Brano: [...] tempo non l’avrebbero tanto tormentata. Difatti, anche con me, si mostrarono alquanto affabili i signori Armoni per qualche tempo.
Verso l’estate del 1935, mi sembra, vidi di nuovo arrivare mia sorella trafelata e confusa : « Questa volta — mi disse — non vengo per me; ma vengo perché penso che conviene anche a te. Il suocero deve pagare ancora una cambiale di mille lire e più alla banca e sono avallanti lo zio della suocera don Bruno Zito e Audino Pasquale il marito di commare Vincenza, quelli che hanno la bettola di fronte al negozio che aveva una volta il suocero. Ora la cambiale ce l’ha l'avvi Spagna il quale si è rivolto allo Zito ed all’Audino — perché sa che
il suocero non può pagare. — Ieri sono andati in casa della suocera i figli di Audino, Giorgio e Paolo, che tu stesso sai che cosa sono, e li Ijanno minacciati che se non pagano e fanno avere dei grattacapi al loro padre, si finisce a coltellate. Ora sia la suocera che gli altri stanno tremando e non sanno come debbono fare perché vogliono pagare. Il suocero ha ancora quell’altra metà del locale vicino a Michele Pannunzio, perché come sai la casa l’hanno ipotecata per Aurora, quando hanno venduto la terra ch’era sua al Feudo e perciò il suocero sarebbe disposto a vendere il locale che gli resta a te, purché facciate una retrocarta che se fra due anni ti restituisce i soldi tu [...]
[...]econda classe per darsi aria di uomo importante e dello snob e potere impressionare così il pubblico, malattia questa, del resto, di famiglia come ho potuto constatare esperimentando mia moglie. E la meraviglia mia qual era? Che si davano aria dello snob non solo con coloro che non
li conoscevano, ma anche con coloro che li conoscevano bene ed anche intimamente.
Se al posto del signor ten. col. Cordopatre ci fossero stati ancora i fratelli Audino, dei quali il più piccolo perì poi per una coltellata del più grande, sicuramente il mio cognato Giacomo non avrebbe risposto con arroganza, perché, data la sua grande intelligenza, sapeva molto bene che un ufficiale superiore non si sarebbe messo mai a fare a coltellate con lui. E se al posto mio ci fosse stato anche il suo barbiere Armando Romeo, son sicuro che anche a me mi avrebbe restituito le cinquemila lire e mi avrebbe dato credito nel suo negozio.
Faccio presente che molte cose atroci e dolorose e se vogliamo anche ridicole della famiglia Armoni non le ricordo più in questo moment[...]
[...]sfere in cui la Divina Sapienza l’ha messa, e mettendosi a cercare attraverso le miserie del mio cuore, si faccia anch’Essa miserie del mio cuore; indi, risalendo con calma e serenità al suo giusto posto, mi giudichi.
Ed ho finito. Però prima di chiudere definitivamente mi permetto ancora di richiamare l’attenzione della Giustizia su di un fatto molto importante. Se al mio posto i componenti la famiglia Armoni avessero trovato uno dei frateli Audino o altro individuo consimile, sto sicuro che non solo avrebbero rispettato e venerata mia sorella, ma per quanto mia moglie non si sarebbe mai azzardata a mettermi il disonore in casa. Ma loro sapevano di avere a che fare con un coniglio, con un uomo accondiscendente, che si umilia, incapace a reagire, trepido e pauroso come lo sono tuttavia ed ora che vado rientrando in me. Né so prevedere ciò che mi succederebbe per la paura se dovessi in questo momento incontrarmi ancora una volta coi signori Armoni. Né penso che mio cognato Giacomo si sarebbe avventurato per la seconda volta, giacché lui s[...]