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Il segmento testuale Antonio Labriola è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 198Analitici , di cui in selezione 10 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [Le relazioni] P. Togliatti, Gramsci e il leninismo in Studi gramsciani

Brano: [...]nte, e ogni settimana è del vecchiofanciullo che vi si scrive, che non matura mai, che non evolve mai, che non diventa mai 1’“ Essere evolutivo finale ”, che pure si aspetterebbe dover finalmente sbocciare dopo tanta lenta evoluzione, dopo tanta perseverante opera di educazione evangelica » 1.

Cosi era per coloro che parlavano di rivoluzione, in Italia, prima di * Lenin. Mancava loro il concetto stesso di rivoluzione. Vorrei dire che anche in Antonio Labriola, se si scava a fondo, si scopre, non è dubbio, la più valida concezione che sia stata elaborata nel nostro paese della filosofia della prassi, come visione autonoma della realtà e del mondo, ma il concetto di rivoluzione non è neanche in lui direttamente unito a un’analisi precisa delle condizioni oggettive in cui si sviluppava la concreta rivoluzione italiana, la rivoluzione degli operai e dei contadini, del popolo italiano per rovesciare il corso della storia t diventarne padroni. Il Labriola, ho già avuto occasione una volta di ricordarlo e credo che del resto questa osservazione sia oggi [...]

[...]po del suo pensiero, deficienza che spiega anche alcuni degli errati

1 II grido del popolo, Torino, 25 maggio 1918.426

Le relazioni

giudizi da lui stesso avanzati, negli ultimi anni dell’esistenza, circa la politica coloniale dell’imperialismo.

In quegli appunti che dopo una certa rielaborazione, credo, sono stati presentati come un « quarto saggio » sulla concezione materialistica della storia, con il titolo Da un secolo all’altro, Antonio Labriola affronta questo problema, il problema dell'imperialismo. La sua ricerca, egli dice, tende a « illuminare la scena attuale del mondo civile, tratteggiarla nei suoi contorni, nel suo interiore aspetto e nell’intreccio delle forze che la configurano e la sorreggono ». Sono termini che indicano tutta la consueta complessità del pensiero del Labriola. E cosi egli parla, venendo al concreto, della politica imperialistica degli Stati di quella fine di secolo, della guerra del Transvaal, della espansione della Russia nell’Asia, che rifà a rovescio l’invasione mongolica. Egli tenta quindi anche una de[...]



da [Gli interventi] Gastone Manacorda in Studi gramsciani

Brano: [...]te soltanto il nome di Leopoldo Francherai, si debba ricollegare Gramsci e che ci sia un tramite abbastanza evidente, che non è stato ancora sufficientemence messo in luce, attraverso il quale questo pensiero giunge fino a Gramsci; ed a me pare che questo tramite sia principalmente quello di Salvemini.

La ricerca sulle fonti italiane del pensiero di Gramsci è appena agli inizi. Si è insistito, e giustamente per una parte, sulla derivazione da Antonio Labriola. Io non ho nulla da eccepire su questo. Il giudizio di Gramsci su Labriola come il primo, in Italia, che affermi l’autosufficienza della filosofia della prassi (cioè che i!l marxismo non ha bisogno di altri presupposti filosofici) indica indubbiamente che Gramsci stesso si pone su questa linea; tuttavia a me pare che circoli una tendenza a semplificare la genealogia intellettuale di Gramsci per quello che riguarda in particolare il pensiero politico italiano.

Indubbiamente la derivazione di Gramsci da Labriola ce, nessuno vuole negarlo, ma anche nel campo della storia delle idee, anzi spec[...]

[...]Salvemini: «Nel 1894 tutto il nostro gruppo diventò socialista. Fino a quel momento io ero stato sotto l’influenza di Taine e di Villari. Entrambi parlavano dell’ambiente, ma il loro ambiente era l’ambiente intellettuale, e non l’ambiente economico e sociale. Gli scritti di Marx sulla Francia del 1848, 1851, 1870 mi diedero il sentimento delle strutture economiche e sociali che sono al di sotto dell’ambiente intellettuale. Nel 1896 la lettura di Antonio Labriola II Materialismo storico mi orientò definitivamente. Mi orientò, dico, come una preziosa ipotesi di lavoro, con l’aiuto della quale riuscii a risolvere nella storia della lotta fra magnati e popolani a Firenze molti problemi che fino a quel momento erano rimasti nebbiosi nel mio spirito. La seconda grande influenza benefica sulla mia vita intellettuale la ebbe Carlo Cattaneo; nei primi mesi del ’99, quando conobbi i suoi scritti sul 1848 in Lombardia i quali erano pensati con lo stesso metodo di'pensiero di quelli di Marx sulla Francia del 1848 ».

È una testimonianza di grande interesse. Vi[...]



da [Le relazioni] C. Luporini, La metodologia del marxismo nel pensiero di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]eale (rivoluzionario) di cui il marxismo è espressione2.

Alluna e all’altra polemica è costantemente sottesa la persuasione della autonomia critica e originalità filosofica del marxismo, che, come si è detto, è il filo conduttore di tutto il pensiero di Gramsci. Di fronte all’idealismo contemporaneo anche quelle traduzioni e recuperi, a cui si è accennato 3, sono connessi, in grande parte, a questo punto centrale, già nuclearmente presente in Antonio Labriola. « Gli intellettuali “ puri99 —' scrive Gramsci — come elaboratori delle più estese ideologie delle classi dominanti, come leaders dei gruppi intellettuali dei loro paesi, non potevano non servirsi almeno di alcuni elementi della filosofia della prassi, per irrobustire le loro concezioni e moderare il soverchio filosofiamo speculativo col realismo storicista della teoria nuova, per fornire di nuove armi l’arsenale del gruppo sociale cui erano legati. D’altra parte la ten
1 M. S., p. 226.

2 Su questo concetto Gramsci torna frequentemente, studiando i diversi aspetti della questione. Cfr., [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Zanardo, Il «manuale» di Bukharin visto dai comunisti tedeschi e da Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...] del 1909 fino alla Concezione materialistica della storia. Si pensi a ciò che scrive Bernstein a Victor Adler : « Per me la dottrina non è sufficientemente realistica, è per cosi dire rimasta indietro rispetto allo sviluppo pratico del movimento. Può ancora andar bene forse per la Russia... ma in Germania nella sua vecchia forma è qualcosa di sopravvissuto » 1. Si pensi infine al materialismo storico esclusivo di Mehring. Qui da noi, in Italia, Antonio Labriola, in alcune lettere a Kautsky, critica Plekhanov perché concepisce il marxismo come Allweisheit, come scienza che ha risolto in anticipo tutti i problemi. Si tratta del resto di motivi noti. La pubblicistica della Terza Internazionale ha molto lavorato a mettere in luce la diversità del marxismo filosofico russo da quello tedesco.

Ma la distinzione fra marxismo sovietico e marxismo europeo, come viene elaborata dai socialdemocratici, non è semplicemente la riorganizzazione di alcuni motivi teorici, non è il diventare esplicita e consistente di tutta una tradizione. Non si tratta di essere p[...]



da [Gli interventi] Roberto Battaglia in Studi gramsciani

Brano: Roberto Battaglia

Paimiro Togliatti ha formulato un’osservazione che mi sembra di grande interesse per lo studio del pensiero di Gramsci. Mi riferisco all'osservazione con cui egli ha accennato alla novità del pensiero di Gramsci rispetto a quello di Antonio Labriola.

Cito dalla relazione di Togliatti: «La guida delle conclusioni leniniste sulla natura dteU’imperialismo fa superare a Gramsci il punto morto cui era giunta all’inizio del secolo l’indagine politica di A. Labriola e alla quale aveva corrisposto in sostanza la impossibilità del movimento operaio italiano di liberarsi sia dal riformismo che dall’estremismo ». Togliatti ha cosi richiamato la nostra attenzione non solo sulla linea di displuvio che corre tra il pensiero di Labriola e quello di Gramsci, ma sulla nuova prospettiva in base alla quale 'Gramsci va elaborando i suoi concetti, la pros[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] F. Alderisio, Riflessioni di A. Gramsci sul concetto della finalità nella filosofia della prassi in Studi gramsciani

Brano: [...]ona di Darwin, sarebbe sorto questo « Newton dei fili d'erba » (p. 436). Lukàcs ignora certamente il lavoro di approfondimento occorso a B. Spaventa per congiungere insieme l'evoluzione del Darwin col dialettismo idealistico dello Hegel (lavoro che Spaventa « cornpié da sé » nel 1864, e cioè appena un quinquennio dopo l'apparizione del capolavoro di Darwin; e del felice congiungimento dell'evoluzione naturalistica con la dialettica del pensiero Antonio Labriola altamente lodò il suo antico maestro in una lettera a Engels del 14 marzo 1894).
Felice Alderisio 69
bile trattare la filosofia della storia « sulle nude tre dita dell'Idea in sé, Idea fuori di sé e Idea in sé e per sé, senz'altro » (o, in altri termini, soltanto « sulla testa delle Idee, o dello Spirito », come suonava il ritornello critico dei marxisti), cosí Spaventa proseguiva: «Quel che non posso ammettere è il dommatico autaut del realismo e dell'idealismo, dell'a posteriori e dell'a priori; o con buone gambe, ma cieco; o veggente, ma zoppo. Hegel stesso ha sempre protestato contro qu[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] P. Togliatti, Il leninismo nel pensiero e nell'azione di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]onomistiche del marxismo, (essa è permanente in tutti i Quaderni), dall'altro lato la complessa indagine che fa scaturire le prospettive politiche e rivoluzionarie dalla analisi della struttura economica e dei reciproci suoi rapporti con la sovrastruttura ideale, sociale, politica. La guida delle conclusioni leniniste sulla natura dell'imperialismo fa superare a Gramsci il panto morto cui era giunta, all'inizio del secolo, l'indagine politica di Antonio Labriola e alla quale aveva corrisposto, in sostanza, la impossibilità del movimento operaio italiano di liberarsi sia dal riformismo che dall'estremismo verbale. La concezione leninista della rivoluzione e la successiva, sempre piú profonda, esperienza della strategia e della tattica leniniste lo illumina sempre meglio nella ricerca delle condizioni di sviluppo della rivoluzione in Italia. È questo il punto di partenza, tanto direttamente (negli scritti del 191926), quanto per via indiretta e per analogia (ricerche storiche dei Quaderni, nuove interpretazioni dei diversi periodi della storia italiana[...]



da Stefano Pivato, Il mondo cattolico e lo sport: Gino Bartali in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...], un alto prelato; con una poesia inedita di Roberto Roversi, Milano, Piú libri, 1979.
2 Postfazione di Nicola Gallerano e Luigi Manconi a Un uomo solo... cit., p. 155.
228 NOTERELLE E SCHERMAGLIE
che lo sport ha rivestito per i cattolici. Se sul piano organizzativo la nascita dell'associazionismo cattolico diviene, all'inizio del secolo, una di quelle manifestazioni del « clericalismo allo stato diffuso » — secondo un'efficace espressione di Antonio Labriola — sul piano pedagogico esprime un modo di porsi antitradizionale. Un modo di porsi che non tende piú a presentare il cattolico secondo quei caratteri « domestici e infermicci » che, secondo Nietzsche, informavano la pratica quotidiana del cristiano e che la cultura anticlericale di inizio secolo iden
tificava con l'immagine del cattolico pio, servile e codino. Lo sport offriva ai cattolici la opportunità di riscattare quelle immagini e di presentarsi alle masse popolari come campioni di vitalità, di agonismo e capaci di esprimere una corag
giosa competitività. Le capacità fisiche e atletich[...]



da Cesare Luporini, La metodologia del marxismo nel pensiero di Antonio Gramsci in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]che pp. 151 e 232).
(28) Op. cit., p. 226.
(29) Su questo concetto Gramsci torna frequentemente, studiando i diversi aspetti della questione. Cfr., in particolar modo, Il materialismo storico ecc., pp. 81, 84, 87, 151, 1623, 223.
200 CESARE LUPORINI
Gramsci. Di fronte all'idealismo contemporaneo anche quelle traduzioni e recuperi, a cui si è accennato (30), sono connessi, in grande parte, a questo punto centrale, già nuclearmente presente in Antonio Labriola. « Gli intellettuali ' puri ' — scrive Gramsci — come elaboratori delle più estese ideologie delle classi dominanti, come leaders dei gruppi intellettuali dei loro paesi, non potevano non servirsi almeno di alcuni elementi della filosofia della prassi, per irrobustire le loro concezioni e moderare il soverchio filosofismo speculativo col realismo storicista della teoria nuova, per fornire di nuove armi l'arsenale del gruppo sociale cui erano legati. D'altra parte la tendenza ortodossa si trovava a lottare con l'ideologia più diffusa nelle masse popolari, il trascendentalismo religioso, e cred[...]



da Federico Sanguineti, Varietà e documenti. Caterina Sforza nel "mito" Gramsciano in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]amsci ricorderà la concezione di Loria degli intellettuali che tengono diritta la « scala d'oro » sulla quale sale il popolo, e gli avvertimenti di Loria a tenersi buoni questi intellettuali. Giudicando la confusa concezione positivistica dei riformisti italiani (Treves, Turati, Loria) come caricatura del marxismo e come causa del ristagno della produzione intellettuale del socialismo italiano, Gramsci inizia a considerare gli scritti teorici di Antonio Labriola come un principio fulgido e pieno di promesse del marxismo italiano.
Secondo lo stesso artificio che induce Gramsci a identificare nel Principe di Machiavelli antropomorficamente il simbolo della volontà collettiva, Caterina Sforza, l'eroica donna romagnola, la fecondissima ed astutissima donna — forte ed astuta donna aveva definito Caterina Sforza l'Oriani 9 — è antropomorficamente assunta a simbolo della Storia. Scrive Gramsci:
la Storia è una fecondissima e astutissima donna, che non si lascia sopprimere né da pugnali né dalle bombe incendiarie né dalle mitragliatrici; non teme il colpo [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Antonio Labriola, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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