dei Congressi » rispondeva piuttosto al principio, vigorosamente riaffermato adesso da Pio XII, dell'espansione della Chiesa dal santuario nel mondo civile, che non a quello dell'« apostolato laico» quale abbiamo visto predominare nel congresso omonimo. L'a Opera» — il cui titolo burocratico trovò censure nel campo dell'integralismo cattolico italiano — agiva principalmente nel campo economicosociale e in quello amministrativo, permessi e anzi additati ai cattolici dallo stesso pontefice che teneva in piedi rigorosamente il « non expedit» per le el[...]

[...]lla vecchia « Opera » fu fortissimo; ma Leone XIII riuscì ancora a cavarsela, prima di scomparire, con il suo metodo di dare o un colpo al cerchio e uno alla botte ». Un metodo simile era inconcepibile per Papa Sarto, e per il suo alto consigliere ed esecutore, Merry del Val. Di fronte alla penetrazione democristiana nell'o Opera », largamente effettuatasi sotto il successore di Paganuzzi, il Grosoli, Papa e Segretario di Stato impugnarono la
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spada recidente i nodi gordiani. L'Opera dei Congressi nel luglio 1904 fu sciolta, e sostituita da tre organizzazioni separate, facenti tutte capo direttamente alla Curia romana e da essa rigidamente controllate; Unione popolare (aspirante a imitare il « Volksverein della Germania cattolica); Unione economicosociale; Unione elettorale cattolica. Guardando alla situazione di oggi, potremmo dire che alle tre corrispondono rispettivamente l'Azione cattolica propriamente detta, le ACLI, i Comitati civici.
Il concetto direttivo della demolizione e ricostruzione piana fu che la politica dovesse essere rigorosamente esclusa dall'attività delle organizzazioni cattoliche, mentre l'azione sociale doveva tenersi totalmente immune da tendenze demosocialistiche. I democratici cristiani in parte (la maggiore) si sottomisero, in parte tentarono una organizzazione politica autonoma, che fu messa al ban do dal pontefice (Murri venne scomunicato), e si dissolse.
A questa contrazione ed epurazione dell'Azione cattolica, operata da Pio X e Merry del Val, corri[...]

[...]icostruzione piana fu che la politica dovesse essere rigorosamente esclusa dall'attività delle organizzazioni cattoliche, mentre l'azione sociale doveva tenersi totalmente immune da tendenze demosocialistiche. I democratici cristiani in parte (la maggiore) si sottomisero, in parte tentarono una organizzazione politica autonoma, che fu messa al ban do dal pontefice (Murri venne scomunicato), e si dissolse.
A questa contrazione ed epurazione dell'Azione cattolica, operata da Pio X e Merry del Val, corrispose la lotta a fondo antimodernistica, sboccata nel fenomeno detto dell'« integralismo cattolico », che ebbe il suo esponente piú caratteristico, e altresì meno degno, in monsignor Benigni con la sua « Corrispondenza romana n e con una trama organizzativa che poteva dirsi una specie di massoneria clericale. Ma corrispose anche l'alleanza politica in Italia fra cattolici e moderati, estensione di quella amministrativa, con sospensione del «non expedit» caso per caso: sospensione attuata assai parzialmente nelle elezioni del 1904 e sistematicamente nel [...]

[...]nelle elezioni del 1904 e sistematicamente nel 1913 (Patto Gentiloni). Altrove, in Francia, l'alleanza si spinse fino a un quasiconnubio con l'Action Française, il cui campione Maurras fu protetto da Pio X con la non pubblicazione della condanna da parte della Congregazione dell'Indice (gennaio 1914) di sette opere sue, nonché del quindicinale « L'Action française ».
L'avvento di Benedetto XV segnò una reazione all'« integrali
»: in quanto all'Azione cattolica, papa Della Chiesa lasciò formalmente le cose come stavano, e l'« Unione popolare» seguitò a vivacchiare; ma le altre due organizzazioni piane cessarono di
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fatto di esistere, data la nuova presenza della Confederazione italiana dei lavoratori (Confederazione « bianca ») — fondata formalmente nel 1918, ma avviata da molti anni prima dalle Leghe del lavoro cattoliche —, e del Partito popolare italiano, fondato nel gennaio 1919. Quest'ultimo raccolse sotto D. Sturzo, coi debiti adattamenti, l'eredità della democrazia cristiana murriana.
Il manifesto di fondazione del P.P[...]

[...]o cattoliche —, e del Partito popolare italiano, fondato nel gennaio 1919. Quest'ultimo raccolse sotto D. Sturzo, coi debiti adattamenti, l'eredità della democrazia cristiana murriana.
Il manifesto di fondazione del P.P.I. è del 18 gennaio 1919; il 30 gennaio usci il manifesto programmatico della riorganizzata «Unione popolare », presidente il Dalla Torre, passato poi alla direzione dell'Osservatore Romano. Era il tentativo di affermazione dell'Azione cattolica, distinta nettamente da qualsiasi partito politico (compreso il P.P.I.), come attività sociale cattolica secondo gli insegnamenti ecclesiastici e gli indirizzi della Santa Sede. L'anno dopo, il 29 aprile 1920, Benedetto XV disse ai congressisti dell'Unione popolare che solo questa faceva cc azione cattolica », mentre altre attività potevano essere «azione di cattolici »: chiara allusione alla C.I.L. e al P.P.I.
Sotto Benedetto XV, tuttavia, le relazioni — che di fatto non potevano mancare — col P.P.I., furono buone, pur mantenendosi la distinzione: e il principio di riorganizzazione dell'Azione, cattolica non trasse l'Unione popolare dall'ombra in cui l'avevano relegata le due istituzioni, politica e sindacale, « di cattolici ». La situazione cambia con Pio XI, concorrendovi in uguale o disuguale misura le tendenze del nuovo pontefice e gli avvenimenti politici italiani.
Pio XI, per mentalità [...]

[...]a più di una affinità con Pio X; era tuttavia più «politico» e più colto di lui, e soprattutto al posto del pessimismo «contrattile» di papa Sarto portava un ottimistico espansionismo: rassomigliando piuttosto, per questo lato, a Leone XIII. Un tale stato di spirito ci sembra di ritrovare nella sua enciclica sulla Regalità di Cristo, che era potenzialmente (come si é accennato) tutto un programma di politica ecclesiastica.
Se per Benedetto XV l'Azione cattolica doveva mantenersi
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nettamente distinta dal P.P., ma senza nessuna, ostilità, per Pio XI questo partito sembra aver fatto figura di «terzo incomodo ». Gli interessi cristiani, l'espansione cattolica dovevano essere tutelati e promossi dall'Azione cattolica, cioè dalla Santa Sede e dall'episco pato, e da questi soltanto. I concorsi necessari sul terreno politico propriamente detto Pio XI li ricercava piuttosto, secondo le sue tendenze conservatrici e autoritarie, nell'intesa diretta coi governi: donde lo sviluppo grandioso da lui dato alla politica concordataria. L'offensiva, pertanto, del fascismo giunto al potere contro il P.P. lo lasciò indifferente; e D. Sturzo fu pregato a un certo momento — anzi, in due momenti consecutivi — di trarsi di mezzo, per non recare danno alla religione e imbarazzi alla Santa Sede.
Dopo la soppressione delle lib[...]

[...]cci e di trattative iniziate, sospese e riprese — i Patti del Laterano; e la conclusione gli ispirò, insieme a qualche parola cruda all'indirizzo del prostrato liberalismo, il saluto all'uomo tc che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare D. L'art. 1 dello Statuto, riesumato e incluso nel Trattato, le trasformazioni cattoliche in certi istituti statali, anche fondamentali, e — last not least, davvero — la libertà e protezione legale assicurata all'Azione Cattolica gli parvero arra sicura per l'applicazione almeno in Italia del suo programma di riconquista della società a Cristo e alla Chiesa.
Si vide ben presto l'incertezza di questa situazione ecclesiastica, riposante in sostanza su una carta «octroyée », cioè sul beneplacito di un regime discrezionale. E l'incertezza sboccò nel conflitto aperto, precisamente per l'Azione cattolica. Era questa l'unica forza sociale, organizzata indipendente che rimanesse in Italia fuori dell'ambito del fascismo. Appena essa accennò ad uscire, dalle chiese, dalle sagrestie, dai circoli edificanti e ricreativi, per agire nel mondo secondo le esigenze costituenti, all'occhio del pontefice, la sua stessa ragion d'essere, il fascismo reagì, secondo la sua natura, con la forza brutale. Il pontefice nell'enciclica «Non abbiamo bisogno» del 29 giugno 1931, prese posizione aperta contro pro
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cedimenti e principi fascisti; ma protestò anche allora di non voler condannare il[...]

[...]con aderenza assai più efficace alla situazione concreta. Rinacquero contrasti tra fascismo e A.C.
***
Questi contrasti rimasero lontani dalla gravita del conflitto del 1931: e a soffocarli contribuì la successione a papa Ratti di papa Pacelli, il quale desiderava vivamente la buona armonia col regime; e l'avrebbe desiderata anche con quello nazista, solo che Hitler ci avesse messo un po' di buona volontà (e non avesse scatenato la guerra).
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All'inizio, pertanto, del pontificato di Pio XII non ci furono novità sostanziali per l'Azione Cattolica: se mai, una accentuazione del suo carattere ecclesiastico e locale (cioè, estraneo alla politica). Le modifiche ai suoi statuti, apportate nell'estate del 1939 dalla commissione cardinalizia preposta all'A.C. da Pio XII — al posto dell'alta direzione personale tenuta dal suo predecessdre — sancivano una più diretta assunzione del governo dell'A.C. da parte dei vescovi per le singole diocesi, e dei parroci per le singole parrocchie, con una trasformazione profonda degli organi direttivi centrale e diocesani: scomparivano il presidente generale (laico) e i presidenti (laici) delle Giunte dioce[...]

[...]etario (ecclesiastico) assumeva il nome di direttore nazionale dell'A.C. —, essa si limitava alla nomina di certe cariche e all'emanazione eventuale di norme generali. Particolare caratteristico: alla «tessera» era sostituita la «pagella d'iscrizione », e gli «ascritti» prendevano íl posto dei « tesserati ». Se si legge con qualche attenzione il discorso del papa, il 4 settembre 1940 (l'Italia era entrata già in guerra), alle rappresentanze dell'Azione cattolica italiana, si avverte il carattere accentuatamente religioso, spirituale, trascendente della rappresentazione fatta dal pontefice dell'A.C.; nonché il vivo incitamento agli ascritti perché «rendano il debito rispetto e pre stino la leale e coscienziosa obbedienza alle Autorità civili e alle loro legittime prescrizioni », mentre di un'azione non diciamo politica, ma sociale (nel senso tecnico della parola), non é cenno.
Terminata la guerra, avviata e impiantata la riorganizzazione del paese, la scena cambia. Nel gennaio '46 una commissione episcopale, con a capo il patriarca di Venezia, card. [...]

[...]VATORELLI
mi politici «é doveroso dare la preferenza alla corrente che per il contenuto del suo programma e per le persone che lo sostengono offre le migliori garanzie di attuare una costituzione coerente con i principi cattolici ». Era con ciò stabilito il rapporto di appoggio e di controllo fra A.C. e D.C.
Il 12 ottobre 1946 — istituita già la repubblica, eletta ed entrata in funzione la Costituente — Pio XII nominò le cariche direttive dell'Azione cattolica italiana. Avv. Vittorino Veronese, Presidente Generale (con due vicepresidenti generali, maschile e femminile); prof. Luigi Gedda, Presidente centrale dell'Unione Uomini di A. C.; dott. Maria Rimoldi, Presidente centrale dell'Unione Donne di A.C.; prof. Carlo Carretto, Presidente centrale della Gioventù maschile di A.C.; prof. Carmela Rossi, presidente centrale della Gioventù femminile di A.C.; sig. Carlo Moro, Presidente centrale degli Universitari di A.C.; sig.na Piera Lado, Presidente centrale delle Universitarie di A.C.; prof. Giov. Batt. Scaglia, Presidente centrale del Movimento Laureat[...]

[...]; ma questa aspirazione si é realizzata in modo e misura assai diversi da un paese all'altro, e perfettamente forse in nessuno. I più distanti ne rimangono, crediamo, Francia e Germania, ove la molteplicità e l'autonomia delle precedenti organizzazioni hanno radici più salde. A voler dare maggiori particolari, occorrerebbe poco meno di un altro articolo, con poca utilità per lo scopo di orientamento generale.
Con la riorganizzazione del 1946, l'Azione cattolica italiana riprendeva e perfezionava la fisionomia che Pio XI aveva voluto darle: fisionomia di cui sono tratti essenziali l'alto personale dirigente laicale e la stretta dipendenza dalla Santa Sede, due tratti
L'AZIONE CATTOLICA Io'
non contrastanti (come' potrebbe sembrare a prima vista), ma concorrenti.
Le diverse associazioni nazionali — Uomini cattolici, Giovani cattolici, etc. — formanti tutte insieme il corpo unitario dell'A.C. italiana, mantennero anche sotto Pio XII (se non andiamo errati), e anche dopo la riorganizzazione ultima del 1946, un grado notevole di autonomia (ciò vale ancora di p,iù per la A.C. degli altri paesi, come si è già accennato). La Presidenza Generale,. cioè, sotto il Veronese, si poteva ancora considerare un organo di collegamento e coordinamento superiori, piuttosto che di suprema di[...]

[...] sono ragionevoli in quanto che è ben poco quello che si sa con precisione e sicurezza di ciò che si svolge nelle alte e altissime sfere ecclesiastiche. Ci sono i fatti pubblici; la preparazione rimane segreta, e l'interpretazione incerta, almeno fin quando gli svolgimenti ulteriori non l'abbiano chiarita.
In questo caso, chiarimenti ulteriori ci sono stati in quanto, dall'avvento del Gedda in poi, l'ingerenza nella vita politica ita liana dell'Azione cattolica, o di taluni organi e istituti connessi di fatto con essa (e di cui adesso diremo), si è vista intensificata: basti ricordare il caso tipico delle ultime elezioni amministrative romane. In quanto alla maggiore centralizzazione autoritaria da parte del Gedda, ne è una controprova il congedo, dal pasto di presidente degli Uomini cattolici, del Carretto, non in perfetto accordo col Gedda medesimo.
102 LUIGI SALVATORELLI
Dall'unificazione e accentramento sotto la presidenza generale dell'Azione cattolica delle diverse forze e organizzazioni di azione cattolica rimangono tuttora formalmente fuor[...]

[...]i fatto con essa (e di cui adesso diremo), si è vista intensificata: basti ricordare il caso tipico delle ultime elezioni amministrative romane. In quanto alla maggiore centralizzazione autoritaria da parte del Gedda, ne è una controprova il congedo, dal pasto di presidente degli Uomini cattolici, del Carretto, non in perfetto accordo col Gedda medesimo.
102 LUIGI SALVATORELLI
Dall'unificazione e accentramento sotto la presidenza generale dell'Azione cattolica delle diverse forze e organizzazioni di azione cattolica rimangono tuttora formalmente fuori l'organizzazione e azione politica e quella sindacale, prese l'una e l'altra nel senso stretto, tecnico della parola: né potrebbe essere altrimenti, per ovvie ragioni. Sono, però, sorte due organizzazioni — al tempo della presidenza Veronese, ma nello spirito della posteriore presidenza Gedda — le quali provvedono alla lacuna, esercitando dal di fuori una influenza diretta sui due campi, e sulle « orga nizzazioni di cattolici» che in essi si muovono. Esse sono le ACLI (u Associazioni cristiane dei lavoratori italiani ») e i Comitati civici. Le prime sono ri[...]

[...]blica — mantenendosi tuttavia nell'ombra, da cui ancora oggi non sono usciti completamente — nelle elezioni politiche del 1948, come organo essenzialmente di propaganda elettorale. Dopo di allora, si occuparono sistematicamente, e sempre più apertamente, delle elezioni amministrative, nei loro diversi turni; e il Gedda, loro capo di fatto — non conosciamo con esattezza la situazione di diritto, sempre per quella certa « ombra » dopo il primo
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turno delle amministrative, censurando aspramente la « crisirimpasto» del luglio 1951, affermò: «I Comitati Civici non sono un partito e tutti lo sanno. Ma sono un'associazione di attività politica che hanno il diritto di esprimersi sui fenomeni che avvengono nel settore civico ». Tale diritto, seguitava il Gedda, sarebbe stato esercitato in futuro più di quel che fosse stato in passato, perché di veniva sempre più un dovere. Era il programma esplicito di un superpartito politico confessionale.
Questa manifestazione del Gedda — divenuto solo pochi mesi dopo capo dell'A.C. — e quanto l'h[...]

[...]attività politica che hanno il diritto di esprimersi sui fenomeni che avvengono nel settore civico ». Tale diritto, seguitava il Gedda, sarebbe stato esercitato in futuro più di quel che fosse stato in passato, perché di veniva sempre più un dovere. Era il programma esplicito di un superpartito politico confessionale.
Questa manifestazione del Gedda — divenuto solo pochi mesi dopo capo dell'A.C. — e quanto l'ha seguita fino ad oggi nel campo di Azione cattolica, rappresentano attualmente la fase acuta di due questioni politicoreligiose fondamentali. Con la loro formulazione termineremo, avvertendo che si tratta di questioni permanenti, là dove il cattolicismo é la religione predominante: e cioè, non solubili in maniera definitiva, e che a nulla servirebbe affrontare con semplici espedienti, giuridici, o esaminare con disposizioni di spirito iconoclastiche, anche se di fronte a una di esse la società civile non possa adottare la politica dello struzzo.
La prima è quella delle relazioni fra Stato e Chiesa, in, regime di democrazia; e cioè, la questio[...]



da Carlo Salinari, Marxismo e critica letteraria in un libro di Lukàcs in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1953 - numero 11 - novembre

Brano: [...]elle statali e private, « per tutto ciò che concerne l'insegnamento della religione, l'autonomia delle dottrine e la moralità dei costumi »; la definizione è abbastanza lata perchè si comprenda come la Chiesa controllerà praticamente, nell'indirizzo generale e nella vita quotidiana, la scuola pubblica.
Sembrerebbe impossibile, ma per i clericali non basta neanche quanto hanno ottenuto in Spagna. Ci informa infatti Ecclesia, organo centrale dall'Azione cattolica spagnola, che « l'autorità ecclesiastica, se non oppose difficoltà al disegno di legge, non gli diede però una formale approvazione, non avendolo trovato di suo pieno gradimento s! Non basta dunque la libertà delle scuole confessionali, non basta il finanziamento dello Stato a queste scuole e il controllo della Chiesa sulla scuola pubblica? Ma più di questo, non vi è che il ritorno al monopolio assoluto della Chiesa sull'istruzione, la totale rinuncia dello Stato ad altra funzione che non sia quella di pompar denari dalla tasca dei contribuenti per versarli agli istituti scolastici confession[...]



da Rocco Scotellaro, L'uva puttanella (con una nota introduttiva di Carlo Levi) in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...], attuali e passati. I sindaci degli altri comuni. La chiesa cattolica. Il Vescovo.

L'UVA PUTTANELLA 5
Un maestro: Mazzarino.
Le prime elezioni del giugno '46, le amministrative.
Le prime dimissioni, dopo il 18 aprile '48.
Il Commissario prefettizio. Gli esami a Bari.
Le elezioni del nov. '48. Il Battesimo : non posso fare il
compare.
Ero una peschiera, avevo acqua pulita o sporca, io non c'en
travo. Votavano per me la Presidente dell'Azione cattolica e persino
i delinquenti.
Realizzazioni: Io non me ne vaco a ra qua
si la grazia nun mi fa.
3a parte — Il carcere 8 febbraio '5025 marzo '50. Le occupa
zioni di terre.
La religione della camorra. La libertà.
Come purtroppo si può essere politici oggi: con o contro
1; Americ scendo sempre la parte di uva puttanella.
4a parte — L'amore che non viene. La madre, la città.
Il paese resta come un piatto melmoso in fondo al cuore.
L'emigrazione.
5a parte — Ritorno al paese: elezioni del 7 giugno. Il semi
cerchio.
3.
L'Uva puttanella: Le ideologie, la ricchezza, la violenza, la religion[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Azione cattolica, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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